Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 51

N. 51 - 17 dicembre 1843

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[p. 213 modifica]GAZZETTA MUSICALI ÂNNQ II* DOMENICA N. 51. 7 Dicembre i 843. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pczr.i di scella musica classica antica c moderna, destinali a comporre un volume in A." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AnDI MILANO La musique, par des inflexions rives, accentuées. et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• lions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à scs savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen■ timents propres à l’émouvoir.. J. J. Rousseau. Il prezzo dell associazione alla Gazzetta e all’^ntoiotjia classica musicale e di effe tt. Ausi. I,. t‘2 per semestre, ed cITctt. Aust. I,. I l affrancata di porto fino ai confinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — I.a spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i prineipali negozianti di musica c presso gli Unici postali. - I,c lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porlo. SO >1 MA SI I O. I. Ai Signori Associati. - li. La musica ua Camusa. Un amorevole rimprovero ai moderni Bcrnieschi. III. Cartkcgio. - IV. Prima accadrmia del Conservatorio di lirusscllcs. - V. Notizib musicali iiivkbsk. VI. Nuove pubblicazioni Musicali. - VII. Avvisi musicali. AI SIGNORI ASSOCIATI. Al presente foglio si unisce una Toccata in mi bemolle di Francesco Pollini che forma il N. 40 (fe//’AntoIogia Classica. A questo interessante pezzo abbiamo dato la preferenza in confronto di altri di autori, la cui riputazione in Europa è più estesa, a motivo eli esso vuoisi tenere come un saggio primaticcio del nuovo sistema, con maggior sviluppo e forse con diversa mira da Thalberg e da Liszt molto tempo dopo introdotto nella musica di pianoforte. Tutti quelli che si faranno ad esaminare la Toccata (op. 42) del chiarissimo pianista, per adozione milanese, vi troveranno che le cantilene spianate e sempre predominanti sono con squisito artifizio assecondate da accompagnamenti o da passi di differente carattere e di variato ritmo, in modo che simultaneamente ne deriva un effetto cantante e brillante. Il pezzo segnato a tre righe, è stato composto nel -1820. venne dedicato a Meyerbeer e lo si foce precedere da una lettera all’illustre compositore diretta, in cui Pollini rende conto dello scopo e della distribuzione del suo lavoro, il quale doveva esser completato da trentuno altri esèrcizj. di cui non vide la luce che il Saggio di una Toccata ordinata a tre righe. Tutte le opere di Pollini, sì corrette per portamento, sì atte a favorire un bel tocco e ad assicurare nella lettura musicale, furono pubblicate dalT editore Ricordi. - A compire i dodici numeri delf Antologia classica della Gazzella musicale, nelle successive due domeniche si daranno: il famoso Coro de’ cacciatori del Freyschiitz di Weber, ed il Capriccio di Sebastiano Bach: La partenza dei due fratelli, seguito da una fuga basata dietro i suoni della cornetta de’postiglioni, pezzo originale per cembalo immaginato al principiare del decirnottavo secolo. IzA MUSICA DA CAMEiR’A Un amorevole rimprovero agli odierni Rernienelil. Non so capire come mai fra i tanti prosatori che con ragione encomiarono i valenti Guadaglieli, Belli, Rosa, Masini, Raiherti, Ghinassi, Ferretti, e con loro i bravi Pacchioni, Rosanigo, Aventi, Pasquale. quesli carissimi poeti bcrnieschi nostri contemporanei che con allegra e casta cetra spingono ad amar virtù, questi carissimi che ci sollevano un po’ dall’afa onde ci opprime quel sentimentalismo che il IVlasini dice averci n.... ridotti tulli piagnoloni, n Eterni sospiranti c brontoloni; non so capirla, ripeto, come mai que’niente prosaici prosatori non siansi avvisati di dire a questi gioviali tigli d’Apollo un uh vergogna! ma tanto fatto...-E sì, carissimi. se nessuno vi fece ancora un serio rimprovero, ve lo fo io in pubblico, ed a nome di ognuno che abbia grano di senno in zucca, perchè so di potervi provare che si ha ragione di farvi una severa rampogna. - Quante volte vi ho uditi combattere.colla potenza del metrico riso il paradosso che offre da qualche tempo il teatro lirico-drammatico, quello di produrre scene d’orrore in un’arena destinata a rallegrare, a mettere di buon umore gli spettatori, a migliorarne la civiltà, il cuore per la via delle generose ma insiem piacevoli emozioni, di scegliere nelle storie quelle pagine n Ov’c Icrror, orror, malinconia, negre pagine che starebber bene cancellate, onde far dimenticare agli uomini che potè essere disumano V umano genere: il paradosso di mettere in pomposa mostra fra i più potenti incentivi de’ sensi»» Tradimenti, congiure, amor, vendette, invece di portarvi i belli tratti de’ fasti che onorano l’italiana nazione, e che, circondati dalle grazie dell’arti sorelle, tutti varrebbero a ridestare i nobili sentimenti di sociali, patrie, o famigliari virtù? Quante volte vi no uditi berteggiare i più de’ librettisti che, poveri di fantasia, ignoranti lo scopo del teatro, schiavi di sciocca o brutta moda, o colla fantasia ipotecata da magra mercede, fanno spalla a maestri privi di vena melodica, che inetti a sentire che cosa sia la vera poesia, non han d’uopo che di versi, di rime per mettere in mostra l’unico loro capitale di accordi, di fracassoniche combinazioni; han bisogno di versi ove campeggino le grida, gli urli, gli eterni pianti delle crudeli, pazze passioni? Oh si! e voi poeti Bermeschi siete benemeriti alla civiltà per questa nobile guerra che fate a’ poeti fiacchi di spirilo come di cuore, e già panni che sorga qua e colà taluno che abbandoni i barbari tèmi de’secoli di ferro e d’oppressione, e sia lode al loro coraggio che affronta il depravalo gusto della turba che, assopita nell’inerzia delle cittadine virtù, sente bisogno di forti sensazioni che la scuotano dall’oppiata esistenza, e si piace trovarle negli urli trillati di chi è dannato alle mannaje, nelle smanie cromatiche de’furenti tirannelli del medio evo. - E frutto della giusta guerra che fate, o poeti o prosatori, all’assurdo, immorale genere dei soggetti delle odierne melo-tragedie, pochissime eccettuate, si è lo spuntare qualche saggio di opera buffa, di quel caro trattenimento per cui lo spettatore dimentica gli affanni del giorno, ed esce dal teatro coll’anima preparata a lieti pensieri, col cuore aperto a miti, umani sensi, gradito e salutar compenso allo strazio, alla tetraggine che ci regala ii.... il bel gusto ilei teatro, ii Che al giorno <l’oggi, invece clic conforti, ii Ci rappresenta il fiero, il tristo, l’atro, e ci manda a letto collo spirito {spiritato da tristi immagini, da larve, da spettri, perchè per forza di malta non men che immorale e sciocca moda, gli

 spartiti con tre o quattro morti,

n E i pugnali, i vclcn, gli ammazzamenti ii Or sono i nostri bei divertimenti II! Un valente Berniesco mi diceva: E che pretendete forse di suggerirci a scriver drammi buffi, che non trovati poi maestri capaci di?... Capisco che cosa volete dire, 10 soggiungeva; per musicare un dramma berniesco ci vuole molta vivacità, pieghevolezza di fantasia, vena facile; il canto ed 11 concetto poetico devono primeggiarvi tanto da favorirvi sempre il brio, la spontaneità del movimento, dell’azione,si; ma si può rispondervi che quando si scrivessero belle, salate, piccanti poesie liricoberniesche, sorgerebbe, nella patria dei Fioravanti, dei Cimarosa, qualcuno di quegli eletti che colla potenza del genio sanno imporre al inai gusto del pubblico, alla moda pazza. Epperò convengo perfettamente con voi clie il gusto del pubblico per la musica è depravato, è un gusto [p. 214 modifica]senza gusto, e, diciamola pure, spiattellata, giacché è facile la dimostrazione, è un gusto senza buon senso, e che per essere troppo invalso nelle masse, non potrà essere miglioralo, corretto se non da un genio sostenuto dal coraggio dell’indipendenza finanziera, che pur troppo manca ai più dei poeti, troppo soventi in uggia alla diva fortuna. Ma v’è una via meno direttamente opposta a quella del combattere di fronte sulle scene il mal gusto delle turbolente udienze teatrali, via sicura per ricondurre il pubblico al vero buon gusto, e questa via è la Musica da camera, la musica per conversazioni, pei salons, per accademie, trattenimenti di famiglia. Farei torto alla penetrazione di molli de’ lettori, se mi mettessi ad esporre le ragioni per cui la musica così detta da camera. sebbene spoglia del fascinante corredo scenico della mimica e delle illusioni accessorie di abiti, scene, macchinismi, possa influire sul buon gusto; solo mi farò a rammentare che le udienze private sono (per lo più) governate dalle leggi della ’viltà (si tenga a calcolo il per lo più), legs spre:ate c ben soventi sino alla nausea sprezzale nelle pubbliche, e quindi 1 attenzione, questo elemento indispensabile!>erchè le arti belle ottengano il loro efelto, l’attenzione lascia libero il campo alle impressioni ed alle riflessioni, e il merito, i pregi delle produzioni musico-poetiche possono esercitare potente influenza sulla fantasia e sul cuore. E quando non si possa negare questa influenza, come crederei noi si possa con ragioni valide, quando sia dimostrato che ne privati trattenimenti musicali si possa instillare il gusto per quella poesia lirica che move dal principio veramente civilizzatore, quello cioè di desiare que’ virtuosi sentimenti, quelle nobili passioni che fanno delfuomo un uomo, di spogliare il sentimento d’amore dalle nauseanti formole del vaghegginismo, e dalle non meno ridicole durezze molli del lionismo, di far gustare l’urbano, verecondo frizzo degli attici sali -, quando ciò sia, non già, come dissi, dimostrato. ehè la cosa è per sé chiara abbastanza, ma quando a ciò si voglia por mente, perchè mai non avrò io, non avranno lutti gli scrittori e diritto e dovere di rimproverarvi o prediletti dalle Muse, perchè lasciate che nella poetica Italia s’abbia a sentirsi a cantare e ricantare i più scipiti concetti rimati?... Sia lode al tardo ma pur moventesi progresso, sia lode alla odierna letteratura, che hanno ormai sfrattato i concetti sporchi, i lubrici equivoci, gli immorali, antireligiosi scherzi che i poeti degli anni addietro scrivevano con penna da postribolo e non da Parnaso, e che in que’ tempi tanto religiosi, tanto buoni (uhi), in que’«migliori tempi, si cantavano nei teatri, nelle accademie pubbliche, nei privati trattenimenti, ed erano le delizie di quelle educatissime conversazioni! Ormai il genitore, la giudiziosa madre non devono più temere che un impudente dilettante, uno sguajato signor virtuoso dian lezione di mal costume ai loro figli con sporchi canti, faccian rossa la vereconda vergine con lirico-bordelleschi sali: sì, tutto questo è vero e se ne ripeta sincera lode all’età nostra, ma se sfrattò lo sporco... dov’è il salato?... Venite meco a rovistare tutta quanta la musica da camera del grandioso negozio det Ricordi, quei del Lucca, del Bertuzzi, del Canti in Milano, del Magrini in Torino e di tutti gli altri musicali editori dell’iper-melodioo stivale, e se vi basta l’animo di trovarvi quattro o cinque pezzi di musica da camera la cui poesia offra concetti spiritosi e nello stesso tempo qualche morale scopo, invece delle decrepite sdolcinature arcadiche, delle e ter n e felicità de’teneri cori, de"palpiti soavi, dei dardi crudi del biondo Cupido, dei celesti rai delle spietate tiranne in cuffia... oli! se ne troverete da compire la mezza dozzina, confesserò di aver negalo il sole per non aver occhi come la talpa di Aristofane. E la colpa di questa povertà musicopoetica nella musico-poetica terra di chi sarà mai? degli editori di musica? eh via! dei maestri compositori? nemmeno, perchè pur troppo non sono anche poeti, come sarebbe assai bene che lo fossero... dunque?... dunque la colpa è tutta vostra, o poeti, che non sapete vedere questa larga arena ove potreste con tanta efficacia giovare al miglioramento de’costumi staffilando colla potente frusta del ridicolo gli inganni della seduzione, le mollezze de’Narcisi, le arti della civetteria, le galanterie delle stagionate pulcelle, lo spasimar d’amore degli sdentati ganimedi, i languori dei sentimentali. le desolazioni de’gelosi merlotti, le ire de’rivali, le vanità degli azzimati Adoncini, le scimiotterie degli schiavi de’capricci della moda, e tante e tante altre umane debolezze che, o direttamente od indirettamente, nuocono alla morale perchè rompono od indeboliscono per lo meno quel caro legame di fratelievole amore che dovrebbe unir fra loro gli uomini, perchè fanno gli uomini l’un dell’altro oggetti di derisioni, di beffe o sprezzo! Non dirò a voi, bravi Bernieschi, quanta forza possa avere l’arduo e casto frizzo poetico cantato in mezzo a civile, attenta udienza da valente artista melodrammatico o da uno di que’ dilettanti che sanno dilettare $ nè richiamerò alle fervide vostre fantasie quanta potenza abbia poi sul labbro di avvenente, spiritosa e bene ammaestrata dilettante. Aggiungete che le vostre piccanti poesie messe in musica sarebbero udite anche da coloro cui punzecchiano la cute, anche da quelli che, o per tema di logorare la vista, o perchè il metro poetico leghi loro i denti, non leggerebbero forse mai i versi vostri: e voi vedete che l’effetto salutare della vostra sferza di rose deve riescile assai più esteso che non colla semplice lettura nei libri, ne’giornali, ove tutt’al più si leggono uria volta, mentx-e in musica vengono sentite e risentile, e fanno sulle ridicolosiià, sui vizj l’effetto della gulta sul sasso. E non dubitale, che la poesia partorita dalla bella vostra fantasia, c cantata nei privati convegni, non abbia a migliorare il gusto del pubblico e disporre a gradi gran parte delle udienze teatrali a nausearsi delle librettistiche porcherie che osano comparir vestite di musicali concenti sulle scene della patria di Metastasio} che quando il genio si mette animoso nella via della ragione, dell’utile e del buon gusto non manca mai la meta. Vi sia di ì-ecente esempio lo Stabat del Rossini. Pareva che questo genio dormisse, abbastanza contento degli allori mietuti insieme al molto, al meritato oro, quando sorse a scuotere il mondo musicale, e... con qual genere di composizione?.., col genere sacro, con quel genere ormai eliminalo dallo stesso tempio, perchè l’ignoranza o la inverecondia de’ maestrini e maestrucci ( e con loro qualche maeslrone privo o dimentico della filosofia e della dignità dell’arte) avevano trascinato sulle orchestre della Chiesa la profana Euterpe:, con quel genere che non osava comparire nelle accademie pubbliche e privale, ne’ famigliar-! trattenimenti, temendo l’ostacolo del mal gusto e fors’anche di ben peggio: eppure il genio indipendente del gran Pesarese vince l’antipatia o quanto meno la lunga noncuranza, l’invalso pregiudizio che la musica sacra non abbia prestigio fuori del tempio, e fa risuonare d’applausi le accademie, i teatri stessi, e vi desta un vero, un nobile, un onorevole entusiasmo con uno Stabat Mater! E notate che l’entusiasmo destato in Europa dall’illustre artista col suo novello parto non fu solo un effetto della singolare stima per un suo lavoro:, fu effetto dell’alta simpatia per la bella composizione, pel celebre suo autore, sì, ma lo fu in ispecial modo perché, nello scegliere un tèma sacro, si mise dalla parte della ragione, del gusto squisito, elei più caro de’ sentimenti } e prova ne sia che lo Stabat Mater dei Rossini fece rinascere il gusto de’-capolavori antichi del genere sacro, ed eccitò altri figli del genio a consimili produzioni:, fra le quali ha già si bella fama il Miserere del valentissimo cav. Donizelti. Potrei andare per le lunghe assai più che noi permettano i limiti di un articolo, se volessi dirvi, o Bernieschi poeti, quante ragioni concorrano a provare l’utilità che potreste arrecare al buon gusto del pubblico per la poesia saporita, dilettevole insieme ed educatrice} aggiungerò solo due altri riflessi. Voi promoveresle il desiderio di sentile la poesia posta in musica, desiderio ormai spento a’ giorni nostri, e non senza una ragione, perchè qual interesse presenta mai la poesia musicata a’giorni nostri, poesia non a torto schernita coi significanti nomi di parole, di libretti?... Per verità ci sarebbe quasi di che ringraziare i maestri fracassoni che colle loro turbinose musiche ci tolgono di sentire i versi librettistici. per leggere i quali senza nausea ci vuole stomaco forte, ci vuole un bel coraggio} e da ciò ne verrebbe poi che il pubblico non getterebbe più fiori ai gorgheggiamenti, ma onorerebbe di apprezzabili applausi i cantanti, quelli cioè che, educati a giusta e chiara pronunzia, fanno sentire e musica e poesia} ciò che degli odierni melodrammatici non sanno fare i 99 su 400, perchè o non venne loro insegnato. o non hanno saputo intenderla che cantare significa far sentire un senso, un concetto poetico adornato, invigorito dalla incantevole, potente melodia. Quando la poesia lirica, o seria o comica, avrà da sè un prestigio, un’attrattiva, una forza sull’animo degli uditori (non del tutto prosaici), quando insomma meriterà di essere sentilasarà dagli uditori desiderata, e questi pretenderanno che l’attore la fàccia sentire, a scanso di essere annoverato fra i solfeggianti e non più in là. E dovete poi riflettere che, nello scrivere poesie per musica da camera, non vi esponete alle goffe pretese, ai pettegolezzi dei sedicenti artisti e maschi e femmine, che tormentano gli scrittori di melo-drammi, che per servire alle loro convenienze (che li fanno tanto ridicoli) pretendono la cavatina di sortita dove la ragion drammatica non la vorrebbe} voglion Varia coi cori, sebbene la regolarità dell’azione non avrebbe un coro, vogliono il duetto, il rondò finale a dispetto della tessitura scenica, [p. 215 modifica]- 21S non vogliono il recitativo, l’odio de’ cantanti idioti, perchè per cantarlo bene ci vuole coltura, ci vuol azione vera, accento oratorio, pronunzia chiara e giusta; e vogliono insomnia e non vogliono tante cose che il buon senso rifiuta od esige, e perchè?... perchè non trovano poeti riè maestri abbastanza forti del vero sentimento d’arte, della nobiltà del loro incarico da dir loro e in versi e in musica: Dedicatevi, ignoranti, a qual volete professione, e non venite a farvi chiamare coll’onorevole nome di artisti, voi che volete cantar poesie, e non sapete che diavolo sia! O prediletti d’Apollo! dalle ragioni da me appena abbozzate ma non meno solide, e da quell’altre che potrei produrre e voi già sapete immaginare, crederei poter dedurre -l.° non potersi metter in dubbio che la poesia lirico-berniesca arguta, salata e casta applicata alla musica ria camera possa recar vantaggio all’arte musico-drammatica, promovere il gusto per la vera poesia ne’ privati convegni di aove si propagherebbe nei pubblici teatrali, giovare al buon costume, e fare una guerra senza sangue ma pur efficace alle ridicolazioni sociali, alle arti seduttrici del civettismo mascolino e femminino, alle mollezze de’cascamorti, 2.° che questa ricreatrice ed educatrice poesia lirico-berniesca è un vuoto nell’Italia, 5.° che non avete pretesti plausibili per esimervi dal glorioso incarico, o dirò meglio dall’onorevole dovere, perchè il cielo i lar< e sapere e lepida • genio per insegnare dilettando ai vostri simili, 4.° finalmente che se non potete negare tutto questo, eppure non date mano alla cetra pel vantaggio dell’arte sorella della poesia, per l’utile diletto degli uomini, avrem diritto di convocare le geniali suore perchè vi lascino seccare la vena pindarica, e supplicare Apollo vi scambi la lira dorata io un crepato colascione od una nasal ribeba, onde non possiate cantare più altro che la fedeltà di Margherita bella ed il genio di Messer Taddeo in versi marlelliaui. Nicolò Eustachio Cattaneo. CARTEGGIO Parigi Dicembre. 1843. Ve l’ho già detto un’altra volta, V Oiiéra-comiguc è un teatro abile c sovranamente ben diretto, clic conosce alla perfezione, quale influenza debbano esercitare sul pubblico la varietà e la novità, e clic perciò non risparmia nulla per giustificare c mantenersi la voga, in cui è da qualche tempo salita. L’Opira-comiquc seguita ad alternare la riproduzione di opere antiche c classiche colle prime edizioni di spartiti nuovi, c, per quanto i tempi lo permettono, ’ originali. In pochi giorni abbiamo avuto ambidue questi avvenimenti musicali. La riproduzione prese il primo posto; l’opera di Mélml, Unc Folie, ne fu l’argomento, c gli applausi degli spettatori ne furono la conseguenza. Tutto è fresco, gentile, grazioso in questo eccellente spartito, c si resterebbe imbarazzati qualora si dovessero citare i pezzi che piacciono maggiormente. Cominciando dalla sinfonia, piena di brio e modulala in una maniera viva ed originale, nella quale risplendc un’unità di pensiero melodico, ignota, per eccellenti ragioni, ai compositori del giorno, per discendere fino al quartclto finale, tutto brilla per grazia, per melodia, per gusto c per distinzione. È colla ripresa di tali opere clic un teatro lirico si forma un vero repertorio, clic conquista l’opinione c la simpatia dei dilettanti d’ogni genere di musica, e che offre in pari tempo ai giovani artisti una scuola che può recare degli incalcolabili vantaggi. L’esecuzione fu plausibile tanto dal lato dell’orchestra che dei cantanti; la sola sinfonia venne interpretata con una rapidità negligente, || che non ò in armonia collo stile puro c colla prcci- i sionc richiesta da un’opera di Mchul. Griselda fu la novità di prima edizione offertaci j dall’Opéra-comique, ed è questa una farsa graziosa! cd elegante, con poesia di Saint-Gcorgcs, e con mu-! sica di Flottow. L’argomento riproduce i luoghi ed I alcuni personaggi del Don Sebastiano di Donizetli,: vale a dire il Portogallo, Camoens, c lo stesso Don Sebastiano. Sono gli amori di Camoens messi in azione. L’intreccio non manca al solito di essere incongruente e piccante, d’essere cioè e piacevole alla rappresentazione cd incapace ad un tempo di resisterc alla critica. La musica di Flottow rivela della facilità c del brio; ci sembra soltanto che ella sia in generale d’un genere troppo uniforme; sono da un capo all’altro delle romanze c dei bolr.ros che si succedono senza interruzione; ma tutto ciò c scritto con proprietà, con cura, con gusto e con grande sceltezza di forme. L’esecuzione fu pressoché irreprensibile, c coadjuvò assai a procurare ai signori Sainl-Georgcs c Flottow un grande c bel successo. Passando ora dall’Opéra-comique al Conservatorio, constaterò il grande successo ottenuto da Bcrlioz nel suo concerto di domenica, che verrà riprodotto domenica ventura. L’affluenza, l’esecuzione c l’entusiasmo devono essere battezzati con aggettivi eminentemente superlativi. Prcvcdcrctc facilmente che io non vorrò impigliarmi in un’analisi che porterebbe la mia lettera a proporzioni troppo enormi; vi dirò soltanto che giammai Ucrold, Le lìoì Lear, c VApothéose non furono interpretati con una ispirazione più splendida, con una foga meglio diretta, con una pompa più maestosa. Il pubblico delirante ha interrotto per tre volle la Sinfonia funebre, le cui ultime venti battute furono coperte letteralmente dalle grida e dagli applausi. Duprcz, Massol e la Gras furono accolti in una maniera degna del loro talento c della loro riputazione. La Gras soprattutto nella deliziosa cavatina del Benvenuto, cantata da essa con quella grazia clic forma il carattere distintivo del suo ingegno, trasportò all’entusiasmo. Duprcz ha posta tutta la sua anima, tutta la sua sensibilità nel canto dett’Assenza, pezzo semplice c toccante, fattoci udire dal sig. Bcrlioz per la prima volta. Alard, il violinista ardente, pieno di espressione ha suonalo ammirabilmente la romanza Itéoeric et Cuprite, cd il sig. Dicppo seppe, nel suo a solo di gran tromba nell’Oraison funóbre, strappare quegli applausi, che si concedono tanto raramente al suo nobile, ma terribile istromcnto. Bcrlioz, inoltre, diresse la magnifica orchestra col valore c colla singolare franchezza, di cui ci ha già date tante prove. Insomma fu un concerto meraviglioso in tutte le sue parli. Ed ora permettete che prenda un po’ di respiro, per promettervi quanto prima delle novità egualmente interessanti c per dirmi Vostro affezionatissimo PRIMA ACCADEMIA DEL CONSERVATORIO MUSICALE DI BRUSSELLES. Il Conservatorio di musica di Brusscllcs ha inauguralo con pompa la stagione musicale. Beethoven ha fatto, come d’abitudine, le spese della parte strumentale del concerto; vi si intese l’ouverture del Fidelio, c la sinfonia in re. Da lungo tempo si rivolgono ai Conservato^ di Parigi c di Brusscllcs dei rimproveri, perché s’attengono troppo costantemente alle opere di questo grande artista, c si dà loro il consiglio di rinnovare il repertorio. La Sinfonia eroica, quella in ut minore, l’altra in re, cd infine quelle in la cd in si [> sono da dicci anni la base di tutti i loro concerti. Non si ammette altra varietà clic nell’ordine della loro successione. La vera causa di questa monotonia non dipende già da un culto cieco pel genio di Beethoven, ma piuttosto dall’impotenza degli artisti che si sono provati e che si provano in un tal genere di composizione. La novità è un pregio incontestabile, può tener luogo di nessun altro, c non pedire di preferire gli antichi capo-lavori a produzioni f che non hanno altro merito tranne la recente loro nascita. Si è eseguita in questo concerto una cantata di Adolfo Félis. Questo pezzo, che è assai sviluppato, giacché contiene, oltre a lunghi recitativi, una romanza, un terzetto ed un duetto, ha riuniti tutti i suffragi del pùbblico c della stampa. Vi si trovano i segni d’un sentimento drammatico molto saliente. La romanza farebbe onore alle celebrità più distinte in tal genere; il terzetto senza accompagnamento merita d’essere citalo pella sua elegante purezza di stile, ed il duetto finale è pieno di movimento e di calore, l. islrumcntazionc é brillante, c forse troppo ripiena; ma è questo un difetto che si perdona facilmente in un primo lavoro giacché verrà facilmente modificato cd infine tolto dalla esperienza. Tulli concordano nel considerare come d’augurio assai felice questo primo saggio. Questa cantata fu perfettamente eseguita da Coudcrc, Geraldy c dalla signora Praeg-llillen. 11 resto della parte vocale di questo concerto merita pure molti e caldi elogi. L’orchestra del Conservatorio è ora altrettanto osservabile pel numero, che pella quantità degli esecutori; essa è composta di oltre cento suonatori, allievi dello stabilimento, c diretti dal sig. Fétis. Tutti coloro clic la udirono convengono nell’asserii altra orchestra eseguisce le sinfonie co lorito, precisione c finitezza di questa. e che nessuna n maggior coNOTIZIE MUSICALI — Milano. Lunedi sera nell’I. R. Teatro alla Canobbiana, Jaccl, il Liszt in miniatura, darà pubblica prova della portentosa sua precocità, eseguendo niente meno che i seguenti pezzi: Fantasia sulla Straniera, Studio in la minore di Thalberg c Studio del trillo di Dòhlcr. — Carco degli allori ottenuti a l’arma (vedi abbasso) l’esimio pianista Golinclli giunse fra noi. Chi ebbe la fortuna di udirlo eseguire alcuni magnifici suoi Studj appartenenti alla raccolta, jeri pubblicata presso Ricordi, trovò eli’ essa non potrà mancare di esser annoverata fra le più belle cd utili clic sian state composte per pianoforte c che il Golinclli merita di esser proclamato degno rivale di Thalberg e Dòhlcr. Si ha lusinga che al nostro pubblico sarà data occasione di confermare una tale asserzione. — Roma. Si calcolò clic il principe Poniatowski nelle prime tre rappresentazioni del Bonifazio de’Geremei sia stato chiamato fuori per ben cento volte. Egli della massima soddisfazione vedere questo personaggio che la fortuna sembrò creare per gli ozj beati c per le dclicaturc della vita, affrontare animoso le difficoltà di un’arte scabrosissima ccon superiorità d’ingegno vincerle tutte cd aggiungere al lustro del suo casato la sudala corona dell’artista. - Il Bonifazio de’ Geremei mostrò notevoli progressi nell*autore c quest’opera è il parto più bello e più oomplclo di chi a caparra del suo estro c della sua valentia già ci diede il Giovanni da Procida,don Desiderio c Buy Blas. Il primo atto contiene dc’buoni squarci, ma in qualche tratto lascia desiderare maggior slancio e chiarezza; nel finale di esso lo stile, mantenuto ecclesiastico, assai bene convicnsi alla situazione drammatica. Nel secondo avvi un lodatissimo quartclto, cd un’aria di basso con coro entro la scena nella cui stretta vi è felicemente innestato il suono della campana. L’ultimo atto supera gli altri due, cd a renderlo interessantissimo basterebbe il solo duetto fra Ronconi c la Tcrcsina Brambilla, in cui l’incanto di soavi e tenere melodie rapisce in deliziosa estasi. L’islrumcnlazionc qualche volta pecca di soverchio fragore, potò sempre in minor grado di taluna fra le opere che la precedettero. — Palermo. A voler enumerare tulle le onorevoli c lusinghiere dimostrazioni compartite a Pacini nel breve soggiorno da lui fatto in questa città, non si finirebbe si presto, e pertanto basterà I’ accennare che tanto alla Fidanzala Córsa, eli’ egli stesso pose in isccna, quanto alla Medea scritta espressamente pel teatro Carolino, arrise sorte di tal fatta propizia, da segnare nc’nostri fasti teatrali la più luminosa epoca. La musica della Medea per inspirazione, sentimento c scienza fu giudicata degna de’più grandi compositori di questo tempo [p. 216 modifica]e da taluno la si volle il capolavoro dell’autore del Baa di Dolsheim e della Saffo. — Napoli. Riccardo Bloor, musica del maestro Francesco Gallo, con poesia di Achille De Lauzieres, al teaI tro Nuovo ha avuto un esito mediocre, e si accagiona 10 spartito di esser un accozzo di motivi tutti staccati, senza gusto c d’insufficiente strumentatura. — O voi, che temevate Thalberg aver per sempre dato addio a’ pubblici concerti, rassicuratevi e rallegratevi. Il rinomato pianista, come riferisce il Salvator 1Iosa, darà un’accademia in cui suonerà la Fantasia del JUosi, quella della Lucia, della Sonnambula c lo studio in la minore, pezzi in Europa da varj anni conosciuti. — Non sarà mai abbastanza encomiata la bella idea di togliere dall’obblio un’opera che servisse di salutare farmaco o almeno di riposo alle orecchie straziate dal barbaro fracasso e dalle esagerate grida della musica drammatico-moderna. La Modista ragyiratricc colle pure ed ingenue melodie di Pacsicilo clic mezzo secolo fa inebbriarono il non contaminalo gusto de’ nostri padri, ricomparve fra noi col suo touproè e col suo guardinfanti e come il più prezioso rococò fu stimata ed accarezzata. Se qualche volta sui nostri teatri si pensasse ad interpolare agli spartiti de’ produttivi maestri della giornata qualche classica opera de’più semplici tempi della musica italiana, certamente dall’immediato confronto c dall’esame della scarsa parsimonia dell’una colla eccessiva sovrabbondanza dell’altra i ben veggenti si formerebbero un giusto e temperato sistema, e si potrebbe salvare il bel canto italiano dalla totale sua rovina. Intanto si encomj l’impresa del Teatro Nuovo per aver avanti ogni altra offerto un si pregievole esperimento. — Parma. Per festeggiare il giorno natalizio dell’augusta nostra Sovrana, generosa proteggitricc delle arti belle, nella sera del 12 a Corte vi ebbe solenne invito per una grande accademia istrumcntale e vocale, nella quale 11 cospicuo uditorio non poteva meglio accogliere due pezzi composti ed eseguiti l’uno dal Golinelli e l’altro dal Bottesini. Il Golinelli è un pianista degno di un primo seggio fra coloro che fra noi udironsi, e la soave, animata, brillante, energica e sicura sua esecuzione commosse, sorprese, elettrizzò e l’imponente e difficilissima sua Fantasia sulla Lucrezia Borgia verrà lungamente fra noi ricordala. Bottesini, il Paganini del contrabbasso, nel rendere le patetiche note della Beatrice Tenda, pareva lo avesse trasformato in una viola. Ottennero ripetuti encomi: il De-Giovanni, valente direttore della nostra orchestra, forse la migliore d’Italia, per una ben elaborata fantasia a tutta orchestra di sua composizione, la signora Paini arpista al servizio ducale, Marini abile suonatore di flauto; e le Collconi e Ponti, il Dcrivis e Milesi, i principali cantanti che avranno a sostenere l’imminente stagione carnevalesca sul nostro teatro. (Da lettera) — È imminente,al Teatro Italiano di Pariglia prima rappresentazione del Fantasma, opera nuova del maestro Persiani. Sarà eseguito dalla signora l’ersiani, e da Mario, Ronconi, Fornasari e Morelli. — il celebre compositore di walzer Slrauss fu chiamato a Pietroburgo per dirigervi dei concerti. — New-York. L’accoglimento fatto nella ricca città Americana alla Damorcau e al violinista Artot, non può essere paragonato che ai trionfi ottenuti da Paganini in Europa. Essi diedero già tre concerti con un successo e con una affluenza sempre crescenti. I duearlisti sono partiti per Boston ed al loro ritorno si faranno riudire più volte prima di recarsi a Filadelfia. Nel mese di gennajo essi si porteranno all’Avana, ed alla Nuova-Orleans nel mese successivo. — La ricostruzione della sala della Grand’Opira a Berlino viene spinta innanzi.senza tregua; gli opera; vi lavorano persino di notte, allo splendore delle torcie. I muratori avranno dato line al loro travaglio entro il venturo gennajo al più tardi, e lasceranno tosto il posto ai falegnami, agli intagliatori ed ai pittori. Tutto sarà terminato entro il mese di settembre 1844, c la sala verrà inaugurata il 15 ottobre successivo, giorno anniversario della nascita del re. — Il club ellenico di Berlino s’apparecchia a porre in iscena sul suo teatro particolare la commedia d’Aristofanc / rannocchi. — Il re d’Aiinover assegnerà un premio di 50 lire sterline (1250 franchi) alla migliore composizione vocale, presentata prima della primavera. — La Bohemienne nuov’opera di Balfe, il cui argomento fu tolto dal famoso ballo del signor de SaintGcorges la Gypsy, ottenne un grande sucocsso al Drury-Lane. Si assicura che il nuovo spartito vinca in valore lutti gli anteriori scritti dal signor Balfe. — il successo del Don Sebastiano a Parigi, è veramente straordinario: venerdì passalo, 8, si ricusò della gente alla porla, ed era l’undecima rappresentazione; oggi,10, per istraordinario si da la dodicesima. Vi sono stati alcuni che, mossi da sentimenti personali d’invidia o d’interesse, hanno scritto e propalato in Germania, c soprattutto a Vienna, che quest’opera era caduta; ma in faccia all’evidenza de’fatti i tedeschi si dovranno ricredere da queste bugiarde notizie; d’altronde non vi fu mai opera a Parigi che sia stata, al pari di questa, tanto commendata da tutti i partili ne’giornali, meno due o tre soli che tentarono d’esserle contrari per le viste interessate de’ loro patroni editori di musica. 11 Don Sebastiano ha prodotto finora, in undici rappresentazioni, l’ingente somma di 85 mila franchi, cifra nuova affatto nei fasti dell’Accademia Reale di Parigi, la quale dimandava istantaneamente a Donizelti di far scrittura per due altre opere grandi in 5 atti. Questi sono argomenti di troppa evidenza c che non ammettono prove in contrario. — Darmstaut 6 Dicembre. In occasione della dimora che in questa piccola capitale nell’attuale inverno farà S. A. I. il Gran Duca successore del trono della Russia, coll’augusta sua sposa, il nostro teatro di corte si prepara a nuove produzioni; l’intendente scritturò parecchi cantanti di primo ordine, fra i quali la rinomala prima donna Hasselt. (Gazz. Univ.) — Praga, 3 Dicembre. Un sommo piacere ci offri il celebre Moriani, il quale si produsse tre volte sul nostro teatro in varie scene sfacciale di opere italiane, e trasportò l’intero pubblico all’ammirazione c all’entusiasmo. Egli cantò solo, e unitamente alla signora Rosetti e al sig. Ciabatti, un duello delia Linda di Chamounix, un duetto della Gabriella di Fergy, il quartetto de’ Puritani, e un’aria dell ’ Elena da Feltre, ecc., c parti jeri per Dresda, ove canterà un’altra volta nel teatro, ed anche a Corte (Gazz. teat.di Fienna). — Vienna, 3 Dicembre. Il rinomato piccolo pianista Filiseli ebbe in dono dal celebre fabbricatore d’istrumenti Erard a Parigi, in segno del raro suo talento, un bel pianoforte. (Gazz. Univ. di Fienna). NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL’I. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIV1LEG.’ Di (JIOVAVXI RICORDI «li Mutilili jter Pianoforte SOPIU UNA GRADITA MELODIA DI MIIRCAHAXTE COMPOSTA DA 2?«Am WHiBEK»9 Op. 12. Fr. 4 25 HOOSTITEHE Stoitr Piano SUR l’opera S>@8S S.1 ©E ©©KIII2ST & mmmmv 15626 Fr. 2 mmmmwwéì per Canto (In chiave di Sol) eon accomp. di Pianoforte FRANCESCO COLOMBO 15507 Fr. t 50 A THALBERG Tingii-ovvisainenlo gter Pianoforte S. 14755 Fr. 1 25 WaiTOMlOT liour PUeao sur l’opera DOS pasquali: de do vizfxh é* mmmmr AVVISI MUSICALI Mediante regolare contralto stipulato fra il sottoscritto editore di musica ed il sig. Bartolomeo Morelli, appaltatore degl’II. RR. Teatri di questa città per la nuova Impresa che ebbe principio dal primo dicembre corrente c terminerà a tutto il novembre 1849, il sottoscritto ha dal detto sig. Morelli acquistalo in piena proprietà esclusiva cd assoluta, tanto per tutta l’estensione dell’Impero Austriaco quanto per l’estero, il diritto delle riduzioni per canto con accompagnamento di pianoforte, come pure il diritto delle riduzioni per qualunque altro istromcnto d’ogni genere, di tutte quante le novità musicali che la suddetta Impresa produrrà sugli II. RR. Teatri durante il sejennio del suo appalto, sia che tali novità musicali vengano dall’Impresa fatte espressamente comporre, sia che dalla medesima vengano in altro modo acquiviolendo quindi il sottoscritto usare dei diritti di proprietà a lui derivanti dal suriferito contralto, e giovarsi di lutti i privilegi accordati dalle Leggi e dalle Convenzioni Sovrane tra i diversi Stati Italiani riguardanti le proprietà dell’ingegno, diffida i sigg. Editori e Venditori di musica di astenersi da qualsiasi riduzione, stampa e pubblicazione non clic dalla introduzione di ristampe estere di tutte le novità musicali clic si faranno dall’Impresa suddetta espressamente comporre o che verranno dalla medesima in altro modo acquistate nel sejennio della sua durata. II sottoscritto editore di musica ha fatto acquisto con regolari contratti, 1.° Della proprietà generale dello Spartito per le rappresentazioni sui teatri tutti di opera italiana tanto in Italia che altrove dell’Opera Don Sebastiano re di Portogallo del M.° Gaetano Donizetti, or ora datasi sulle scene dell’Accademia reale di Parigi col più luminoso successo. 2.° Della proprietà per l’Italia tutta delle riduzioni si per canto che per ogni altro genere di questo sparlilo. 5.° Della proprietà esclusiva ed assoluta della traduzione italiana del poema drammatico di quest’opera del sig. E. Scriba, eseguitasi dal sig. Giovanni Raffini. Volendo quindi il sottoscritto usare dei diritti di proprietà a lui derivanti dai suaccennati contralti, e giovarsi di tulli i privilegi accordali dalle Leggi c dalle Convenzioni Sovrane tra i diversi Stali Italiani riguardanti le proprietà dell’ingegno, diffida i signori editori c venditori di musica di astenersi da qualsiasi riduzione, stampa c pubblicazione dell’opera suaccennata, non clic dalla introduzione di ristampe estere dell’Opera stessa, c diffida altresì i signori Tipografi di astenersi dalla ristampa del relativo libro della poesia, e dalla introduzione di ristampe estere del medesimo. Nello stesso tempo avverte quelle Imprese che bramassero di porre in scena l’Opera suddetta onde si rivolgano al sottoscritto per i ncccssarj accordi e per ottenerne la relativa autorizzazione..V/f. Si unisce a questo foglio il pezzo IV. IO DELL AATOLOG1A CLASSICA. MUSICALE. Dall’I. K. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria c Tipografia Musicale di GIOTAKAT RICORDI Contrada digli Omenoni N. 1720.