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- -121 GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 29. 4 6 Luglio 4 843. - Nel c o dcll’a Si pnbblica ogni domenica, danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica c moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà ANTOLOGIA CLASSICA 31USICALK. DI MILANO ■ La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Roussbju. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta c o’dittologia classica musicale è di cITelt. Ausi. I,. 12 per semestre, ed clfctt. Ausi. L. 14 affrancata di porto lino ai confinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porlo. il AVVERTIMENTO -r- Mentre si sta preparando la pubblicazione di un Salmo di li. Marcello, pel 7.° N.° deW Antologia Classica, si fa dono ai signori Associati della Cavatina Buffa del celebre maestro Donizetti, Viva il matrimonio, recentemente pubblicata da questo I. II. Stabilimento Musicale Ricordi. SOMMARIO. I. Critica Musicala Messa da Requiem del chiarissimo fig. maestro Pacini. - IL Carteggio. I. Parigi. II. Firenze. - III. NotizikMusicali Divkiisk. - IV.Nuova Pubblicazioni Musicali. CRITICA MUSICALE mmm ©ü DEL CHIARISSIMO SIGNOR MAESTRO can ti coi quali la Chiesa, pregando pace ai trapassati, c’invita a Ife^meditare le verità più atte a trayl «SpWscuoterci dalle mondane illusioni, e a darne forza per combattere le passioni,inspirarono in ogni tempo sublimi note ai compositori che impresero a musicarli. Haydn, Mozart, Mayr, Cherubini 6 molti altri celebri, e non celebri, maestri tentarono questo tema con particolare amore, e vi produssero qual più qual meno lodevoli cose. La gran messa di Mozart è però finora sovra tutte celebrata, e a tal segno che non si può accennarne altra, senza sentire ben tosto a richiamar questa siccome dotata di inarrivabile bellezza. Ma una tale superiorità è dessa poi reale, incontrastabile? Non osiamo contraddirlo; ma non possiamo crederlo, e senza mancare della più alta ammirazione pel capolavoro di un tanto maestro, reputiamo, che ad un’udienza non prevenuta, intelligente e conscienziosa dovrebbero piacere non meno altri lavori di simil genere, sebben tenuti finora in minor conto, e poco noti. Questa specie di culto che in tutte arti si accorda agli antichi (da molti per mera | abitudine non per intima persuasione) ha • le buone, ed anche le.cattive conseguenze, ^ e forse più di queste che di quelle. Poii chè, se per una parte tiene i giovani in1 gegni rivolli ai grandi modelli, fa ancora i molti servili imitatori, ed altri distoglie dal I porsi in arringo disperandoli di mai poter i giungere a tanta altezza. Scrivere una messa da Requiem è, dopo Mozart, difficile impresa,e merita lode chiunque, fornito essendo di mezzi, osi tentarlo. Ciò fece il maestro Pacini già chiaro per tante gustose opere teatrali, e se non ha eguagliato il gran modello con la messa di cui ci accingiamo a far parola, seppe però condirla di molte bellezze tessendola in uno stile severo ed alto, qual si conviene al grandioso soggetto, in uno stile che per nulla si risente del teatro; la qualcosa, per uno scrittore avvezzo da tanto tempo a trattare la scena, è più difficile di quanto dai più si estima. Molta lode ancora gli è dovuta, perchè lai posto onorevole in cui seppe colle aire molte sue produzioni collocarsi, egli questa pubblicando, mostrò desiderio di averne da questo giornale un imparziale giudizio. Al cui voto aderendo, sebbene di mal animo ci assumiamo l’ufficio di critico, sapendo per prova quanto il fare sia più difficile del censurare, vogliamo innanzi tutto dichiarare l’alta stima che per l’autore sentiamo; e protestare siccome il solo vantaggio della gioventù studiosa, cui importa di guidare con sana critica, potè indurne a notare quei luoghi in cui ci parve essere la musica al di sotto del soggetto, o che l’autore abbia imitato troppo da vicino il gran modello. Ciò posto eccoci alti primo Requiem che serve di introduzione spira un’aura di mestizia ben conveniente alla funebre pompa: semplice e grandioso ad un tempo può forse far increscere la sua brevità, ma ciò non è difetto, quando il periodo musicale è, come tjui, ben tornito, e le parole spiegate senza fretta. Il versetto del salmo vi è trattato con un lodevole contrappunto sotto al Canto fermo, il quale, se fosse stato assegnato ai bassi invece che ai soprani e contralti, sarebbe per avventura riuscito più maestoso e grave. Replicato il Requiem secondo prescrive il rito, viene il kyrie trattato a fuga sull’esempio di Mozart. Su questa fuga ci permettiamo due osservazioni. La prima riguarda la ripresa del tema a moto contrario in cui non ne appaga la modulazione per quella durezza alquanto risentita che cagiona nelle due ultime semicrome della prima battuta; durezza che si fa sempre maggiore nelle successive risposte. Siamo d’avviso che, se per questa imitazione a moto contrario il maestro avesse seguita la regola dai trattatisti indicata di incominciarla alla terza del modo, ed avesse poi variala la modulazione sul secondo tempo di ogni seconda battuta (luogo in cui questo canto è più facilmente alterabile) ne avrebbe ottenuto un miglior effetto. La seconda osservazione è affatto estetica, e riguarda la corrispondenza del tema col senso della parola eleison. Questo tema, e ce ne appelliamo all’intimo convincimento dello stesso autore, non ha in sè nulla dell’espressione di uno fra i tanti sentimenti che ci possono far invocare la misericordia di Dio. E un tema che si presta assai bepe agli artifizii della fuga ma non è punto ispirato. Diremmo anzi che con tante semicrome urla col senso della parola. E vero che il Kyrie di Mozart contiene anche un maggior numero di semicrome si nel soggetto che nel contrassoggetto, ma anche in quella fuga, ad eccezione della prima frase, non vi ha molta espressione. Qui ci si dirà: la fuga ha dessa l’obbligo di essere espressiva? Uu lavoro come questo tutto calcolo dovrà essere inspirato? Potrà egli parerlo mai? A tali questioni rispondiamo francamente che un lavoro artistico, per quantunque dottissimo, non desterà mai un vero interesse, non meriterà il predicato di bello se non esprime un affetto. Il tema di una fuga può essere espressivo come qualunque altra melodia. Se ciò non fosse, la fuga non meriterebbe più di essere trattata. Questo componimento, non ostante tutto il calcolo che richiede, deve apparire ispirato, è lo sarà quando il tema ne sia espressivo. Ce ne somministra una prova quello che lo stesso autore pose alle parole confutatis maledictis, la quale ne suscita l’immagine delle grida disperate dei dannati. Quella è una fuga dettata da un intimo sentimento e costituisce una verità. Un lavoro che desti solo ■ l’idèa di una difficoltà vinta, che parli solo della perizia di chi lo condusse a termine, dovrà egli trovare buona accoglienza in una circostanza, in cùi lutto ci avvisa della vanità delle glorie mondane? L’arte più bella è sempre quella che meno appare. Rie»irne. Ecco uno dei cantici più sublimi e poetici della sacra liturgia: barbaro nella lingua, perchè appartiene a quei tempi in cui la letteratura latina era in- I tieramente corrotta, e sorgeva la poesia di < un’età novella, ma pieno di belle innna- ‘ gini e di altissimi concetti. I