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non per ottenere effetti drammatici, ma solamente per assegnar loro accompagnamenti arpeggiati, come quello del terzetto delle maschere nel Don Giovanni. Etrli era serbato a Weber lo scoprire tutto ciò che il timbro di questi a voci basse ha ili energico e di grave ad un tempo impiegato che e’ sia a colorire armonie di cupo effetto. Meglio è, in somiglianti casi, scrivere i clarini a due parti di quello che metterli all’unisono o all’ottava. Allora quanto più sono le note in armonia, maggiore ne risulta l’effetto. Se si avessero quattro clarini a sua disposizione per l’accordo: do diesis, mi, sol, si bemolle, per esempio, prendendo pel suono più grave un clarino in la, il cui mi da il do diesis, questa settima diminuita, ben collocata, ben disposta e istromentata, avrebbe un terribile aspetto, che potrebbe anche rendersi maggiore aggiugnendovi un sol grave assegnato ad un clarone. Vi sono clarini in più tuoni differenti; tutti sono utilissimi: e deesi lamentare che non ve ne sieno di più. Per esempio il tuono di si naturale, di re e di sol basso, che qualche volta s’adopera, potrebbono in molle e molte occasioni offerire di grandi risorse ai compositori. 11 piccolo clarino in fa (detto terzino) che molto si usa nella musica militare è stato quasi abbandonato per accogliere invece il terzino in mi bemolle che si stima ragionévolmente meno stridulo, e sufficiente nelle tonalità che si scelgono comunemente pei pezzi a stromenti da fiato. Tanto meno i clarini avranno le espressive qualità delle quali ho parlalo, quanto più o meno s’allontaneranno o in grave o in acuto dal tuono di si bemolle che mi pare il più beilo di questo strumento. Il clarino in do è più duro di quello in si bemolle, e la sua voce ha assai meno di dolcezza e di garbo. Il terzino ih mi bemolle ha suoni penetranti che ponilo facilmente essere ridotti ignobili se s’impieghi dal la acuto in su. Però è stato adoperato in una moderna sinfonia per parodiare, e dar un cotal carattere di volgarità ad una melodia, in cui il senso drammatico esigeva questa strana trasformazione. Il tuono di fa ha una tendenza ancor più decisa nel senso medesimo. A misura che i tuoni del clarino si fanno più gravi, essi all’incontro producono suoni più opachi, più riposati e melanconici. Per la qual cosa il clarino in la si prezioso per tanti rispetti, non ha nelle mezzane note una purezza di suoni cosi perfetta come il clarino in si bemolle. Questa differenza più è evidente in quello in sol basso, il quale più è prossimano al clarone, siccome vedremo a suo luogo. Dovrebbouo però gli esecutori generalmente servirsene solo ne" tuoni indicati dal compositore. Dapr poiché avendo ciascuno di questi tuoni un peculiar carattere, certo è forse che il compositore piuttosto s é all uno attenuto che all’altro per preferenza eli egli dà all’un timbro anzi che all’altro, e non per bizzarria o capriccio. L incaponirsi, come fanno parecchi suonatori, a voler tutto eseguire col clarino in si bemolle, è dunque, eccetto pochi casi, un mancare alla perfetta esecuzione. E questa infedeltà più si farà manifesta e colpevole quando per esempio si tratti di preterire il clarino in la. Egli è manifesto che il compositore ) l’ha scritto solamente per avere il mi grave F che dà il do diesis; come farà allora il | suonatore col clarino in si bemolle, il cui!| mi grave non dà altrimenti che il rei Egli sarà costretto di trasportare la nota all’ottava! e così verrà distruggendo l’effetto voluto dall’autore! Il clarone fa presso a poco rispetto al clarino in do le veci del corno inglese rispetto all’oboe. Esso è un clarino contralto in fi basso, con all’inferior capo del tubo una tazza di cuoio: ed ha solamente un poco più d’estensione nelle note basse, poiché negli acuti discende insino al do. I suoni di questo stromento, meno puri di quelli del clarino, hanno la massima loro bontà nel registro inferiore. Sono presso a poco simili alle gravi note del clarino in la, con più ripieno e forza. Mozart ne’ suoi principali spartiti ha scritto due parti obbligate di claroni, come per esempio nel Rei]idem, nella Clemenza di Tilo, ecc. A Parigi non si può eseguire questo capolavoro coll istromentazione dell’autore, perché le nostre orchestre sono affatto sprovviste di claroni, nè questo Dello stromento s’insegna al Conservatorio!!! Il clarino basso (in do e in si bemolle) è all ottava inferiore del clarino. L’osservazione che io ho fatta testé intorno alla cattiva natura egli acuti suoni ilei clarone si può anche al clarino basso applicare. Le sue basse note sono invece magnifiche. Meyerbeer applicò al clarino basso un bellissimo monologo nel terzetto del quint’atto degli Ugonotti. 11 clarino basso, stando alla maniera onde degli si scrive e suona può tener luogo delle gravi note del clarino ordinario del pari che l’accento grave, solenne e pontificale di certi registri dell’organo. Da ciò si pare come egli potrebbe essere di frequente impiegato coti buono effetto. Certe musiche militari tedesche debbono la loro piacevole sonorità ne’ passaggi viano ai molti clarini bassi di che sono fornite. Noi abbiamo ques’to stromento nell’orchestra dell’Opera, statovi introdotto dal sig. Meyerbeer; altrove non se n’ha contezza. (Sarà continualo) E. Beulioz. V. (li 0. Mclliui. CENNI BIBLIOGRAFICI. I. i*j:sahi:mi sh.li musica Considerata come Arte Liberale. Memoria del professore Luigi Maghivi (I). In tre paragrafi compartì il sig. prof. Magrini questa sua Memoria ricca di acute, ingegnose e nuove osservazioni. 1 tre paragrafi dividonsicosi: 1." Premesse intorno i suoni armonici e le vibrazioni simpatiche. 2.° Da quale fonie e in quale maniera il musico debba attingere ì primi elementi dell’arte sua. 3.° Se la nostra musica avanzi o retroceda, si abbellisca o si corrompa. li primo di questi tre punti sviluppasi con vera profusione di scienza iìsica ed acustica. - L’autore, dopo essersi appoggiato all’ipotesi che l’cfictto grato od urtante delle consonanze e delle dissonanze, dipenda dalla proprietà delle membrane c librette dell’orécchio a vibrare alla maniera dei corpi elastici, viene a dire, (die dietro la norma della doppia serie clic comprende la progressione dei suoni costituenti gii elementi del nostro sistema armonico, egli dimostrò già altre volle clic la chiara relazione sussistente fra le ascisse e le ordinate di una iperbole è analoga a quella clic ha luogo tra due corde equidistanti nella scala musicale, li che poi qui prova von matematiche ragioni «Di più, prosegue ii signor Magrini, siccome noti avvi cosa nella natura dell’atmosfera clic si opponga alla esistenza di vibrazioni incomparabilmente più rapide di quelle clic feriscono i nostri sensi, così possiamo concepire che alcuni animali, per esempio i grilli, la cui potenza uditiva forse comincia dove presso a poco termina la nostra, sieno dolati (1) Milano presso Giovanni Resnali. della facoltà di comprendere suoni ancora più acuti. di cui ignoriamo la esistenza •. Vorremmo qui trascrivere più c più pensieri dell’egregio autore se il tempo e lo spazio ne lo permettessero. Non taceremo eli cgli chiude questo primo paragrafo con una ben lusinghiera speranza, vale a dire che «dopo le scoperte fatte sulla natura della voce umana e le ricerche sul meccanismo della laringe, egli è permesso di supporre che gli stromenti immaginati yla Jsratsenstein e da /{cmptlcn, clic articolavano già alcune frasi, possano, coll’applicazione fors’anco della forma iperbolica, perfezionarsi in modo che la pronuncia/ione delie lingue moderne finirà per essere trasmessa non solamente all’occhio, ma eziandio all’orecchio della posterità (!)» Il secondo paragrafo mostra la predilezione che il signor Magrinidcve nutrire perla musica imitativa o descrittiva. È ricco di un’ingegnosa distinzione dell’uomo musico e dell’uomo matematico, del differente genere di spettacoli teatrali, dell’opera bulla, e del melodramma serio o tragico, ecc., ecc., c da tutte queste cose ne ritrae la differenza ch’egli mette tra musica espressiva e musica artificiale. Nel mentre però tributiamo le dovute lodi alle distinte cd acute opinioni dell’anlorc, non possiamo tacere di non trovarci pronti a sottoscrivere ad ognuno de’suoi pensieri, i quali potrebbero per avventura sentire laivolta alcun che di trascendentale o di solìstico. Come pure non dividiamo interamente il suo modo di considerare lo stato dell’odierna musica, intorno alla quale si estende nel terzo paragrafo; la (’illusa di questo nondimeno c degna di ogni elogio mostrando a brevi tocchi l’impronta dei differenti stili di Itossini e Bellini e dei famosi che li precedettero, impronta, al dire del chiaro autore, voluta cd attinta al carattere de’tempi o pacifici 0 bellicosi. II. manuale pel Timpanista. - Hi Carlo Antonio Boracchi (1). Siam nel secolo delle gran casse, dei timpani, delle bande turche, e davvero clic un libro od un opuscolo clic ne parli dettagliatamente un po’anche di timpani, è cosa che può stuzzicare la curiosità di parecchi amatori dell’arte. Questo piccolo c innocente diletto valga almeno di compenso al grande assordamento d’orecchi al quale ei condannano certe musiche timpanistico-drammatichc clic troppo spesso udiamo anche sulle maggiori nostre scene. Il sig. Boracchi per venir a parlare di miglioramento ch’egli ha introdotto nel congegno de’ timpani, pensa bene di partirsi coinè dicesi ab ovo, e. ne fa una non breve descrizione dei timpani, timballi, laminili, nocchiere, crotali, dei Siri, dei Saraceni, dei Greci, degli Ebrei, dei Romani. Amore di brevità non ne permette di trascrivere tutti 1 miglioramenti fatti in codesto stromento dal sig. Boracchi, nè di dare un’analisi dettagliata della specie di metodo (cosi l’autore) che occorre per lo studio dc’tirnpani. Però non taceremo che c noi e molti intelligenti di questo stromento trovano degno di caldi elogi il lavoro c le novità introdotte dal Boracchi, il quale, come leggiamo sul frontispizio, fu meritamente premiato dall’I. R. Governo con Medaglia d’argento. m. Nel mentre cozzano ancora furiosamente i partigiani di Guido d Arezzo e del Gambale, Gaspare Romanò pubblicò non una Riforma musicale, ma una semplice versione dell’attuale sistema. L’apparente diminuzione o impicciolimento de’ segni, fece sì che tale nuova foggia di scrivere la musica prendesse un aspetto stenografico anzichenò, a tale che non senza ragione l’autore s’avvisò di appellare stenografia cotale sistema. Ciò che v’ha realmente di comodo cd avvantaggioso si è il nessun bisogno di carta rigala appositamente. La semplice carta bianca serve all’uopo, non essendovi bisogno che di tracciare alla bell’e meglio una sola riga per ogni chiave. Non sapremmo dire al momento di quanta chiarezza per la prontezza della lettura possa reputarsi questo nuovo sistema, ma egli è certo che c di mollo risparmio di tempo nell’atto dello scrivere, c clic se non si può intitolarlo del nome ardito di stenografia, può fino a migliori scoperte farne le veci. Questo breve ed ingegnoso tratlatello, unitamente ad una galoppe scritta a pronto confronto in ambi i sistemi, trovasi vendibile dall’autore stesso c da tutti i principali editori di Musica. Compratelo. compratelo. per poco io ve lo dò. A. M. (1) Milano presso Giacomo Pirola. FRENOLOGIA. Saggio sulla Composizione musicale, biografia e analisi frenologica ili Chiìivubixi, ilei doli. C. Place. Cherubini è stato in differente modo stimato da’ letterati e dai musici, secondo la diversità dei gusti e delie inclinazioni. Parrà strano che si voglia penetrare nel dominio scientifico e conoscere le rivelazioni che una nuova dottrina può. fare intorno al merito definitivo di quest’uomo illustre. Nel Saggio sulla composizione mu