Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 48

N. 48 - 26 novembre 1843

../N. 47 ../N. 49 IncludiIntestazione 10 gennaio 2022 25% Da definire

N. 47 N. 49

[p. 201 modifica]GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 48. 26 Novembre ’1843. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso di danno ai signori Associali dodici pezzi di scc classica aulica e moderna, destinati a compoi lume in 4." di centocinquanta pagine circa, i apposito elegante frontespizio figurato si inli! DI MILANO Il prezzo dell’as: yia classica music ed eITctt. Ausi. I,. H i affrancata di porlo lino ai confinidcilù Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione anives. accentuécs, et, liliale. — La spedizione ilei pezzi di musica viene fatta >rime tnulcs les pus- mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti •end taus Ics objcls. dello Studio /lienrdi, nel modo indicato nel Manifesto. aimiiles iinilatinns, — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio le l lamine des se» - della Gazzella in casa /lienrdi. contrada degli Omc— ! I"20; all’estero pressò i principali negozianti iea e presso gli Uffici postali. - Le lettere, igrupvorranno essere mandati franchi di porlo. J. J. Rousskjv. NO» MARIO. I. Esajik dello stato attuale della Musica Drammatica in Italia. - II. La Musica guardala nei bisogni presenti. - III. Cahtkggio. - IV. Notizie Divkiisk. I. R. Tkatho a li. a Scila L’assedio di Brescia. ESMEE DELLO STATO ATTUALE DELLA MUSICA DRAMMATICA III ITALIA {Vedi i -V. 19 e 27.) a scuola di canto trovasi ora ifjjv presso noi divisa in due sistemi, 5§£i quali, come per solito acca______ fde, hanno un lalo buono. ed difettoso, e in un sol punto s accordano (che è male-comune), nel non istruire abbastanza il cantante nella scienza musicale, affinché questa fecondi la scienza drammatica. E i difetti di scuola vengono ancora a dismisura ingranditi dall’opinione già accennata, e sempre più prevalente, che a riuscire cantante drammatico non occorrano tante cognizioni e cosi lungo studio, bastando certi naturali doni, di cui è troppo facile credersi forniti. Malta idea, deplorabile presunzione spesso fomentata da maestri ignoranti e poco onesti con immenso danno dell’arte, degli artisti e della società! Né basterà mai a svellerla lo spettacolo lagrimevoie dei moltissimi che, per aver dato retta alle avare adulazioni di cattivi istruttori, e chiuso l’orecchio agli avvertimenti dei pochi onesti e chiaro-veggenti, vivono nella miseria e peggio! Ma non si vuole vedere altro che le fortune immense raccolte da pochissimi, e quando taluno si è lilto in capo di battere la carriera teatrale, è inutile il dirgli che non può riuscire che ad essere mediocre. Il maestro sincero ed onesto è chiamato ignorante, perchè per una delle tante pazzie cui va soggetto l’umano cervello l’essere tacciato di inettitudine per la musica spiace a taluno più dell’essere creduto poco ga- 1 lantuoino. Quindi poi mentre le antica- i mere dei corrispondenti teatrali brulicano j in ogni tempo di virtuosi e virtuose, i di cui vanti, accompagnati sempre da un modestis- j simo non fo per dire, veli farebbero credere j meraviglie nell’arte, a grande stento potete; sentire un’opera ben eseguita anche nei! teatri di primo cartello. Dio vi scampi dalle j prove!... Poniamo line alle digressioni, e! ritorniamo alle scuole di canto. I due accennali sistemi si possono distinguere coi predicali di antico e moderno, benché il primo non sia più il medesimo col quale salirono ad altissima fama le scuole di canto dello scorso secolo, avendo non poco dimesso delle rigorose esigenze d’allora. I maestri, che al primo si attengono, pongono ogni studio nell’educai-e la voce per renderla agile e pronta a qualunque passo, a qualunque esigenza della composizione e del sentimento. La messa di voce, le volate ascendenti e discendenti, il trillo, il gruppetto, e mille altri esercizii formano uno studio principalissimo cui tengono dietro i solfeggi e vocalizzi. E fin qui è ottima scuola non polendo un cantante interpretare giustamente una composizione qualunque, ed eseguirla a dovere se il suo organo non è educato ed obbediente. Di solito però, avendo per massima che canta bene chi vocalizza bene, si Irascura di far cantare colle parole; e considerando la soavità siccome qualità principalissima del canto, uè alcun conto facendo delle esigenze della musica moderna, si reprimono soverchiamente le voci. Le conseguenze ordinarie di questa pratica sono: d.° che l’alunno apprende ad apprezzare maggiormente ciò che è solo una qualità accessoria, l’agilità; epperò facilmente tende a sovraccaricare il canto di quale, olfegjio, nulla ommetlendo o quanto alla precisione degli accenti, o al perfetto fraseggiare, non sa poi articolare con chiarezza, non conosce l’accento della parola; e non sa accordarlo coll’accento musicale. 3.° Che si abitua a tener poco conto del significato delle parole le quali gli sono per Io |)iù di peso inopportuno, perchè squiii— n-andosi. nell’articolarle, l’economia del fiato, più non sa respirare a tempo. 4.° E finalmente abituandosi l’allievo a non emettere un volume di voce maggiore di quello gli abbisogna per cantare in camera col solo pianoforte, quando poi passa a cantare coll’orchestra, m più vasto locale, trovasi sbalestrato fuori delle norme ricevute. In questo caso, se il continuo reprimersi non ha diminuito realmente il volume della voce, per l’ordinario si sforza soverchiamente per superare il fragore dell’orchestra, e supplire all affievolimento più apparente che reale prodotto dalla distanza delle pareti. La scuola moderna per l’opposto trascura troppo di rendere la voce flessibile, di moderarne e migliorarne il timbro. Trascura ancora più il solfeggio, e secondando di soverchio il naturai desiderio dei principianti di cantare i pezzi più applauditi delle opere in voga senza i necessari studi preliminari, fa si che questi montino troppo presto in superbia per aver imitato scimiotticamente il tale o la tale celebre cantante. Non è raro Io scontrarsi in taluno di questi aspiranti alle glorie teatrali, il quale per avere bene o male appreso, toccando i suoni sul cembalo di cui appena conosce i tasti, alcune arie (più spesso le sole cappellelte) credesi all’apice della scienza, alla vigilia di un gran successo. Voi lo sentirete vantare come cosa propria il genio che crea gli artisti. isprezzare rii ornamenti. 2.° Che quello il quale canterà egregiamente il più difficile solfegchi predica la necessità dello studio, senza essere ad un quarto di quanto ne occorrerebbe per divenire appena mediocre, senza saper attaccare con sicurezza uri salto di quarta o di quinta. Sentirete quésti saputelli vantar sempre il canto spianato, non già perchè sappiano realmente portare la voce, e moderarla colla finitezza che un tal canto richiede; ma in verità perchè non saprebbero eseguire con garbo un gruppetto, una volata avendo l’organo vocale non domato dallo studio, e di più indurito dal continuo gridare e sforzarsi di arrivare agli estremi acuti. E questa è appunto la pecca più.grave della moderna scuola; la quale per disavventura è appunto la più ricca di maestri e di alunni. Conviene fare notevoli eccezioni a favore dei conservatorii, nei quali buoni maestri seguendo buoni melodi si oppongono alla traviata corrente: se non che 10 scarso numero di veramente buoni cantanti prodotti da queste scuole, sebbene vi si possano rifiutare tulli i dotati di scarsi doni naturali, fa sospettare che ivi pure siavi del guasto. Non vi sono adunque più buoni cantanti in Italia? Non vi è dunque più perfetta scuola? Questa terra, culla prediletta delle arti, e specialmente del canto, può ben essere decaduta dall’antico splendore; ma non ha per anco tutto perduto, e conserva tuttora 11 primato sulle nazioni rivali in questa come in altre nobilissime arti. Scarso è il numero dei cantanti drammatici, i quali abbiano perfezionato con uno studio assiduo e ben inteso le doti naturali: pure ve ne sono, e per essi l’Italia ha vanto. Più scarso è il numero dei buoni maestri capaci di istruire i loro alunni in modo che si sviluppino in essi le naturali disposizioni, e l’arte supplisca ove fu natura avara. Abbiamo notato i difetti più comuni < delle scuole vigenti; non sarà inutile il dire £ quale debba essere una scuola di canto per ( [p. 202 modifica]meritare il titolo di perfetta, e quali siano i doveri del buon maestro. E incominciando da questi ne sembra incumbergli prima di tutto l’obbligo di ben studiare il grado di attitudine del suo alunno, e prima di promettere felice riuscita, esaminare ben attentamente se vi abbia vero fondamento a sperare. Questo è debito di onest’uomo, e chi vi manca si fa reo dei mali che inevitabilmente tengono dietro ad una vocazione sbagliata (U. Conosciuta a non dubbie prove la capacità dello scolare, il buon maestro debbe attendere a educarlo all’arte secondando, non violentando, la natura. Chi ha voce di basso non costringa a diventar baritono, chi ha voce di baritono non si ostini a rendere tenore. Ma prima di tutto si adoperi ad istruirlo nei principii musicali e a renderlo franco nel leggere, non istallandosi di insistere nel solfeggio. Questa massima è la più trascurata per l’opinione erronea che il cantante drammatico, dovendo eseguire a memoria, è inutile ch’ei sappia leggere a prima vista. Il vero però si è che if cantante esperto ha sempre pronto un ripiego, e apprendendo la propria parte con facilità gli rimane il tempo di studiarne l’indole e il partito di cui è suscettibile, mentre l’inesperto giunge appena in tempo a saperne le note materialmente (2). Una pratica dannosa, e ciò nullameno generalissima, è quella di ajutarsi col pianoforte per attaccare i suoni. L’esperienza dimostra che con tal mezzo l’alunno non attende abbastanza ad imprimere nella mente l’effetto dei diversi intervalli, e apprende più difficilmente a intonarli. Conoscere il pianoforte è certo utilissima cosa pel cantante:, più utile il sapersi ben accompagnare e conoscere a fondo l’armonia} ma questo studio si deve fare a parte, e verrà reso più facile se lo precederà quello del solfeggio mentale. Appreso questo si deve attendere a domare la voce con tutti quegli esercizii che possono migliorarne il timbro, dare estensione al fiato, e renderla agile quanto lo permette natura. Nel quale studio quando siasi passabilmente innòltrato, si incominci pure a cantare con parole qualche pezzo scelto dal prudente maestro, e si ripeta quanto basta ad eseguirlo colia maggior finitezza. (Sarà1 continiiatoj ’ ’ M.° Raimondo Bouciieuon. (t) Anclie il medico vuol essere consultalo per accertarsi che il tcmpci-amcnto c la complessione dello scolare siano tali da potergli permettere l’esercizio del canto. Cosi praticavasi anticamente nei conscrvalorii. (2) 1 cantanti clic non san leggere sono poi continuamente costretti a farsi passare la parte dal maestro: buon per’essi se possono sempre esimersi dal pagarne le spesso cattive lezioni! LA MUSICA CUARDATiV NEI BlSOUilll PBKSESiTI ÀST1COLO Vi. ( Vedi i fogli di questa Gazzetta N. 32, 33,50,42 e 47 ). Questo articolo sarà un appendice dell’antecedente: perché dovendo io toccare del Diletto, che il dramma debbe agli animi l recare, non dimenticherò que’giocondi affelti che risvegliati in noi dalla musica e? poesia formano appunto la parte sostan! ziale del piacei’e. Guai se il teatro lirico | non dilettasse, dito cogli elementi drammatici, non con quelle altre circostanze che rendono amabile il teatro. Ma questo diletto va coordinalo al maggior nostro vantaggio, che è quanto.dire a’nostri bisogni. Pur troppo fuori dei recinti teatraliabbiamo faccende private e pubbliche che ci occupano seriamente: il positivo, l’aritmeticaj, il traffico, le scienze economiche, il vapore, e mille altre novità moderne. Perciò in teatro abbiam bisogno di sollievo, e dirò anche d’allegria. Ma chi è tra’ poeti, e maestri che conosca bene questa commozione, che sappia stuzzicare questa corda? Mi si risponderà: Gli autori delle Opere buffe. Bene. Dunque andiamo a rallegrarci all’Opera buffa} ma dopo che il sentimento s’intruse in questi drammi comici. non possiamo pie ridere con quel con che ridevano gli avi nostri. Il sentimento è una faccenda seria, come una di quelle poc’anzi nominate} è un elemento di necessità per divertire con sussiego, per alleviare con gravità, per mettere un ostacolo a quelle piacevoli convulsioni della bocca, che chiamansi riso. Il sentimento eccita lo spasimo, movimento interno semi-giocondo, o semi-melariconico, che non si annunzia esteriormente che con qualche artifiziosa smorfia, increspamento di baffi, o torcimento di collo. Vi hanno però opere buffe senza sentimento, e di queste non parleremo. Altre ve n’ha che intente a divertire non seppero in lutto, od in parte conservarsi monde dal lezzo delle cronache scandalose, dal dizionario de’bisticci, logogrifi, allusioni oscene, abbastanza note per un certo cinismo insultante. Questi libretti mezzo sentimentali, e mezzo disonesti fecero il giro dell’Europa, ed avvertirono gli statisti a qual grado sia la moralità europea nel secolo del miglioramento e della perfezione. Da ciò bisogna dedurre che il primo requisito del diletto arrecalo dagli spettacoli musicali vuol essere l’onestà. Il ridicolo debbe nascere da una deformità come opinavano gli antichi, ed i drammatici dovrebbero ciò sapere più d’ogni altro} perchè quando la musica è contraria al senso delle parole, od alla situazione scenica, non hanno essi tosto un esempio di deformità e perciò di ridicolo? Badino dunque a questi ridevoli accidenti, e ne facciano lor prò. Ma queste deformità non vogliono essere nè dolorose, nè nocevoli.; perché in luogo del riso e della giocondità proveremmo sentimenti contrari all’umanità, alla virtù. Cosi p. e. i vizj non sonò ridicoli ilei loro stretto significato} ma possono dar materia da ridere quando appariscono sotto la forma di quelle imperfezioni che la società perdona con molto suo piacere. Insomma se possiamo divertirci senza offendere l’onestà e la morale, senza ridere di certe istituzioni sociali che formano l’ordinario intreccio de’drammi, dobbiamo anche lusingarci di qualche futuro miglioramento. Lascierò ora il comico per tornare al serio. Alcuni male intendono il diletto che ridonda dai melodrammi, volendo essi che per.^eccitarlo si richieda una poesia facile, una musica leggiera. La dottrina in teatro, secondo essi, non genera piacere, come se l’imparare non fosse un piacere. Una grave armonia che accompagni un sentimento filosofico è una stoccata al loro cuore come una verità amara. Colestoro sono i grandi nemici della musica tedesca, di quella che tenta di dar significato alla poesia. Ma io dirò a’ maestri moderni avviati sulla buona strada. State forti nel vostro proposito. Noi uomini di questo secolo abbiam bisogno di divertirci ragionevolmente anche in teatro} perchè se proveremo pia- L ceri secondo gusto e senno, porteremo poi! Pana e l’altra qualità negli altri affari più importanti, e la sodezza sottentrerà alla leggierezza in ogni cosa. Chi non è educato alle scioccherie, alle insipidezze non dirà mai che la musica significante annoja, non dirà mai che la dottrina del mae, stro portò nocumento al suo ingegno, solo | perchè volle egli che noi sentissimo quel! piacere che spiriti ben educati, colti, sensibili, giusti debbono sentire. Ma il miglior elemento del diletto è la varietà, quella virtù che ci porta gradatamente da un oggetto ad un altro, che ci illude col continuo cangiamento di scene, di quadri dissimili, ma non discordanti. Sia vario il melodramma se vuol dilettare} ma sieno pur varj gli spettacoli musicali che allora ci divertiremo forse più. E che voglio io dire con questo? Voglio dire che la musica può riempirci di nuovi piaceri, ’olesse applicare ad argomenti che minatici. Già toccai iesta corda quando parlai del concerto privato, quando insinuai ad applicare la musica a soggetti descrittivi. Nulla è che tanto diletti, quanto la descrizione, genei’e poco usilato in Italia, ma molto adoperato oltre monte. I lavori di tal fatta chiamerò io Oralorj, sebbene questo nome non possa adattarsi a tutti, dovendo essi abbracciare sacro e profano. Generalmente si suole scegliere un latto grandioso e noto, un soggetto che si arrenda a svariate pitture} questa grandiosità i nostri predecessori trovavano per lo più negli avvenimenti della storia sacra: nella Creazione, nel Diluviò, nel Baldassare, nella Passione, ecc. In questo caso il sublime della poesia e musica era facile a conseguire} ma come si vorrebbero introdurre questi Oratorj ne’teatri per alternarli coi drammi, e variar Io spettacolo, e’ converrebbe ricavarne gli argomenti dalle storie profane o dalle grandi epopee. Può essere anche un’azione con qualche intreccio drammatico, non già esposta allo sguardo, e rappresentata, ma narrata e descritta. Comunque sia questo lavoro, un concetto morale, un pensiero che vi ammaestri, o scuola debbono animarlo. Quali pensieri, quali rimembranze non lascia p. e. la Creazione A’May in? La narrazione di Mosè è semplice, ma sublime per le cose, pei’ l’ispirazione} la pittura del maestro sente della stessa semplicità, e sublimità, e lascia l’animo altamente commosso dai portenti dell’arte e del genio. come quella il lascia confuso ai miracoli dell’onnipotenza. Ripeto che cotesti argomenti debbono essere capaci di svariate pitture, di sempre nuove scene, altrimenti, ’mancando loro ciò che illude e rapisce lo sguardo, possono di leggieri ingenerare monotonia. Ma come una continua descrizione anche varia non si potrebbe a lungo sostenere, ei bisogna intermezzare i quadri con dialoghi affettuosi, che daran luogo a bei duetti, terzetti, e va dicendo} in generale la parte descrittiva debbe essere ì-iservata ai preludj, ai recitativi, ai cori, ai finali, e là parte affettuosa ai pezzi concertati. Conviene anche ajutare il lutto con analoghi dipinti che rappresentino a un dipresso il C luogo dove sarà avvenuto il fatto tolto a ’ desCrivei’e, èd anche con analogo vestiario} cosi che l’Oratorio poco abbia ad invi [p. 203 modifica]diare al Dramma, e coU’andar del tempo si sollevi al medesimo grado d’importanza. Ma soprattutto è da osservare che la parte poetica non sia inferiore ai migliori libretti delle opere. Anche questo sarebbe un nuovo campo alla poesia moderna così ricca di pensieri, d’affetti e di filosofìa. Questa poesia debbe essere sommamente armoniosa nel metro, limpida ne’ concetti, forte e vibrala nelle locuzioni, avvicinarsi alla [ dantesca. Sarà come un poemetto di vario metro: con endecasillabi.sciolti, talora al- | ternati con settenarj e rimati quando nar- ] rcrà; sarà un’ode, od altro pezzo lirico a; strofe molto sonore quando descriverà ed |j ecciterà gravi movimenti; saranno semplici I; strofette allorché s’introdurrà il dialogo.! Non dirò che l’Oratorio debba sempre j essere di genere sublime. La vita campe- I stre, le scene pastorali, intorno a cui si li occupavano i nostri antichi drammatici, i creatori del teatro, potranno anche pie- | stare argomenti. Che importerebbe poi ai [ dilettanti di teatro che le scene musi- I; cali loro intonassero un bel canto nazio-! naie, un inno religioso, un brano di mu- j sica che ricordasse le imprese de’ nostri I maggiori, le glorie della patria, che dilet- j tasse i presènti colle illusioni dell’avvertire? Chi non sente il bisogno d’una musica degna d’uomini, di pensatori, di collabo-! ratori della civiltà, merita d’essere con- j dannato per sempre alle lascive cantilene I degli spasimanti’, od al fracasso delle opere j insignificanti. Quando musica e poesia sono! capaci di sublime e toccante lin<ma(’ffio. ’ quando ci possono eccitare senti menti’no- j bili e. generosi, quando ci possono dilet- | tare senza corromperci, ed effeminarci, j perchè ridurremo noi l’una e l’altra al:j triviale officio di lusingarci gli orecchj e I le passioni? Si è detto che le arti belle li giunte ad ottenere nella società grande j importanza e venerazione, finiscono con j! guastare i costumi, c danno il crollo a |! quelle maschie virtù che esse società so- j stenevano. Quest’accusa, se prendesi nel I suo stretto significalo è ingiusta; perchè [ le arti, essendo per sè innocue, non pos- j; sono in ver un modo nè corrompere, nè j rovinare. Ciò che debbesi veramente accusare è l’abuso che loro viene e dai loro | cultori, dai quali comincia lo scandalo, e j! dalla malvagità di chi se ne diletta. Per I; fino la danza, inventata-a dare agilità e j disinvoltura alle membra, ad insinuare Parmonja de’ movimenti, de’gesti, de’passi, e lj procurare sanità e robustezza, che è dive- j nula in pubblico e privato? Un incentivo!| al male. Un’azione mimica, un dramma | muto grande, ed interessante al pari della P miglior tragedia, insudiciato da qùe’diso- il hesti intermezzi, da quelle danze insigni- j Acanti che sappiamo, sebheri possa tornar j grato a chi ammira la virtù delle gambe, li agli occhi dell’uomo debbe parer mostruo- li sa, immorale. Non si abusi adunque delle arti se vuoisi j da esse ricavare un piacere che non ci j contamini. Come le vergini muse potranno i coi loro pudibondi sguardi, coi loro modesti colloquj, colle loro celesti influenze I spargere in luogo del diletto il veleno nei || nostri cuori? Se mai il teatro per causa de’presenti costumi, non fosse degna stanza j di queste deità; se mai avessero a schifo I! la profanità del luogo, sta a noi che in-! tendiamo al meglio, a purificare il tempio: dall’abbominio sopravvenutogli da un falso || sentire, da uno sciocco dilettarsi,e sopra I lutto dall’idolatria che si professa agl’in- Il lj terpreti delle muse teatrali. Costestoro i j lerpreteranno meglio quando sentirai! m j glio,e non sentiran meglio che quando sarau j meglio educati, non dico nella musica, nel! canto e nel gesto, ma nella morale. La j buona educazione, cosi dicesi da più anni j in qua, è quella che debbe migliorarci; | dunque applichiamovici anche in teatro: Prof. Bigliani. CARTEGGIO Il Don. Séhastif.x, al Rrand tollera, La Mabia iti Koiian, al Veatro italiano, ccc. Parigi, Nov. 1843 Per aeqnìstarc dello spazio, io rispnrmicrì) tutti gli ’Ordii, persino quello elio aven già idealo, c elite1 dora assumersi l’incombenza di far risaltare eon una inveniente vivacità, la singolarità piuttosto unica che rara del doppio trionfo assegnato a Donizetti dal pubblico parigino nel breve giro di circa trcnl’ore. Sì, sì, io potrei far sorgere una folla di osservazioni più o meno nuove e deliziose nel parlarvi dell’ingegno proteiforme, della ispirazione sempre in movimento e sempre inesausta di quest’nomo, elio, è il grande provveditele di note, di quasi tulli i teatri d’Europa. Ma io ve. l’ho detto, gli esordii saranno risparmiati, ed avrò per bacco! il coraggio di mantenere la parola. 11 Don Sebastiano dunque, l’opera dovuta al doppio concorso di due fra i più fecondi talenti dell’epoca, ollennc all’O/jera un deciso c’completo successo; la musica dapprima, c poscia l’esecuzione, le decorazioni ed anche il libretto appagarono le immense aspettnlivc d’un pùbblico, clic avea da più mesi formato di quest’opera l’argomento de’suoi discorsi. La distribuzione delle scene, l’intreccio e. la verseggiatura del libretto, mentre offrono dei veri pregi, che non mancarono certo d’influire sulla fantasia del maeslro, presentano pure dei difetti d’uno evidente apparenza; tali sarebbero per esempio, quell’abuso eccessivo dei mezzi estremi offerti dall’arie, clic permette bensì 1 impiego delle posizioni terribili, ma che ne respinge l’affastellamento; (ali sarebbero varie incongruenze che passano i limiti concessi alla vita (inizia del paleo scenico; tali sarebbero un numero discreto di versi che s’aggirano sopra pensièri d’una antichità o d’una volgarità disperante... Nò l’elenco dei peccali del signor Scriba sarebbe qui finito, se. invece di una lettera destinala a tenervi al fatto delle novità musicati di Parigi, mi venisse il capriccio di scrivere un arlieolo di critica melodrammatica. Ma io avrò indulgenza c risparmierò a Scribc ed a voi il flagello d’un’analisi minuta, clic recando della noia a tutti, non farebbe alla lunga del bene a nessuno. Veniamo ora alla musica. Il primo atto comincia superbamente con una introduzione islrumcnlale la cui base ò formata dal motivo della musica funebre del terzo atto; ma il primo coro e l’aria di Rnrroilhet non presentano una grande originalità, nò dei molivi francamente designati: La marcia della processione clic conduce Zaida (Mail. Sloltz) al supplizio è un pezzo degno d’essere citato, sia polla fattura che pel concetto, come pure merita molti elogi un piccolo cantabile, clic esprime i sentimenti della giovane africana, quando ha ottenuta dal re la sua grazia. Il cauto della partenza, c il ritornello F.n avalli Ics Chreliens, sono vivamente accentuati, ma lasciano qualche cosa a desiderare in quanto ad eleganza c novità. Il secondo atto comincia eon un coro assai grazioso, seguilo da un cantabile della Sloltz. clic fu ammirabilmente eseguilo. E assai licita la prima parte d’un il duetto fra la Sloltz c Duprcz, durante la quale si ri-! sente, grazie ad un innesto felicemente ispiralo, il i cantabile della Stollz del primo alto. La seconda parte del duetto avrebbe diritto a maggiori cncomii, se il i suo effetto non fosse minorato dalla decisa superiorità I del primo tempo. Quest’alto finisce in una maniera assai ardila, vale a dire con una romanza di Duprcz, | pezzo delizioso clic fece scoppiare una tempesta d’ap- fl plausi, sebbene all’idea di finale vada d’ordinario aggiunta quella di gran casse, di tromboni, di trcmuolo insomma musicale. 11 duetto del terzo atto fin Abayaldos (Massol) c Zaida ò d’un vigorec d’una energia straordinaria; la stretta produce il più grande effetto, c completa superbamente uno dei pezzi più drammatici della musica moderna. Il pubblico fu letteralmente elettrizzalo da questa splendida ispirazione, clic venne interpretala da una esecuzione supcriore ad ogni critica. La romanza di Barroilhct 0 ma patrie I ò deliziosa, ed il suo duetto con Duprcz ò pieno di espressione. Il cantabile però di questo duetto mi sembra preferibile all’allegro clic ò forse un po’ troppo saltellante. La marcia funebre è un pezzo da gran maestro delineato largamente, istromcntato con rara abilità, un pezzo insonni» d’un colorito e d’una fattura incontrastabilmente eminenti. Il quarto allo, superiore ancora al bellissimo terzo, forma certo la parte più interessante del magnifico lavoro di Donizetti; esso ò pieno di impressioni terribili c grandiose. Quest’atto ò costituito, quasi per intiero, da un gran pezzo d’assieme con cori, scritto secondo il sistema del crescendo lentamente, adoperalo da Donizetti molle volte coll’esito più felice. Nessuno certamente sa meglio del celebre maestro servirsi di una tale risorsa musicale, nò con maggior criterio; egli calcola da lungi la forza progressiva delle voci, finché le fa scoppiare, unitamente all’orchestra, in un fortissimo, il cui effetto abbagliante trascina il pubblico all’entusiasmo. Il successo di questo pezzo fu grande, completo, generale, profondo, c fu costatato dal bis che insorse rumoroso da tutte te parti nella sala; ed ò questo un avvenimento unico all’Opéra’ per un pezzo d’assiemo. La prima parte del quinto atto riesce un pò’languida dopo le potenti impressioni prodotte dal quarto atto; n» pure vengono a rialzarlo una deliziosa barcarola di Baroilhctj cd un terzetto clic dà fine all’opera, clic ò d’un aggradcvolissimo effetto e clic lai forse la sola imperfezione di chiudere un po’ leggermente l’imponente riunione de’pezzi drammatici, clic formano complessivamente lo sparlilo del Don Sóliaslicn. Da questa rapida analisi, voi avrete traveduto elio la musica giustificò altamente le grandi aspettazioni del pubblico e della direzione, e clic il legittimo trionfo di Donizetti ha arricchito il regno musicale d’uri nuovo capolavoro. Nò questo successo sarà di breve durata, aliò anzi il temilo e la riflessione andranno sempre più rafforzandolo, giacché il Don Sebastiano appartiene al novero di quelle opere, lavorale con profondità c coscienza, che vanno sempre più acquistando quanto più vengono con minutezza esaminate. L’esecuzione di quest’opera affidata alla Sloltz cd ai signori Duprcz, Barroilhct, Massol, e Lcvnsscur fu assolutamente degna dei più splendidi nomi di cui s’onori 1 arie francese. Gl’interpreti della musica del granile maestro non ommiscro nò arte, nè ispirazione per collocarsi al livello dell’incarico che veniva loro affidalo, c corrisposero ampiamente all’importanza ’della loro missione, E ben vero clic la loro impresa ricscivn meno difficile dal momento, che nessun maestro ai nostri giorni conosce cd indovina meglio di Donizetti le qualità dei cantanti clic deve impiegare, nò sa trarne partito al pari di lui; ma pure io debbo costatare coi più vivi elogi l’impégno con cui tulli cercano di tradurre i concetti del grande itab’ano, c la felicità con cui raggiunsero il loro scopo. Duprcz, fra gli altri, fu inarrivabile; giammai, neppure nei suoi giorni migliori, egli fc’pompa di eguale calore, energia, potenza, nò meritò mai, più clic in quesl’opera, il titolo di primo cantante della Francia. Dativi questi dettagli non vi parlerò delle decorazioni clic sono d’un lusStf, d’un buon gusto, d’un effetto incredibile; le meraviglie di misc-en-scdne a crii ci I» avvezzati l’Opéra, impallidiscono innanzi ai nuovi c prodigiosi risultati ottenuti dalla direzione: in tale occasione; le istorie favolose delle fate furono realizzate per circondare coi loro prestigi questo nuovo capolavoro di Donizetti. Passando ora al teatro Italiano la Maria di Ilolian, scritta pclln scorsa primavera di Vienna, manierine nella massima parte gli augtirii favorevoli clic avenno; preceduto la sua comparsa. II primo cd il secondo. [p. 204 modifica]- 204 atto di quest’opera non produssero, se debbo dire il vero, un troppo completo entusiasmo, ma il terzo atto trasportò il pubblico, e giustificò pienamente l’entusiasmo che avea già prodotto sui Viennesi, b una successione rapida, non interrotta, meravigliosa di bellezze musicali di prim’ordine, di bellezze, clic uniscono al pregio dell’originalità quello d’un’csprcssionc drammatica clic esercita sugli uditori la più alla influenza. L’aria di Chevreuse (Ronconi) Bella e di vel vestila, il duello di questo colla duchessa, infine il grande terzetto finale fc (pianto di più bello possa udirsi, e si elevano nelle più sublimi regioni del dramma e della passione. Ronconi nella parte di Chevreuse fu inimitabile; egli fu cantante ed attore di primissimo ordine. lo dovrei citare tutti i suoi pezzi se volessi annoverare quelli nei quali trasportò il pubblico all’entusiasmo; ina se ommetto il lungo elenco, non voglio tacervi l’effetto formidabile da lui prodotto nella terribile frase del duetto - È troppa la gioja... vii toglie... il respiri - detta da lui in modo da far agghiacciare il sangue; il colorilo mordente della sua voce, l’espressione atrocemente sorridente della sua fisonomia fanno un assieme di cui si cercherebbe invano d’offrire un’idea. 11 successo di Ronconi si consolida tutti i giorni, e ciò fa onore al criterio del pubblico parigino. La Grisi fu una bella duchessa; Salvi si cavò bene d’impegno nei primi due alti ove potè far pompa di soavità e di dolcezza, ma fu inferiore nel terzo, nel (piale richicdevasi una grande passione, e la Brambilla cantò bene, per quanto lo permetteva la sua voce, le strofe d’una sua canzoncina nel primo allo. In complesso grande successo. Ed intanto permettetemi che mi dica Vostro affezionai. NOTIZIE MUSICAL! — HIn.M’0. - /. II. Teatro alla Seala - fTAssedio di Mt vescia, dramma lirico del signor Jannctli, con musica nuova del signor maestro Bajclli, ebbe accoglimento clamoroso la sera di martedì scorso. Ciò è quanto di più lusinghevole può dirsi intorno ài valore di questa nuova produzione melodrammatica non destinala a splendido avvenire. Se non ci inganniamo, le situazioni principali del libro sono tratte da un nolo dramma di Soulié, il Proscritto, ed ove voglia dirsi clic il Jannctli non tolse nulla al drammaturgo francese, bisognerà pur confessare clic nella letteratura si danno delle singolari combinazioni! Intanto osserviamo clic il soggetto è qui e qua sparso di punti d’azione pieni di calore, ma forse offre una tal quale monotonia d’interesse. Quella benedetta droga del patetico esagerato, che d’alcun tempo in qua si profonde alla cicca dai nostri manipolatori di libri per musica, è gettata a larga mano anche nel dramma del sig. Jannctli, e forse troppo a larga mano. Non si raccomanderà mai abbastanza a’signori librettisti di essere un po’più avari di esagerate emozioni, e di pitture cpilcllico-scntimentali. - Del resto, lo sforzo tentato dal poeta per annestare sul domestico aneddoto tragico il fatto pubblico dell’Assedio di Brescia (che entra per ben poco nell’azione) non bastò ad ispirare il maestro in guisa da farlo uscir fortunato nel tentativo di emulare, nel genere grandioso, e corale-drammatico (come vorremmo chiamarlo) un giovine compositore suo contemporaneo già celebre in questo gcL’adagio del finale del terz’atto offre nel tutt’insicmc un tal qual effetto di armoniche combinazioni, e rimembra felicemente la maestrevole fattura di altri simili pezzi, onorati di popolare celebrità. Il secondo tempo (se non erriamo) del duetto fra Tebaldo e Uberto, è un buon saggio della forza di stile drammatico cui può giugnerc la fantasia del sig. Bajclti; ma parlando in genere, la sua opera presenta poca o nessuna novità di forme e di pensieri: si nota in lui più che altro una speciale attitudine ad affettare le singolarità di stile più aggradite in giornata. Nella cavatina della protagonista, e in qualche altr’aria, non riuscì troppo felice: il suo modo di svolgere le melodie è incerto e stentato’; mancano di chiaro sviluppo le sue frasi. Quanto all’istrumcntazionc, vorremmo quasi non parlarne; sarà bell’e buona osservala sulla partitura, ma è povera di effetto, ovvero è ricca di tali effetti clic non sono certo i più opportuni a darne spicco alla parte cantabile e a spargere di gradevoli tinte, e di svariali contrasti l’insieme defla composizione. Valga d’esempio la cavatina della De Giulii, in cui quella povera brava signora è costretta a fare sforzo de’ polmoni per non soccombere sotto il peso di certi accompagnamenti che invece di servire da scudieri al canto, gli fanno, come avrebbe detto Grctry, da gendarmi. A riassumere in breve il nostro giudizio diremo: la nuova opera del sig. Bajclti addimostra in lui una non comune capacità musicale; ma non gli dà diritto di porsi in ischicra coi pochi chiamali dal voto dei veri intelligenti a coronare di nuove glorie i fasti già si ricchi dell’Opera italiana. Di questi soli eletti deve occuparsi la coscienziosa critica musicale, agli altri ella si limita ad augurare la miglior fortuna possibile. 11 signor Bajclti dotalo di molta dottrina e di non minore buona volontà si è già collocato a un buon posto in questa seconda categoria di compositori. Se ne tenga pago. 11 l’eretti e il De Bassini, il primo nella (iurte di Tebaldo, l’altro in quella di Uberto, hanno gareggiato di zelo per interpretare alla meglio le intenzioni vocali e drammatiche del compositore, ed ebbero qui e là applausi in parte meritati, in parte cortesi. Sono due bravi e buoni allori-cantanti. Beccato clic le loro due voci, quella del baritono clic tenoreggia forse troppo, e quella del tenore clic forse troppo baritoneggia, nei pezzi di concerto e a due tendono a fondersi in guisa l’una nell’altra clic ne risulta povero l’effetto per mancanza di vivo contrapposto nei due metalli. Ma forse un compositore accorto saprebbe adoperarle in guisa da produrre miglior effetto di quello clic producono nell’Assedio di Brescia. — Le sorelle Milanollo si produssero in altre tre serate, l’ultima delle quali fu giovedì or passalo. 1 clamorosi applausi del pubblico non vennero meno, e ciò fu dovuto in par.c al sommo valore co.ii cui la Teresa fe’ udire altri nuovi pezzi di bella ed arduissima fattura, eseguiti con mirabile magistero. La fantasia di Vieuztemps, l’altra su’inolivi della Muta di Portici, e quella sui motivi di Bellini furono le più gradite tra le molle composizioni suonate dalle due sorelle. Il duello di Dancla, tante volte ripetuto piacque sempre al maggior seguo, per la mirabile sicurezza, piccisioiic ed accordo dell’csccuziouc. — Vik.vna. L’attrice Matilde Wildancr, Moriani e Ciabatti ebbero l’onore di prodursi il giorno 11 novembre in uu concerto di Corte. La prima cantò con Moriani un duetto di Roberto Devereux, e uu terzetto della Lucrezia Bargia col medesimo e Ciabatti. Questi ultimi cantarono inoltre delle arie e duetti. — Liszt diede il 7 novembre il a Stuttgard, ed eccitò entusiasmo. — Fra poco si pubblicherà a Pe un Metodo per pianoforte sulle teo brenner e Uummel. — Burlino. La Corte e gli augusti suoi ospiti della Germania, Svezia e Russia, assistettero all’apertura dell’Opera italiana coi suoi assoluti virtuosi. L’assoluto tenore Ferrari Stella piacque decisamente, e cosi pure l’assoluto soprano, signora Malvani. La relativa prima donna, signora Bcccorini è giovine avvenente, e possiede anche buona voce. Speriamo che l’aslfalto valore dei talenti saprà vulularsi nel concreto fenomeno dell’introito della cassa. Si rappresentò la Beatrice di Tenda di Bellini. Dico ciò in line, poiché nell’Opera italiana l’opera stessa e una cosa accessoria. Presso i Tedeschi l’opera viene prima, poi i cantanti. — Il maestro Persiani sla sciivendo una nuova opera per il Teatro Italiano di Parigi; si intitolerà il Fantasma, e le parti principali saranno affidate a M. Persiani, Mario, Ronconi, Fornasari e Morelli. La Direzione del teatro Italiano fonila le migliori sue speranze su quest’opera e sul Corrado d’Altamurà di Ricci. — Domenica or passata ebbe luogo al R. Conservatorio di Musica di Parigi la distribuzione;sotcnnc dei premiò II sig. Keratry, presidente della commissione di Belle Arti, aprì la seduta con un discorso pieno di osservazioni giudiziose e di ottimi consigli. Egli raccomandò agli allievi lo studio dei grandi maestri e il rispetto alle savie tradizioni, eec. — Il signor Ettore Berlioz dovea dare la sera del IO scorso una grande Accademia nella sala dei Menusplaisirs. Fra gli altri pezzi doveasi eseguire la sinfonia d’llerold, l’ouverture del Re-Lear, la Romanza per violino, un pezzo di Romeo e Giulietta, il finale della Gran Marcia funebre ecc. — È morto ultimamente un celebre attore a Londra, e lasciò una sostanza di due milioni e mezzo di franchi guadagnati colle sue fatiche artistiche! — Una nuova Opera, libro di Scribe e musica di Adam, fu data a studiare al Icatro ieY Opéra contigue: ha per titolo Cagliostro, e si produrrà nel gcnnajo prosNOTIZIE DRAMMATICHE — La Commissione degli autori e compositori drammatici composta dai signori Etienne, pari di Francia, dell’Accademia Francese, presidente; Liadicrcs, deputato; Vittore llugo dell’Accademia francese, Adolfo Adam Halcvv, ecc., indiresscro al Ministro degli affari esteri a nome di tutti gli autori e compositori francesi, una lettera nella quale lo ringraziano d’aver fatto inserire uel trattato di Commercio, ultimamente couchiuso Ira la Francia e la Sardegna, un articolo che assicurò ad un tempo e reciprocamente agli scrittori dei due paesi la nropriclà delle loro opere così peiguirilli di stampa e di vendita come pei diritti d’autore per le r produzioni teatrali. Questa convenzione clic pare destinai i concerto: in lingua ungaresc e di Czcrtiy, Kalkfavorirc il librario dei due paesi, coll’impedire nell’uno nell’altro la cosi detta pirateria o, come la chiamano i..anecsi, contrefufon, riuscirà di un vantaggio inconte: stabile agli autori di libretti, sudditi sardi, i quali se | avranno la fortuna di associarsi a compositori di grido, | potranno godere dei generosi diritti d’autore conceduti. in Francia, ogni qualvolta le opere cui avranno somministrati i loro versi, verranno chiamate all’onore di essere riprodotte sulle scene dell’Opera italiana di Parigi, e ridótte per le scene liriche dei teatri di dipartimento. •— Al secondo teatro francese, (Parigi) cbhe accoglimento favorevole una nuova commedia in cinque alti ed iu versi del sig. Leone Guillard, intitolata Les moyens dangereux. A quanto pare dal giudizio di qualche sensato giornate non e questo un componimento del genere farraginoso, in cui le peripezie, i contrasti, gli svi! lappi, gli strani incidenti si intrecciano e si accavallano i con una gara di inverosimiglianze e di colpi di sorpresa. La nuova commedia del sig. Guillard appartiene al vero buon genere drammatico, e alla evidenza e semplicità di uu concetto sufficcntcmcnlc piccante e dato valore da una felice esposizione, da un dialogo fino ed animalo, e dalla maestrevole pittura de’ caratteri. — Un dramma di tuli’altra natura è VEva di Leone Gozlan che recentemente si produsse con clamore sulle scene della Commedia Francese. L’impeto di una fantasia poetica die si compiace dell’invcrisimilc e dello strano, purché dal loro urto scaturisca l’effetto teatrale, è speso a tratteggiare con mano ardita e sicura una serie di scene piene di vigore ed attrattive. - In questo nuovo dramma del sig. Gozlan, due civilizzazioni stanno a fronte l’una all’altra: la fine del secolo 1S e la nuova era. La scena ha luogo in America. Èva personifica l’avvenire, e il marchese di Fermare rappresenta il passato. • Cosi un giornale parigino, òoi per conto nostro non parteggiamo per questa foggia di drammi a simboli, noi amiamo riscontrare nel dramma la pittura animata, effettiva, palpitante della vita reale presentata sotto i punti di vista più atti a offrir splendida idea dell’umana natura e dei contrasti cui ella é sottoposta dai conflitto delle passioni, e dalle giuste o ingiuste esigenze della società. — Il Teatro del l’audeville prosegue a far gli onori dell’ultima splendida produzione di madama Alicelo!. La celebre autrice di Maria o le tre epoche, nel nuovo suo dramma Madama Roland, volle deporre per un momento la fina e leggera matita colla quale delineo tante aggraziale pitture di famiglia, per afferrare il pennello del gran dramma storico, e tratteggiare arditali mente un’epoca di feroci passioni politiche, feconda di; lagrime, di sangue e di spaventi. La forte virtù di una li donna che soccombe vittima del suo cullo ai sublimi prìucipii di un vero destinato alla lenta ma sicura ri! generazione della società umana, é questo l’alto conI cello della nuova tanto applaudita opera drammatica! della signora Alicelo!. I — Dumas, che recentemente ebbe la soddisfazione di vedere riprodotto con clamoroso esito il suo Enrico III, • sta preparando per l’Odeon una nuova commedia, il Laird di Domhicky, clic dicono sia una meraviglia di: spirito e di originalità. GIOVAMI RICORDI EniTOBK-I’ROPBIKIABIO. tvws. SI liniere a questo foglio il pezzo JV. 8 DELL’AXTOLOGIA (JLASSICA MUSICALE Dall’I. R. Stnbìllniento Arazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia musicale di GIOVAIH RICORDI Contrada degli Omenoni If. 1720.