Fisiologia vegetale (Cantoni)/Capitolo 8

§ 8 - Le foglie funzionano come i polmoni degli animali comunicando all’umor discendente la facoltà di nuovamente servire alla nutrizione

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§ 8 - Le foglie funzionano come i polmoni degli animali comunicando all’umor discendente la facoltà di nuovamente servire alla nutrizione
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§8. — Le foglie funzionano come i polmoni degli animali, comunicando all’umor discendente la facoltà di nuovamente servire alla nutrizione.


Finora insomma non si ha alcun certo criterio il quale ci porti a ritenere che le foglie decompongano l’acido carbonico assorbito, laddove al contrario molte circostanze ci conducono a credere che le foglie, al pari de’ polmoni negli animali, assorbano l’acido carbonico dall’aria, e per la circolazione discendente lo traducano sino alle radici, ove rendano i succhiatoj capaci d’intaccare ed elaborare i materiali nutritivi terrestri, esercitando un’azione analoga a quella che esercita il sugo gastrico sugli alimenti introdotti nello stomaco. L’assorbimento adunque dell’acido carbonico per parte delle foglie costituirebbe una vera inspirazione, cioè un fenomeno che precede la digestione e l’assimilazione; e l’esalazione dell’ossigeno sarebbe un fenomeno susseguente, una vera espirazione d’un materiale eccedente alla nutrizione.

Così essendo, si spiegherà come le foglie, non esercitando un’azione chimica nell’assorbimento dell’acido carbonico, non isviluppino calore; e come quest’assorbimento debba essere in relazione della maggior o minor quantità di materiali terrestri assimilabili, modificandosi reciprocamente queste funzioni coll’alterarsi dell’una o dell’altra. E finalmente, l’esalazione dell’acido carbonico che si fa durante la notte o nell’oscurità non sarebbe altro che l’eliminazione dell’ultima porzione assorbita durante il giorno, la quale diviene inutile, mancando le altre condizioni necessarie perchè eserciti le proprie funzioni nella nutrizione.

Il dottor Zanardini1 a tale proposito soggiunge: [p. 27 modifica]

Voi dite che l’esalazione dell’acido carbonico che si fa dalle foglie durante la notte e l’oscurità, non sia altro che l’eliminazione dell’ultima porzione assorbita durante il giorno; ma nella stagione in cui il periodo delle tenebre avanza quello della luce, come l’acido carbonico emesso può considerarsi un residuo, se la di lui quantità supera anzi quella assorbita durante il giorno più breve della notte?

A tale obbiezione si può rispondere che, nell’epoca nella quale la vegetazione incomincia e continua, le notti sono sempre più brevi del giorno, e che quando sull’avanzarsi dell’autunno, il giorno si fa più breve della notte, allora appunto la vegetazione va diminuendo sino a cessare affatto, quando pure in tal epoca non si volesse tener conto dell’influenza principale della temperatura. — Resterebbe inoltre a conoscere se l’assorbimento e l’emmissione dell’acido sia proporzionale soltanto alla durata della luce o dell’oscurità, o se all’incontro entro poche ore di giorno sia possibile, per effetto della temperatura (vedi § 30), un assorbimento tale che ecceda di molto la proporzione dovuta soltanto al tempo.


  1. Relazione del dottor Zanardini sulla Memoria Nuovi Principii, ecc., letta nella seduta del 14 novembre 1859 all’Istituto Veneto.