Geografia (Strabone) - Volume 2/Il Traduttore

Il Traduttore

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Strabone - Geografia - Volume 2 (I secolo)
Traduzione dal greco di Francesco Ambrosoli (1832)
Il Traduttore
Libro I
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IL TRADUTTORE




Quando nel 1827 il Sonzogno s’accinse a pubblicar lo Strabone, affidò questo difficile ed importante lavoro a quell’erudito che tradusse nel primo volume di questa edizione i Prolegomeni del Coray. Dalla dottrina e dall’ingegno di sì colto ellenista poteva l'Italia ripromettersi un’opera degna de’ nostri tempi; e il tipografo ne dava non dubbia speranza con quel cenno de’ molti commenti critici, eruditi, scientifici, dei quali disse che [p. vi modifica]sarebbesi parlato più a lungo nella Prefazione del secondo volume. Ha poi voluto il destino che nè il Sonzogno nè quell’erudito in cui egli avea poste sì ragionevolmente le sue speranze, recassero a fine questo lavoro; di che l’Italia si dee veramente dolore, pensando a ciò che poteva aspettarsi dalla dottrina di quel celebre letterato. In quanto a me, che gli son sottentrato, non senza conoscere la difficoltà dell’impresa e la scarsità delle mie forze, potrei forse passarmi d’ogni Prefazione, se non fosse la necessità di far conoscerei limiti dentro ai quali mi sono tenuto; affinchè nessuno si aspetti da me quello ch’io noti potrei dargli, nè promettergli pure.

Già il Sonzogno avea detto che la sua edizione avrebbe per fondamento [p. vii modifica]lo Strabone francese, al quale appunto io mi sono in generale attenuto. Le note raccolte dal Siebenkees, e il testo del Coray (delle quali edizioni mi fu cortese la gentilezza del ch. cav. don Gaetano Melzi) ed alcune osservazioni pubblicate nei Giornali francesi e alemanni in questi ultimi tempi, mi autorizzarono qualche volta ad allontanarmi da quella scorta; ciò che non ho fatto però quasi mai senza avvertirne i lettori, parendomi che ciascuno debba desiderar di conoscere l’opinione di que’ colti e diligenti traduttori ed interpreti, massime dove la differenza sia di qualche momento. Io dunque mi sono proposto di dare una versione possibilmente fedele del testo greco secondo le più accreditate edizioni e gl’interpreti di miglior fama. Ho anche qua e là raccolte e [p. viii modifica]compendiate le note che giudicai più necessarie a ben intendere l’Autore, valendomi (per usar le parole del Sonzogno) dell’altrui ricchezza; ma il tentare di accrescerla, come il tipografo stesso promise, era impresa alla quale soltanto il traduttore dei Prolegomeni avrebbe potuto accingersi con buon successo.