Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 27
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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 27 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
CLASSICA MUSICALI*.
STORIA MUSICALE.
DELLA MUSICA DE’GRFCI.
AnriCOLO I. M
storia de’primitivi tempi della
cJvW Grecia è ravviluppata fra tenee}rfj
Marbré assai malagevoli ad essere rim
x/Tèschiarate. onde possiam dire clic
tutti fatti addivenuti prima
della invenzione della scrittura solamente ci
è dato avere un’idea vaga e indefinita, nè
opera di poco momento è quella di sceverare
la verità per mezzo ai menzogneri e favolosi
racconti che ci sono stati dai primi istorici
trasmessi. Ciò di che possiamo avere alcuna
certezza è che Cadmo, pervenuto nella
Grecia condottiero d’una truppa di Fenicii,
instituì il reame di Tebe, incirca un
dugento anni prima che fosse scritto l’Esodo
(anni del mondo 2511, prima dell’era
volgare 1493). Si crede che questo
principe fosse il primo che desse ai Greci
contezza della musica e della scrittura.
Quanto alla musica i Fenicii medesimi
r avevano appresa dagli Egiziani G), ma
la discoperta dei caratteri è loro attribuita
senza dubbio.
Ma non solo dai Fenicii attinsero i Greci
le loro cognizióni musicali: se può darsi
fede ai marmi d’Oxford. Jagnide, nativo
di Celerà, capitale della Frigia, che fioriva
intorno all’anno 150G prima della venuta
di G. C., fu inventore del flauto e del
modo frigio, ed ancora dei nomi, arie che
si cantavano in onore di Cibele, di Bacco,
di Pane, e di altre divinità gentilesche. Ciò
proverebbe che la musica de’ Greci traeva
in parte la sua origine dalla Frigia, e che
i modi eolio, ionio e dorico avevano per
avventura ricevuto il loro nome da quelle
parti dell’Asia dove erano stati inventati.
Non abbiamo alcun valido documento
intorno alla invenzione degli stranienti musicali
in Grecia. Il flauto semplice fu, secondo
alcuni storici, portalo in questo
paese da Arminia, moglie di Cadmo, e se
ciò è il vero, l’invenzione di questo slromento
dovrebbe eziandio venire dalla Frigia.
Altri autori danno a Minerva l’onore
di questa invenzione, ma è da credersi che
ella solamente ne facesse uso o forse lo
perfezionasse aggiugnendoci i buchi e le
(a) Dalla Storia compendiata della Musica del signor
Stafford. Le note sono del sig. Félis. Vedi in proposito
il primo articolo dato nel foglio N. 26 di questa Gazzetta.;
(l) Non tutti gli storici sono d’accordo su questo fatto;;
ve n’ha di quelli che affermano essere stata la musica i
inventata da Sido, donna egiziana.
DI MILANO
La musique, par des inflexions vives, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes3 exprime toutes les pas»
sions, peint tous les tableaux. rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations.» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen»
timents propres à l’émouvoir.»
J. J. Rousseau.
chiavi W, quando già l’istromenlo era stato
da altri discoperto,; poiché coloro che attribuiscono
alla dea l’invenzione del flauto,
soggiungono che ella sostituì questo stramento
alla siringa o zampogna di Pane, la
quale per certo non era anteriore al semplice
flauto. La siringa consisteva, siccome
è noto, in tante cannucce d’inegual lunghezza
insieme in ischiera congiunte. La
si suonava soffiando entro’queste cannucce
quando sull’una quando sull altra, e passando
dalle une alle altre avanti e indietro,
introducendo cosi l’aria in tutti i tubi.
Secondo la mitologia, la ninfa Siringa, nel
sottrarsi che faceva alle persecuzioni di
Pane, fu cangiata in canna nel punto che
Pane si credeva averla afferrata e clic più
non gli potesse fuggire. Il dio delle foreste,
avendo allora sperimentato come il vento
spinto entro la canna produceva un suono,
inventò quello stromento che porta il suo
nome o quello della ninfa. La siringa, dopo
essere stata gran tempo uno stromento pololare
fra i pastori che avevano Pane per
oro tutelar divinità, fu dappoi perfezionata
coll’aggiugnervi dei foramina, cioè dei
buchi e delle chiavi (*).
Quei Greci che abitavano lungo il lido
del mare o poco addentro fra terra, probabilmente
si servirono di conchiglie per
farne strumenti di musica; la qual cosa diè
luogo alla favola dei Tritoni che soffiano
nelle loro conche presso al carro di IN et—
tulio. Eglino avevano ancora flauti fatti di
Ìiaglia d’avena, chiamati latinamente: avena.
Ai tibia, stromento del medesimo genere,
era fatto con un osso della gamba di un
animale. In processo di tempo gli antichi
trovarono modo di perfezionare i flauti,
e ne fecero di bosso, di lauro, di rame,
d’argento e d’oro. Alcuna volta il flauto
aveva un corno connesso alla sua parte inferiore, e questo dava al flauto la somiglianza
di un clarone; tale era il carattere
distintivo del flauto frigio.
L’invenzione della lira è attribuita a
Mercurio, famoso, non solo come protettore
de’ ladri e de’ mercanti, ma come fornito
di tutte le ingegnose qualità de’suoi
irotetti. Si racconta che, dopo avere invoati
alcuni bovi ad Apollo, egli seco li
condusse sino a piè d’una montagna d Arcadia,
e che avendo colà trovata una te(1
) II sig. SlalTord cade qui in grave errore: i flauti
degli antichi non hanno mai avuto chiavi, e pochi erano
i buchi clic aveva questo stromento. Quinci deve riconoscersi
il bisogno che s’aveva di avere tanti flauti quanti
erano i modi o tuoni.
(2) Qui vi ha un grosso abbaglio; non solo non vi
furono mai nella siringa nè buchi ne chiavi, ma sarebbe
al tutto impossibile che ve ne potessero essere nella costruzione
di questo stromento.
Il prezzo dell’associazione annua alla Castella e alVAntologia
classica musicale è di Ausi, lire 21 anticipate.
Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione
postale della sola Gazzella per l’interno della
Monarchia e per l’estero lino a contini è stabilita ad annue
lire A. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Jfféorili, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso 1 mìcio
della Gazzetta in casa Aicnrili, contrada degli Omenoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica e presso gli Uflìci postali. — I.e lettere. i gruppi,
oc. vorranno essere mandati trancili di porlo.
sfuggine, quella uccise e mangiò, poscia,
scherzando colla conciglia, pose mente al
suono che mandava quel concavo corpo,
dal che ebbe l’idea di raccomandarvi piccole
strisele di cuojo, e così gli venne inventato
un novello genere di stromento da
musica.
Questa storiella mollo assomiglia alla
popolar tradizione degli Egiziani, relativamente
all’invenzione della lira fatta da Ermete;
il perchè merita poca fede. L una e
l’altra di queste tradizioni non sono già
materialmente impossibili; ma più ci pare
verosimile che l’osservazione de’ suoni, prodotti
dalla tensione de’ nervi, conducesse
all’invenzione di questo strumento. Noi crediamo
altresì che fosse portato dall’Egitto
in Grecia, comechè i poeti e gli storici greci
e romani (siccome osserva il dott. lJurney)
parlino del loro Mercurio siccome dell’inventore
non pur della lira, ma della musica
medesima. Apollodoro è quasi il solo
scrittore che attribuisca quest’onore aH’Ermete
degli Egiziani. Ma i Greci ebbero ricorso
all’Egitto non solo per dargli un nome,
ma ancora si ammaestrarono nelle azioni
e negli attributi del dio orientale per decorarne
la loro divinità. Bisogna nondimeno
convenire che la forma della lira, (piale si
può vedere nelle antichissime figure, presta
qualche fondamento di credibilità alla
tradizione del guscio della testuggine. In
sull’antico globo celeste essa era rappresentala
come fatta d una intera conchiglia,
e nel gruppo di Dirceo clic si vede a lioma
nel palazzo Farnese, il quale è della più
remota antichità, si trova una lira d’Anfione
che ha questa medesima forma.
Se Mercurio inventò la lira, si dice
clic Apollo fu il primo che conobbe l’arte
di suonarla (2). Apollo era celebre in Grecia
come il dio della musica e ne’ giuochi pitii,
instituiti in onore della vittoria che
egli riportò sul serpente Pitone, la musica
e la poesia erano i principali argomenti
che attraevano il popolo. Infra i primi monumenti
della greca poesia si trovano certi
inni che erano cantati in onore di questo
dio.
Marsia, avuto per inventore del doppio
flauto, era contemporaneo di Apollo. Egli
teneva insegnamento de’ principii della musica
e fra suoi discepoli si annovera Olimpio
il Frigio, il quale, secondo Plutarco,
portò in Grecia 1 arte di suonare la lira
col plettro, mentre in prima si toccavano Q
le corde solamente colle dita. Egli inventò
eziandio l’antico genere enarmonico che
(1) Altri attribuiscono ad Apollo l’invenzione della
lira e del flauto insieme. pare essere stato il primo regolar sistema
musicale de' Greci.
Tutto ciò appartiene all’epoca favolosa
della Grecia, nel qual tempo i più celebri
personaggi della mitologia, erano in fama
di musici eccellenti. Abbiamo già parlato
di Mercurio, di Minerva, di Pane e d'Apollo;
a queste divinità bisogna aggiugnere
le Muse, Bacco e le Sirene. I primi aggiunsero
alla lira la corda chiamata mese
ossia la. In prima non ve n’erano che tre,
cioè: mi, fa e sol, chiamate hypate meson,
paihypate meson e meson diatonos.
Bacco era celebre come suonatore di flauto,
e i canti delle Sirene cosi erano lusinghieri
che coloro che gli ascoltavano,
benché s’avvedessero che la loro rovina
era inevitabile, e che il loro canto portava
la morte, non potevano sottrarsi al suo
potere, e tornava lor dolce il morire al
suono di quella musica deliziosa.
(Vers. di C. M.)
POLEMICA.
Al chiarissimo siglior Avvocato
CESARE MELLINI.
Se in una polemica venite attaccato con
modi da baruffa villica, non sentite, no,
l’inerzia e pronta corre la mano alla penna,
ma se un opponente vi risponde colle maniere
insegnate dall’urbanità, dal sincero
desiderio di rintracciare la verità coll’analisi
della discussione, allora l’anima si
compone a bonaccia anche nell’urto delle
opinioni, e si va adagio; ed io andava
adagio pensando a replicare alla garbatissima
vostra (1); ma intanto mi preveniva
il chiarissimo sig. Geremia Vitali che, nel
num. 16.° della Gazzetta, entrò nella questione
col molto acume ed urbanità di critica,
coll'amore e conoscenza dell’arte a
lui abituali nella quistione fra noi iniziata.
Il Vitali si mostrò meco pienamente d’accordo col suo articolo secondo ove, dichiarandovi la dovuta stima, combatte la vostra fede in un attuale ottimismo musicale, al quale non si può certo sottoscrivere, appena appena ci riesca di spogliarci di quell’entusiasmo effimero che, mosso da bellezze posticce, non approvate dal buon gusto, e qualche non rara volta dallo stesso buonsenso, passa talora dalle facili plaudenti masse teatrali anche allo sensato amatore. - Non vogliate dunque ascriver mai a mancanza di estimazione se non do seguito alle osservazioni che avevo promesso di fare sul vostro articolo del num. 5.° Con pari convinzione verrei a ripetervi quanto vi scrive il Vitali e quindi riuscirei forse a noja più che a vantaggio dei lettori della Gazzetta. Solo mi riservo ad aggiungere quel tanto che a mio parere potesse concorrere a sempreppiù convincervi che, mentre è difficile assai assai il determinare qual sia il vero punto culminante del musico-drammatico ottimismo; mentre non è poi la facil cosa il decidere se attualmente si ascenda o si discenda, è però sicuro che ci troviamo sulla china dell’armonico Parnasso, e che noi faremmo un brutto servizio al progredire dell’arte se, invece di mostrare ai giovani quanto manchi e quanto ci voglia di studj per salire in cima, piantassimo il lusinghiero alloro alle falde, o poco più in su dell’erta. A dir vero, mi fermai come chi trova un urto alla propria opinione quando nell’articolo del Vitali mi incontrai col periodo: E vuole in guisa adornarla che le grazie debbano uscire ad una ad una alla vista dell’indagatore quasi premio e mercede della fatica dell’indagine. Ma mi sono quasi riconciliato con lui quando soggiunge che i pregi musicali non debbono di soverchio essere nascosti perchè... Oh! sia pure riposta, sia arcana l' arte sussidiaria del genio, ma non siano riposte le veneri musicali: io mi appello all’anima sensitiva del Vitali stesso, e non mi negherà che, se provò compiacenza nell’indagare, anatomizzare i parti del Bellini, del maestro del cuore per eccellenza, onde ammirarne l’arte riposta, non ebbe certo a durar fatica d’indagine per gustarne le veneri, per sentirne le più vive, le più toccanti sensazioni, ogni volta che gli venne dato di udire la musica del maestro filosofo eseguita con quel calore, con quell’intelligenza che sono riservati agli eletti artisti. Se in altri generi di gusti la facilità trae più presto a noja che a diletto, non è lo stesso, no, ne’ puri e nobili godimenti musicali. - L’uditore dall’anima educata, dal cuore sensitivo, sebben profano alle tecniche ragioni dell’arte, gusta a primo tratto le potenti grazie della musica che parti dal Cuore di un vero genio artistico: l’uomo rozzo, l’uomo che si compiace meglio ai fragori del tamburone, che non alle incantatrici dolcezze melo-armoniche, non saprebbe gustarle quand’anche volesse indagare le riposte cause delle bellezze d’effetto: solo chi alla coltura dello spirito e a bel cuore unisce le cognizioni tecniche de’ misteri dell'arte, oltre all’assaporare, forse più presto che altri, le dolcezze musicali, ha il vantaggio di seguitar poi a godere un diletto di calcolo, di indagine nell’esaminare le artistiche molte della potente macchina. A qual numero dunque di uditori sarebbe riservata la musica le cui grazie sono ritrose, nascoste?... Si suol dire da taluni: la tal musica non si sentì, non si gustò se non dopo due, tre rappresentazioni: la tal opera fece un semifiasco la prima sera, si cominciò a sentirla alla seconda, piacque alla terza, entusiasmò alla quarta: è una musica che bisogna sentire più volte per poterla gustare... ma... non saremmo noi in un grosso errore?... oh sì! bisogna capirla una volta che la musica che non si trova cara, bella, squisita se non alla terza od alla quarta rappresentazione, si gusterebbe in tutta la pienezza del suo possibile effetto alla prima se... se non annunciasero gli Impresarj il Questa sera si recita, prima che gli artisti e cantanti e sonanti l’avessero ben intesa, digerita, imparata a dovere: se si eseguissero le prove alla presenza di persone ben addentro nell’arte ed efficacemente autorevoli, con tutto quell’impegno col quale si esporrebbero gli artisti a piena e temuta udienza: e ciò è quanto non si fa, oso dire, mai!... un po’ di esperienza e l’analisi de’ fatti mi fanno forte nell’asserzione.
E qui sta anche, se non erro, la soluzione dell’enigma: perchè mai un’Opera rappresentata in due capitali a pari grado d’incivilimento, da artisti di pari bravura, faccia non di rado nell’una eccheggiare applausi, faccia nell’altra risuonare i sibili.
E venendo a qualche punto della gentilissima vostra, permettete vi faccia osservare che, ben altro che negar la potenza del genio, mi parrebbe averla inchiusa nelle qualità che asserii necessarie a costituire un eccellente Compositore, giacché vi ho compreso estro poetico, fantasia melodica, ciò che, se mal non m’appongo, equivale appunto a genio: ma non sarei però d’avviso che nemmeno una buona dose di genio possa sopperire ad una gran parte delle qualità da me accennate, e sulle quali mi compiaccio siate voi meco in perfetto accordo.
Chiudo coll’assicurarvi, chiariss. sig. Melini, che, se da un canto vedo difficile assai per chicchessia l’assegnare le distinzioni che io vi dimandava fra la musica meramente melodica, e la musica veramente drammatica, io ritengo avreste saputo accostarvi meglio che non avete fatto quando aveste potuto appoggiarvi a qualche tavola di esempi dimostrativi, come vi suggeriva.
Io però senza tavole verune mi accosto pienamente al vero quando vi assicuro e di stima e di affetto e di vivo desiderio di entrare seco voi in altre discussioni, mentre godo dichiararmi.
Borgomanero, 18 Maggio.
Vostro Divotissimo
Nicolò Eustachio Cattaneo.
DELL’ISTROMENTAZIONE.
ARTICOLO V.
(Vedi i fogli 5, 8, 10, 12, 21, 25, e 26).
Beethoven, avendo considerazione al carattere
melanconico e nobile della melodia
in la maggiore del suo immortale andante
della sinfonia in la, e per meglio rendere
quanto quella frase contiene nel medesimo
tempo di passionato dolore, non
ha mancato di affidarla alle medie note
del clarino. Gluk!, pel ritornello dell’aria
d’Alceste: «Ah! mal mio grado, il debil
cor si scote» aveva prima scritto un
flauto, ma conoscendo che il timbro di
questo stromento era troppo debole, e
mancava della nobiltà necessaria ad esprimere
un tema ripieno di tanta desolazione
e d'una sì trista grandiosità, egli lo affidò
al clarino. Sono altresì i clarini che cantano, nel medesimo tempo che la voce, l'altra aria d’Alceste di un accento sì
dolorosamente rassegnato: «Numi implacabili». Effetto d’altro genere risulta da tre lente note de’ clarini in terza nell’aria
d’Edipo: «La tua reggia è il mio rifugio».
Questo è verso lo scioglimento del tema:
Polinice prima di proseguire il suo canto,
si rivolge alla figlia di Teseo, poi riguardandola,
soggiugne: «Io vidi ed adorai
Erifil bella». Que’ due clarini in terza discendenti
dolcemente sino all’entrata della
voce, nel momento che i due amanti si
ricambiano un tenero sguardo, sono d’una
eccellente intenzione drammatica, e danno
uno squisito effetto musicale. Le due voci
istromentali sono in questo luogo un emblema
d’amore e di purità. Ascoltandole,
si crede vedere Erifile pudicamente abbassare
le pupille: è cosa veramente mirabile!
Questo delizioso effetto d’orchestra manca
però nello spartito stampato di Sacchini;
ma troppo l’ho io sovente rimarcato alla
rappresentazione, per non tenermi sicuro
della mia memoria.
Nè Sacchini nè Giuli, nè alcuno dei grandi maestri di quest’epoca cavarono partito dalle gravi note del clarino. Io non ne so indovinare la ragione. Mozart sembra il primo che le abbia rese utili, non per ottenere effetti drammatici, ma solamente per assegnar loro accompagnamenti arpeggiati, come quello del terzetto delle maschere nel Don Giovanni. Etrli era serbato a Weber lo scoprire tutto ciò che il timbro di questi a voci basse ha ili energico e di grave ad un tempo impiegato che e’ sia a colorire armonie di cupo effetto. Meglio è, in somiglianti casi, scrivere i clarini a due parti di quello che metterli all’unisono o all’ottava. Allora quanto più sono le note in armonia, maggiore ne risulta l’effetto. Se si avessero quattro clarini a sua disposizione per l’accordo: do diesis, mi, sol, si bemolle, per esempio, prendendo pel suono più grave un clarino in la, il cui mi da il do diesis, questa settima diminuita, ben collocata, ben disposta e istromentata, avrebbe un terribile aspetto, che potrebbe anche rendersi maggiore aggiugnendovi un sol grave assegnato ad un clarone. Vi sono clarini in più tuoni differenti; tutti sono utilissimi: e deesi lamentare che non ve ne sieno di più. Per esempio il tuono di si naturale, di re e di sol basso, che qualche volta s’adopera, potrebbono in molle e molte occasioni offerire di grandi risorse ai compositori. 11 piccolo clarino in fa (detto terzino) che molto si usa nella musica militare è stato quasi abbandonato per accogliere invece il terzino in mi bemolle che si stima ragionévolmente meno stridulo, e sufficiente nelle tonalità che si scelgono comunemente pei pezzi a stromenti da fiato. Tanto meno i clarini avranno le espressive qualità delle quali ho parlalo, quanto più o meno s’allontaneranno o in grave o in acuto dal tuono di si bemolle che mi pare il più beilo di questo strumento. Il clarino in do è più duro di quello in si bemolle, e la sua voce ha assai meno di dolcezza e di garbo. Il terzino ih mi bemolle ha suoni penetranti che ponilo facilmente essere ridotti ignobili se s’impieghi dal la acuto in su. Però è stato adoperato in una moderna sinfonia per parodiare, e dar un cotal carattere di volgarità ad una melodia, in cui il senso drammatico esigeva questa strana trasformazione. Il tuono di fa ha una tendenza ancor più decisa nel senso medesimo. A misura che i tuoni del clarino si fanno più gravi, essi all’incontro producono suoni più opachi, più riposati e melanconici. Per la qual cosa il clarino in la si prezioso per tanti rispetti, non ha nelle mezzane note una purezza di suoni cosi perfetta come il clarino in si bemolle. Questa differenza più è evidente in quello in sol basso, il quale più è prossimano al clarone, siccome vedremo a suo luogo. Dovrebbouo però gli esecutori generalmente servirsene solo ne" tuoni indicati dal compositore. Dapr poiché avendo ciascuno di questi tuoni un peculiar carattere, certo è forse che il compositore piuttosto s é all uno attenuto che all’altro per preferenza eli egli dà all’un timbro anzi che all’altro, e non per bizzarria o capriccio. L incaponirsi, come fanno parecchi suonatori, a voler tutto eseguire col clarino in si bemolle, è dunque, eccetto pochi casi, un mancare alla perfetta esecuzione. E questa infedeltà più si farà manifesta e colpevole quando per esempio si tratti di preterire il clarino in la. Egli è manifesto che il compositore ) l’ha scritto solamente per avere il mi grave F che dà il do diesis; come farà allora il | suonatore col clarino in si bemolle, il cui!| mi grave non dà altrimenti che il rei Egli sarà costretto di trasportare la nota all’ottava! e così verrà distruggendo l’effetto voluto dall’autore! Il clarone fa presso a poco rispetto al clarino in do le veci del corno inglese rispetto all’oboe. Esso è un clarino contralto in fi basso, con all’inferior capo del tubo una tazza di cuoio: ed ha solamente un poco più d’estensione nelle note basse, poiché negli acuti discende insino al do. I suoni di questo stromento, meno puri di quelli del clarino, hanno la massima loro bontà nel registro inferiore. Sono presso a poco simili alle gravi note del clarino in la, con più ripieno e forza. Mozart ne’ suoi principali spartiti ha scritto due parti obbligate di claroni, come per esempio nel Rei]idem, nella Clemenza di Tilo, ecc. A Parigi non si può eseguire questo capolavoro coll istromentazione dell’autore, perché le nostre orchestre sono affatto sprovviste di claroni, nè questo Dello stromento s’insegna al Conservatorio!!! Il clarino basso (in do e in si bemolle) è all ottava inferiore del clarino. L’osservazione che io ho fatta testé intorno alla cattiva natura egli acuti suoni ilei clarone si può anche al clarino basso applicare. Le sue basse note sono invece magnifiche. Meyerbeer applicò al clarino basso un bellissimo monologo nel terzetto del quint’atto degli Ugonotti. 11 clarino basso, stando alla maniera onde degli si scrive e suona può tener luogo delle gravi note del clarino ordinario del pari che l’accento grave, solenne e pontificale di certi registri dell’organo. Da ciò si pare come egli potrebbe essere di frequente impiegato coti buono effetto. Certe musiche militari tedesche debbono la loro piacevole sonorità ne’ passaggi viano ai molti clarini bassi di che sono fornite. Noi abbiamo ques’to stromento nell’orchestra dell’Opera, statovi introdotto dal sig. Meyerbeer; altrove non se n’ha contezza. (Sarà continualo) E. Beulioz. V. (li 0. Mclliui. CENNI BIBLIOGRAFICI. I. i*j:sahi:mi sh.li musica Considerata come Arte Liberale. Memoria del professore Luigi Maghivi (I). In tre paragrafi compartì il sig. prof. Magrini questa sua Memoria ricca di acute, ingegnose e nuove osservazioni. 1 tre paragrafi dividonsicosi: 1." Premesse intorno i suoni armonici e le vibrazioni simpatiche. 2.° Da quale fonie e in quale maniera il musico debba attingere ì primi elementi dell’arte sua. 3.° Se la nostra musica avanzi o retroceda, si abbellisca o si corrompa. li primo di questi tre punti sviluppasi con vera profusione di scienza iìsica ed acustica. - L’autore, dopo essersi appoggiato all’ipotesi che l’cfictto grato od urtante delle consonanze e delle dissonanze, dipenda dalla proprietà delle membrane c librette dell’orécchio a vibrare alla maniera dei corpi elastici, viene a dire, (die dietro la norma della doppia serie clic comprende la progressione dei suoni costituenti gii elementi del nostro sistema armonico, egli dimostrò già altre volle clic la chiara relazione sussistente fra le ascisse e le ordinate di una iperbole è analoga a quella clic ha luogo tra due corde equidistanti nella scala musicale, li che poi qui prova von matematiche ragioni «Di più, prosegue ii signor Magrini, siccome noti avvi cosa nella natura dell’atmosfera clic si opponga alla esistenza di vibrazioni incomparabilmente più rapide di quelle clic feriscono i nostri sensi, così possiamo concepire che alcuni animali, per esempio i grilli, la cui potenza uditiva forse comincia dove presso a poco termina la nostra, sieno dolati (1) Milano presso Giovanni Resnali. della facoltà di comprendere suoni ancora più acuti. di cui ignoriamo la esistenza •. Vorremmo qui trascrivere più c più pensieri dell’egregio autore se il tempo e lo spazio ne lo permettessero. Non taceremo eli cgli chiude questo primo paragrafo con una ben lusinghiera speranza, vale a dire che «dopo le scoperte fatte sulla natura della voce umana e le ricerche sul meccanismo della laringe, egli è permesso di supporre che gli stromenti immaginati yla Jsratsenstein e da /{cmptlcn, clic articolavano già alcune frasi, possano, coll’applicazione fors’anco della forma iperbolica, perfezionarsi in modo che la pronuncia/ione delie lingue moderne finirà per essere trasmessa non solamente all’occhio, ma eziandio all’orecchio della posterità (!)» Il secondo paragrafo mostra la predilezione che il signor Magrinidcve nutrire perla musica imitativa o descrittiva. È ricco di un’ingegnosa distinzione dell’uomo musico e dell’uomo matematico, del differente genere di spettacoli teatrali, dell’opera bulla, e del melodramma serio o tragico, ecc., ecc., c da tutte queste cose ne ritrae la differenza ch’egli mette tra musica espressiva e musica artificiale. Nel mentre però tributiamo le dovute lodi alle distinte cd acute opinioni dell’anlorc, non possiamo tacere di non trovarci pronti a sottoscrivere ad ognuno de’suoi pensieri, i quali potrebbero per avventura sentire laivolta alcun che di trascendentale o di solìstico. Come pure non dividiamo interamente il suo modo di considerare lo stato dell’odierna musica, intorno alla quale si estende nel terzo paragrafo; la (’illusa di questo nondimeno c degna di ogni elogio mostrando a brevi tocchi l’impronta dei differenti stili di Itossini e Bellini e dei famosi che li precedettero, impronta, al dire del chiaro autore, voluta cd attinta al carattere de’tempi o pacifici 0 bellicosi. II. manuale pel Timpanista. - Hi Carlo Antonio Boracchi (1). Siam nel secolo delle gran casse, dei timpani, delle bande turche, e davvero clic un libro od un opuscolo clic ne parli dettagliatamente un po’anche di timpani, è cosa che può stuzzicare la curiosità di parecchi amatori dell’arte. Questo piccolo c innocente diletto valga almeno di compenso al grande assordamento d’orecchi al quale ei condannano certe musiche timpanistico-drammatichc clic troppo spesso udiamo anche sulle maggiori nostre scene. Il sig. Boracchi per venir a parlare di miglioramento ch’egli ha introdotto nel congegno de’ timpani, pensa bene di partirsi coinè dicesi ab ovo, e. ne fa una non breve descrizione dei timpani, timballi, laminili, nocchiere, crotali, dei Siri, dei Saraceni, dei Greci, degli Ebrei, dei Romani. Amore di brevità non ne permette di trascrivere tutti 1 miglioramenti fatti in codesto stromento dal sig. Boracchi, nè di dare un’analisi dettagliata della specie di metodo (cosi l’autore) che occorre per lo studio dc’tirnpani. Però non taceremo che c noi e molti intelligenti di questo stromento trovano degno di caldi elogi il lavoro c le novità introdotte dal Boracchi, il quale, come leggiamo sul frontispizio, fu meritamente premiato dall’I. R. Governo con Medaglia d’argento. m. Nel mentre cozzano ancora furiosamente i partigiani di Guido d Arezzo e del Gambale, Gaspare Romanò pubblicò non una Riforma musicale, ma una semplice versione dell’attuale sistema. L’apparente diminuzione o impicciolimento de’ segni, fece sì che tale nuova foggia di scrivere la musica prendesse un aspetto stenografico anzichenò, a tale che non senza ragione l’autore s’avvisò di appellare stenografia cotale sistema. Ciò che v’ha realmente di comodo cd avvantaggioso si è il nessun bisogno di carta rigala appositamente. La semplice carta bianca serve all’uopo, non essendovi bisogno che di tracciare alla bell’e meglio una sola riga per ogni chiave. Non sapremmo dire al momento di quanta chiarezza per la prontezza della lettura possa reputarsi questo nuovo sistema, ma egli è certo che c di mollo risparmio di tempo nell’atto dello scrivere, c clic se non si può intitolarlo del nome ardito di stenografia, può fino a migliori scoperte farne le veci. Questo breve ed ingegnoso tratlatello, unitamente ad una galoppe scritta a pronto confronto in ambi i sistemi, trovasi vendibile dall’autore stesso c da tutti i principali editori di Musica. Compratelo. compratelo. per poco io ve lo dò. A. M. (1) Milano presso Giacomo Pirola. FRENOLOGIA. Saggio sulla Composizione musicale, biografia e analisi frenologica ili Chiìivubixi, ilei doli. C. Place. Cherubini è stato in differente modo stimato da’ letterati e dai musici, secondo la diversità dei gusti e delie inclinazioni. Parrà strano che si voglia penetrare nel dominio scientifico e conoscere le rivelazioni che una nuova dottrina può. fare intorno al merito definitivo di quest’uomo illustre. Nel Saggio sulla composizione mu sicale noi troviamo una quantità di nuove idee e di originali definizioni che, senza essere forse in salvo dalla critica che far ne potrebbe l’analisi, meritano però un attento esame. La frenologia, che noi crediamo, come molti altri profani, buona al più a qualche vaga osservazione o quasi profetica, diviene sotto la penna del dottor Carlo Place, una regola esatta delle passioni, dei sentimenti e della intelligenza. Gli uomini illustri possono dunque in questo modo comparire a questo tribunale che potrebbe anche divenire inappellabile. Il linguaggio di conversazione e mondano conviene all autore, poiché egli sotto forme eleganti, lascia che altri penetri ne1 misteriosi recessi della frenologia e mostri allo spirito le sue più sapienti combinazioni. All’appoggio delle sue cognizioni svariate e positive, egli dissecca, tale è la sua espressione, l’ingegno speciale del maestro, lo paragona agli antichi genii e moderni, paragona e analizza del pari tutte le teoriche sopra Parte e la scienza musicale. Sarà questa forse la prima volta che un medico si sarà dato ad una critica letteraria, e che dando una mentita al motto di Figaro, sarà riescito ad instruire altrui sopra questo argomento che si potrebbe avere per istrano a1 suoi studii e al suo carattere. (G. M. de P.) VARIETÀ. — II Derby-Reporter annuncia che la biblioteca dell’abbadia di Talwich, presso Ashbum possiede una preziosa collezione di manoscritti di llacndel. Il grande compositore soleva spesso visitare questa badia, trattovi da quel buon organo che vi è, il quale è oggidì adorno del suo busto. — In Praga, oltre al Conservatorio di musica, v’ha una società filarmonica di 87 membri ed una sezione speciale intesa al canto c alla musica di Chiesa. — Leggiamo nella Gazzetta Musicale di Parigi: «Abbiamo sottocchio il programma del secondo congresso musicale, chela Società filarmonica di Chàlonssur-Saòne deve celebrare il 2 prossimo luglio colfajuto ed assistenza delle società filarmoniche d’Autun, Bcsamv;on, Rourg, Chambcry,Dijon, Lons-lc-Saulnicr, Lyon,Màcon, Nantes, ecc. Secondo questo programma, «il concerto» avrà luogo nella vasta Chiesa de’ Cordelieri, che ha» per natura tutte le desiderabili qualità di risuonanza» acustica. L’orchestra si è preparata capace di dugento» suonatori e cento coristi. La bella disposizione dell’an» fiteatro farà che tutti gli spettatori possano indistinta» mente e vedere e sentire. La navata, messa a gran» doppieri, sarà adorna di fiori e degli stemmi delle» città rappresentate al congresso. Ma ciò che dee tor» nare a grande c splendida solennità è I’ esecuzione
- > dello Stabat Mater ultimo mirabile capolavoro di» Rossini, che per la prima volta sarà eseguito in pro•
vincia con accompagnamento d’orchestra, ecc. ecc. • II programma s’estende assai sulla maraviglia di che sarà cagione l’esecuzione del mirabile Stabat. — Poco è mancato che lo Stabat di Rossini non sia stato causa d’un processo a Brussellcs. La è una bizzarria del nostro secolo che una composizion religiosa, una preghiera, una cosa finalmente per sua natura quieta c tranquilla, sia divenuta un pretesto d’ingiurie, di piati, d’azioni giudiziarie) e che un monumento levato a gloria del ciclo abbia più scandalo cagionato che qualunque altra opera profana. Ecco quanto è addivenuto: un editore di musica, proprietario d’un foglio settimanale, volle fare eseguire in un concerto olferto ai suoi abbonati e dato al teatro, Io Stabat colle parole latine e I’instromentazione di Rossini. Pochi giorni prima un altro editore aveva fatto eseguire l’opera medesima accomodata su parole francesi; gli attori del teatro che l’avevano la prima volta cantato, rifiutarono d’imparare le parole latine e vollero attenersi alla lingua volgare: questo non era l’interesse dell’editore, perchè egli aveva promesso qualche cosa di nuovo. Fu per via di usciere intimato agli artisti del teatro di nulla cambiare alle disposizioni del programma. Si parlava già d’un processo intentato in seguito di questo incidente, ma pare che la cosa voglia essere composta, e che per evitare gli impacci e le brighe d’un dibattimento giudiciario, gli attori faranno uno sforzo di memoria. NOTIZIE "VARIE. — Vienna. Dòhler ha dato il suo Concerto di congedo in questa Capitale il dì 5 maggio, ed ha grandemente piaciuto Egli prende a giuoco le più ardue difficoltà e canta in sul pianoforte, che è pure uno stromento che mal si presta a questo effetto, in modo veramente singolare. Egli va a passar la state a Baden e intorno al mese di Ottobre sarà a Parigi ove si farà sentire co’ suoi nuovi Studii che da tutti che li conoscono si hanno in conto di capolavoro. — Parigi. Nella tornata tenuta dalla Società d’insegnamento elementare Domenica 5 Giugno in una delle sue scuole in Piazza dei Drappi, si è potuto apprezzare in singoiar modo come immensi sieno i servigi resi alla classe operaia dal metodo ottimo de) signor B. Wilhem, membro ordinario di questa filantropica società. II signor Jomard, amico di lui, ha grandemente interessato l’uditorio colla lettura di una notizia biografica sopra quest’uomo singolare del quale l’arte nostra piangerà lungamente la perdita immatura. Dopo questa specie d’orazion funebre si è cantato un inno di pianto, il funebre Canto degli Orfeisti, modulato con musica del degno discepolo di Wilhem il sig. Giuseppe Hubert che era il Beniamino di un tanto maestro e da lui riguardato come crede e futuro suo successore nell’alto officio. Quel canto semplice, espressivo, non ricercato, e veramente spirante un profondo dolore, dal quale commossi si sono mostrati tutti i trecento ascoltatori, ha prodotto una impressione negli animi difficile ad essere descritta. L’irresistibile emozione dell’assemblea è giunta al colmo pel nobile omaggio che il presidente della Società sig. Dupin ha reso alla memoria di Wilhem, e specialmeute per le dimostrazioni clamorose d’entusiasmo e di devozione che l’intera massa degli operai ha tributato al sig. Giuseppe Hubert in seguito di alcuna parola di lode pronunciala dal presidente. Se la voce del popolo è la voce di Dio, il discepolo prediletto di Wilhem sarà certamente chiamato ad esercitare solo quell’officio che in prima era diviso fra lui e il suo maestro, nel quale egli ha già resi importanti servigi. (G. M. de P.) — II ministro dell’interno ha teste nominalo il signor Balton, membro del Conservatorio, all’inspezione de’ Conscrvatorii sussidiari di quello di Parigi. Il sig Batton è partito questa settimana per Metz. L’ingegno noto di lui ci fa approvare pienamente la scelta del ministro, e sperare che questa nomina sarà per produrre ottimi risultati. — La commissione degli autori è stata ricevuta martedì scorso 44 corrente in udienza speciale dal ministro dell’interno, ed ha presentato una memoria domandando che sia aperto un secondo teatro lirico. Indipendentemente dai motivi generali c già conosciuti che stimolano a prendere a questo riguardo una pronta risoluzione, uno ve n’ha al tutto particolare espresso nella memoria. 11 proprietario del Ginnasio musicale, Boulevard RonneNouvelle, offre di costruire sul disegno del sig. Dedreux, uno de’ nostri migliori architetti, una sala conveniente a questo impianto. Bisogna cogliere l’occasione perchè il proprietario perde troppo aspettando c non saprebbe lungamente sacrificare l’entrata del suo stabile. Il ministro ha fatto agli autori le più benevoli accoglienze, ha loro dichiarato che un rapporto o progetto era stato da lui ordinato, che il lavoro era presso che pronto, e che la quistione sarebbe stata decisa entro lo spazio più breve che si fosse potuto. (G. M. de P-J — La reale famiglia ha sottoscritto pel monumento che deve essere innalzato alla memoria di Cherubini. II re ha dato 500 franchi, la regina 200 fr., madama Adelaide^ 200 fr. e il sig. Duca d’Orleans 200 fr. — I Concerti-Vivienne continuano a popolarizzare in Francia le Opere de’ grandi maestri e gli incoraggiamenti del pubblico agevolano loro questa intrapresa. I servigi che essi rendono alla musica sono dunque indubitati; essi non sono meno utili ai giovani esecutori a’ quali formano il gusto, nel tempo medesimo che porgono loro opportunità di far conoscere il loro ingegno, e incominciare così ad acquistarsi un nome. — La Rivista e Gazzetta Musicale di Parigi parla a lungo della nuova Opéra-Comigue in tre atti, parole del sig. Scribc, musica del sig. Clapisson, che non pare una di quelle destinate a morire appena nate. Il poeta si è tenuto al suo solito costume prediletto e comodo di comporre un dramma di circostanza; e come nel Bicchiere d’acqua ha espressa la storia dell’Inghilterra, nel Duca d’Olona quella di Spagna, ora col Code Noir ha voluto secondare la corrente della moda politica che tutta sembra occupata intorno alla forzata dimissione dei signori Jollivet e Granici- de Cassagnac delegati delle Colonie, e mentre oggi d’altro non si parla che della tratta e del diritto di visita. Il libretto, secondo che porta la natura del soggetto e 1" ingegno dell’autore, abbonda di situazioni drammatiche e ben musicabili, ma pecca in difetto di originalità, di novità e di affetti. La musica del sig. Clapisson risponde perfettamente a questi pregi e a questi difetti, e come suole il sig. Scribe mettere ne’ suoi drammi tant’arte sino a dimenticarsi di mettervi della passione e del cuore, così il sig. Clapisson, nella musica, ha amato meglio di mostrarsi abile compositore di quello che passionato ed inspirato. Nondimeno molti pezzi sono stati notati come degni di gran lode, fra i quali la sinfonia è stata giudicata molto ben fatta e bene scritta; un dilettino, un terzetto, un quartetto che finisce in quintetto, una romanza e il finale dell’atto primo, sono tutti pezzi di bello effetto. Nell’atto secondo, bella si è trovata un’aria in fa minore, e un coro di schiavi che ha prodotto grande effetto. Nell’atto terzo, un gran duetto, che gli autori mostrano aver serbato pel cavallo di battaglia di tutta l’Opera: siccome per cagione della situazione drammatica troppo ricorda quello della Dame bianche, così, quanto alla musica, ha fatto per forza nascere un paragone fra Boieldieu e il sig. Clapisson che non ha potuto risolversi che a svantaggio del giovane e vivente compositore. L’Opera termina felicemente con una ripetizione del lodato coro degli schiavi. In generale si loda in questa musica la parte melodica di molta spontaneità ed eleganza: lo che non è poco elogio trattandosi d’un compositore francese. Il successo è stato molto soddisfacente, e buona l’esecuzione. I signori Roger, Grignon. Mocker, hanno ben cantato ed agito; e gli onori principali e tutto il favore è stato per madama Rossi, la quale, dopo il primo atto è stata ridomandata, e le sono state gettate ghirlande di fiori, in segno di meritata ammirazione. — Il cejcbre pittore francese Ingres ha fatto il ritratto di Cherubini poco prima che morisse; dicesi che sia di una perfetta somiglianza. L’accademia Reale di musica e Y Opéra Comique danno delle rappresentazioni, l’introito delle quali dovrà servire aH’erczione del monumento di Cherubini. Dicesi inoltre che tutte le società filarmoniche della Francia e dell’estero sieno state invitate a concorrervi con dei sussidj. — Liegi. Si dice che il 40 prossimo luglio S’inaugurerà qui la statua che hanno innalzata a Gretry i suoi compatriotti troppo lungo tempo ingrati. Le feste che in questa occasione si daranno dureranno tre giorni. Siccome Liegi non ha presentemente alcuna compagnia melodrammatica, una parte degli individui del teatro di Brusselles si trasferirà nella città natale dell’illustre coni-, positorc, ed ivi darà una rappresentazione del Ricardo cuor di Leone. Liegi rende a Gretry un tardo omaggio, ma il proverbio» meglio tardi che mai,» è applicabile a tutte le cose, eziandio a ciò che riguarda il sentimento di riconoscenza.» Il foglio de’signori Troupcnas, Escudier e compagni, la France musicale, che, con una rara fermezza ha ripetuto a più riprese che il sig. Troupcnas aveva intentato un processo criminale ai signori Aulagnier, Schlesinger e Thierry per aver contraffatto VÌI Io Stabat di Rossini, lio omesso di citare il giudizio intervenuto in questo affare e che rimanda i signori Aulagnier Schlesinger e Tierry immuni, e condanna il sig. Troupenàs alle spese.» Così la Gazzetta Musicale di Parigi; osserviamo però che |ncl suo foglio 25 le France Musicale dà la notizia il cui silenzio le è qui indirettamente rimproverato dal foglio suo antagonista. — Stocolma. Scrivono da questa capitale: Finalmente abbiamo veduto gli Ugonotti, il mirabile capolavoro di Meyerbecr. Tale è l’effetto che qui ha prodotto, che ad onta che il caldo sia eccessivo, la sala è piena ogni qual volta il magico nome degli Ugonotti si trova scritto in sull’affisso. Questo è uno de’maggiori successi del nostro teatro, al quale i cantanti, i cori e l’orchestra hanno preso gran parte. — La nuova Gazzetta Musicale di Lipsia riferisce che il battaglione de’cacciatori stanziato a Lipsia per impulso di un ufficiale amatore di musica, viene istruito nel canto, e che i soldati cantano già bene. Ottimo spedicnte per avere de’ cori un po’ più numerosi c meglio discipinati di quelli che calcano le nostre scene — II i.° del corrente fu tenuto un capitolo dell’Ordine del bagna nel quale fra gli altri venne nominato Cavaliere un fecondo compositore inglese, il sig. Rishup. Un foglio inglese qualifica questo veterano dell’arte per il migliore compositore^fra i ]suoi compatriotli viventi M OVE PI BBLIOZIOM MUSICALI DELL I. n. STABILI MESTO NAZIONALE PHIVILEG.0 DI GIOVANNI RICORDI. Ai SACRA CANZONE A DUE SOPRANI E CORO CON ACCOMP.0 DI PIANOFORTE O D’ORGANO MUSICA DI dì? dii AiliìiMiìiìit TRADUZIONE italiana di 510. SimiE UHI Fr. 5. là sii fjer /*/1 v«/ o n ri: COMPOSTO DA S. GOLLINELLI Op. 9 - Fr. 4 50. OP. «O DE BEETHOVEN leanserit itti tu’ le Finito netti F. USZT Fr. 7 50. GIOVANNI RICORDI EDITORE-PKOPBIETAIIIO. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia illustrale di GIOVANNI RICORDI. Contrada degli Otnenoni IV, 4720.
- ↑ Gazzetta Musicale, num. 19.