Fiumicello vezzoso

Girolamo Fontanella

Indice:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu Sonetti Letteratura XXV. Al fiume Sebeto Intestazione 8 agosto 2022 100% Da definire

Questa Aracne d'amor Bella fabbra d'accenti
Questo testo fa parte della raccolta Girolamo Fontanella
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XXV

AL FIUME SEBETO

Per la fontana nella casa di Francesco Nardilli

     Fiumicello vezzoso,
che con passo lucente
fuor d’un seno petroso
con bel roco vagir spunti nascente,
e discorrendo in tortuosi errori
stampi in mezzo le piagge orme di fiori;
     movi il piè susurrante,
peregrin fuggitivo,
e nel corso tremante
sei di posar nel proprio letto schivo,
e girevole e torto in vari modi
col tuo lubrico dente i sassi rodi.
     Qual coppiero gentile,
dentro vaso d’argento
a la corte d’aprile
somministri da ber gelido e lento
e, qual musico bel, tra pietra e pietra
del tuo vivo cristal suoni la cetra.
     Sei tu povero d’onde,
ma ben ricco di pregi,
ed angusto di sponde
il nome augusto hai d’onorati fregi,
e benché umil per le campagne corri,
per le penne di cigni altero scorri.
     Nel bell’orto reale,
che fa scorno a l’Eliso,
per occulto canale
compartito in piú rivi entri diviso,
e per opra de l’arte argenti molli,
disdegnando la terra, al cielo estolli.

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     Ivi, limpido e bello,
colorando i bei campi
con argenteo pennello,
mille forme di fior dipingi e stampi
e, gorgogliando entro marmoree conche,
par che mostri parlar, ma in voci tronche.
     Passi tacito poi
a le mura beate
ove, seggio d’eroi,
la Sirena inalzò l’alma cittate,
ed in mezzo le vie piú illustri e conte
per diletto d’altrui fai piú d’un fonte.
     Giungi al tetto onorato
del mio caro Nardillo,
e da piombo forato,
prigioniero vagante, esci tranquillo,
e con tremola fuga e dolce suono
fai di specchi cadenti un regio trono.
     Qui, tra marmi spiranti
ch’han silenzio facondo,
versi piogge stillanti,
d’argentato licor Giove fecondo,
e di ricco tesor largo e ripieno
mille pesci guizzar ti vedi in seno.
     Qui con tremole ampolle
par che placido balli
fuor d’un picciolo colle,
che con arte s’incurva entro due valli,
ed in ruvida sí ma vaga cote
formi in dolce cader lubriche rote.
     Qui son musiche corde
le tue linfe cadenti,
onde lieto e concorde
traggi roca armonia di bassi accenti,
che lusinga l’udito e fa che l’alma
de le cure maggior sgravi la salma.

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     Tu, qualora cantando
il tuo dotto signore
va con l’arco temprando
ne la lira gentil fila canore,
qual Castalio novel ti vedi intorno
col drappel de le muse il dio del giorno.
     Deh, se stanco egli brama
al suo corpo riposo,
e nel letto richiama
ai suoi lumi talor sonno gioioso,
in pacifico oblio, mentre dispensi
il tuo limpido umor, lega i suoi sensi.