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sarebbesi parlato più a lungo nella Prefazione del secondo volume. Ha poi voluto il destino che nè il Sonzogno nè quell’erudito in cui egli avea poste sì ragionevolmente le sue speranze, recassero a fine questo lavoro; di che l’Italia si dee veramente dolore, pensando a ciò che poteva aspettarsi dalla dottrina di quel celebre letterato. In quanto a me, che gli son sottentrato, non senza conoscere la difficoltà dell’impresa e la scarsità delle mie forze, potrei forse passarmi d’ogni Prefazione, se non fosse la necessità di far conoscerei limiti dentro ai quali mi sono tenuto; affinchè nessuno si aspetti da me quello ch’io noti potrei dargli, nè promettergli pure.
Già il Sonzogno avea detto che la sua edizione avrebbe per fondamento