Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 29

N. 29 - 16 luglio 1843

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[p. 121 modifica]- -121 GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 29. 4 6 Luglio 4 843. - Nel c o dcll’a Si pnbblica ogni domenica, danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica c moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà ANTOLOGIA CLASSICA 31USICALK. DI MILANO ■ La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Roussbju. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta c o’dittologia classica musicale è di cITelt. Ausi. I,. 12 per semestre, ed clfctt. Ausi. L. 14 affrancata di porto lino ai confinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porlo. il AVVERTIMENTO -r- Mentre si sta preparando la pubblicazione di un Salmo di li. Marcello, pel 7.° N.° deW Antologia Classica, si fa dono ai signori Associati della Cavatina Buffa del celebre maestro Donizetti, Viva il matrimonio, recentemente pubblicata da questo I. II. Stabilimento Musicale Ricordi. SOMMARIO. I. Critica Musicala Messa da Requiem del chiarissimo fig. maestro Pacini. - IL Carteggio. I. Parigi. II. Firenze. - III. NotizikMusicali Divkiisk. - IV.Nuova Pubblicazioni Musicali. CRITICA MUSICALE mmm ©ü DEL CHIARISSIMO SIGNOR MAESTRO can ti coi quali la Chiesa, pregando pace ai trapassati, c’invita a Ife^meditare le verità più atte a trayl «SpWscuoterci dalle mondane illusioni, e a darne forza per combattere le passioni,inspirarono in ogni tempo sublimi note ai compositori che impresero a musicarli. Haydn, Mozart, Mayr, Cherubini 6 molti altri celebri, e non celebri, maestri tentarono questo tema con particolare amore, e vi produssero qual più qual meno lodevoli cose. La gran messa di Mozart è però finora sovra tutte celebrata, e a tal segno che non si può accennarne altra, senza sentire ben tosto a richiamar questa siccome dotata di inarrivabile bellezza. Ma una tale superiorità è dessa poi reale, incontrastabile? Non osiamo contraddirlo; ma non possiamo crederlo, e senza mancare della più alta ammirazione pel capolavoro di un tanto maestro, reputiamo, che ad un’udienza non prevenuta, intelligente e conscienziosa dovrebbero piacere non meno altri lavori di simil genere, sebben tenuti finora in minor conto, e poco noti. Questa specie di culto che in tutte arti si accorda agli antichi (da molti per mera | abitudine non per intima persuasione) ha • le buone, ed anche le.cattive conseguenze, ^ e forse più di queste che di quelle. Poii chè, se per una parte tiene i giovani in1 gegni rivolli ai grandi modelli, fa ancora i molti servili imitatori, ed altri distoglie dal I porsi in arringo disperandoli di mai poter i giungere a tanta altezza. Scrivere una messa da Requiem è, dopo Mozart, difficile impresa,e merita lode chiunque, fornito essendo di mezzi, osi tentarlo. Ciò fece il maestro Pacini già chiaro per tante gustose opere teatrali, e se non ha eguagliato il gran modello con la messa di cui ci accingiamo a far parola, seppe però condirla di molte bellezze tessendola in uno stile severo ed alto, qual si conviene al grandioso soggetto, in uno stile che per nulla si risente del teatro; la qualcosa, per uno scrittore avvezzo da tanto tempo a trattare la scena, è più difficile di quanto dai più si estima. Molta lode ancora gli è dovuta, perchè lai posto onorevole in cui seppe colle aire molte sue produzioni collocarsi, egli questa pubblicando, mostrò desiderio di averne da questo giornale un imparziale giudizio. Al cui voto aderendo, sebbene di mal animo ci assumiamo l’ufficio di critico, sapendo per prova quanto il fare sia più difficile del censurare, vogliamo innanzi tutto dichiarare l’alta stima che per l’autore sentiamo; e protestare siccome il solo vantaggio della gioventù studiosa, cui importa di guidare con sana critica, potè indurne a notare quei luoghi in cui ci parve essere la musica al di sotto del soggetto, o che l’autore abbia imitato troppo da vicino il gran modello. Ciò posto eccoci alti primo Requiem che serve di introduzione spira un’aura di mestizia ben conveniente alla funebre pompa: semplice e grandioso ad un tempo può forse far increscere la sua brevità, ma ciò non è difetto, quando il periodo musicale è, come tjui, ben tornito, e le parole spiegate senza fretta. Il versetto del salmo vi è trattato con un lodevole contrappunto sotto al Canto fermo, il quale, se fosse stato assegnato ai bassi invece che ai soprani e contralti, sarebbe per avventura riuscito più maestoso e grave. Replicato il Requiem secondo prescrive il rito, viene il kyrie trattato a fuga sull’esempio di Mozart. Su questa fuga ci permettiamo due osservazioni. La prima riguarda la ripresa del tema a moto contrario in cui non ne appaga la modulazione per quella durezza alquanto risentita che cagiona nelle due ultime semicrome della prima battuta; durezza che si fa sempre maggiore nelle successive risposte. Siamo d’avviso che, se per questa imitazione a moto contrario il maestro avesse seguita la regola dai trattatisti indicata di incominciarla alla terza del modo, ed avesse poi variala la modulazione sul secondo tempo di ogni seconda battuta (luogo in cui questo canto è più facilmente alterabile) ne avrebbe ottenuto un miglior effetto. La seconda osservazione è affatto estetica, e riguarda la corrispondenza del tema col senso della parola eleison. Questo tema, e ce ne appelliamo all’intimo convincimento dello stesso autore, non ha in sè nulla dell’espressione di uno fra i tanti sentimenti che ci possono far invocare la misericordia di Dio. E un tema che si presta assai bepe agli artifizii della fuga ma non è punto ispirato. Diremmo anzi che con tante semicrome urla col senso della parola. E vero che il Kyrie di Mozart contiene anche un maggior numero di semicrome si nel soggetto che nel contrassoggetto, ma anche in quella fuga, ad eccezione della prima frase, non vi ha molta espressione. Qui ci si dirà: la fuga ha dessa l’obbligo di essere espressiva? Uu lavoro come questo tutto calcolo dovrà essere inspirato? Potrà egli parerlo mai? A tali questioni rispondiamo francamente che un lavoro artistico, per quantunque dottissimo, non desterà mai un vero interesse, non meriterà il predicato di bello se non esprime un affetto. Il tema di una fuga può essere espressivo come qualunque altra melodia. Se ciò non fosse, la fuga non meriterebbe più di essere trattata. Questo componimento, non ostante tutto il calcolo che richiede, deve apparire ispirato, è lo sarà quando il tema ne sia espressivo. Ce ne somministra una prova quello che lo stesso autore pose alle parole confutatis maledictis, la quale ne suscita l’immagine delle grida disperate dei dannati. Quella è una fuga dettata da un intimo sentimento e costituisce una verità. Un lavoro che desti solo ■ l’idèa di una difficoltà vinta, che parli solo della perizia di chi lo condusse a termine, dovrà egli trovare buona accoglienza in una circostanza, in cùi lutto ci avvisa della vanità delle glorie mondane? L’arte più bella è sempre quella che meno appare. Rie»irne. Ecco uno dei cantici più sublimi e poetici della sacra liturgia: barbaro nella lingua, perchè appartiene a quei tempi in cui la letteratura latina era in- I tieramente corrotta, e sorgeva la poesia di < un’età novella, ma pieno di belle innna- ‘ gini e di altissimi concetti. I [p. 122 modifica]Consta questo di duè grandi parti, nella prima delle quali si descrivono i preparativi terribili del gran giorno di Dio. Il poeta ne tronca la descrizione nel punto in cui il gran giudice sta per pronunziare la tremenda sentenza per rammentare a lui la grand’opera della redenzione, e pregarlo a non perderne il fruito dannandoci-, e tale preghiera forma la seconda parte. Questa divisione può benissimo adottarsi in musica, sebbene in una messa destinata ad un ufficio solenne sarebbe meglio suddividere un po’più l’una e l’altra parte, onde aver campo di rendere più sensibili le diverse idee dal poeta toccate. Il maestro l’acini si appigliò al primo partito, ed è perciò che, sebbene la tinta generale armonizzi col lesto nella totalità, soùovi tuttavia alcuni luoghi coloriti assai debolmente, come ora vedremo. Dies irae. Giorno d’ira, in cui la natura intiera deve soggiacere ad una crisi mortale. Quest’immagine dovrebbe spiegarsi con maggior agitazione onde rendere con evidenza l’idea della distruzion generale di tutte cose, e far passare nell’udienza il terrore di cui parla la seconda terzina: Quanti/s tremor. Il pensiero riiusicale è cupo bensì; ma non esprime l’ira che pone a soqquadro il creato. Tuba mirimi simrgens nomini. Chi, di noi ancor vivi, udisse risuonare la tromba annunziatrice del finale giudizio, proverebbe egli un sentimento così mite confò quell’armonia di corni che il maestro pose dopo quel primo reboalo? E basteranno essi quei pochi tocchi per dare idea di un suono che deve scuotere tutti i sepolcri della terra? E perchè questo suono, il quale Coget omnes ante tronum, non incalza, non prème, non porta l’agitazione in tutte le potenze dell’orchestra, ma continua grave e tranquillo in un solo trombone, mentre una voce pronuncia assai pacatamente le citate parole? (*) BIoi s Mtupebit et natura. Morte! Natura!... Quanto debb’essere gigante un sentimento per giungere a conqùidere due esseri così sterminati ed inflessibili! Anche questa idea fu colle altre confusa e non poco impicciolita, assegnandola ad una voce di solo soprano. Tutto questo primo tempo il quale continua per altre tre terzine, considerandolo come semplice musica, aslrazion fatta dalla parola, è per altro assai ben condotto, e in complesso deve riusèire di buon effetto. Più espressivo trovammo il larghetto in tripoletta che incomincia al Becordare, e contiene sei terzine lavorate in un ben disposto quartetto. Avremmo desiderato che il primo periodo del canto fosse meglio ordinato quanto a ritmo. Incominciando con due piccole frasi eguali, sarebbe meglio compiuto con due altre corrispondenti che con Una di più lunga durata, per cui termina sulla settima battuta. Le irregolarità di ritmo generano per lo più un non so quale disgusto, che s’insinua inavvertito nell’udienza a danno dell’effetto di un pezzo sott’altro rapporto ben lavorato. Il pubblico d’Italia in ispecie vi ò molto sensibile. Del pari ci sembra sarebbe stalo meglio, se la lenta melodia del basso che entra alla nona battutà si fosse prolungata fino alla trentaquattresima,ed egualmente si fosse continuato fino alla novantesimaprima il (f) Anche in -Mozart questo luogo è assai debole. movimento di semicrome clie annunziatosi nel flauto alla battuta sessanlesimasettima si stabilisce nel fagotto alla settantesima. E ciò tanto più perchè il successivo canto non è che una semplice replica, la quale avrebbe acquistato novità ed energia dall’aggiunta di un bassetto ben modulato, dalla continuazione dell’accennato movimento. Ella è una verità da non trascurarsi in quest’arte, che ove una melodia venga ad aprirsi il varco associata ad un’idea secondaria concomitante, dovrà sempre scapitare se questa venga a cessare prima del necessario sviluppo. Confutati» maledirti». Già abbiamo commendato questo tratto fugato e non resta qui a notare fuorché una lieve irregolarità (tale almeno ne sembra) nella risposta che nella seconda misura avrebbe dovuto evitare i semitoni aflin di giungere alla tonica in tempo forte; così come il tema giunge pure in tempo forte alla quinta. L’alterazione in tal modo sarebbe stata meno sensibile. La detta fuga viene tralasciata dopo la sospensione,, che molto opportunamente risolve in un Adagio esprimente assai bene la preghiera. Voca me cum benedictis. Se in quésto la terzina Oro supplex non fosse stata confusa col precedente verso appartenente ad un altro sensoj e separato da un punto fermo, l’effetto ne sarebbe anche L’idea con cui incomincia il Dies irae viene richiamata alla fine; ciò che sembra anche richiesto dal verso Lachrimosa dies illa, e vi è anzi qui più acconcia. Solo ne pare mancare questa chiusa del debito peso per-confronto ai pezzi precedenti: difetto che può notarsi nella maggior parte delle finali di tutta la messa. L’Offertorio, il Sanctus, il Benedictu», l’Agnus Dei, ed il corale l<ux aeterna sono assai ben lavorati’ e quanto a contrappunto, e quanto a stile, il quale vi è sostenuto a conveniente altezza, e in armonia colla parola. Rimane a dire dell’Esequie Ciberà me Domine con cui si chiude la funebre funzione; Antifona bellissima che contiene quasi un riepilogo di quanto si è precedentemente cantato nella messa. A nostro avviso non fu questa trattata con sufficiente sviluppo; e perciò passerà forse inosservata nell’esecuzione, la qual cosa nuoce sempre in un pezzo finale. Quel coro di note e parole con cui incomincia non è molto confacente allo stile di chiesa nel quale le parole non debbono pronunciarsi con molta rapidità (•). Forse if maestro era già stanco di una tetraggine che, ove non si abbia il coraggio di rallegrarla a spese del buon senso, finisce per lo più col riuscire monotona. Abbiamo senza riserva discorso di questo lavoro del chiarissimo maestro; diremo per ultimo dell’istrumentazione che ne parve assai lodevole, nè troppo debole, nè troppo romorosa e quasi sempre condita di belle imitazioni, le quali mantengono vivo l’interesse senza assordare l’udienza. Desideriamo vivamente di sentire o di fare eseguire questa messa con buoni e sufficienti mezzi; nel qual caso se ci accorgeremo di (1) E qui c prima sonovi alcuni errori di prosodia facilmente emendabili, come Kirìé e Kiric per Kiric, sigili far. per signifar, hadiò per hòdte, Ubèra per libera. Questi sono nói; ma offendono sempre l’oreceliio educato. avere a torto censurato qualche pa non riconosciuta qualche notevole bell ci terremo obbligati a dichiararlo ai It di questo giornale. R. Bouchero, CARTEGGIO. Al sig. C. di Parigi. Milano, li S Luglio. Voi vorreste dunque che vi narrassi i nostri grandi e piccoli avvenimenti ihusicali, che’vi mettessi al fatto di ciò che pensa ed opera la nostra letteratura, che vi offrissi insomma una statistica, più o meno esatta, di ciò che s’agita nel nostro mondo intellettuale ed artistico? Ed io sarei felice di corrispondere al vostro desiderio, se non vi si. opponesse la più volgare delle difficoltà, c quest’è clic difficilmente potrei unire la materia necessaria a formare una lettera appena tollerabile. Nò crediate che questa sia una scusa suggeritami dall’inerzia, giacché è invece una verità, ed una verità assai desolante davvero ed enormemente feconda di sbadigli. Per quanto io volga lo sguardo intorno, per quanto cerchi d’indagare gli antichi ed i nuovi misteri del palco scenico e delle stamperie, per quanto mi studii di conoscere su quali cose e su quali persone si fissi a preferenza l’attenzione della società da cui ho l’onorc d’essere circondato, io non traggo alcun frutto dal mio esame, giacché quasi dappertutto io trovo uh’inerzia, una mala voglia, qualche cosa che vagola fra l’indifferenza o l’assopimento, che io attribuirci ben volentieri alla stanchezza prodotta dagli ardenti calori d’un sole d’estate. I nostri teatri musicali sono deserti, e invano risuonano di vecchie melodie, di voci mediocri c delle grida drammatiche di, qualche esordiente’; la fòlla che s’accalcava per adorare i piedi delle ballerine li ha abbandonati per respirar l’aria dei bastioni c per inghiottire là polvere delle strade postali. Appena qualche ombra fantastica si disegna nell’economica luce delle vaste platee; ed è la figura tranquilla ed annojata di un onesto abbonato che circola liberamente attraverso le panche vuole, rammentando con dolore le sere brillanti dello scorso carnevale, ed evocando con una romantica tenerezza le belle ed incantevoli teste che si sporgevano amabilmente dai parapetti dei nostri palchetti. 11 dolore e la desolazione caddero su Babilonia, c clic Dio abbia pietà delle sue ceneri fino ad una nuova c vicina risurrezione. Dunque addio per ora alle notizie musicali, almeno se non volete che vi parli della compagnia Viancsi; ma io mi risparmicrò questa fatica rimandandovi per tale argomento agli articoli che furono già pubblicati da questo giornale. Le notizie letterarie sarebbero più abbondanti; da qualche tempo la nostra letteratura ha preso un certo carattere di attività, c produsse varii lavori che meritano di fermare la pubblica attenzione. Il Lamberto Mulalesta di Rovani, i Racconti semplici di Carcano, i Piagnoni c gli Arrabbiati di Re vere, e qualche altra opera sì tennero dietro quasi senza intervalli, e mostrano che l’amore pelle lettere non ò estinto nel nostro bel paese. Ma mio Dio! io non posso dirvi abbastanza quanto sia nobile la rassegnazione di coloro, che osano coltivare con insistenza il campo letterario in una città, ove tutti gli sforzi, tutti i tentativi, l’ingegno che si sviluppa c quello giunto al suo apogeo debbono lottare còlla, smania incredibile ed eccessiva clic trasporta il pubblico verso le letterature straniere. Detto questo io non vi farò certo un’analisi nè vi darò un giudizio delle opere che ho citate e di quelle che avrei potuto citarvi; i limili concessi ad una lettera me lo impediscono, cd il bisogno di vivere in una pace tranquilla c generale fu a me di questo silenzio una legge. Come osare di fatti di offrire un’opinione coscienziosa, egualmente lontana dalla mali [p. 123 modifica]-423 gnità che dall’adulazione, quando la vostra più leggera osservazione vien considerala nome un frutto dell’invidia, dell’ostilità, ò d’un orgoglio che tenti di innalzarsi sutlc altrui rovine? Quando lo spirito di colleria è cosi profondamente filtrato nel sangue letterario, che nella lode e nel biasimo non dovete più guardare il merito cd il valore dei combattenti ma il colore della bandiera? Quando delle cieche prevenzioni, delle idee grammaticali od ultra-pedantesche od ultra liberali, delle simpatie di nome c di persona, determinano i giudicii dei critici che scrivono e delle maggioranze che leggono? Quando la forinola comune delle opinioni è qualche cosa di elastico c di esclamativo clic si attaglia ad ogni opera, c che toglie dall’imbarazzo di giustificare.colle prove il concetto che alcuno si è formato di un qualche lavoro? Né crediate clic io esageri le tinte onde velare con esse un peccato d’inerzia; ò questa ne più nè meno la condizione generale della critica fra noi, critica avventurata c balzana, che studia prima il colore e la forma dell’abito dell’autore, che s’informa della sua posizione, che interroga il catasto delle sue rendite e la qualità de’ suoi stipendii, che guarda scrupolosamente su qual gradino delia scala sociale sia collocato, prima di esporre un giudizio, prima di scagliare un anatema che potrebbe divenir pericoloso o di gettare un encomio che potrebbe non esser ricompensato. E cosi l’arte prospera e cammina felicemente alla perfezione. Ed ora, mio caro, vi dirò, che Rubini, il cigno dell’epoca in chiave di tenore, c tómolo in Italia dalla sua metallica c canora spedizione di Russia, e trovasi a Milano occupato a formare una compagnia d’artisti pel teatro di Pietroburgo. Pare che le intenzioni del grande artista, sostenute dai mezzi enormi che sono posti a sua disposizione, sia quella di dare al nord una bella e magnifica idea della musica e del cantò del nostro paese; egli cerca con avidità i nomi più celebri, le riputazioni teatrali meglio stabilite, le voci maggiormente encomiate dal pubblico c dai giornali. Ma quale sarà la siia disillusione quando, dopo aver raccolto con immensi sforzi una mezza dozzina di divinità vocali, che furono trascinate in un trionfo tipografico sulle colonne del giornalismo, egli si avvedrà clic tutti questi sublimi, questi inarrivabili, questi continuatori del gran secolo musicale, di cui noi vedemmo, almeno ne ho timore, il tramonto, sono tutt’aj più della mediocrità in cui c’è sempre qualche cosa d’imperfetto, o l’arte od i mezzi naturali? Giacché, bisogna confessarlo, il deperimento artistico è allarmante; invano il pubblico attenua le sue esigenze, invano gli spettatori fanno sfoggio d’una incredibile indulgenza, invano con una bonomia degna dei maggiori elogi si cerca di tener conto dei pregi più ioggeri, si si affatica a separare qualche minuta scaglia di diamante da un ammasso di fango; l’arte ad onta di questo, invece di corrispondere con qualche tentativo generoso a questa sublime benevolenza, decade tutti-i giorni, c ciò grazie all’enorme facilità con -cui si fabbricano gli artisti, grazie alla nessuna responsabilità attaccata al nome di maestro, grazie alla trascuratezza dell’educazione cd al. diffondersi dei vizii più fatali alla voce ed allo sviluppo dell intelligenza. che si osservano nella innumerevole schiera dei cantanti. L’avvenire dei teatri è singolarmente compromesso, giacché l’abuso che s’è fatto della pubblica pazienza cominciò a convertirla in noja c disgusto, cd i vuoti teatri attcstano che le umane virtù hanno un limile, c che alla fine viene un moménto in cui ciascuno s’accorge che fino clic si sbadiglia è impossibile il divertimento. Alcuni de’ nostri impresarj principali d’Italia hanno forse molta colpa in questa decadenza, giacché la facilità neU’ammeltcrc su grandi ’ scene degli inesperti esordienti, che cercano di far passare una completa ignoranza sotto il prestigio di qualche aggradevole suono, rovinò fino alle radici quest’albero maestoso dell’arte, che quindici o ventanni fa era ancora pieno di bellezza c di vita. Il tirocinio, il lento cd istruttivo tirocinio che facca trascorrere il nuovo cantante attraverso una serie di teatri d’una graduale importanza, e che lo facca giungere così alla sommità arricchito di tutti i pregi dello studio, dcH’cscmpio c dell’esperienza fu tolto da questo fatale abuso di gettare l’esordiente sulle più terribili scene, su quelle da cui suonavano un giorno le voci ammirabili ed ammirabilmente educate dei Nozzari, dei Bianchi, dei Crivelli, e di tutta quella favolosa progenie di artisti sublimi, che furono deplorabilmente sostituiti da creature la cui innocenza musicale cd artistica è il più certo, il più conosciuto, cd il più comune dei fatti. Ed ora questi stessi impresarj soffrono le conseguenze della loro cieca imprevidenza; l’avidità del lucro che gli avea consigliati a si meschini espedienti restò crudelmente ingannata, cd adesso essi Vanno gridando inutilmente per tutta questa vasta c fiorita superficie del suolo italiano, dateci delle voci, dateci degli artisti! Gli artisti sono scomparsi, le voci sono rovinate, cd i poveri imprcsarii ’ si trovano nei più penosi imbarazzi. Il pubblico si lamenta con ragione della nullità delle compagnie, c si scaglia contro gli appaltatori, che dal loro lato hanno la più inappellabile delle giustificazioni, l’impossibilità cioè di trovar degli artisti. Io vi assicuro clic la posizione d’un impresario d’un grande teatro è attualmente assai pericolosa e sparsa forzatamente d’amarezze, giacché avesse i più nobili istinti di generosità, fosse disposto ai più enormi sacrificii, egli, non potrebbe adunare una compagnia completa degna d’un grande teatro. Provvedete poi in carnevale cinque o sci teatri di primo cartello, cd una ventina di teatri secondarli, ma ’che pure pretendono degli spettacoli che sicno in proporzioni delle loro risorse abbastanza abbondanti! La disapprovazione mio caro, la disapprovazione ecco il vero elemento teatrale in progresso, c che minaccia di divenire la più abituale espressione delle impressioni prodotte sulla maggior parte dei pubblici dall’onorevole esercito degli artisti. Ma questa geremiade mi trasse un po’ lungi, e mi fe’ dimenticare le proporzioni clic dovrebbe avere una lettera. Voi sarete abbastanza gehtilc per perdonare la mia prolissità, mentre vi prometto di risparmiare in un’altra mia le riflessioni c di abbondare in notizie. Credetemi intanto. Vostro Affezionatissimo D-i II. Stimatissimo signor Direttore. Firenze, 8 Luglio 1843. In questa mattina mi pervenne il N. 27 della Gazzetta Musicale in cui trovasi inserito parte della traduzione italiana di una lettera scritta dal signor Félis sulle orchestre d’Italia, che vorrei la fosse letta da tutti gli artisti c dilettanti di musica della penisola, affinchè mossi dalle verità che in quella si accennano si giungesse ad ottenere gradi maggiori di perfezionamento nella esecuzione musicale a grandi masse. Quello però clic ora mi spinge a scrivervi con sollecitudine si è la necessità- di una errata-corrige ove si parla del nostro Festival celebrato nella; occasione del terzo congresso degli scienziati italiani tenuto in Firenze nel settembre 1841. Nel luogo del mio nome va posto quello del Giorgetti professore valentissimo di Violino, come voi già ben sapete, avendo esso occupato il primo seggio dell’orchestra tanto in questa occasione come in tutte le altre simili, meno che in quest’ultima, per trovarsi egli leggiermente ammalato; nè d’altro onore io posso gloriarmi oltre quello di esser sempre stato compreso nella nota dei coristi in quéste grandiose riunioni insieme con i più rispettabili maestri, artisti, e dilettanti della nostra città.’ Credetemi, ecc., ecc. Luigi Picchiami. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Al teatro Re si è riprodotta la Figlia del Reggimento di Donizett’qed ebbe sufficiente fortuna. La musica non manca di una tal quale tinta di originalità e di grazia. Vogliono alcuni che sappia un po’ dello stile proprio dell1 Opèra-comujue^ ma facciamo osservare che appunto la Figlia del Reggimento fu scritta su libretto francese j e per cantanti francesi. I pezzi di genere [ scherzoso ne paiono più felici di quelli in cui domina una tal quale tinta sentimentale. In generale questa musica è elegante, aggraziala e piacevole, pregi che non mancano mai alle composizioni dell1 egregio maestro lombardo. Nulla diremo per ora dell1 esecuzione vocale che nel tutt insieme non ne sembrò gran fatto felice. La prima attrice cantante madamigella Angiolina Zoja è una brava giovinetta, piena di vivacità e di grazia. È molto piacevole nei parlanti, e sente il ritmo musicale con una iinezza che indica in lei un ingegno artistico non volgare. Il pubblico applàude clamorosamente un coro di soldati a tamburo obbligalo, col quale la figlia del reggimento fa mova di una précisione di tempo e di un’agilità di braccia singolari. Lo stromentale fiorito e ricco di geniali andamenti è affidato ad una buona orchestra, e il Ferrara le dirige colla sua solita maestria. — Ommettemmo nel foglio scorso di far cenno dell1 ultima bimensile accademia di musica’classica datasi nel gran salone della Società de1 nobili. Vi si eseguirono tre sinfonie del gran genere. Per prima quella di Haydn delle Stagioni, spirante la più cara freschezza dlmaginij poi una grande sinfonia di Spohr ricca di squisite armoniche combinazioni; per ultima quella in si bemolle di Beethoven, sfavillante di pensieri originali, e piena di quello slancio e di quella varietà di colorilo che danno una impronta particolare alle composizioni del sommo tedesco. L’esecuzione fu come al solito lodevole, avuto riguardo a questo che non fu preparata da prove. E generale il desiderio che codesti bellissimi esercizj si rendano più frequenti con vantaggio sommo dei nostri professori e dilettanti, i quali così avranno mezzo di udire e gustare debitamente uh genere di musica per fatale combinazione proscritto dai nostri teatri. — Nuove pubblicazioni — È ragionevole clic un giovane, il quale con qualche titubanza entra nella carriera di compositore-pianista, per meglio assicurarsi il favore del pubblico, si appigli al facile genere ora maggiormente in voga Tra gli istromenlisti; opperò approvar devesi clic il sig. Antonio Grassi abbia fatto succedere a’ vivaci suoi ritmi intitolati Omnibus-Faltz, un Capriccio sopra i Lombardi atta prima Crociata. I motivi di quest’opera sì strepitosamente fra noi applaudita sono tali da assicurare in quest’anno un pieno successo a chiunque li presenti a’nostridilettanti. Il Grassi con gusto scelse il fiore de’ pensieri con cui l’egregio Verdi accrebbe il numero dei suoi ammiratori, con chiarezza c senza alcuna complicazione li coordinò, alcuni ornò di scorrevoli passi, c ad altri appose delle brillanti variazioni, senza omettere i modulati passaggi c le risonanti cadenze. Ognuno clic Tu alla Scala nel rumorosissimo inverno passato, all’udire questo svariato pezzo noii potrà a meno di proVarnc speciale diletto, sentendo in lui rinnovarsi le più gradile rimembranze. A questo saggio il Grassi possa far tener dietro qualche coscienzioso lavoro inventivo, onde si abbia a recar giudizio, oltre della sua conoscenza del pianoforte, anche della immaginazione di lui. Il Capriccio sui Lombardi venne pubblicato da Ricordi presso il quale or ora comparvero: una barcarola, un notturno e la Fantasia sull’aria popolare napoletana Io te voglio bene assaje del messinese Ernesto Coop; pezzi già assai apprezzali nella bassa Italia c che meriterebbero esserlo fra noi. — Genova k Pavia. Terminato il corso delle rappresentazioni di primavera, in ambe.le città si propose di eseguire lo Stabat Maler di Rossini colla maggior pompa ed accuratezza possibili;ad un tale uopo a’cantanti addetti ai singoli teatri se ne aggiunsero altri si artisti che amatori, cd il numero degli orcheslristi venne aumentato. L’esito corrispose alla grandezza dcl,capolavoro musicale cd all’immensa aspettativa. A Genova la magnifica sala del palazzo ducale risuonando degli inspirali concetti rossiniani, agli intelligenti sembrò essersi tramutata in un paradiso. Al teatro di Pavia alla prima esecuzione la sorpresa fu molto maggiore degli applausi, alla seconda poi questi furon pari a quella e si vollero replicati l’a solo della Vieni, dal classico metodo, l’aria della Lagrange, la quale ne’ fasti teatrali pavesi va posta fra le cantanti ivi più acclamate, cd il quartettino a voci sole in cui presero parte anche il bravo Fcdor cd il basso Bianchi. [p. 124 modifica]- -194 — — Napoli. Per celebrare le ultime feste dello Spirito Santo nella chiesa de’ RR. PP. Chierici minori venne ì invitato il Collegio di musica del reai Albergo de’ Po— i, accendendo per tal modo nobile gara tra i maestri isso. Aspa, Moretti e Fabrizj uno per giorno, pro, — scro tre messe di stile fra loro differenti. Il Cicerone des Deux-Siciles, giornale che si pubblica a Napoli metà in francese e metà in italiano, contiene dettagliati ragguagli in ispccie delle composizioni dell’Aspa c del Morelli, c della perfetta esecuzione che tanto onorò gli alunni del sunnominato Collegio, il quale, mercé lo zelo de’ suoi direttori, va rendendosi sempre più benemerito alla bell’arte; e col tempo forse potrà servire a restituire la musica religiosa a quell’elevatezza a cui in Napoli si giunse nel XVIII secolo. — Vienna. Il maestro Donizetli parte il 40 luglio per Parigi, per metter in iscena il suo Don Sebastien. — Madamigella Assandri fu nominala cantante di Camera di S. M. il Re di Prussia. — Il maestro Spohr è arrivato a Londra per dirigervi nella Sala di concerto filarmonico il suo Oratorio S. Paolo. — Rubini propose al maestro Donizetli a Vienna di scrivere un’opera nuova per la compagnia di canto italiana clic condurrà seco dall’Italia a Pietroburgo: il maestro non volle accettare tale offerta per questo anno, perchè già sopraccaricato di occupazioni. (Gazz. Mas. e teatrale di Vienna) — Thalbergh perfettamente guarito, partì il 3 luglio per Londra, passando per Briisselles. Non è ancora deciso se Ya in America. — Filtsch, il celebre piccolo pianista della Transilvania, dà attualmente concerti privali a Londra, che gli fruttano molto onore e danaro. — Il fabbricatore di stranienti Hcrnung a Copenhagen fabbrica i suoi pianoforti quasi interamente di ferro colfi estensione di sette ottave c mezza; hanno un suono mirabile, non paragonabile a vcrun altro. — Strauss pubblicò or ora presso Haslingcr in Vienna ( 1 ) Pop. I4G de’suoi Walzer, intitolati: LusUvandler (passeggiatori). Fra poco pubblicherà i suoi PValhalla-Toasle-LValzer, che ad ogni loro esecuzione si sono salutati da una procella d’applausi. — Il nolo compositore di Walzer Labilzky di Praga, il più pericoloso rivale di Strauss, riceve dal suo editore Hoffman per ogni fascicolo di Walzer di 8 a 10 pagine non meno di 400 fiorini moneta di convenzione (1200 L. austr.). Mozart non ebbe molto di più pel suo Don Giovanni!.’ (Gazz. Mas. e Teatr. di Vienna) — Alle ultime notizie date intorno a Rubini (Vedi il foglio 28) sono da aggiungere le seguenti: Egli non si ferma in patria che due mesi, e torna a Pietroburgo, cantando nelle varie città per cui passerà, recandosi a quella capitale. (Gazz. Mas. di Vienna) Durante la sua dimora a Vienna, Rubini pranzò il 27 giugno da S. A. il principe di Mettcrnicli; il giorno susseguente cantò da S. E. il principe Esterhazy varie cose di Rossini, Bellini e Donizetli; quest’ultimo l’accompagnò al pianoforte. (Gazz. teatr. di Vienna) — Vieuxtemps giunto in trionfo da Lemberga a Vienna, torna in patria a Brussellcs. — Lipsia. Il rinomato maestro c cantante Alberto Lortzing dà l’addio alle scene colla Pasqua del 1S44, essendo nominato direttore di musica del nostro teatro. (Ivi) — La riproduzione dell’Edipo a Colone del Sacchini eccitò molta sensazione a Parigi. Noi attendiamo le notizie del nostro corrispondente. — Duprez non andrà in Inghilterra, ma dividerà i suoi due mesi di congedo fra Tolosa e Bordeaux. — Il signor Bcnoist, capo dei cori all’Opéra, è incaricato di adattare la musica! di Rossini al nuovo libretto dell’Italiana in Algeri che si sta scrivendo, come abbiamo annunziato, dai signori Roycr e Vaéz. — La commissione degli autori ha rifiutato al direttore dell’Opéra-comique il permesso di rappresentare sul suo teatro la Lucia di Donizetli. — Il signor Fétis fece ultimamente aBrusselles delle scoperte interessanti peli’ istoria della musica: la prima è quella d’un manoscritto che si avca seppellito nella biblioteca reale fra i libri di canto-fermo, e clic contiene delle messe e dei mottetti di cèlebri compositori della line del secolo decimo quarto o del cominciare del decimo quinto. I frammenti i più importanti di questo volume sono tre messe a tre voci di Guglielmo Dtifay, due messe a quattro voci del medesimo autore, una messa a tre voci di Binchois, la messa Omnipotens Pater a tre voci di uri compositore finora ignoto chiamato Giovanili Plourmcl, come pure la messa Deus creator omnium di un compositore inglese chiamato Biquardt (Riccardo) Cockx. Tutti questi maestri scrissero dall’anno -1380 circa fino al 1420. Vengono quindi il mottetto, Orbis terrarum, a quattro voci di Busnois, (4) In Milano presso Bicordi. i cappella la Bibììoun Magnificat a tre voci, il canto famoso Noël, Noël a quattro voci, un altro Magnificai pure a quattro voci; i mottetti, Ad caenam Agni providi, a tre voci, Anima mea liquefacta est a tre voci, Victimae paschali laudes a quattro voci, Regina caeli laetare a quattro voci, un altro mottetto sullo stesso testo a quattro voci, c due altre messe a tre voci. Tutti questi pezzi sono di Busnois. Il volume è terminato da una messa Ave Regina a Ire voci di Le Roy chiamato comunemente Regis. Grazie a queste composizioni del più alto interesse vicn tolta una considerabile lacuna nella storia dell’arte. L’altra scoperta è pur degna d’attenzione perbo manoscritto di 28 pollici di altezza c di 49 di larghezza, sopra una carta velina assai bella, di una esecuzione calligrafica superba, e con arabeschi nei quali si vede figurare il ritratto del pazzo di Maria di Borgogna. Questo volume era negli archivi! reali, ove veniva posto a pezzi per fare delle coperte ai registri: di già un altro volume simile a questo era stato distrutto nella stessa maniera. Una parte di questo è.pure perduta, giacché vi Turono tolte delle pagine intere, e le miniature e le lettere che furono frastagliate formano varie lacune, ma il signor Fétis trovò intatte 4.° una ammirabile messa di Josquin de Prés a sei voci, ad fugam in diatessaron super totam missam, differente da quella che fu pubblicata nel terzo libro delle messe del medesimo autore dal signor Petrucci di Fossombrone. Tutta fa messa forma un triplice canone alla quarta, è ciascun d’essi a due voci; 2.° la messa De Assumptione Bealae Mariae Virginis a. sci voci composta da Enrico Isaak, maestro di cappella dell’imperatore Massimiliano I, verso il 4450; essa non era conosciuta che di nome; 3.° la messa de Sancta Cr cinque voci di Pietro de La Rue maestro di cap ad Anversa verso la fine del secolo decimo quinto, sta si trova pure in un altro manoscritto della B teca reale Belgica. Il signor Fétis ha messo già in partizione le messe di Josquin de Prés c di Isaak, ed è ora occupato a fare un simile lavoro su tutte le composizioni contenute nell’altro volume. — Tamburini ha dato al cercle musical di Lione un concerto che non produsse un grande effetto; la causa di ciò è attribuita all’eccessiva popolarità dei pezzi che figurarono sul programma. Il celebre cantante e la direzione del Gran Teatro non si sono intesi fra loro per cui il progetto di dare due rappresentazioni è sventato. — L’Hcinefetlcr è attesa con impazienza a Bordeaux, ove deve dare otto rappresentazioni. Essa comparirà negli Ugonotti, nella Juive, nel Roberto il Diavolo c nella Favorita. — Fra pochi giorni avrà luogo a Zurigo il grande festival di canto. Non si attendono per questa solennità meno di tre mila cantanti. Il premio sarà disputato da diciotto società. — Sivori, dopo essersi fatto udire al teatro reale, fu ammesso a suonare due volte alla Corte in presenza della regina c del principe Alberto. La regina dopo essersi congratulata con lui nel modo più affabile gli ha fatto rimelteic una magnifica spilla di diamanti. Sivori;se poi una scrittura, colla quale si obbliga per franchi di fare un giro artistico di tre mesi pelle ali città dell’Inghilterra. — Meyerbecr, come abbiamo già detto, è-atteso a Parigi nel corso di luglio. Egli ha composto durante il suo soggiorno a Berlino un Requiem, che sarà forse eseguito a Parigi durante l’inverno. Cosi tre sommi maestri avrebbero pubblicato, quasi alla stessa epoca, tre opere religiose d’una grande importanza. Rossini il suo Stabat, Donizetti il Miserere e SJcycrbcer il Requiem. Ecco tre pagine curiose pclla storia dell’arte del secolo XIX.. Appena che le parti del Miserere di Donizetti saranno giunte a Parigi, questo magnifico pezzo sarà posto subito allo studio (1). — Il quinto fascicolo della collezione per pianoforte delle opere di Bach, pubblicate da madama Laurier, è apparso a Parigi. Esso è composto di diciotto pezzi. La cura che presiede a questa bella pubblicazione, il lusso dell’edizione, tutto concorre a farla ricercare dagli amatori della gran musica. La stessa editrice pubblicherà quanto prima le suonate, i duo ed i trio per 80,000 fran principali c — A Madrid, al teatro del Circo, fu ripresa l’/nermeslra, che è ia prima produzione di Baldassare Saidoni, di Barcellona. Quest’opera fu data pclla prima volta al teatro della Cruz nel gennajo 4838, ed ottenne un onorevole successo. Fu messa egualmente in repertorio la Saffo di Pacini, che fu bene eseguita dalla signora Garibaldi, dal tcnor Sinico e dal basso Alba. Il pianista spegnitoio signor Miro che ha dati varii concerti a Madrid, è partito da questa capitale in compagnia del brillante arpista signor Lazare, per portarsi a Cadice e quindi a Londra. La musica è in gran progresso a Madrid. I cataloghi di musica dell’editore Caraffa sono assolutamente assai ricchi, c cosa straordinaria, i prezzi tre o quattro volte più forti di quelli di Parigi. Da ciò si vede che il cullo dell’arte musicale non è certo sterile ed avaro a Madrid come in qualche altra delle onorevoli e ricche capitali di Europa. (1) L’editore Ricordi,proprietario del medesimo,ne manda una copia estratta dall’autografo dei maestro alla France Musicale che ne ha la proprietà per la Francia, e dispone le parti per noleggiarle, a chi bramasse farlo eseguire in pubbliche Audizioni. — ERRATA-CORRIGE Alla pagina HA, N. 27, colonna pi i riga. 62 ove dice anzi dell’opera deve dire anzi dell’epoca. MB PIMICIZKHI MUSICALI DELL’l. II. STABILIMENTO NAZIONALE.PRIVILE».0 Di GIOVANNI RICORDI per S., C., Tenori e Bassi etl Orchestro Partitura con sotto anche l’accollili, ridotto per Organo DEL M.° CAV. wmrnrn pmam >61 Completa Fr. 24. Vendesi anche in pezzi staccati. MUSICA DEL M. CAV. mot Sono pubblicati i seguenti pezzi per Canto con accompagnamento di Pftc. 44931 Scena c Duetto, Altro da tc non chiedo, per S., e B Fr. 3 SO 44932 Barcarola, Quando assisa a me d’accanto, per T «— 75 44933 Scena e Duetto, Chi sei tu? che vuoi? che chiedi? per T. c.B.... n 4 25 44954 Duetto, La vita! in la detesto, per 2 B. n 2 75 44955 Aria, In quel volto accolse il ciclo, per 4/2 S... «2 75 44956 Scena c Duetto, Parla, o ciclo, per 4/2 S. e T «4 — 44957 Scena-e Ducilo, Innocente al fiume in riva, per 4/2 S. c S a 4 75 44958 Scena ed Aria, No,... pria chiusi gli occhi mici, per S» 2 25 44959 Scena e Duello, Tradirmi tu?... deh taci, per S. c B n 5 75 44940 Scena cd Aria, Ahi ni amò qual aman gli angeli, per T «4 25 44944 Marcia funebre c Dilettino, Qual ora ■ tremenda, per S. c 4/2 S... «2 25 44942 Aria finale, del, quesl’amara lagrima, per 4/2 S.........» 3 25 Il completamento sta sotto i torchj per essere in breve pubblicato. MM DI ROHM MUSICA DEL M. CAV. 91ETAS0 D01IIZETTI Oltre i pezzi già annunciali nel num. 28 si è pubblicato 44942 Scena e Duetto-Finale II, Ecco l’ora! 0 mio spavento! per S. e T. (con accompagnamento di Pftc).. Fr. 4 GIOVANNI RICORDI EDITOBE-PROPBIETARIO. Dall’I. R. Stabilimento nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVMII RICORDI Contrada digli Omenoni N. 4720.