Bella fabbra d'accenti
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XXVI
ALLA BOCCA
Bella fabbra d’accenti,
vaga culla del riso,
ricca cella d’odor, pompa del viso,
ingemmata prigion di cori ardenti,
amoroso spiraglio onde odorato
esce al foco de’ cor tepido fiato;
arco tenero e bello,
ch’hai di minuti avori
le tue saette onde ferisci i cori;
prezïoso d’amor nobil cancello,
di corallo e di perle uscio lucente,
pellegrina conchiglia, urna vivente;
fresca rosa animata,
che da gelo e d’arsura
ti serbi intatta e ti mantien sicura;
del palagio d’amor porta ingemmata,
ove ai moti del cor l’aura di vita
trova dolce l’entrar, dolce l’uscita;
ricco e lucido chiostro,
ove musiche intorno
fan passeggio le Grazie ed han soggiorno;
bel teatro gentil d’avorio e d’ostro,
ove giostra la lingua e ardente e vaga
con acuto parlar gli animi impiaga;
odoroso giardino,
ove ordiscono i favi
gli Amoretti volanti, api soavi;
puro fonte d’ambrosia aureo e divino,
ove il fervido cor, pien d’allegrezza,
assetato d’amor beve dolcezza;
nova lancia d’Achille,
che con colpi vitali
ne le guerre d’amor gli animi assali,
e traendo di gioia umide stille
giovi poi se ferisci, e a le ferute
con soave baciar porti salute;
tu, fra i brevi confini
di duo labbri giocondi,
l’Arabia accogli e ’l paradiso ascondi;
e con le chiavi di duo bei rubini
apri il cielo agli amanti e in dolci calme
fai lieti i cori e fai beate l’alme.
Saggia e bella riprendi,
persuadi ed alletti,
e sai destare e dominar gli affetti;
preghi, canti, lusinghi, ardi ed incendi
e, con dolce facondia, alta e divina,
fai de l’alme e de’ cor dolce rapina.
Or ch’in rime ho tessuto
la tua gloria e ’l tuo vanto,
bocca bella e gentil, baciami intanto.
Sia premio il bacio al mio cantar dovuto;
la mercede a la bocca e ’l premio tocca,
che lodò, che cantò te, bella bocca.