Frammenti (Esiodo)/Egimio
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EGIMIO
Questo poemetto narrava la lotta del dorico Egimio coi Lapiti. Conteneva almeno due libri, e pare avesse grande abbondanza di episodî.
Pria la chiamavano Abàntide i Numi che vivono eterni:
poi gli uomini mortali le diedero il nome d’Eubea.
la leggenda d’io (187)
Giove, sorpreso da Era, giura che non avvicinerà mai piú la fanciulla Io. Le antiche testimonianze assicurano che da questo momento incominciò la legittima falsità dei giuramenti d’amore.
Un giuramento poi stabilí senza pena, per l’opre
di Cípride furtive.
Ed Argo per custode le diede, il possente, l’immane,
che avea quattro occhi, e il guardo rivolger potea d’ogni parte.
Ed una forza gl’infuse la Diva, instancabile, e il sonno
non gli cadeva mai su le palpebre, e sempre era pronto.
190
Quivi il ristoro mio sarà, conduttore di genti.
i cretesi (191)
Il brano deriva dall’Etimologico magno, che dunque tribuisce questo nome di triplici (τριχαίκες) ai Cretesi. Ma certo vien fatto di pensare a quello che narra Pindaro nella sua famosa ode per Rodi. Il Sole si uní con la Ninfa Rodi, e n’ebbe sette figli. Da uno di questi nacquero Ialiso, Camiro e Lindo. «E divisero il regno. — La terra paterna in tre parti divisero; ognuno una rocca — si tenne; ed ancor dai lor nomi le sedi derivano il nome». (Olimpia, VII, 136, sg.).
I triplici tutti son detti,
perché la patria loro diviser fra loro in tre parti.