Frammenti (Esiodo)/Melampodia
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Le nozze di Ceico | I precetti di Chirone | ► |
MELAMPODIA
LA MORTE DI CALCANTE (160)
Calcante, giunto a Colofone, trovò Mopso, suo collega nell’arte profetica, figlio di Manto figlia di Tiresia; e gli propose un quesito canzonatorio ed insolubile. Ma il canzonato fu lui, perché Mopso lo risolvé; e Calcante morí dalla passione.
calcante
Stupir quel caprifico mi fa, che sí piccolo essendo,
ha tanti e tanti fichi: il numero dir ne sapresti?
mopso
Son diecimila in tutto, li può contenere uno staio:
uno ce n’è di troppo, né farcelo entrare potresti. —
Cosí disse; e si vide che il conto tornava a puntino.
E della morte il sonno s’effuse quel dí su Calcante.
LA PROTESTA DI CALCANTE (161)
Deh, se mi avessi, o Giove, concesso uno spazio di vita
piú breve, e pari a quella degli altri mortali la mente!
Ché adesso non mi dài pure un piccolo segno d’onore,
ed uno spazio lungo di vita da viver m’hai dato,
da viver quanto sette progenie di genti mortali.
una sentenza di tiresia (162)
Era famoso nell’antichità questo placito di Tiresia. Glie l’avevano chiesto Giove ed Era; ed egli era competente, perché, come si sa, era stato prima uomo, poi donna, poi di nuovo uomo. Ma Era se l’ebbe a male, e lo accecò; e Giove per compensarlo gli concesse il dono della profezia.
Di dieci parti, l’uomo ne gode una sola, la donna
invece, tutte e dieci le gode, e fa sazia la brama.
gioie del banchetto (163)
E nei banchetti e nei conviti soavi è pur dolce
poi che di cibo tutti son sazi, leggende narrare.
piacere della profezia (164)
È pur soave, quello sapere che agli uomini i Numi
abbian concesso, e qual meta prescrivano ai buoni e ai malvagi.
un messaggio (165)
Nella magione sua giunse Mare, veloce messaggio,
ed un’argentea coppa recò, ne fe’ dono al signore.
166
E l’indovino impugnò le funi dei buoi, su le schiene
Ificlo li toccò. E Filaco, dietro di lui,
con una man la coppa, con l’altra reggeva lo scettro:
e ai servi favellò.
i disegni di giove sono oscuri (169)
Non c’è profeta alcuno, fra gli uomini nati a morire,
che saper possa i disegni di Giove dell’egida sire.