Fra la favola e il romanzo/Zaccaria/XV
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XV.
Imbarcatisi sopra un battello delle Messaggerie francesi, toccarono le isole di Sira e di Malta, poi Messina e Napoli, e presero terra a Genova, donde colla ferrovia recaronsi a Torino. Colà si diedero un giorno di riposo, ed ebbero agio di visitare la galleria di quadri del palazzo Madama, il Palazzo reale, la celebre Armeria, il Museo egiziano ed altre cose degne di riguardo: poichè Zaccaria era benissimo in grado di apprezzare il loro valore. Lasciando Torino, passarono in diligenza il Moncenisio, e ripresero a S. Giovanni di Moriana la ferrovia per la quale giunsero a Ginevra.
Sebbene in primavera, le nevi non erano ancora disciolte. Il Giura, le Alpi, il monte Bianco in ispecie erano tutti coperti da un bianco ammanto, ed innalzavano candidissime l’eccelse loro cime verso il cielo che pareva si appoggiasse ad esse; e Zaccaria era preso dal più alto stupore, considerando estatico una natura tanto gigantesca, maravigliosa, e nuova per lui,
Lo zio amorevolmente accolse Giorgio, che da parecchi anni non aveva più riveduto; concesse un posto fra i suoi lavoranti a Zaccaria, e fu afflitto per la cattiva condotta di Federico.
Nella fabbrica di oreficeria dello zio di Giorgio erano molti giovani artefici del più grande valore. Uno di essi col tempo strinse amicizia con Zaccaria: lo ajutava de’ suoi consigli, gl’insegnava molte finezze nell’arte talmentechè egli riuscì à perfezionarsi, ed a guadagnare una buona giornata.
Nei dì festivi andavano insieme a diporto, e dilettavansi di veleggiare sul Lago dentro un piccolo battello fino a Vevey, o ad altro dei deliziosi villaggi che ne adornano le sponde. Talvolta una zia e la sorella dell’orefice prendevano parte alle loro escursioni. Questa sorella, che avea nome Berta, era una dolcissima fanciulla, graziosa, modesta ed abile ricamatrice di merletti. Zaccaria se ne invaghi, e finì col farla sua sposa. Egli non aveva mai sognato d’essere tanto felice al mondo. Possedeva la migliore delle mogli; era amato dai suoi principali: teneva in serbo non meschini risparmi, ed aveva braccia per lavorare e procacciarsi altri guadagni. Che cosa v’era di più certo, e come volere sperar di più?
Ma la felicità al mondo non esiste; e dopo due anni di matrimonio la sua diletta Berta, ch’era gracilina, cominciò a soffrire di petto, a tossire, e dare non equivoci segni di mal sottile. Consultati i medici, dissero non esservi altra via di scampo che un clima temperato ed aria marina.
Un italiano, viaggiatore di commercio, che praticava in fabbrica, udendo parlar di ciò, prese a dir mirabilia della dolcezza del clima di Pisa durante l’inverno e quanto propizio riuscisse e salubre per talune malattie. I medici confermarono quanto egli asseriva.
La salute della diletta consorte troppo stava a cuore a Zaccaria, e, sebbene afflittissimo di lasciar la fabbrica, i compagni, il buon Giorgio e lo zio, decise trasferirsi in quella città con la moglie, ed aprirvi bottega da orefice.
Il clima di Pisa difatti fu così propizio alla giovine Berta che, dopo qualche mese, divenne fiorente e robusta quanto mai, ed in capo a tre anni era già madre di due graziose bambine.
La bottega, o piuttosto il laboratorio di Zaccaria, avea preso gran voga: perchè il giovine, oltre i gioielli di ogni genere, imparati a lavorare in fabbrica, ne eseguiva alcuni altri di stile orientale, i quali per la loro bizzarria ed originalità erano molto ricercati dalle eleganti signore del paese. Così un poco alla volta avea anche migliorato la propria condizione, ed in casa sua vigoriva la salute, era una certa agiatezza e la pace domestica, che sono gli unici veri beni al mondo.
Le bimbe crescevano vispe e gentili. Talvolta la madre le faceva discendere seco nella bottega: stava a sedere in un lato: lasciava che giuocherellassero ai suoi piedi sopra un tappeto, mentre, ricamando per diletto qualche pizzo, scambiava di tempo in tempo alcuna parola col marito intento al proprio lavoro. Talora Zaccaria per riposarsi, si alzava dal banco, si avvicinava alle figlie, coprivale di baci, stringeva la mano alla moglie, e tornava a lavorare, benedicendo Dio per tanto bene.