Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 1/Seconda Accademia di Thalberg

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N. 1 - Opere di Sigismondo Thalberg N. 1 - Maria Padilla, melodramma in tre atti del sig. Rossi, con musica del maestro Donizetti
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Seconda Accademia di THALBERG.

La sera del 28 Dicembre Thalberg diede nel gran teatro della Scala una seconda accademia, la quale ebbe principio con un nojoso ballo per finir con un altro ballo più nojoso; e non vi volle che il nome del grande artista per indurre gli amatori della musica ad affrontare in folla simili nenie mimiche, che servirono come di meschinissima cornice al più bel quadro. — Il canto in quella sera fece tregua; così nelle successive accadesse delle grida! — I professori della nostra orchestra van lodati per la scelta delle due sinfonie, l’una tolta al Prè aux Cleres di Herold, l’altra quel maraviglioso poema che precede l’Opera delle Opere, il Tell, che fu forza ripetere anche in questa circostanza.

Nell’esecuzione di Thalberg si ammirano riuniti molti grandi elementi che divisi l’uno dall’altro potrebbero bastare alla fortuna di varj artisti. Per dir nulla della granita velocità e della straordinaria elasticità delle dita, della padronanza di maneggio e del perfetto uso dei pedali, in essa avvi continua venustà, elegante e dolce espressione, delicatezza e nell’istesso tempo forza di tocco, incantevole graduazione di colorito, precisione conveniente ad ogni pezzo, ad ogni frase, ad ogni passo, ad ogni abbellimento; una maestà che alletta ed impone, ed una certa qual magia nell’interpretar le melodie che dà ad esse un’attrattiva particolare, e le rende suscettive di produrre quasi l’effetto di una voce umana, nel mentre il risuonar degli accompagnamenti pieni di vezzo e senza confusione serve allo sfoggio delle risorse dell’istromento. In una parola Thalberg, per quel che è specialmente della finitezza, grazia, buon gusto e chiarezza, tratta il pianoforte in modo da non temer alcun rivale, e noi così dicendo non facciamo che confermare un’asserzione già resa comune in Europa.

Il sommo pianista eseguì una nuova Fantasia sopra alcuni motivi della Semiramide altrettanto bella che difficile: poi un Andante1 assai notevole per l’unità di carattere e per l’invenzione, a cui tenne dietro un delizioso Studio in mi a note ribattute di aggradevole concepimento e di squisita fattura, pezzo che gli uditori tumultuosamente acclamarono come un giojello musicale e vollero riudire, al par della conosciuta Fantasia colle variazioni sulla Norma, ove il tema della stretta dell’introduzione venne trascritto per pianoforte e suonato in tal guisa da render quell’istromento pressochè emulo per sonorità, della forza di una intiera orchestra e di una moltitudine di coristi. Thalberg, secondo il programma, aveva finito, ma gli applausi, susseguiti dalle chiamate, andavano crescendo, ed il desiderio di sentirlo ancora una volta sempre più s’incalzava. La sua compiacenza fu posta pertanto a novella prova, ed egli accondiscendendo al comun voto, si rimise al pianoforte e sembrava che nella sua mente trascegliesse ciò che doveva suonare, quando una voce dalla platea gridò Mosè, e fra i trasporti degli spettatori Mosè venne ad operar nuovamente gli incomparabili suoi prodigj.

C.

  1. Questo pezzo, come pure l’altro, sul Mosè è stato pubblicato dal Ricordi.