Fra duri monti alpestri
![]() |
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. | ![]() |
◄ | Fra le Ninfe de' fonti | Se per vostro diletto, occhi, mi ardete | ► |

IV
Scherza colla Ninfa.
Fra duri monti alpestri,
Ove di corso umano
Nessun vestigio si vedeva impresso,
Per sentier più silvestri
5Giva correndo invano,
Distruggitore acerbo di me stesso:
Dal gran viaggio oppresso
Io moveva orma appena
Affaticato e stanco;
10E nell’infermo fianco
A far più lunga via non avea lena,
Tutto assetato ed arso,
Di calda polve e di sudor cosparso.
Quando soavemente
15Ecco che a me sen viene
Amato risonar d’un mormorio:
Volsimi immantenente,
Nè più chiare o serene
Acque gir trascorrendo unqua vidi io:
20Fonte di picciol rio
Fra belle rive erbose
Discendea lento lento:
Il rivo era d’argento,
E l’erbe rugiadose, ed odorose
25Per la virtù de’ fiori;
Fiori, che avean d’April tutti i colori.
Come sì vinto io scôrsi
Il puro ruscelletto,
Che di sè promettea tanta dolcezza,
30Così rapido corsi;
E già dentro del petto
Sentíöa di quell’amabile freschezza:
Oh umana vaghezza,
Ben pronta e ben vivace
35A’ cari piacer tuoi,
Ma sul compirli poi
Rare volte non vana e non fallace!
Lasso che posso io dire?
Sparso è di mille pene un sol gioire.
40Sulla bella riviera
Bella Ninfa romita
Si facea letticel della bell’erba,
A rimirarsi altiera
Per beltate infinita,
45E per fregi, e per abiti superba:
Come mi vide, acerba
Gli occhi di sdegno accese,
E cruda in piè levossi,
E di grand’arco armossi
50La man sinistra, e con la destra il tese,
Quanto poteo più forte,
E prese mira, e disfidommi a morte.
Io riverente, umile
Mi rivolgeva a’ prieghi
55Tutto in sembianza sbigottito, e smorto:
Alma Ninfa gentile,
Perchè sì t’armi, e nieghi
Un sorso d’acqua a chi di sete è morto?
Mira, che appena io porto
60Per questi monti il piede;
Mira, che io m’abbandono:
Fia per cotanto dono
Ad ogni tuo voler serva mia fede:
Deh serena la fronte!
65Non, perchè io beva, seccherà tuo fonte.
Mentr’io così dicea,
Ella pur come avante
Di scoccar l’arco, e d’impiagar fea segno:
Allora io soggiugnea:
70O Ninfa, il cui sembiante
Via più del ciel, che della terra è degno,
Mira, che qui non vegno
Sconosciuto Pastore
Di queste oscure selve,
75Nè d’augelli, o di belve
Per la mercede altrui vil cacciatore:
Io mi vivo in Permesso
Caro alle muse, ed al gran Febo istesso.
Colà fin da prim’anni
80Fu mia mente bramosa
Le tempie ornarsi di famoso alloro;
E con non brevi affanni
Sulla cetra amorosa
I modi appresi di sue corde d’oro:
85Oh se per te non moro
Digiun di sì bell’onda,
Come per ogni etate
A tua chiara beltate
Ogni beltate si farà seconda?
90Sgombra, o Ninfa, l’asprezza;
Non risplende taciuta alta bellezza.
A questi detti il viso
Ella girommi umano,
Sicchè nel petto ogni paura estinse;
95E con gentil sorriso
I gigli della mano
Bagnò nel fiume, e di quell’acque attinse;
Indi vêr me sospinse
La desïata palma
100Colma di dolce umore.
Su quel momento, Amore,
Di’ tu, che fu del cor, che fu dell’alma?
Ob momento felice!
Ma la memoria è ben tormentatrice.