Firenze sotterranea/Capitolo X

Capitolo X

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Vi dirò qualche cosa de’ manutengoli.

Il manutengolo, in generale, esercita un mestiere, un’industria: è sarto, calzolaio, pizzicagnolo: mettete il nome dell’industria, che più vi talenta.

La bottega, l’industria è un pretesto: i veri e lucrosi affari sono quelli che fa coi ladri, i quali vengono a lui in sembiante di clienti, e lasciano tra le sue mani le penne maestre.

Eccovi un nostro tipo di manutengolo. È sempre vestito di nero, porta il cappello a cilindro, cerca ogni scusa per poter salutare qualcuno: dar mostra che egli ha cospicue relazioni. Alle volte si scuopre il capo, quando passa una carrozza dove sieno persone di famiglie cospicue, e striscia le più umili e vistose riverenze. Le persone, così salutate, rendono il saluto: e si domandano chi sia quel cerimonioso messere. [p. 156 modifica]

È liscio, roseo, piuttosto grasso: usa alle chiese: si mette il fazzoletto sotto le ginocchia, cava fuori la corona. Così crede ingannare altrui. E per un pezzo si è salvato. Questo devoto è famoso per fabbricare chiavi false... come le sue preghiere: non solo è manutengolo, ma ruba egli stesso.

Ve ne sono di scaltrissimi: molti manutengoli e ladri hanno un ingegno, che vólto ad altro uso, avrebbe dato singolarissimi effetti.

Si battono in una lotta implacabile di strattagemmi, di furberie, di doppiezze con la Polizia. Un manutengolo è stato sottoposto diciassette volte a processo: ha avuto l’abilità di uscirne con diciassette assoluzioni. Finalmente è rimasto al laccio! Ma ripensate l’energia, l’acume, la feracità di trovati, che egli ha dispiegato.

Ci sono poi le spie. Bisogna dire che sono rare. Il ladro è bisognoso, poverissimo: quasi sempre affamato. L’ozio, il vizio, la pessima educazione, per la quale centinaia di famiglie si trasmettono il delitto, sono fomite della sua miseria. Ma procurarsi denaro col tradire i compagni gli ripugna. Hanno un peculiare modo d’intendere l’onore. Ciò accade anche in certe tribù selvagge. Rubare, specialmente con ispirito, e con impunità, è cosa di cui menano vanto: procacciarsi denaro, [p. 157 modifica]denunziando chi ha rubato, sembra loro vituperoso. Così intendono la vita! Tanto le filosofie sono mutabili. Aggiungerò che i delatori sono poco pagati: in Italia, fra le cose provvidissime, che furon fatte, è da tener in conto di massima quella di aver lasciato sguernita di mezzi la polizia criminale: povera a segno che non può lottare con le liberalità e le promesse dei manutengoli.

Alle volte un ladro tradisce i suoi: ma li tradisce perchè lo hanno maltrattato, percosso; lo hanno defraudato di una parte del lucro, che si aspettava da un’impresa: o è geloso: un compagno gli ha distornato, traviato una donna, ed egli vuol far bandiera di ricatto.