Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 40
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ili GAZZETTA NIMICALE ANNO II. N. 40. DOMENICA
Ottobre 4 845.
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta mus classica antica e moderna, destinati a comporre un 1 lume in 4." di centocinquanta pagine circa, il quale apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà A DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. ■ pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas* sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets. - et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. ■ J. J. Roussf.xu. Il prezzo ddl’associazionc alla Gazzetta e M’Antologia classica musicale è di elle!t. Ausi. I,. I ’2 persemestre, ed elTett. Ausi. L. l i affrancata di porlo lino ai conlinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — l.a spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli IJlfici postali. Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porlo. I. Biografia. Domenico Cimarosa. - II. Carteggi. - Ili. Teatro Re. Brevissimo cenno sul Saul d’Alfieri, ecc. - IV. Notizie Musicali Diverse. BIOGRAFIA IIOHKVK O CIMAROSA iti Aversa, piccola città a tre le’l,e <1«Napoli, nel 1754 nacque L(3fìil celebre compositore di mu£Ao««iea drammatica che forma il aggetto di questi brevi cenni biografici, raccolti con quanta esattezza poteasi dalla Biografìa degli uomini illustri del regno di Napoli, e dalle opere del Gervasorii,del Berlini, del Pojoulx, del Castil-Blaze, e specialmentedel Fétis,’che spesso accurato studio pose a illustrare nelle sue opere i meriti presso le allre nazioni della buona musica italiana. La sorte non favori gli onesti genitori di Domenico Cimarosa d’un ricco patrimonio da trasmettere alla prole; Francesco, suo padre, stabilitosi a Napoli nel 1757, vi mori quattro anni dopo, lasciando la vedova Anna e l’unico figlio nella miseria. Se non che al difetto dei beni di fortuna cercò di rimediar la madre con lasua sollecitudine, raccomandando il pargoletto figlio alla protezione del di lei confessore il Padre Porzio, monaco antonino, il quale, maravigliato insieme ed innamorato dell’ingegno che già mostrava il piccini Domenico, non solo volle assumersi l’incarico della sua educazione. ma, con raro esempio di beneficenza, eziandio del suo mantenimento. Per buona ventura il P. Porzio tenea l’uflizio d’organista del suo convento, e non di rado dilettavasi di suonare in cella il gravicembalo e di cantare, onde Cimarosa, che mai non lo abbandonava, attentamente gli prestava orecchio, e per ricrearsi, quando era solo, si faceva a ripetere le udite cantilene. Di questo modo cominciò egli a prendere passione per la musica, e si sviluppò in lui la vocazione per la bell’arte,della quale Porzio gli apprese i primi elementi, ed affinchè riuscisse meglio erudito, l’affidò più tardi alle cure del maestro Aprile. I suoi progressi furono tanto rapidi, che il di lui benefattore e lo stesso Aprile lo fecero tosto ammettere nel rinomato conservatorio di Nostra Donna di Loreto che allora contrastava il primato ad ogn’altro pubblico istituto di simil natura. Sotto la direzione dell’illustre Fenaroli, autore degli utilissimi Partimenti, il Citi rosa fece i suoi studii di contrappunto, attinse a principi! della scuola di Durante che continuavano a servir di norma in quell’istituto, e attese a impossessarsi di tutte quelle cognizioni teoriche che in processo di tempo lo resero oggetto d’universale ammirazione nell’esercizio dell’arte musicale. Si raccontano ancora nel conservatorio di Napoli gl’ingegnosi accorgimenti dal Cimarosa adoperati a durar la notte nello studio, senza turbare il sonno de’suoi compagni che riposavano nello stesso dormitorio. Le composizioni da esso scritte prima d’uscir da quel musicale istituto già facevano chiaro quale fosse la di lui immaginazione, e ciò che l’Italia potea da esso promettersi in avvenire. Piaceva eziandio siccome non commi sonatore di violino, di organo e di gravicembalo, e formava la delizia de’suoi condiscepoli cantando al pari del più esperto professore, particolarmente nel genere buffo. La di lui sicurezza e valentia nel canto erano tali, che, oltrepassati di poco i dodici anni, esegui sulle scene del teatrino del collegio, con soddisfazione e maraviglia universale, la difficile parte di protagonista nel Fra Donato, giocoso intermezzo, con musica di Sacchini. All’uscire del conservatorio, nel 1775, il Cimarosa fu accolto da madama Ballante, la quale soccorse in tutti i modi alla nascente sua fama e virtù, finché vinta dalle supreme qualità dell’animo e dell’ingegno suo, le accordò in isposa la propria figlia, che mori nel dare alla luce il primo frutto della loro unione. 11 Cimarosa si rimaritò poi qualche tempo dopo con una giovine da lui conosciuta in casa di madama Ballante, la quale pure il lasciò vedovo dopo averlo fatto padre di un figlio e d’uria figlia. Qui è a proposito, ad onore del nostro compositore, il notare, che scaduta di fortuna la Ballante, grato egli a’ benefizii che nella sua giovinezza ne avea ricevuti, divenne il sostegno di quella sventurata. Non permettendoci i ristretti limiti di questi cenni di soffermarci a discorrere di tutti i drammi ch’egli pose in musica, toccheremo solo di quelle Opere che furono accolte da universale applauso, e parimenti solo dei fatti principali della sua vita. Nell’età di diciannove anni segnò in Napoli le prime orme nell’arringo teatrale colla farsa intitolata la’ Baronessa Stramba, produzione che destò non minor interesse che sorpresa, e gli valse d’esser chiamato a Roma nel carnovale, l’anno 4 774, per adornare di melodici ed armonici modi la lirica commedia dell Italiana in Londta: a cui successero in Napoli nel Teatro Nuovo La Finta Frascatana e La Finta Parigina, ed in quello de’Fiorentini II Fanatico per gli antichi Romani,• nella quale ultima Opera per la prima volta si udirono dei terzetti e de’quartetti nel corso dell’azione, innovazione che bentosto fu adottata da lutti, come prima erasi fallo co’finali inventali dal sommo Piccini nella Buona figliuola. Prodotti felicemente a Roma, nel 4776, il Pittore parigino ed i Due Baroni, fece ritorno a Napoli e vi scrisse pel teatro de Fiorentini i Tre Otjei, l’Annida immaginaria, gli Amanti comici, ed il Matrimonio per raggiro, Opere che per l’ab! bondanza d’inspirati e facili motivi otten| nero che il nome del giovine compositore | cominciasse ad andar congiunto con quelli i del Guglielmi e del Paesieilo, le cui ele| ganti composizioni eccitavano di que’giorni j ne’Napoletani un indescrivibile entusiasmo. Quindi ebbe principio la nobil gara fra questi tre grandi emuli, che tanto onore all’Italia non avrebbero forse apportato, se contemporaneamente non avessero dovuto esercitare il loro ingegno, e tolti e tre posero ogni loro studio ad accordare perfettamente la musica colla poesia, con islile di verità e naturalezza temperato sulle norme del gusto di tutti i tempi. Nel 17/9, oltre il Calandrino, espose iii Roma Cajo Mario, spartito serio di un merito segnalato: nello stesso anno, col Mercato di Mulinati!ile^ eoX Assalonne e colla Giuditta colse nuovi allori a Firenze. Di là si trasferì a Napoli per l’apertura del teatro del Fondo, il quale per la prima volta, nel 4780, risuonò delle melodiose note dell’h fedeltà fedele, e del Falegname. Compose dappoi X Alessandro nel! Indie a Roma e XArtaserse a Torino, neli’auno 1782, dopo la prima rappresentazione del Convitato di pietra, riescila di sommo aggradimento al pubblico veneziano, Cimarosa fu ricondotto in trionfo alla propria abitazione fra lo splendore de’ceri, il festivo suono degli stranienti musicali e le strepitose acclamazioni dell’esultante turba. Dopo questi trionfi lo vediamo rimpatriare, e comporre pel teatro de’ Fiorentini la Ballerina amante, e Nina e Martuffo’, pel Fondo la Villana riconosciuta, e pel teatro S. Carlo X Oreste e! Eroe Chinese. Nel 4784 si solennizzò l’apertura del nuovo Teatro della Fiera di Vicenza colla riputatissima sua Olimpiade, che va superba d uu divino pezzo, vero modello de’ duetti drammatici. Quindi a Milano espose i Due supposti Conti, a Na ) poli die’ compimento alla Giannina e Ber- jj | riardane, fece la bella farsa del Credulo, j|. la Donna al peggior s’appiglia, le Trame | deluse (dov e quella famosa e magica aria, «Sei morelli e quattro bai)» 1 Impresario in angustie ed il Fanatico burlato, capolavori di estro, di novità e di puro stile comico, die troveranno sèmpre apprezzatori, ed a cui non pochi maestri d’oggidì ricorrono per abbellirsi di si preziose spoglie. Né Cimarosa lasciò intentato il venerando genere messo in uso da S. Filippo Neri: cìie anzi il di lui Sagri/i zio d’A bramo. dato nel 1784 al Fondo, viene annoverato fra i più eccellenti oratorii. La riputazione del Cimarosa veniva intanto diffondendosi per tutta Europa e il di lui nome sonava riverito di città in città. Caterina II imperatrice delle Russie, tutlor commossa dalle creazioni di Paesiello, che di fresco era ritornato in Italia. e vogliosa di sentire il di lui competitore, lo fece sollecitare onde a lei tosto venisse: égli esitò alquanto prima di corrisponu all’onorevole invito, finché mosso dalle seducenti e vantaggiose condizioni a lui profferte, e dalla vaghezza di visitare nuove contrade, prese la via di Pietroburgo al principio del 4787, e costretto a soffermarsi a Torino, ivi in pochi giorni lasciò sfuggir dalla penna i! Valdo miro. Ripiglialo quindi il suo cammino ed arrivato alla Corte della generosa Autocrata, venne da lei benevolmente accolto, e gli fu conferito il titolo di compositore del teatro Imperiale e di camerà di S. M. Ne’quattro anni ch’ivi soggiornò diede prova di una fecondità e prontezza, componendo con senza par; (stancabile assiduità una cantata pel principe Potemhin col titolo la Serata non preveduta. quattro grandi spartiti teatrali, cioè: la Vergine del Sole, la Felicità inaspettata, Cleopatra, e l’Alene edificata; una messa da Requiem per i funerali della duchessa Serra Capriola, e più di cinquecento pezzi sciolti, parte vocali e parte istrumentali a servizio della Corte. Fu colmato d’ogni sorta di ricompense e gentilezze da’primarii signori russi e dallo stesso Paolo I. che nel 1788 si degnò di far tenere al fonte battesimale un suo figliuolo, imponendogli il proprio nome. Cimarosa di più non avrebbe potuto desiderare, se la sua salute non avesse comincialo a provare i tristi effetti dell’eccessivo rigore di quel clima tanto diverso dal suo natio, e questa fu la prepotente cagione che lo costrinse a prender commiato da Pietroburgo. Passando per la Polonia fu da quel re chiamato, convitalo, e regalato d’una preziosa tabacchiera di diaspro contorniata di diamanti. Nuovi onori l’attendevano a Vienna. Il munificentissimo imperatore Leopoldo, volendo decorar la sua Corte d’un sì nobile e peregrino ingegno, gli assegnò uno stipendio annuo di dodici mila fiorini e l’alloggio, nominandolo nello stesso tempo maestro di camera e del teatro. Ne’dueanni da esso passati nella capitale austriaca compose la Calamita dei cuori, Amor rende sagace ed il di lui capolavoro,il maraviglioso Matrimonio segreto, che più d’ogni altra partitura appalesa miglipramenti incalcolabili dal Cimarosa nella musica scenica operati. Aveva allora trentotto anni, quindici dei quali, o | poco o più, impiegati nello scrivere circa set’tanta Opere drammatiche, oltre un’immensa | quantità di musica d’altro genere; ma an) zichè la sua vena si trovasse per tanto uso inaridita, provò eli’essa era tuttavia nella maggior sua copia, colla creazione di quest’ultimo capolavoro, i singoli pezzi del quale possono riguardarsi come insuperabili modelli di brio, d’originalità, d’eleganza, di spontaneità, ecc., abbelliti di tutte le grazie dell’arte, e composti giusta le infallibili norme prescritte dal sentimento e dalla natura. L’effetto della prima rappresentazione fu si grande, che l’Imperatore rapito da tante bellezze, fatta al momento allestire una lauta cena pe’ cantanti ed i professori d’orchestra, ordinò che dopo cenato, nella medesima notte, venisse replicato lo spartito, e che al compositore si regalassero cinquecento doppie napoletane. L’anno 1792 sarà mai sempre memorabile ne’ fasti della musica; poiché comparve il Matrimonio segreto, e nacque Rossini. (Sarà continuato) CARTEGGIO Firenze, 19 settembre Il dì sesto de! corrente settembre, in una delle sale dell’Accademia di Belle Arti in S. Caterina, sostencvasi pubblico esperimento dai giovani allievi della classe di musica, c si aggiudicavano dagli accademici professori i premj di emulazione, clic annualmente si concedono a quelli clic più tra loro per progressi sanno distinguersi. - Prima a scendere in lizza fu la scuola di violino, ed il giovinetto Carlo Conti di S. Miniato vinse a voti unanimi il premio, suonando delle non focili variazioni di David. Si distinse specialmente per esattezza nel tempo, gusto di esecuzione, bel maneggio di arco ed inappuntabile intuonazionc. Alla scuola di violino successe quella di pianoforte. La signora Giuseppina Bruschetti ottenne il premio, o mostrò di non aver risparmiato studio per vincere le materiali difficoltà della esecuzione sul diffìcile islromcnlo da lei coltivato. Terza a scendere nell’arena fu la scuola di canto. Tra i numerosi allievi di questa, prima a distinguersi fu la signora Maria Turchini, ili Firenze, che cantò con generale applauso la grande Aria di Elena nel Murino Fatiero. Pare clic si possa con sicurezza presagire a questa giovane una brillante carriera sulle scene a cui sembra si voglia dedicare, attesoché ai doni naturali non comuni che possiede, unisce buono stile attinto ad una pinzala scuola di canto. La signora Rosalia Boutct riportò l’accessit, e, quantunque non dotata di fortissima nè molto estesa voce, si distinse per esattezza di esecuzione e castigato metodo. l’u pure premialo il baritono signor Pietro Sbolei, che con una voce alquanto fallace ma piuttosto grata cantò un’aria di Mercadanle nei Briganti. In generale ne disse con lode tutta la parte di grazia, ma gli mancò alquanto il vigore cd un sufficiente granilo nelle cose di agilità clic vi sono in gran numero. Dopo aver rammentato tutti questi nomi è giusto che non si tacciano neppure quelli del signor Paeinolli e del giovinetto Jefte Sbolei, ambo fiorentini, dei quali il primo ottenne il premio di contrappunto, il secondo quello di solfeggio. Nella stessa occasione fu reso pubblico anche il giudizio del corpo accademico, che tra i sci concorrenti al gran premio triennale di composizione, lo aggiudico alla signora Carolina Coltellini Beaudovin bolognese, per aver posto in musica a forma del programma il Salmo Confitebor Ubi Domine, a quattro voci con accompagnamento di orchestra, in modo clic se non è assolutamente superiore ad ogni eccezione, merita però lode non connine. Dopo il concorso, gli alunni intrattennero il pubblico con l’esecuzione di varj pezzi di musica in forma di accademia. Primi brillarono in essa quelli della scuola di violino, diretta dal prof. Cav. Giorgctti, c portata da lui nel breve tempo che ne è alla lesta ad un punto tale, da potere stare a fronte di qualunque altra anche delle più celebrate. Ognuno potè riscontrare molto gusto di esecuzione, dei nettissimi colpi d’arco, un bello stile largo e la solita precisione di intuonazionc nel giovine Agostini, che suonò l’adagio ed il rondò del bel concerto in la minore di Rhodc. Ed ognuno poi potò ammirare l’unione c la forza degli otto giovani, che insieme a conveniente numero di altri artisti presero parte all’accompagnamento dei pezzi si vocali clic istrumcntali, e specialmente all’esecuzione con parli quadruplicate del primo tempo di un sestetto a due violini, due viole, violoncello, e contrabbasso,, scritto per tal circostanza dal sullodato Giorgitti. È di desiderare che voglia esso presto dar coiiipimcnto agli altri tempi che in queste composizioni, | secondo il costume ormai invalso, sogliono tener die-; tro al primo,’ c render di pubblica ragione questo ( suo lavoro, clic al merito di una condotta bella per i logica deduzione dei pensieri, di una ricca mo- e delazione, di una elaboratissima fattura, unisce l’al- *■ tro non comune di molla eleganza c spontaneità. Gli alunni della scuola di canto eseguirono lodevolmente il finale dell’atto primo dell’oratorio Deboru, composto dal loro precettore il maestro Ferdinando Ceccherini, cd ognuno in mezzo a quella molto elaborata composizione, applaudì specialmente al grandioso adagio, di bellissima e larga fattura, c ili maestosa austerità di stile. 1 signori Gaspcro Banfi ed Emilio Bianchi eseguirono lodevolmente delle variazioni a l mani per pianoforte, composizióne del dilettante signor F. Targctli; cd in fine gli alunni tutti delle scuole di musica chiusero il trattenimento, eseguendo con bell’accordo c precisione un magnifico coro fugato del Timoteo di llàndcl. La mattina poi del di 17 S. E. il signor consigliere don Neri dei principi Corsini, di commissione e rappresentanza di S. A. il Gran-Duca portavasi all’Accademia di belle arti, cd accompagnato dai superiori impiegali dello stabilimento, in presenza degli accademici sì professori che onorarj, e di scelto concorso, distribuiva di propria mano le medaglie di onore agli alunni ed artisti premiali, riuniti nella gran sala detta del Buon-Umore in S. Matteo. In tal circostanza, in vece del celebre Niecolini segretario accademico, di cui lutti.lamentano il Silenzio da molti anni conservalo in simili solenni occasioni, il signor Ferdinando Ranalli intrattenne la scelta udienza, leggendo un suo dotto ragionamento in cui a lungo dissertò sui pregi artistici che distinsero il sommo Leonardo da Vinci. Casamorata Parigi li... Monpou, l’autore di varie romanze, che godono ancora d’una grande popolarità, il maestro che avea composte pcll’Qpéra-comique,les deux Beine»; le Piquillo e pel teatro della Benaissance la Citaste Susanne, tre spartiti clic avevano dal più al meno ottenuto un brillante successo, il compositore clic univa ad una immaginazione viva, feconda, piena di idee felici cd abbastanza originali, delle cognizioni artistiche incomplete ed assai poco profonde, morì nel mezzo d’una carriera clic cominciava ad esser splendida, ucciso quasi dall’eccessiva applicazione con cui s’ero dedicato al lavoro. E fu questa una vera perdila per l’arte, che polca aspettarsi dei frutti preziosi da quest’ingegno vivace c fecondo, clic possedeva la più bella delle qualità clic dovrebbero esser proprie, d’un artista, la facoltà cioè dell’invenzione, questo tesoro che tutti sono persuasi di possedere, sebbene assai pochi riescano a far dividere quest’onorevole persuasione al pubblico. E questa morte fu tanto più deplorabile in quanto colse Monpou nel mentre era dietro a terminare il Lambert Simnel, peli’Opéra-comiquc, che rimase così incompiuto, e. che sarebbe stato perduto polla scena, se uno de’ più distinti ingegni musicali della Francia, il sig. Adolfo Adam, non si fosse assunta l’onorevole c generosa missione di dar l’ultima mano alla fatica del defunto maestro. Grazie dunque a questo nobile concorso, il pubblico dell’Opéra-comiquc potè raccogliere il retaggio delle, ultime ispirazioni di Monpou, e gettare, cosi una corona d’alloro su questa tomba apertasi ahi! troppo presto dinanzi ai passi d’un giovane, a cui la natura aveva largito ii più raro c il più prezioso de’ suoi doni, il talento. Mercè dunque à questa circostanza funebre, la prima rappresentazione del Simnel prese un doppio carattere. di solennità, che venne ampiamente giustificata dal merito intrinseco del nuovo spartito. E ben vero però che tutto concorse a rendere la cornice degna del quadro; Adam colla religiosa premura con cui adempì al suo incarico, il direttore Crosnicr non ommcttcndo nulla perchè la messa in scena avesse tutte le attrattive del lusso e dello splendore, gli artisti sfoggiando una esecuzione accurata, squisita, degna insomma di ogni elogio sotto tulli i riguardi. Così gli applausi nu. morosi, frequenti clic ccchcggiarono in teatro, non fui rono un semplice omaggio di compianto e di ricor! danza, ma l’espressione più vera, più meritata della I pubblica soddisfazione, clic trovava un perfetto accor! do nell’importanza artistica dell’opera, c nei mezzi adoj peniti per interpretarla. 11 libretto di questo spartito è di Scribe c Mcli Icsvillc; l’argomento è tolto da una pagina della «storia (l’Inghilterra, resa celebre dai fotti c dalle imI prese d’un avventuriero, conosciuto generalmente sotto.! il nome di Re-fornaio. Io non vi forò l’analisi di que- C | sto nuovo prodotto dell’imaginazione e della fertilità ì il dei due più operosi provveditori dei grandi c piccoli e j teatri; vi basterà che vi dica, offrire, questo libretto * II delle situazioni interessanti, delle posizioni m ’ " - ili | intrigo condotto con gusto c con abilità, c clic lascia» convenientemente sospesa la curiosità dello spettatore;
- c mi pare che con tali pregi le attuali esigenze per un
t libretto per musica sieno abbastanza soddisfatte, j Riguardo alle note io vi diri) che presentano i pregi ’ c i difetti dell organizzazione musicale, che era propria di Monpou: delle idee clic non mancano di novità e di freschezza ma una certa indecisione sui modi d’interpretarle, maggior lusso d’imaginazione che di scienza, più leggerezza clic studio, dei pezzi più apprezzabili pel concetto che polla forma. I pezzi che fermarono maggiormente la generale attenzione furono l’introduzione istrumenlale, ohe consiste in un a solo di v ioloncello d’un effetto delizioso; l’introduzione vocale, P aria di Simncl, ed un terzetto che è forse il migliore frammento di questo eccellente spartito. Questi pezzi appartengono al primo alto, che è senza contraddizione supcriore ai due suoi confratelli, nei quali si risente un po’ la stanchezza d’una fantasia aggravata dalla fatica, e forse dalla malattia che cominciava a minare l’esistenza del loro giovane autore. Masse!, il protagonista, madamigella Darcicr, la Prcvost, la Rcvilly, Grard, Mockcr, Grignon, Duvcrnoy, i cori c l’orchestra, tutti disimpegnarono, in proporzione dei rispettivi loro mezzi, assai lodevolmente alle loro parti. Il pubblico tenne a calcolo tutti questi sforzi, e seppe dare a tutti una conveniente retribuzione co’ suoi applausi sempre concordi c spesse volte ripetuti. Frattanto si si apparecchia con grandi preparativi ad affrontare alla Grand’Optra la stagione d’inverno. Le prove del Don Sébastien de Portugal, opera in cinque atti di Scribc c di Donizctti, sono molto avanzate, e pcrmctlon di sperare che questo lavoro, su cui la, direzione fonda tante speranze, possa essere offerto alia pubblica impazienza verso la line del vicino ottobre. Si sta pure studiando con premura un ballo in Ire atti intitolato Un Caprice di Saint-Gcorge c Mazillicr, c la cui musica sarà un interessante mosaico, giacché fu affidalo a Ire maestri diversi, vale a dire a Burgmullcr già conosciuto pel suo valzer della Gisella e pclla sua musica della Peri, ed ai signori Flotow e Deldcvcz ignoti ancora, ma, dai quali si si ripromette assai, giacche sf sospetta che posseggano molto ingegno. Si darà pure un’opera in due alti, di cui si tacciono ancora i nomi degli autori, c la stagione non si chiuderà senza offrire la traduzione d’un’opera di Rossini, che sarà raffazzonata dai signori Vaez c Roycr pclla scena francese, ed in cui verranno intarsiali dei pezzi non conosciuti a Parigi: barbaro progetto contro cui mi dichiaro fin d’oggi, pronto a rinnovare le mie protestazioni più tardi, quando questa impresa ridicola, se non fosse temeraria, sarà legalmente consumata. L’Odèon, il secondo teatro di commedia francese, che ottenne una sovvenzione dallo Stalo, c clic è involto attualmente in qualche dozzina io credo di piccoli processi, suscitati dalle pretese di alcuni attori, ha completata la sua compagnia, ha fatto incetta di novità più o meno letterarie, c si riaprirà col giorno 28 di settembre. Noi vedremo in qual maniera corrisponderà alla confidenza pecuninria manifestata a suo riguardo dalla camera dei deputali. Eccovi accennate rapidamente le novità teatrali più importanti di questi giorni, in cui tulli preferiscono a tre o quattro ore di noja musicale o letteraria l’aria aperta della campagna ed i dolci piaceri della vita bucolica. Credetemi intanto l’ostro affezionatissimo Al signor C. di Parigi. Fra i pochissimi lavori notabili storici esposti quest’anno, merita un posto distinto un quadro di Mozzoni, clic eccitò le meraviglie di coloro, che conoscevano in lui un abile pittore è vero, ma che non sospettavano ancora clic egli possedesse tanta eleganza c gusto nella composizione, un pennello si brillante c si vigoroso, cd un ingegno sì felicemente inventivo sia nelle fìsonomie che nelle pose de’suoi personaggi. C’è della verità, della vita, del brio nel concettò e nella esecuzione di questa tela, che colloca il Mozzotli nella serie degli artisti migliori del giorno. Alcune parli, come per esempio la lesta del Buondelmonte, sono trattate con una sicurezza da vero maestro, ed i dettagli cd il fondo sono del più grande effetto. La brevità m’impedisce di abbandonarmi ad un’analisi un po’ minuziosa di questo interessante lavoro, ma non posso nascondere la impressione prodotta su me dal viso gentile d’una fanciullclta, che è una delle più graziose ispirazioni di cui possa onorarsi un pittore. Canella continua a tenere lo scettro del paesaggio, J sebbene ci sia un po’di monotonia nei suoi soggetti; ‘.gli copia meravigliosamente la natura, ma senza cer} care di dare della varietà alle scene ritratte dal suo iglioso pennello. Egli è, sotto questo rapporto l dell’uniformità, come pure sotto quello dell’insuperabilità nel suo genere, lo Schiavoni del, lo Schiavoni è il Cannella dei figuristi. I due Bisi, lo zio cd il nipote, il primo come paesista, cd il secondo come pittore prospettico, si mantennero all’altezza della loro celebrità; cd il Marchese d’Azcglio, uno degli ingegni Icttcrnrii più distinti di Italia presento tre paesaggi degni della sua fama artistica, e scevri dalle mende clic s’erano osservate ne’ suoi ultimi lavori. La riabilitazione alla rinomanza di questo illustre artista fu assolutamente completa. Fra gli artisti stranieri, che onorarono la nostra esposizione colle loro opere, Gudin colla sua veduta di Coslanlino])oli si mostrò assolutamente inferiore alla celebrità europea del suo nome. La curiosità suscitala all’annunzio che dovea esporsi un lavoro di quest’artista, rimase stranamente delusa, quando invece d’un quadro degno di fermare la pubblica attenzione, non si potè fissare gli sguardi che sopra un assieme di colori, che peli’onore di Gudin, chiameremo semplicemente un abbozzo. Se il signor Gudin ha preteso di mistificare gli artisti ed i buon gustai dell’Italia, egli si è ingannalo: la tutela del suo nome non basta per far apprezzare un mediocre lavoro, nè l’intelligenza artistica è morta fra noi ai punto, da dover accettare senza discussione c senza proteste le rinomanze, avessero in loro favore l’ammirazione del resto dell’Europa. 0 che la riputazione di Gudin e infinitamente supcriore al suo merito, o che egli ha abusato della buona fede del suo committente, c si è illuso sulla facoltà d giudicare clic abbiamo ancora conservata: ecco il dilemma che la veduta di Costantinopoli ha avuto l’onore di produrre nella: nostra Milano: libero al signor Gudin di accettare la | prima o la seconda, o tutte e due assieme le parti; di questa figura rcttorica. Artista coscienzioso, finito, superiore a (pianti ne i abbiamo veduti nel dipingere marine, è il vostro covalicrc Tanneur di Parigi. Fra i varii suoi quadri, il; più magnifico è certo quello clic porta per titolo ri-; trailo della Bellc-Poulc. I.’ onda che urta c clic s’a-: prc sotto La carena della fregata è d’una verità me- I ravigliosa. Forse questo grande artista spinge talora: un po’ in là il gusto dei dettagli; così per esempio j quell’acqua che in un piccolo quadretto cola dai remi | clic s’alzano ai fianchi di una scialuppa, è d’una ve- i rità portata all’esagerazione; v’è in quell’acqua qual- j clic cosa di troppo denso, di troppo consistente, di; troppo immobile; la particolarità fa danno questa volta; all’effetto totale. Ma ad ogni modo l’ammirazione per j questi dipinti è universale, c tulli riconoscono volai-! licri nel signor Tanneur un artista degno della colos- j sale sua fama. Un interno del duomo di Sebron ed una nevicata; di Van-haaen, sono pure due magnifiche tele, che onorano altamente il genio artistico óltrcalpino. In tutte c due v’è magia di colorito, esecuzione perfetta, estrema finitezza. Un assieme di piante occupante la sinistra parte del quadro di Van-haaen, è lutto ciò di più bello, che possa vedersi in tal genere. L’intonazione generale del quadro è pure supcriore ad ogni elogio. Prima di chiudere là parte pittorica citerò pure con compiacenza il nome del Moja, come quello di uno fra i più abili ’dei nostri prospettivisti. E un artista pieno di gusto, che non solo sa copiare esattamente i monumenti e gli edifica, ma che sa darvi anche una specie di espressione, che sa colpire, in certo modo, la fisonomia storica di queste tradizioni del genio, delle arti, dei costumi del nostro passato. La strage degli Innocenti di Fraccaroli, una Madonna di San Giorgio, l’angelo del Pudore cd una gabbia di amorini del Molclli, ceco le opere di scultura più salienti della nostra esposizione. In tutti c quattro questi lavori vi sono delle grandi bellezze, ed alcuni difetti, ma tutti c quattro rivelano degli artisti di prima forza, e clic occupano degnamente un posto distinto nella repubblica artistica, il Fraccaroli, uno de’ più meravigliosi esecutori di cui possa vantarsi l’arte., non ha mostralo, a mio giudizio, una grande felicità nella composizione. La positura di quella madre collocata con un artificio sì complicato fra le. gambe del carnefice, non è vera; essa lascia scorgere, troppo il bisogno di economizzare il marmo c quindi lo spazio. Il Motclli cd il San Giorgio hanno anch’cssi maggiori diritti all’elogio peli’esecuzione che pel concetto, oscuro nel primo di questi scultori c non originale nel secondo. (io fine al prossimo numero) uno de’ più grandi c fors’anchc dal più grande fra i tragedianti moderni. Inoltre quest’artista elettissimo, mirando sempre ad ottenere un qualche miglioramento nelle rappresentazioni clic ci viene esponendo, pensò che una musica appositamente scritta da riputato maestro c cantata da uno dei migliori fra i tenori che si trovano attualmente in Milano, varrebbe a rendere più effettiva quella scena della biblica tragedia, in cui Davide, quasi inspirato dal Dio degli eserciti, tenta di molcerc gl’impetuosi sdegni del Re. Trovò nel maestro Panizza e nel tenore Severi chi lo soddisfece con impegno; cd àmbiduc questi signori unitamente a madamigella Virginia Rigamonli, suonaIricc d’arpa molto valente, ebbero la compiacenza, sebbene si trattasse di un accessorio, di essere chiamati al cospetto del pubblico a dividere gli applausi col Ma noi, per nulla addentro nelle cose musicali, cd anzi affatto profani a quest’arte, ci limiteremo all’ufficio di semplici istoriografi col dar notizia, come facemmo, dell’effetto materiale da essa prodotto, c lasciando poi libero il campo ad altri di parlare, qualora lo vogliano, delle lodevoli note del maestro Panizza, tanto in via assoluta quanto relativa alla sua peculiare destinazione, non clic del grado di merito con cui vennero dal Severi eseguite. Nè taceremo come gli spettatori, clic non mancano mai alle rappresentazioni del Modena, c che riboccavano in quella sera in guisa veramente straordinaria, acecoglicsscro al sòlito, compresi dalla più alla maraviglia, ogni frase, ogni detto, non che ogni di lui inflessione. di voce, e soggiungeremo che. se gli artisti che Io secondarono non ebbero momenti degni di particolare menzione, riescirono a non guastare però, la qual cosa torna in lode di essi, ove si rifletta alla difficoltà che il verso tragico presenta, cd al gigantesco confronto con cui furono del continuo costretti a lottare. 0. /. TEATRO RE Brevissimo cenno sul Saui. «I’Ai.fif.ri, eseguito «lai Modeìva e dagli artisti da lui «liretti. Venerdì sera Gustavo Modena comparve per la prima volta in questa stagione nel Saul; avemmo così una delle più belle, pei’ non dir la più bella, fra le tragedie del teatro italiano, mirabilmente vivificata da NOTIZIE MUSICALI II1VEBSE — Roma. Il marchese Domenico Capranica, che con tanto zelo cd amore si rende cultore c propagatore della bell’arte musicale, voltò in italiano l’Oratorio del maestro Felice Mcndclsshon Bartholdy intitolato Paxtlus, che in questi tempi leva tanto grido in Germania, Francia ed Inghilterra e per sublimità di fattura vuoisi non solo pareggiare ma eziandio superare i migliori che si conoscono, molti dc’quali però al Paulus d’assai sovrastano per elevatezza c felicità di concepimenti. In Italia l’unica Firenze potè di esso recar congruo giudizio, ivi essendosi eseguilo da numerosa schiera di artisti di suono c di canto la sera del 27 marzo 1841. Questo Oratorio, le cui parole sono tratte perita maggior parte dagli Atti degli Apostoli, l’operoso Capranica, lodalo anche per varj melodrammi recentemente edili, tradusse dal testo originale tedesco. Egli pensa di render questa sua traduzione di pubblico diritto appena trovato un sufficiente numero di associati. Il prezzo d’associazione è tenue, per cui quanto prima si spera di veder coronato il voto del nobile traduttore. La musica del genere studiato e classico non sarà mai abbastanza apprezzata c sparsa. — Torino. Il giorno 27 p. p. Rossini giunse in questa capitale. Egli pare ringiovinito di una dozzina di anni, ha un florido aspetto ed c di umore giovialissimo. Assicurò esser perfettamente guarito dalla sua lunga indisposizione per cui ebbe ad intraprendere il viaggio di Parigi, cd ora non è più decotto di gramigna ch’ci beve, ma spumante champagne. Fu a vedere l’accademia filarmonica ove da varj socj, maestri ed allievi venne ricevuto colle distinzioni che convcnivansial più gran compositore drammatico-musicalc del nostro secolo. Alle cinque antimeridiane di domani Rossini partirà alla volta di Bologna. Il mondo musicale, che da lui altcndcsi nuovi capolavori, possa presto esser appagalo! (Da lettera del 28) — Gknova. Thalbcrg colla sua sposa arrivò in questa città; entralo all’albergo, si fece tosto portar nel suo appartamento un pianoforte: da ciò ne derivò che ognuno qui si aspettava dover egli fra noi dimorare per qualche tempo e già molti ne facevano festa. Il Castore che il giorno 22 corrente veleggiava per Napoli ci tolse il sommo pianista. (da lettera) — Il N. 3G di questa Gazzetta musicale parlava del pianista viennese Leopoldo di Mavcr, il quale nel vincere le difficoltà sul suo islromcnlo supera lo stesso Liszt. Ecco pertanto quello che ne riferisce la Gazzetta Universale d’Augusta dello scorso -fi settembre in Costantinopoli, 28 agosto. Il celebre pianista Leopoldo di Mayer ebbe il 29 corrente l’onore di sonare in presenza di S. A. il Sultano. L’I. R. assistente dcll’inter j prete dell’Internunzio,’cavaliere di Schwarzhuber, lo. accompagnò a tal fine in quella mattina a Rifaul Ba’ scià (1) per la cui mediazione doveva essere inlrodolto I dal Sultano. Arrivati entrambi nella villa di Rifaut BaJ scià, unitamente al gran pianoforte dell’artista, giunto O colà sur una nave più grande, il Ministro degli affari esteri li fece accompagnare al palazzo Bcilerbei. La magnifica sala, ottimamente adattata ad esecuzioni musicali, mercè le sue dimensioni c coperta a vòlta, venne indicata al sig. di Mayer, per collocarvi il suo pianoforte; avendovi preparato tutto, egli fu condotto ad una attigua fabbrica al di fuori del serraglio, per aspettarvi sino a che il Sultano ordinerebbe che venisse da lui. Ciò ebbe luogo alle 2 pomeridiane; comparve dall’interno del serraglio un ciambellano per chiamar l’artista a comparire davanti il Sultano, invitando nel medesimo tempo il signore di Schwarzhuber ad accompagnarlo. All’ingresso della sunnominata sala entrambi furono accolti nel modo più grazioso da Rifaut Bascià, il quale dopo un colloquio di un quarto d’ora recossi negli interni appartamenti del Sultano, per annunziargli che tutto era pronto. Dopo alcuni minuti S. A. inviluppata in manto imperiale, entrò d’una parte nella sala, accompagnata da Riza Bascià ed alcuni domestici, mentre dall’altra parte comparvero pure i tre segretari di gabinetto. Il Sultano si mise sur una sedia a bracciuoli posta su un palchetto a rigoglio eretto per lui,c diretto verso il mare. Riza Bascià slava vicino a lui, mentre gli altri si trovavano in rispettosa lontananza. Il gran maresciallo significò allora al sig. di Mayr in nome del Sultano di prender posto al cembalo, su di che, dopo un brillante preludio, esegui la sua Fantasia su molivi di Anna Balena. Appena aveva egli suonato un po’ che il Padiscià, il quale dal suo posto non poteva vedere le mani del virtuoso, si alzòc fece portare la sedia a bracciuoli ad un punto della sala a ci ò più opportuno. Avendo il sig. di Mayer terminalo questo primo pezzo, S. A. manifestò il suo compiacimento pel suo suono, c dimandò tosto di sentire le canzoni turche da lui composte pel pianoforte, delle quali il cavaliere di Schwarzhuber fece menzione nel colloquio avuto con Rifaut Bascià. L’artista improvvisò ora su due canzoni favorite, ch’egli seppe procurarsi al suo arrivo qui dal sig. Donizetti, maestro di cappella di S. A., trattandole nella sua mirabile guisa come fosse una intera orchestra, conservando ognor perfettamente il carattere nazionale. Il Sultano ascoltò con deciso interesse, ne parlò con zelo a Riza Bascià, e domandò al signor di Schwarzhuber, in che modo e quando il signor di Maycr imparò queste canzoni, e se le conoscesse. Essendosi S. A. pronunziata con molto applauso su questi pezzi, fece portar innanzi un organino che stava nella sala, ed eseguire su di esso alcune canzoni europee c turche, a che S. A. osservò al signor di Mayer, essere le prime disposte dal sig. Donizetti, c le seconde appena da poco tempo, per cui non vanno ancor henc. Il sig. di Mayer impetrò poscia il permesso di poter eseguire una marcia di cavalleria da lui composta; il Padiscià senti anche questo pezzo con attenzione grande, c durante l’esecuzione s’informò di varie cose concernenti i rapporti dell’artista, e. in qual età cominciò a far professione della musica. Avendo S. A. su di ciò domandato di sentir un altro pezzo ancora, il sig. di Mayer eseguì la sua oltremodo brillante fantasia su motivi di Lucia di Lammennoor, nella quale la sua abilità sembra oltrepassare il regno del possibile. Questo pezzo interessò tanto il Sultano, ch’egli si alzò dalla sua sedia, si mise vicinissimo al pianoforte, osservando ognora l’artista con sguardi benevoli, e seguitando cogli occhi lutti i salti, roulades ed incrociamenti delle mani occorrenti in tal componimento. Finito il sig. di Mayer, il Sultano gli diresse parole lusinghiere, dicendogli fra le altre ili tono scherzoso ch’egli suona meglio di Donizetti. Il sig. di Mayer risposea tutti con espressione di ringraziamento dell’alto onore compartitogli, su di che Riza Bascià gli si avvicinò, consegnandogli in memoria a nome del Sultano una scatola d oro guernila di diamanti, servendosi.della parola souvenir in turco, che S. A. ripete con certa energia. Nel medesimo tempo il gran Maresciallo consegnò pure al cavaliere di Schwarzhuher una scatola d’oro come regalo del Sultano. S. A. abbandonò quindi la sala; Riza Bascià dimostrò un’altra volta l’alta soddisfazione del Sultano pel suono del pianista, aggiungendo: il signor di Maycr c realmente un grande artista, e noi tulli sappiamo valutare i talenti. - V iknna. L’Unione de’ direttori di coro di Vienna darà il p. v. 29 ottobre nell’I. R. Sala di ridotto una grande accademia facendo eseguire il qui finora non ) mai udito grandioso Oratorio Ercole di Handcl. (I) Attualmente Ministro degli affari esteri (il Trad.) [ — Il maestro di cappella Spohr, proveniente dal’Ini ghilterra c arrivato in ottimo stato di salute a Kassel.! — Le Gazzette polacche di Varsavia narrano il più I vivo entusiasmo ch’eccita la signora Assandra, cantante i di Camera della Corte prussiana, sul teatro di quella | Capitale. Nella Norma (20 agosto) fu chiamata 5 volte t sulla scena, nell’Otello (26 agosto) quattro volle, e nella! Lucrezia Borgia (23 agosto) sette volte. — Strauss ebbe la sua beneficiata il IO settembre i nell’I. R. Giardino del popolo. Fu una festa nella mag! gior estensione della parola. Tempo superbo, società i scelta di circa 6000 persone, illuminazione abbagliante, j musii a magnifica. Tra le altre cose Strauss esegui una: sua nuova composizione col titolo Quadrine - Giardino I del popolo, degna di stare a lato alle sue anteriori cac{ colta con una procella d’applausi. — Una lettera di Parigi del 4 settembre riferisce che! il maestro Salvi ha terminato la sua opera seria desti; nàta per la Scala, c abbandona Parigi in questi giorni, | per metterla in isccua a Milano. Essa è scritta per la i signora De Giulj e il tenore Ferclli, e si vuole che abbia delle cose buone. (Gaz:. Teat. di Vienna N. 219, 13 Seti.) — Il giovine meccanico, pieno di talento, di nome Carlo Hcrndclhofer tLandstrasse, Ungergasse, N. 374, secondo piano, la porta alla dritta ) inventò un semplicissimo meccanismo di poca spesa, merce il quale il solo suggeritore può con un sol molo di un ordigno produrre il giorno c la notte sulla scena. (Gazz. Teatr. di Vienna) — Dkssau. Uno de’ più distinti violoncellisti de’ tempi presenti, c il figlio del noto artista Drcchsler di questa città. Uscito dalPollima scuola di suo padre, venne scritturato a Edimburgo in qualità di suonatore a solo, più tardi recossi a Londra c Parigi, c in questa ultima città suonò sovente in compagnia di Fraucboinmc. Quantunque il Drcchsler vinca le maggiori difficoltà colla più grande facilità, ed eseguisca con alta finitezza le cose più ardite ed artificiose tanto favorite dal pubblico, pure egli procura mai sempre di non brillare con esse, ma di far prevalere sul suo istromenlo il bel tuono, il canto ed una esecuzione animata. Finora si produsse soltanto in piccolo circolo della Germania c alla Corte di Dessau, e si desidera che prima della sua partenza per Londra, dia alcuni concerti nella sua patria. {Gazz. jllus. Univ.) — Salisburgo. Il 4 settembre anniversario dell’erezione del monumento di Mozart, fu solennizzato in modo festivo con un’accademia vocale ed istrumenlale n teatro illuminato. I pezzi eseguili erano tutù di Mozar e si spera di vedere solennizzato questo anniversario i ogni anno venturo nello stesso modo come in questo — L’autore degli Ugonotti regalò alla signora Hasselt-Bart la partitura di qucst’Opera, legata riccamente c piena di gusto, coll’epigrafe: «Alla grande artista tedesca, come piccolo segno della sua venerazione. Megerbeer» Inoltre mandò a qucH’eccellentc cantante» douze Mélodies». La madre di Meycrbecr, madama Amalia Beer, le inviò la partitura dell’Opera /{oberi le Diable, siccome: Souvenir de la mère de l’Auteur. — Il Conservatorio di Musica di Vienna contava in questo anno 66 allieve e 16U allievi, in tutto 226 allievi. Sette di questi ebbero la medaglia d’onore d’argento, e 32 ebbero varj altri premj. [Gazz. Mus. di Vienna) — Si asserisce che fra poco deve aver luogo a Parigi una gran festa musicale sotto la direzione de’ maestri Bcrlioz c Spontini, la quale festa deve gareggiare coi le più celebri della Germania. [Gazz. teatr. di Vienna) — Bkklino. Il violinista Bazzini, dal suonar che nell’anima si sente, venne assai festeggiato in un concerto che la sera del 13 corrente ebbe lungo a Corte. — Il foglio periodico di l’est, intitolato: Spiegel(specchio), si diffonde in un lungo articolo alquanto trascendente e quasi poetico in grandi elogi su Moriani, il quale incontrò tanto su quel teatro in ambe le opere Lucrezia Borgia e Lucia di Lammermoor. Frale altre cose vi si legge: • Moriani appartiene ancora ai pochi artisti della scuola di canto italiana ne’ quali la poesia dell’esecuzione noii c perita.nella ginnastica vertiginosa del trattamento di voce de’ virtuosi; il quale, avendo esaminato artisticamente i suoi mezzi, conosce la più savia distribuzione degli effetti abbaglianti, e, lontano da ogni rapida caccia parforce delle così dette tecniche bravure, fa predominare soltanto il vero nobil gusto del cauto, che con ogni nota cantata diventa più vera, più possente c incantevole, coniando in tal canto da una nota all’altra l’armonica proporzione di una finita totalità artistica». — La seguente testimonianza autografa dell’illustre cantante Ungher, inserita nella Gazzetta Musicale di Vienna del 21 settembre anno corrente, confuta l’opinione sparsa essere ella allieva del Conservatorio di musica di Vienna. «lo sottoscritta, testifico con ciò di essere stata per quattro anni rompiti allieva del sig. Giuseppe Mozatti, distinto maestro di canto a Vienna. Le mie prime lezioni (conseguentemente la parte più importante della mia coltura) ebbi da lui, c al tempo clic ero sua allieva fui scritturala all’I. R. Teatro Kàrutnerlhor. Durante tal tempo cantai in molti concerti pubblici c privati con applauso, provocato particolarmente dall’eccellente metodo di canto del mio venerato maestro. Più lardi, allorquando la mia arte mi condusse in Italia provai spesso le salutari conseguenze di una scuola profonda, che tale merita con pieno diritto essere nominalo l’insegnamento del sig. Mozatti, c conforme alla verità io do questa testimonianza in attestato di mia gratitudine. Firenze 2 maggio 1843. Carolina Sabatier-Ungher» — CLKRMOKT-FnRRAsn. Di sorpresa riuscir deve sapere che in questa piccola città esiste una fabbrica di pianoforti, la quale per tutte le qualità necessarie di precisione nel meccanismo, di purezza, uguaglianza e potenza di suoni di tal fatta si distingue, che il proprietario di essa, il signor Verani è stato perfino onorato del qualificato di fabbricatore di pianoforti della famiglia reale di Francia. Gli istrumenti dal Verani costrutti e per due anni garantiti, si danno ad un prezzo si lieve che ponno convenire a chiunque. Egli ne fa molte spedizioni in Ispagna, nella media Italia c perfino a Parigi (la sede degli Erari! e de’ Plcyel) in ispcciedi quelli così detti verticali, pc’gabinetti delle signore ora assai ricercati. — Il tenor Salvi c arrivalo a Parigi. Egli debuterà nella Lucia, opera d’apertura pel teatro Italiano. Donizetti fa ripassare a Salvi la parte d’Edgardo due volte alla settimana. È probabile che in tal modo l’esecuzione ne sarà abbastanza esatta. — Ad Havre, il cui teatro fu ultimamente distrutto da un incendio], si costrussc una sala provvisoria, che fu compita in trenta giorni, c che presenta, ad onta di tale celerità, le più granili garanzie di solidità. A giorni dovea essere aperta al pubblico. — Una notte a Granata di Kreutzer c nel numero delle opere che il teatro Italiano di Parigi conta di offrire a’ suoi abituati. — Il famoso violinista Ole-Buie, che fino ad ora non avea voluto pubblicare alcuna delle sue opere, darà alla luce fra poco ad Amburgo quattro pezzi per violino con accompagnamento d’orchestra: un adagio religioso, una fantasia e variazioni sopra un motivo dei Caputeli e Montecchi, un notturno ed una Siciliana e Tarantella. — Per emulare e£vinccrc il fenomeno prodigioso offerto da Vivier che emette ad un tratto quattro note col corno, ecco sorgere a Langenstein un fanciullo di tredici anni, che emette tre note contemporaneamente colla voce. Una corrispondenza fra due maestri s é già stabilita a’proposito di questa meraviglia, clic il mondo musicale desidera con impazienza di poter studiare, sentire ed analizzare. Se la cosa è vera, allora noi siamo disposti a cancellare per sempre da tutti i vocabolarii, cominciando dal nostro, la parola impossibilità. Per ora contentiamoci di aspettare; la cosa, amiamo crederlo, non tarderà a schiarirsi, ed allora saremo sempre a tempo di impiegare gli accenti ammirativi, che abbiamo pel momento il buon gusto di risparmiare. -- Era, il nuovo dramma di Gozlan, vien provato con attività al teatro della Comédie-Française; ed andrà probabilmente in isccna nella prima metà di ot— Il maestro Federico Ricci è da alcuni giorni giunto a Parigi, per porvi in isccna il suo Corrado d’Altamura che verrà durante la vicina stagione rappresentato al teatro Italiano. — Il celebre pianista e maestro Bcnedict, trovasi a Napoli. Probabilmente vi darà dei concerti. 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