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GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 4 9 Novembre 4 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scelta musica classica aulica c moderna, destinali a comporre un volume in 4." di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio ligurato si intitolerà A.DI MILANO Lu musique, pur des inflexions vives, accentuées, et, • sinus, peint tous les tableaux!rend tous les objets, ■ soumet la nat,ire entière à scs savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’Iiomme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Rousskju. Il prezzo dell’associazione alla Gazzettu c aVAntologia classica musicale è dielTcll. Ausi. J,. 12 pcrscmcstrc, ed cITctt. Ausi. I,. 14 affrancala di porlo fino ai contili idei la Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi.corrispondenti dello Studio /licordi, nel modo indicalo nel Manifesto. Le associazioni si ricevono in Milano presso l lJllicio della Gazzetta in casa /ììcnrdi. contraila degli Onicnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Urtici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. I. Li Musica guardata nei bisogni presenti.?- II. Biografi*. Pcrgolesi Giambattista. - III. Carteggio. -JIVVarikta’. Altri cenni sulle due sorelle Milanollo. - VNotizih Musicali Divkrsk. - VI. Parigi. Notizie recentissime Don Sébastien di Donizetti. - VII. ErrataL Y MUSICA GHIIDATA NEI I1IHOI.M PltF.NKNTI Articolo V. (Fedi i fogli di questa Gazzetta.V. 32, 13, 39 e 42) li dramma vuol essere pateiico,! ■ve! m°d° die le commozioni il ■j^^r‘svegl’ate sieno in armonia ^St^Acolla morale. E gli antichi tanto erano d’accordo su questo punto che Aristotele affermò la tragedia, per via del timore e della compassione, purificare queste, e simili passioni; così che l’Herman cliiosando questo luogo (Poet. cap. VI) osserva essere chiaro quanto intenda il filosofo, dovendo noi del teatro uscire commossi così, che le commozioni sieno contrarie alla viltà, ed ai disonesti appetiti. L’effetto adunque del patetico debite essere di innalzarci alla sfera de’nobili e virtuosi sentimenti, di disporre l’animo nostro a sentire il buono, il bello, il sublime, il divino. Ma la poesia congiunta colla musica e cogli altri elementi teatrali può destare in noi tanti movimenti, quanti ne potremmo annoverare tra l’apatia e la prepotente agitazione del cuore, tra una pacata sensazione e l’estasi più sublime. Quale ampiezza di potere non ha dunque il melodramma! Io non entrerò nella teoria degl; affetti, intento solo ad avvertire ciò che la musica può operare ne’bisogni nostri. Osserverò soltanto ed in generale, che il maneggio delle passioni drammatiche debbe armonizzare colla privata e pubblica educazione. Egli è disdicevole che il teatro musicale tocchi e svegli certe passioni che i medici d’una volta avrebbero curate colla musica, voglio dire con quell’arte un tempo molto significante ed efficace. Le passioni del dramma anche le migliori dovrebbero essere appena abbozzate, appena disegnate; dico poeticamente, perchè la musica debbe dal canto suo aggiugnere il resto. E perciò qualunque drammatico si sbraccia a caricare di forti colori il suo argomento, a tragediare il suo libretto è fuori di strada. Peggio fa quaudo lo storico o l’ideale lo spinge a tratteggiar passioni che o svegliano antipatie contro il passato, o get- P tano la fantasia nostra in un abisso di I dubbj e di diffidenze sì, che tutto il reale e positivo che sostiene la società va via via crollando. La musica che accompagna 3ueste antipatie, e questi perniciosi sogni, iventa o nulla, o ridicola, siccome quella che è fatta per tenere legati gli animi nel godimento de’ piaceri possibili ed onesti. Vi vuole adunque grande cautela nella mozione degli affetti affinchè il ben educalo pubblico possa sempre più purificare que’ sentimenti che la scuola domestica o mondana gli ha inculcati. L’amore p. e., perpetuo ripiego delle scene, è una passione spesso trattata con poca delicatezza, e perciò di pernicioso effetto rie’giovani spettatori. Eppure quanti belli e buoni sentimenti potrebbe ispirare (juesta consonanza morale, ove i drammatici sapessero uscire dal loro triviale cerchio, od almeno volessero abbandonare le cronache galanti presenti e passate! Certamente i giovani nostri non applaudono più nè Plauto, nè Terenzio, più non sorridono alle scene della Mandragora, e simili rappresentazioni d’una volta; ma io vorrei pure che gli scrittori d’opere non discordassero nel costume dagli altri poeti moderni che vanno purificando l’amore. Egli è dissonante udire dalla lirica: «Onorale le donne; esse intrecciano il felice nodo dell’amore, e nel velo pudico della grazia alimentano vigili il fuoco perenne degli onesti sentimenti con santa mano... j Con verecondo costume rimangono esse nella modesta capanna della madre, figlie fedeli della pia natura... tengono lo scettro del costume;» {Schiller) e poi udire dai palchi teatrali sentimenti opposti. La prevaricazione per lo più viene non già da mancanza di giudizio, e d’onestà, ma dal voler sceneggiare passioni troppo violente. Quando un autore ha scelto un argomento storico, e principesco credesi obbligalo di darci le più forti scosse, di attristarci coi più fastidiosi colori. Ei vuole che la platea si dia alla disperazione, ed agonizzi ad una peripezia che doveva essere soppressa per il nostro meglio. Le Griselde e e Agnesi d’una volta ci movevano di più in questo genere; una breve angoscia, due o tre lagrime bastavano per darla vinta al poeta ed al maestro. Il dolore debbe essere naturale e soave; ed è pazzia il voler farci piangere per forza. La somma poi delle cose sta qui, ed è che il movimento degli affetti armonizzi. coll’onestà. Ogni commozione che tende a distruggere l’armonia che è tra lo spirito ed il corpo è perniciosa. Perchè nelle persone educate Quai due ben temprate corde, Spirto c corpo in armonia Hanno al ben molo concorde, Ilan dot bello egual piacer, siccome ci avvenne di cantare una volta. Le leggi dell’onesto sono appunto quelle che conservano questa consonanza, ed ogni turpe insinuazione le distrugge, o I le indebolisce. 2. Col decoro, il quale è la legge che sorveglia le apparenze, e mette l’esterno in consonanza coll’interno. Perchè la passione eccitala può essere onesta e lodevole, ma non conveniente, non esponibile sulle scene. E questa cautela va molto osservata ne’drammi buffi, affine che la festività del cantare e del gestire non degeneri in libertinaggio. Ogni movimento ’ incomposto nel melodramma pecca in due maniere: trasgredendo le leggi della; convenienza, e abusando della musica nata fatta per tenere l’uomo in armonia con ogni maniera d’ordine morale. 3. Coll’opportunità. Questa virtù è in generale poco I conosciuta dai drammatici, poeti e mae1 stri. Quanti bei sentimenti sen rimangono j senza efficacia, perchè mossi fuori di tem1 po e luogo! Talvolta non solo la musica, i ma pure il libretto che è il midollo di tutto [ lo spettacolo sembra fatto a pezzetti che a caso si trovarono insieme per formare un tutto. Che il maestro talvolta prepari i suoi pezzi prima di avere soli’occhio la poesia, non mi riesce incredibile; ma che il poeta munito di tulta la libertà, di tutto il tempo necessario si diletti pure a lavorar mosaici noi voleva credere. Nondimeno, quando vediamo sulle scene tanta inopportunità nel toccare le corde degli affetti bisogna ben confessare che il melodramma è uscito piuttosto dall’antro delia Sibilla, che dal laboratorio di due ingegni avvezzi a meditare e coordinare. Peggiore inopportunità è quando il poeta fa piangere, ed il maestro fa ridere, e viceversa. Contrasto bizzarro che serve a mettere in ridicolo e con pessimo effetto, quella sensibilità che debbe in un teatro musicale decidere della somma delle cose. Vi ha una quarta virtù nell’eccitar gli affetti che si potrebbe chiamare misura. Il troppo in questa parte è nocevole anzi che! no; pure alcuni drammatici moderni non j! la finiscono mai, ed lian coraggio di darvi O un’intiera Opera senza consolarci un niomento con un pensiero, un motivo allegrò. Gli antichi dicevano, che nulla secca più presto che le lagrime. Ma il troppo