<dc:title> Gazzetta Musicale di Milano, 1843 </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Autori vari</dc:creator><dc:date>1843</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Gazzetta_Musicale_di_Milano,_1843/N._47&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20220110182319</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Gazzetta_Musicale_di_Milano,_1843/N._47&oldid=-20220110182319
Gazzetta Musicale di Milano, 1843 - N. 47 - 19 novembre 1843 Autori variGazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu
[p. 197modifica]GAZZETTA MUSICALE
ANNO II. domenica
N. 4 9 Novembre 4 845.
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si
danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica
classica aulica c moderna, destinali a comporre un volume
in 4." di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio ligurato si intitolerà A.DI
MILANO
Lu musique, pur des inflexions vives, accentuées, et,
• sinus, peint tous les tableaux!rend tous les objets,
■ soumet la nat,ire entière à scs savantes imitations,
• et porte ainsi jusqu’au coeur de l’Iiomme des sen•
timents propres à l’émouvoir. •
J. J. Rousskju.
Il prezzo dell’associazione alla Gazzettu c aVAntologia
classica musicale è dielTcll. Ausi. J,. 12 pcrscmcstrc,
ed cITctt. Ausi. I,. 14 affrancala di porlo fino ai contili idei la
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
— La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi.corrispondenti
dello Studio /licordi, nel modo indicalo nel Manifesto.
Le associazioni si ricevono in Milano presso l lJllicio
della Gazzetta in casa /ììcnrdi. contraila degli Onicnoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica c presso gli Urtici postali. — Le lettere, i gruppi,
cc. vorranno essere mandati franchi di porto.
I. Li Musica guardata nei bisogni presenti.?- II. Biografi*.
Pcrgolesi Giambattista. - III. Carteggio. -JIVVarikta’.
Altri cenni sulle due sorelle Milanollo. - VNotizih
Musicali Divkrsk. - VI. Parigi. Notizie recentissime
Don Sébastien di Donizetti. - VII. ErrataL
Y MUSICA
GHIIDATA NEI I1IHOI.M PltF.NKNTI
Articolo V.
(Fedi i fogli di questa Gazzetta.V. 32, 13, 39 e 42) li
dramma vuol essere pateiico,!
■ve! m°d° die le commozioni il
■j^^r‘svegl’ate sieno in armonia
^St^Acolla morale. E gli antichi tanto
erano d’accordo su questo punto
che Aristotele affermò la tragedia, per via
del timore e della compassione, purificare
queste, e simili passioni; così che l’Herman
cliiosando questo luogo (Poet. cap. VI)
osserva essere chiaro quanto intenda il
filosofo, dovendo noi del teatro uscire commossi
così, che le commozioni sieno contrarie
alla viltà, ed ai disonesti appetiti.
L’effetto adunque del patetico debite essere
di innalzarci alla sfera de’nobili e
virtuosi sentimenti, di disporre l’animo
nostro a sentire il buono, il bello, il sublime,
il divino. Ma la poesia congiunta
colla musica e cogli altri elementi teatrali
può destare in noi tanti movimenti, quanti
ne potremmo annoverare tra l’apatia e la
prepotente agitazione del cuore, tra una
pacata sensazione e l’estasi più sublime.
Quale ampiezza di potere non ha dunque
il melodramma!
Io non entrerò nella teoria degl; affetti,
intento solo ad avvertire ciò che la musica
può operare ne’bisogni nostri. Osserverò
soltanto ed in generale, che il maneggio
delle passioni drammatiche debbe armonizzare
colla privata e pubblica educazione.
Egli è disdicevole che il teatro musicale
tocchi e svegli certe passioni che i medici
d’una volta avrebbero curate colla musica,
voglio dire con quell’arte un tempo molto
significante ed efficace. Le passioni del
dramma anche le migliori dovrebbero essere
appena abbozzate, appena disegnate;
dico poeticamente, perchè la musica debbe
dal canto suo aggiugnere il resto. E perciò
qualunque drammatico si sbraccia a caricare
di forti colori il suo argomento, a
tragediare il suo libretto è fuori di strada.
Peggio fa quaudo lo storico o l’ideale lo
spinge a tratteggiar passioni che o svegliano
antipatie contro il passato, o get- P
tano la fantasia nostra in un abisso di I
dubbj e di diffidenze sì, che tutto il reale
e positivo che sostiene la società va via
via crollando. La musica che accompagna
3ueste antipatie, e questi perniciosi sogni,
iventa o nulla, o ridicola, siccome quella
che è fatta per tenere legati gli animi nel
godimento de’ piaceri possibili ed onesti.
Vi vuole adunque grande cautela nella
mozione degli affetti affinchè il ben educalo
pubblico possa sempre più purificare
que’ sentimenti che la scuola domestica o
mondana gli ha inculcati.
L’amore p. e., perpetuo ripiego delle
scene, è una passione spesso trattata con
poca delicatezza, e perciò di pernicioso
effetto rie’giovani spettatori. Eppure quanti
belli e buoni sentimenti potrebbe ispirare
(juesta consonanza morale, ove i drammatici
sapessero uscire dal loro triviale cerchio,
od almeno volessero abbandonare le
cronache galanti presenti e passate! Certamente
i giovani nostri non applaudono
più nè Plauto, nè Terenzio, più non sorridono
alle scene della Mandragora, e simili
rappresentazioni d’una volta; ma io
vorrei pure che gli scrittori d’opere non
discordassero nel costume dagli altri poeti
moderni che vanno purificando l’amore.
Egli è dissonante udire dalla lirica: «Onorale
le donne; esse intrecciano il felice
nodo dell’amore, e nel velo pudico della
grazia alimentano vigili il fuoco perenne
degli onesti sentimenti con santa mano... j
Con verecondo costume rimangono esse
nella modesta capanna della madre, figlie
fedeli della pia natura... tengono lo scettro
del costume;» {Schiller) e poi udire
dai palchi teatrali sentimenti opposti. La
prevaricazione per lo più viene non già da
mancanza di giudizio, e d’onestà, ma dal
voler sceneggiare passioni troppo violente.
Quando un autore ha scelto un argomento
storico, e principesco credesi obbligalo di
darci le più forti scosse, di attristarci coi
più fastidiosi colori. Ei vuole che la platea
si dia alla disperazione, ed agonizzi
ad una peripezia che doveva essere soppressa
per il nostro meglio. Le Griselde e
e Agnesi d’una volta ci movevano di più
in questo genere; una breve angoscia, due
o tre lagrime bastavano per darla vinta al
poeta ed al maestro. Il dolore debbe essere
naturale e soave; ed è pazzia il voler
farci piangere per forza.
La somma poi delle cose sta qui, ed è
che il movimento degli affetti armonizzi. coll’onestà. Ogni commozione che tende
a distruggere l’armonia che è tra lo spirito
ed il corpo è perniciosa. Perchè nelle
persone educate
Quai due ben temprate corde,
Spirto c corpo in armonia
Hanno al ben molo concorde,
Ilan dot bello egual piacer,
siccome ci avvenne di cantare una volta.
Le leggi dell’onesto sono appunto quelle
che conservano questa consonanza, ed
ogni turpe insinuazione le distrugge, o
I le indebolisce. 2. Col decoro, il quale è
la legge che sorveglia le apparenze, e mette
l’esterno in consonanza coll’interno. Perchè
la passione eccitala può essere onesta
e lodevole, ma non conveniente, non esponibile
sulle scene. E questa cautela va
molto osservata ne’drammi buffi, affine che
la festività del cantare e del gestire non
degeneri in libertinaggio. Ogni movimento
’ incomposto nel melodramma pecca in due
maniere: trasgredendo le leggi della; convenienza, e abusando della musica nata
fatta per tenere l’uomo in armonia con
ogni maniera d’ordine morale. 3. Coll’opportunità.
Questa virtù è in generale poco
I conosciuta dai drammatici, poeti e mae1
stri. Quanti bei sentimenti sen rimangono
j senza efficacia, perchè mossi fuori di tem1
po e luogo! Talvolta non solo la musica,
i ma pure il libretto che è il midollo di tutto
[ lo spettacolo sembra fatto a pezzetti che
a caso si trovarono insieme per formare
un tutto. Che il maestro talvolta prepari
i suoi pezzi prima di avere soli’occhio la
poesia, non mi riesce incredibile; ma che
il poeta munito di tulta la libertà, di tutto
il tempo necessario si diletti pure a lavorar
mosaici noi voleva credere. Nondimeno,
quando vediamo sulle scene tanta
inopportunità nel toccare le corde degli
affetti bisogna ben confessare che il melodramma
è uscito piuttosto dall’antro
delia Sibilla, che dal laboratorio di due
ingegni avvezzi a meditare e coordinare.
Peggiore inopportunità è quando il poeta
fa piangere, ed il maestro fa ridere, e viceversa.
Contrasto bizzarro che serve a
mettere in ridicolo e con pessimo effetto,
quella sensibilità che debbe in un teatro
musicale decidere della somma delle cose.
Vi ha una quarta virtù nell’eccitar gli
affetti che si potrebbe chiamare misura. Il
troppo in questa parte è nocevole anzi che!
no; pure alcuni drammatici moderni non j!
la finiscono mai, ed lian coraggio di darvi O
un’intiera Opera senza consolarci un niomento
con un pensiero, un motivo allegrò.
Gli antichi dicevano, che nulla secca
più presto che le lagrime. Ma il troppo [p. 198modifica]) piangere non è nulla, l’effetto più perni|
cioso è quello che la sensibilità sia spinta
i fuori del reale, dentro i confini della cuj
pezza e della pazzia. Questa è una vera
disgrazia moderna. La poesia e la musica
che debbono mettere le passioni in equilibrio
colla ragione sono fatte servire a suscitar
convulsioni da ossessi, a nodrir sentimenti
da mentecatti. E cosi il patetico
invece dipurgare gli affetti, gli avvelena e
tende a creare una società di malinconici,
di smaniosi, di arrabbiati. Misura, misura,
signori poeti e maestri. Non abbiam bisogno
noi uomini del secolo XIX, noi disingannati
di tante utopie, non abbiam bisogno,
dico, di colesto sensibilismo atrabiliare.
Affetti robusti, energici, puri,
giusti, diretti al pubblico e privato bene;
movimento di vero amore ed amicizia, di
palriolismo, di filantropia; di quesLi abbisogniamo
noi.
E poi abbisogniamo ancora d’un’altra
cosa, ed è questa. Niun crederà, che tutto
il male de’ teatri venga dal poeta, dal maestro,
dal decoratore, o dall’impresario, tanto
meno da una mediocre orchestra, dalla cattiva
scelta delle voci. No, tutto il male non
viene di qui. Gli antichi insegnavano che
l’oratore debhe essere uom dabbene, e poi
aggiugnevano: Se vuoi che io pianga, piangi
tu prima. Ora gli oratori antichi e gli attori
moderni debbono essere nello stesso
caso. I ministri della poesia cantala posti
là su quel palco per risvegliare in noi bei
sentimenti come stanno essi di salute?
Bella voce, bel garbo, bella azione, bella
persona; tutto è bello in essi; ma io vorrei
che la platea fosse anche persuasa
che siffatte persone hanno una bell’anima,
un bel cuore, bei costumi, che sono
gerite educata almeno dall’arte che professa.
Che le più pure ed oneste commozioni
risvegliate ih noi dalla musica e poesia
ci debbano venire, in un secolo di progresso,
per il rhezzo di rappresentanti scostumati
è cosa indegna. E che gli uomini
del miglioramento sociale applaudano ed
impazziscano per chi dalla scena funestando
un piacere innocente per sè mette un ostacolo
al meglio? è cosa per lo meno assurda.
O quanto più soave ed efficace ne
sarebbe la musica se ci venisse amministrata
da onesti interpreti delle vergini muse!
Chi non sentì questa soavità ed efficacia
nelle innocenti rappresentazioni della famiglia
Vianesi e nei puri concerti delle
sorelle Miìanollo, non intese ciò che possa
sull’animo l’arte del cantare e del suonare.
Erano genii, od angioletti discesi dalle
pure regioni del cielo per dire a noi mortali
assordati dalle orchestre, ristucchi di
cantilene insignificanti e triviali: ecco la
musica che armonizza col cuore umano,
che lo molce, lo tocca, lo scuote, lo purifica,
lo sublima, lo inebbria di purissimo
diletto. Maestri ed attori sappiate approfittare
dell’apparizione di questi spiriti,
essi non vengono si sovente a visitarci....
Deh imparale da questi bambini a migliorarci
coll’arte vostra. Prof- B-i.
BIOGRAFIA
PDRGOLESI GIAMBATTISTA
( Continuazione e fine, vedi i N. -io e 44)’
Altre ottime produzioni diè fuori il Pergolesi
mettendo in musica due volte la
Salve Regina, la prima in a-la-mi-re terza
minore, e la seconda in ce-sol-Ja-ut terza
minorò, che possono stare a fronte dello
Stabat Mater, e che dovrebbero servir di
modello a tutti gli odierni compositori di
musica per far loro conoscere qual esser
debba lo stile da imitarsi per le sacre preci,
senza usare, a scorno del buon senso,
quella musica che si può solo tollerar nel
teatro. Alcuni biografi, copiandosi l’un l’altro,
han detto che il Pergolesi fosse morto
di veleno propinatogli da’suoi emoli, la
qual cosa è del tutto falsa, poiché venne
amato e tenuto in pregio da tutti i maestri
di musica suoi contemporenei, e specialmente
dal Feo (*).
Ad un tal uomo veramente impareggiabile
non son mancati dei critici, che cercando
il nodo nel giunco han tentato di
oscurar la sua fama. Nella Biografìa Universale
antica e moderna (Venezia 1818,
voi. 45) l’estensore dell’articolo Pergolesi,
il signor de Sevelinges, rapportando le parole
di Gretry (Saggi sulla musica, toni. 1,
pag. 424), dopo di aver molto lodato il
nostro autore, parlando dello Stabat, dice,
che unisce in sè tutto ciò che dee caratterizzare
la musica di chiesa nel genere
patetico -, e poi soggiunge, che la scena è
soverchiamente lunga, e si scorge che Pergolesi
malgrado i suoi sforzi non potè per
anco trovare bastanti colori per variare
il suo quadro senza uscire dal vero. Volle
esprimer sempre al naturale parecchie
strofe, che hanno tra loro troppa analogia.
Dalle quali parole, che molto malamente
fra di esse combinano, si scorge che
l’autore scriveva su l’altrui relazione, è che
o non aveva giammai udito lo Stabat, o
almeno in tempo che era da altri e noiosi
pensieri distratto. E con mio dispiacere
deggio ancor dire che il celebre P. Martini,
esimio conoscitore della musica antica
e moderna, non so con quanto discernimento
parlando dello Stabat Ae Pergolesi
si lasciò dire, che vi ravvisava alcuni
motivi buffi, effetto di quella straordinaria
inclinazione, che aveva queir autore per
un tal genere di musica.
Anche il signor Chateubriand nell’opera
che ha per titolo Genio del Cristianesimo,
parlando nel toni. 2 dell’eccellenza del
canto gregoriano, e quanto quésto sia valevole
ad elevar la inerite verso del Creatore,
entra a far parola del Pergolesi, e
mostra poca parzialità verso del medesimo
con dire, che ei’facendo meno sfoggio di
tutte le ricchezze dell’arte sua avesse dovuto
per l’opposto immaginare una semplice
cantilena da ripetersi in ciascuna strofa. Se
ciò il nostro filarmonico avesse fatto avrebbe
dato alla composizione dello Stabat il carattere
della cosi detta in francese Romance,
carattere al certo poco al soggetto conveniente,
e che a preferenza di qualunque
altro vien tanto tenuto in pregio dal francese
autore e da lui creduto 1 apice della
composizione. Potea forse cosi sperare il
Pergolesi di produrre un effetto maggiore
di quel che ha prodotto facendo uso di
cantilene variate, ma che nella variazione
conservano tutta la bella tinta di un religioso
dolore? Nel complesso delle diverse
strofe si scorgono sempre le lagrime versate
nel colmo del dolore dalla vergine, e
chi le ascolta lagrimando di pietà sente
eccitarsi la brama ardente di dividere con
lei gli amari affanni del materno suo cuore.
La bella varietà ancora dall’autore accop(I)
Angelo Mazza cadde nel medesimo errore componendo
su questo soggetto il sonetto:
Musico spirto innanzi tempo al sole.
piata allo sfoggio dell’arte non mai ab li a- |
stanza commendato nella prima fuga, non è
fa sentirne adii l’ode la lunghezza, la quale i
fino alla noja si sentirebbe, se si ripetesse t
ciascuna strofa con l’istessa musica per
quaiito bella ed armoniosa avesse potuto
nascere dall’animata fantasia del Pergolesi.
Ma cotali mal ragionate critiche, che bau
potuto mai togliere alla rinomanza di questo
illustre autore? Il suo Stabat vien ripetuto
ed ammirato con sommo compiacimento;
nè ha saputo superarlo altro valente
compositoi1 di musica; concedendo
alla composizione medesima con unanime
consenso quel primato, che perla somma
arte e pel gusto a tutta ragione si ha l’autor
meritato.
Ma se i mentovati scrittori hanno adoperato
di rinvenir difetti nelle produzioni
di musica del Pergolesi. non vi son mancati
altri, ed anche qualche oltramontano,
che ne han fatti gli elogi dovuti. L’inesorabil
Rousseau nella lettera sopra la musica
francese ha detto, che Pergolesi fu
tra i primi che abbia fatto della musica,
ciò che i maestri anteriori non avevano
■ eseguito, essendo l’antica pochissimo melodica,
troppo artificiosa, e ripiena di contrappunto.
Marmontel nella sua poetica francese
disse, che la Serva padrona con la
musica del Pergolesi servi di scuola ai
Francesi in questo genere; e ch’essi non
sapevano che la commedia può essere avvivata
dalla musica, prima che gVItaliani
loro lo avessero insegnato nella Serva padrona.
D’Alembert non poteva lodar meglio
il nostro compositore, dicendo nella
Dissertazione della libertà della musica,
che Pergolesi, rapito troppo presto a danno
del progresso, di quest arte, è stato il Raffaele
della musica italiana: avendole dato
uno stile vero, nobile e semplice, da cui
i maestri della sua nazione si vanno allontanando.
Fu il Pergolesi di aspetto gioviale e dimesso
ed al riso inchinevole anzi che no.
Era difettoso in una gamba per qualche
disgrazia forse avvenutagli nella prima età
sua. Dotato di non infinto spirito religioso,
si diportò nel conservatorio con somma
costumatezza e modestia, non mai associandosi
con giovani suoi compagni che non
fossero adorni di retti costumi. Frequentava
la chiesa de’ PI*, dell’Oratorio che
stava di rincontro al suo liceo, ove portavasi
per eseguire le sonate di organo che
secondo la regola del fondatore S. Filippo
Neri frappor si dovevano fra l’uno e l’altro
sermone. Ma una delle maggiori lodi
la meritò per aver sempre di sè bassamente
opinato, non mai invanendosi dei
tanti encomi ch’essendo ancor giovane gli
venivan profferii, specialmente dai vecchi
maestri dell’arte armonica; facendo col fatto
vedere non esser sempre vero ciò che il
grave politico istorico pronunciò (Tac. Annoi.
IY) che gli animi non fermi de1 giovanetti
riscuotendo onori immaturi, spesso
si levano a superbia. Con rassegnazione
accettò l’immatura morte, da ferma fiducia
avvalorato di cominciare una vita migliore
(I). Napoli, -1831.
Marchese di Vielarosa.
(I)Del Pergolesi esistono in Napoli icscguenli opere
musicali:
Nell’Archivio di S. Pietro a Majella..
4. Adriano in Siria, dramma, atli 3.
2. La Contadina astuta, intermezzi, atti 2. <,
5. Flaminio, dramma, alti 5.
•i t [p. 199modifica]— 499 —
5. Il S. Guglielmo, oratorio sacro, alti 5.
6. L’Olimpiade, dramma, alti 5.
7. il Prigimiter superbo, dramma, atti 5.
8. La Salluslia, dramma, alti 5.
9. La Serva padrona, intermezzi, atti 2.
JO. Concerto di violino.
i 1..Vessa a due cori.
12. Salve Regina, a voce di soprano.
i5. Aria: Nacqui agli affanni in seno.
li. Lo Stabat Ma ter.
■15. Misererò, a quattro voci.
IG. Salmo Confilebor, a cinque voci.
17. Molletlo.
18. Antifona (originale).
19. Messa, a due voci con islroincuti.
20. Salve Regimi, a voce di soprano.
21. Tuoni ecclesiastici, co’ loro versetti.
Nell’archivio dc’PP. dell’Oratorio.
1. Messa, a più voci in dc-la-sol-rc terza maggiore.
2. Partitura di un Oratorio sacro, per la nascita
del Redentore.
Presso l’autoro di quest’articolo.
Le due Salve Regina di sopra nominate.
Presso il maestro di musica Gennaro Parisi.
Il salmo Laudale a 5 voci con violini, viole e bassi.
II salmo Dixil in dc-ta-sol-re a due cori con violini,
viole, oboe, trombe e bassi.
Presso il copista di musica Francesco Canipagnonc.
Quattro Cantale ad una voce.
La prima in bc-fa col pianoforte solo.
La seconda in cf-fa-ut, violini e viole.
La terza in E-la-fa violini e viole.
La quarta il recitativo in cf-fa-ut, l’aria in e-la-fa.
In Inghilterra presso lord Norlhamplon.
1. Una Messa a 10 Voci.
2. Un Dixit a 10 voci.
5. Un Confilebor a 4 voci in canto fermo.
4. Sci Cantale stampale, 5 con violini,~ viola, e
basso, e 3 con accompagnamento di piano forte. Nella
casa del signor principe di Avellino esistevano molle
composizioni del Pcrgolcsi, che furono involale. Il signor
Domenico Corigliano dei Marchesi di Rignano
possedeva lo Stabat scritto di propria mano dell’autore,
-ed io ne ho fatto incidere il facsimile nella mia
lettera Biografica intorno atta patria e alla vita di
G. B. Pcrgolesi. Marchese di Villarosa
CAKTEGG10
Parigi... Novembre 1813
Decisamente l’Opéra-comiqiic è un teatro abile e
fortunato; la sua cronaca da qualche mese in poi
non presenta clic una serie di novità e di successi;
ad opere nuove piene d’interesse succedono riproduzioni
non meno interessanti, clic mantengono viva la
curiosità, e clic fanno del secondo teatro lirico francese
un vero teatro di moda. Nell’ultima mia vi ho
parlato del grande favore con cui fu accolla la Mina
del signor Thomas; ebbene! la mia penna non è del
tutto asciugata, clic già debbo intrattenervi della ripresa
d’un’opera antica, clic fu accolta dal pubblico
parigino con un favore dichiarato. Si tratta del Disertore
di Monsigny.
Questo sparlilo fu composto e rappresentato al teatro
della Comédic ilulicnne, nel 17G9-, e dall’epoca
della sua nascita in poi ha fatto il giro di tutta la
Francia. La sorte felice di questo lavoro era meritala;
Monsigny e Sedaine, clic ha fatto il libretto, sfoggiarono
nel Disertore lutto ciò clic v’era in essi di spirito
di sensibilità. Il Disertore è un vero modello d’opera
comica; ricco delle melodie più graziose, pieno talora
di originalità, di brio e di gaiezza, questo spartito alterna
le sue tinte vivaci e brillanti, le sue ispirazioni
gentilmente scherzose, con altre tinte òhe ispirano ia
melanconia, la tristezza e la passione, con altre ispirazioni
dalle quali trapela il dolore, la mestizia, la tenerezza.
Non potete credere quanto questa ricchezza
e varietà di colorilo giovi a mantener viva l’attenzione,
col produrre ch’cssa fa delle impressioni sempre nuove
ed imprevedulc. Ciò che mancava per altro a Monsigny
era la scienza armonica; la sua opera è sotto questo
rapporto d’un’incredibile debolezza. Questo inconveniente
fu tolto grazie al concorso di Adam, che ha
mutato nell’orchestra tutto ciò che vi poteva essere
di troppo vuoto o di eccessivamente monotono, offrendo
così un’istromentazione elegante, completa ed
in armonia colle risorse e cogli effetti della scienza
moderna. Adam adempì alla sua tremenda incombenza
con gusto, con i spirito, e con una rara coscienza; io
non saprei qual altro maestro si sarebbe cavalo dal
diflìcilc e delicato impegno coll’eguale abilità e coil’egualc
successo. II Disertore e divenuto così uu’opera,
che conservando le immense bellezze originali, si trova
d’altra parte meglio appropriala ai gusti ed alle esigenze
del pubblico de’ nostri giorni.
L’esecuzione di questo spartito merita molti elogi,
ed io potrei citarvi i nomi di lutti gli artisti che vi
presero parte, se dovessi presentarvi l’elenco di coloro
clic meritarono d’essere applauditi.
Al Teatro Italiano la Semiramide tenne dietro al
Belisario; fu il successo più debole dcll’appcna incominciata
stagione. La messa in isccna ne ò realmente
iudccenlc; ed urta orribilmente collo spettacolo di
lusso e di buon gusto offerto dal brillante pubblico
della sala Yenladour. Fornasari che continuava in quest’opera
i suoi dcbuls, si cavò assai bene d’impegno,
ma non ci permise d’obbliare l’agilità rapida, viva,
sicura di Tamburini. La Crisi è splendida nella parte
di protagonista... ma d uno splendore meno abbagliante
di quello clic la circondava l’anno e gli anni
scorni... Madamigella Brambilla sarebbe superba se
la sua voce corrispondesse alla purezza del suo metodo.... ma sventuratamente la cosa non va cosi. 1
cori cantarono in un modo perfettamente detestabile.
Da questo complesso è facile pronosticare clic la Semiramide,
la più beila, la più sublime fra tutte le musiche
possibili, non avra clic i secondi, i terzi, od i
quarti onori della stagione. Non c’ò clic dire, i grandi
artisti si moltiplicano da tutte le-parli, le celebrità piovono
a scroscii ad ogni momento, il teatro diventa un
Olimpo troppo stretto per questi Dei musicali che si
propagano con una fecondità meravigliosa, ma frammezzo
a questa benedetta e santa abbondanza di creature
straordinarie, eccezionali, noi abbiamo il dolore
di dover esclamare - i cantanti se ne vanno! - e ciò
quando siamo abbastanza di buon umore per non gridare
- i cantanti sono andati! - 0 grande o bella musica
d’un giorno, chi ti può ora interpretare, chi ti
farà sgorgare da queste ugole affaticate dall’uno e
fatte inabili dall’ignoranza? Oh! io vedo bene tutto
intorno degli artisti sublimi, clic hanno un orgoglio
intollerabile, delle pretese essenzialmente ridicole, un’aria
licra clic dinota una profonda convinzione dei proprii
meriti, ma se io dicessi ad uno di costoro - cantatemi,
vi prego, un po’ di Rossini - io ne avrei per
risposta le risa degli amabili signori, che mormorerebbero
con tuono di sprezzo - ò musica vecchia,
non vale la pena doccuparscne - ed a queste risa si
unirebbero alla Bue le mie, perché davvero bisogna
ridere persino di se stesso, quando si ha avuto il coraggio
di domandare alle cornacchie il canto del cigno.
E con qucsl’ullima metafora poetica perinette.emi di
chiudere la lettera e di dirmi
Vostro affezionatissimo
VAIAI ETÀ
Altri cenili
sulle «lue sorelle A1ii.asoi.lo
Con buona pace della classe beata e trionfante dei
signori virtuosi cantanti, non esce dal vero chi afferma
clic messa imparzialmente a confronto della
classe de’ virtuosi islruménlisti, e prese le cose in generale,
quest’ultima supera di molto la prima, non
solo nella vera dottrina musicale fondala sull’intimo
studio delle difficoltà molteplici dell’arte, ma anche
nella squisitezza e profondità del sentimento estetico
dell’arte stessa. Mettete, per esempio, ad un
esame di confronto, non dirò gli infimi, ma i distinti
suonatori dell’orchestra di un’opera e i cantanti di qucll’opera stessa, e vedrete quanto di gran lunga i primi
superino questi nel complesso delle cognizioni tccni- j
clic, nell’intelligenza, nella varietà e solidità del saper |
musicale. Quante volle vediamo in teatro certe eroine i
ed croi in chiave di soprano o di. tenore esser og- ji
getto del clamoroso entusiasmo del pubblico, i quali,,
se avessero a ricever la lezione dall’oscuro professore di
clarinetto o di flauto, farebbero la meschina figura!
Quante volte quella prima donna o quel primo basso
cantante si offrono baldanzosi sulla scena a cantare le
più diffìcili parli de’ più acclamali spartiti; e se un
modesto maestrino di violoncello o di pianoforte avesse
a ripassar loro (quelle parli col foglietto alla mano
troverebbe di compatirli, perchè non sanno dar ragione
nò del valor delle note o della misura, nò della
natura dei passaggi, nè dell’importanza degli accordi,
e avrebbe a persuadersi clic tutta la loro scienza musica
consiste nel possedere una discreta orecchia, una
felice ritentiva, e una temerità senza pari?
Vogliamo di grazia essere giusti e sinceri, e convenire
che se avviene che in una cavatina, o in un
pezzo qualunque sia di drammatico concetto o di bravura,
il motivo principale o la cabaletta, sia proposta
da qualche stromcnto dell’orchestra, ben raro
è ch’ei non la eseguisca con molta maggior precisione,
garbo e giustezza di espressione clic non il cantante
pel quale quel motivo o quella cabaletta furono
espressamente ideali dal maestro. Non parliamo dei
passi cromatici, perchè al di d’oggi i nostri signori
cantanti, se appena appena si fanno compatire nel genere
coni’ ci dicono spianato (che in sostanza è il genere
più comodo per la mediocrità) guai (piando toccano
al genere cromatico! E in questo è appunto ove
i virtuosi stromèntisti, o suonatori, come volgarmente
son delti, superano immensamente i virtuosi cantanti;
anzi,. si può dire clic il più modesto suonatore eseguirà
la più complicala variazione d’un tema colla
facilità quasi medesima con cui un cantante arriva ad
eseguire il teina stesso dato clic questo sia solo un
pochino infioralo di eleganze cromatiche (1)..
Cotali pensieri mi (lassavano per la mente la sera di
lunedì scorso mentre udivo quel caro angioletto d’una
TcresinaMilanollo eseguire la fantasia della Mula di Portici,
e l’ultra sui pensieri di Bellini. In verità, dicevo
tra me e me, gli è un gran pezzo che frequento il
teatro della Scala, le cui scene si vantano d’aver dato
ricetto a tanlc e a laute esimie celebrità gutturali;
ma quando mi venne mai udito svolgere i più soavi
artifizi dell’adagio con tanta precisione d’intonazione,
con tanta finezza d’accento, con tanta verità e misura
d’espressione, quanta lic mise quella sublime funciullelta
nei due pezzi or accennati? La mia memoria mi
ricordò tre soli nomi al cospetto de quali feci un segno
rispettoso del cupo: ì nomi della Pasta, della Mulibran,
e’di Rubini: ma se ne logli queste tre sommità,
quali altri virtuosi vocali muschi o femmine, apparsi
da un pezzo sulle tavole del nostro gran palco
scenico, ne diedero ad udire le vere meraviglie del
canto con maggior arte e con più squisito sentimento
di quanto fece la Tcrcsina col suo modesto violino?
Quale cantante, mostrò di sentire più addentro di lei il
carattere dello stile patetico di Bellini, e la commovente
soavità delia sua frase cantabile, e il dolcissimo svolgersi
di quelle sue sì care modulazioni, sempre suffiisc di una
tinta di passione che inai non degenera in caricatura o
esagerazione di sentimento? E caricatura o esagerazione
di sentimento ò l’ordinario scoglio al quale urtano
que pochi cantanti che pur si pretendono di aver, capilo
e di saper far capire l’indole della musica bclliniana,
in ispccie Vadagio! Ma non cosi la giovinetta
Milanollo, la quale con quell’angelico suo arco
scorre leggerissima su tulli gli sviluppi del discorso
melodico senza clic mai il colorito, l’accento, l’espressione
pecchino o per difetto o per eccesso, ma sempre
mantenendosi a quella giusta misura clic produce
il più puro diletto e In commozione più spontanea. Ora,
clic dopo tanto tempo dacché ad ogni breve intcr(1)
Non si obbietti a ciò, col dire che il suonatore,
qualunque stromcnto adoperi.gli sarà esso molto meno
indocile di quanto suol essere la gola al cuntanle;
poi. hè d ciò rispondiamo che il fatto pare mostrare
il contrario; mentre sono ben molli coloro che senza
saper nulla di musica e senza aver fatto esercizi scolastici
di sorta, per solo istinto naturale sanno eseguir
colla gola de’passi di canto anche complicati; laddove i
di gran lunga più raro che si trovi chi faccia lo stesso
con un violino, con un flauto, con un oboe, od altro
slromento anche di meno difficile maneggio. [p. 200modifica]i sentiamo eseguirsi con tanta pomposa
pretensione la musica sovranamente drammatica di
Bellini) abbia proprio a toccare a una fanciulla concertista
di violino, della sola età di quattordici anni, il farcene
gustare il vero carattere nel più fino modo cui giupossa
l’arte, gli è quanto a mio giudizio formar
l’elogio maggiore e più pregiato cui può pretendere
la Milanollo maggiore.
E lutto sia detto di lei solamente per riguardo al
diritto clic la sua somma perizia sul violino le confcferiscc
di gareggiare coi signori cosi delti virtuosi drammatici
nella vera arte del canto; poiché se avessi ad
enumerare le doli che la fanno di gran tratto supcriore
agli altri migliori violinisti, e la pongono già a
quest’ora a lato ai tre o quattro sommi che si conoscono
nel mondo musicale, dovrei stendere una lista
ben lunga. Mi limiterò quindi ad accennare in lei alcune
qualità che molto di rado si hanno a lodare anche
nc’migliori concertisti,e voglio dire: una rara sobrietà
nell’uso dei mezzi di sorpresa, di quei mezzi
che la malizia e la ciarlataneria adoperano ad abbarbagliare
il pubblico, ma non appagano i veri buon gustai;
una tale quiete e nobiltà di contegno e semplicità di atti
ncH’cscguire le più astruse difficoltà da far credere
ai non intelligenti che quei passi arduissimi siano di
agevole meccanismo; una squisita maestria nel maneggio,
o come dice Mayseder, nell’economia dell’arco,
che sale e discende sulle corde con si giusta misura
di movimento clic l’intera lunghezza delle arcate fornisca
al maggior numero possibile di battute senza
correre il rischio dei cattivi effetti clic suol spesso
produrre il distacco dal movimento ascendente all’altro
opposto discendente; una finezza unica nel rotondare
i periodi, e nel precisare la finizione o cadenza
delle frasi, arte data a pochi, e clic tra i cantanti ii
Rubini possiede eminentemente, e gli vale in gran
parte qucirimmcnso diletto clic suol produrre il suo
canto, e giova a rendere si chiaro, si puro, sì netto
lo stile della Teresa Milanollo.
Io conchiuderò questo breve cenno coll’osservare
che se in esso ebbi specialmente di mira la maggiore
delle due sorelle Milanollo, ciò non vuol dire che non
istimi assaissimo anche il talento precoce della più
piccola. Sla laddove la prima manifesta già una stupenda
potenza di sentimento artistico, quest’altra, per la tenera
sua età, non potè finora far palese clic una mirabile
disposizione a trionfare delle più temute difficoltà
tecniche. A provare il forte ingegno e la perizia consumata
della Teresa, anche senza udirla, basterebbe
udire la Maria, eppoi sapere ch’ella ò allieva della più
provetta sua sorella. La Teresa sarebbe ad ammirare
anche se avesse tre volte tanto gli anni che ora ha;
la Maria è incantevole in parte anche pel suo visino
d’angioletto, per la sua grazia infantile, e per le piccole
sue dila (1).
Ha
ti) Questa sera le udiremo in un’ultima Accademia
alla Scala: siamo certi di un’ovazione meritata.
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
— Siamo ben lieti di poter far parte
(T una notizia ai dilettanti ed amatori della
musica, dei c/uali ha sì gran copia la nostra
Milano. Il nostro egregio professore
di Clarinetto sig. Ernesto Cavallini darà
dir I. R. Teatro alla Scala nel giorno 3
del prossimo dicembre un’Accademia,
nella quale suonerà tre pezzi nuovi per
Clarinetto solo con accompagnamento di
Orchestra da lui composti. Si eseguiranno
inoltre tre nuove Sinfonie, fra le quali la
gran Su fonia (4) del maestro Merendante
| sopra motivi dello STABAT MATCH di
f ltOSSLM.
(1) proprietà de.l’Editore Giovanni Ricordi.
— Monaco. Nella grande Accademia graziosamente |j
proposta e data da Liszt a benefizio de’ Bavaresi in!
Grecia alla quale accorsero più di 3000 spettatori, si
produsse anche Alfredo Piatti distintissimo concertista j
di violoncello, di cui l’I. R. Conservatorio di Milano!
deve andar fastoso. Dopo che il Titano del pianoforte l
ebbe suscitato indescrivibile entusiasmo col magnifico ’[
suo Capriccio sulla Sonnambula, si presentò il mode-!
sto Pialli a suonare una espressiva e brillante fantasia ]
sopra i temi dell’aria finale della Lucia di bella sua:
composizione. Da nessun applauso alla prima venne:
accolto, chè qui ci non era conosciuto. A poco a poco ‘i
il pubblico prese interesse per gli spontanei e sicuri!
suoi modi, poi lo si applaudì, quindi ogni suo canto
espresso con un sentire veramente italiano, e tutti i
suoi azzardosi e complicati passi di bravura, ove e straordinario,
vennero interrotti o susseguiti da generali ac-,
clamazioni, e dopo il pezzo lo si volle rivedere per ben
tre volle; ed entrato nelle scene, Liszt gli corse incontro
e lo baciò dimostrandogli colla maggior cordialità la
piena sua soddisfazione, ed in seguito per tutto il tempo
che si trattenne a Monaco gli prodigò le più lusinghiere
ed amichevoli cortesie e lo impegnò a recarsi a Parigi
dicendogli: Andateci pure senza paura, voi sarete contento
di Parigi, perchè i Parigini saranno contenti di
voi; di più vi prometto di prender parte al primo vostro
concerto. Tali dimostrazioni oltre modo onorano
tanto chi le ricevette quanto il sommo che si compiacque
compartirle. Gloria ad entrambi. Anche il famoso Mcntert,
forse il più abile violoncellista della Germania, accordò
al Piatti speciali suffragi (1). (Da lettera).
— 11 Novembre. La nuova Opera Zaida, poesia e
musica del barone di Poissel, intendente della musica
di Corte, fu data qui per la prima volta l’altro ieri cou
grande applauso, li compositore, da lauto tempo noto
vantaggiosamente per altri lavori musicali, fu in fine
dell’opera chiamato sulla scena.
(Gaz:. Univ. d’Aug.)
— Il cavaliere Bcniezhy, ungherese, arrivò qui nel
suo ritorno da Parigi a Vienna, e si propone di presentare
due da lui inventati instrumenti musicali. Una
Arpa-chitarra, chitarra migliorala e di maggior estensione,
e l’Eolipolica, specie di violoncello a sci corde,
trattabile come stromenlo a corda e colile arpa. Sonato
coll’arco supera di molto riguardo alla pienezza del
tono il solilo violoncello, e nell’arpeggio uguaglia affatto
l’arpa. Siamo curiosi di sentire questi istrumenli in un
locale maggiore.
(Ivi)
— Vienna. Per la gran festa musicale data il 5 novembre
nell’I. R. Cavallerizza d’Inverno si esegui la
Creazione di Haydn, in presenza dell’intera augusta
Corte, e di un numerosissimo pubblico, da più di 1000
individui, fra inslrumenlisli e vocalisti. L’esecuzione,
in ogni riguardo eccellente, fu coronata del maggior
successo. L’intera Corte, rimasta sino alla fine, venne
accolta al suo apparire con un triplice evviva.
(Gazz. teatr. di t’ienna.)
— Il gioì no 9 novembre si esegui per la seconda
volta questo Oratorio parimente in presenza di un numerosissimo
uditorio, e col maggior successo.
— Il rinomato concertista di violino Brusi, abbandonando
Parigi, intraprese un viaggio pel Nord. Per
ora si reca a Hannover, ove passerà qualche tempo nella
sua qualità di regio maestro di concerto. Di là suderà
per la via di Berlino c Kònigsberga a Pietroburgo.
— Nell’ultima sua annua generale Seduta l’Unione, Olandese per promuovere l’arte musicale ba conferito
il primo premio di un inno cou coro doppio al
sig. I. I. H. Vcrhulst doli’Aja. Nominò membri nuovi il
detto sig. Verhulst ed i signori Schumanu e Hillcr a
— Il Re di Prussia conferì la gran medaglia d’onore
per le arti e scienze al suo direttore di musica. Ottone
Nicolai, attualmente maestro di Cappella al teatro di
Corte dell’Opera a Vienna.
(Gazz. Jtfus. Univ.)
— 11 rinomato virtuoso d’arpa Parish-Alvars, di ritorno
dal suo viaggio artistico, è arrivalo a Vienna.
— L’illustre cantante Ungber-Sabatier regalò la somma
di mille zecchini agli incendiati di Stuhlweisseuburg,
sua città natia. (Cosi la Gazzetta JUusicale di t’ienna
dell’11 corr.), per cui la Ungher, come lo dice il suo
nome, sarebbe dell’Ungheria, e non già di Vieuna come
si credette finora.
— PiETnoBUKGO 27 ottobre. — Jeri ebbe qui luogo
la prima recita dell’Opera Italiana col Pirata di Bellini,
che piacque assai. Rubini - Gualtiero, Tamburini - Ernesto,
signora Pasini - Imogenc, ne sono i rappresen(1)
Il Piatti ora tornò in patria e
lon ha alcun impegno.
fanti principali. La prima donna vale poco. Si aspetta fra
non molto la Schiitz e la Schoherlcchncr, le quali però
difficilmente canteranno nell’opera.
(Ivi)
— La signora Paolina Viardot c partita per Pietroburgo,
ove è scritturala al Teatro Italiano pella stagione
invernale.
— La Parte del Diavolo, d’Aubcr, venne applaudita
a Lipsia ed a Francoforte.
— Il giovane Filtsch, questo brillante allievo del celebre
Chopin, trovasi ora a Vienna, ove si farà udire il
venturo mese in alcuni concerti.
— Si diede or ora ad una nuova contrada di Vienna
il nome di contrada Beethoven.
— La società delle arti a Vienna, darà quest’anno,
pel suo gran festival le Stagioni d’Haydn.
— Si annuncia assai anticipatamente un festival a
Oxford pei diciassette, diciotto e diciannove giugno 1 SII.
Il vice cancelliere deH’universilà ha promesso il suo patrocinio
a questa solennità musicale.
— Il festival d’Edimburgo fece soggiacere i suoi appaltatori
ad una perdita considerevole: gl’introiti rimasero,
dicesi, mille lire sterline al dissotto delle spese.
««TIZIE RECENTISSIME
li Don SéOnslie*«, nuova Ojeera francese
«li Ilovi/.iiii «lala al tuffimi’ Oyrmr,
la sera del 13 corrente.
(Da carteggio privato)
«Il Don Sébastien, venne dato jeri il 13
corrente con grandissima riuscita. In ciascun
atto si notarono bellezze di primo ordine,
ma il migliore è il quarl’alto, che nel tutto
insieme mi sembra un vero capo lavoro.
L’intera platea irruppe con entusiasmo per
domandare la replica della scena principale,
la quale fu ripetuta con generale e
vivissima acclamazione. La Romanza di Duprez
nel second’alto produsse grandissimo
effetto^ a me pare superiore a quella della
Favorita che pure è ormai diventata popolare.
La profezia di Barroilhet nel prilli’atto,
la Romanza nel terzo e la Barcarola
nel quinto sono pezzi pieni di attrattive
e di venustà. Tutti i duetti, e sono
molti, mi pajono pregevoli per sceltezza e
novità di inolivi. La musica delle danze
sbaquella
ricca di splendide melodie:
glio, o l’instrumentazione pa
dei più grandi maestri della Scuola tedesca.
Insornma io non credo peccare d’esagerazione
col predire che il Don Sébastien
deve trionfare su tutte le scene che gareggieranno
nel procurarsene lo spartito. «Fin qui il nostro corrispondente, alle
cui calde manifestazioni di un entusiasmo
non ancora sedato, desideriamo vivamente
faccia eco il più riposato giudizio del giornalismo.
ERRATA-CORRIGE
Nell’articolo del maestro Manna intorno al Dies-irae
del cavaliere Giorgclli, inserito nel N. 45 sono occorsi
alcuni errori di stampa che ci affrettiamo di avvertire
per la migliore intelligenza dello scritto.
Colonna Linea Errala Corrige
2.a 4.a antichi archivi
4.a 2.H moto vuoto
n 70.a però perciò
5.a 50.a a più e poi
6-a 2.a a quello o quello
e 6.a pessando passando
Dall’I. R. Stabilimento «azionale Privilegialo
di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVANNI RICORDI
Contrada degli Omtnoni N. 4720.