Firenze sotterranea/Bambini affogati
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BAMBINI AFFOGATI!
Io sono stato sempre gran partigiano della Società protettrice degli animali. Posto che noi discendiamo in diretta linea da alcuni di essi — secondo certe teorie — è bene che mostriamo il dovuto rispetto e un’onesta gratitudine ai nostri progenitori.
Certamente ci sono dei poveri diavoli, che vedendo animali privilegiati, trattati con ogni cortesia, con delicatezze culinarie, con una raffinatezza della scodella, o della mangiatoia, e della dimora, che indica come essi sappiano inspirare in cuori sensibili profonde simpatie; certamente, io diceva, ci sono poveri diavoli, che non avendo nè un riparo, nè un vestito se non di stracci, nè spesso un boccone di pane, guardando invidiosi la lauta vita che menano i quadrupedi più vezzeggiati, si lasciano scappare di bocca qualche bizzarra sentenza, come per esempio questa: — Valeva la pena di nascer uomini per veder le bestie nutrite e mantenute assai meglio di noi! —
Ma lasciamo al loro malumore questa gente incontentabile: lasciamo la egregia Società, che protegge gli animali, alla sua generosa impresa. Essa ha precorso una necessità dei tempi, ha indovinato quale influenza avrebbero acquistato le bestie... e ha capito l’opportunità di propiziarsele. La riabilitazione degli animali non poteva sfuggire alle cure di filantropi operosi. Questa razza irredenta ci tendeva le mani, anzi le zampe, chiedendo i suoi diritti.
Nel 1789 furono proclamati i diritti dell’uomo, nel 1881 sono già riconosciuti i diritti delle bestie, il che denota come le buone idee, sebbene lentamente, pure facciano il loro cammino!
Amiamo le bestie... come noi medesimi: il precetto è umanitario, è amorevole, e io l’accetto.
Ma vorrei vedere accettato anche un altro assioma: — Amiamo gli uomini... come le bestie. —
L’ottima Società, che apre il suo seno a tutti gli animali che soffrono, ha avuto sempre, e avrà, l’approvazione di ogni animo onesto. Io ho unito spesso le mie lacrime a quelle delle bestie riconoscenti, da lei protette, per ringraziarla.
Ma io vorrei caldeggiata, proposta una bella Società; la vorrei caldeggiata e proposta specialmente da alcune di quelle gentili signore, che hanno instaurata, con tanta lode e con sì eletti intendimenti, l’altra Società.
Il cuore delle donne ha una grande intelligenza: la donna pare l’angiolo, che Dio ha creato per vegliare accanto alle sventure. Però dalla donna muovono tutti i sentimenti sublimi, poichè essa ha nel suo animo corde, vibranti a tutte le tristezze.
Dunque, io volevo dire, se un cane affoga, se il cane specialmente appartiene a qualche creatura affettuosa, ci sono spasimi, urla, disperazioni, assembramenti di curiosi e di desolati.
Ebbene, da varii giorni io leggo, in tutti i giornali d’Italia, che affogano... dei bambini!...
Nello spazio di ventiquattr’ore sono pubblicate notizie di tre bambini annegati. Ma perchè questa grande, continua recrudescenza di bambini, di povere creature innocenti, che perdono la vita con tale strazio?
La risposta a tale domanda sarebbe cattiva: bisognerebbe dire che nella nostra società i bambini sono oggi meno amati, o più trascurati; e questa sarebbe una calunnia.
Allora? allora vuol dire che vi sono qua e là madri snaturate, o disattente, ma pure tanto colpevoli! che non vegliano sui loro bambini, o li affidano a mercenari di cuore indurito.
Sicchè, l’infanzia rimane senza protezione fra tutti i pericoli, a cui incautamente si espone.
In pochi giorni una diecina di bambini sono annegati a Roma, a Milano, a Padova, a Verona, ecc.
Tocca alle donne a pensarci!
Facciamo una Società di protezione pei bambini derelitti, che cascano a diecine nell’acqua; che non sono sorvegliati, che non hanno nè chi li difende, nè chi li accarezza.
Quando si propala la notizia di fatti luttuosi, si dovrebbe cercare di appurare chi fu l’uomo, la donna, la bambinaia o l’istruttore colpevole; chi fu la gente scellerata che ha spinto alla morte questi teneri esseri, sul cui capo aleggiano tante speranze; si dovrebbero denunziare i carnefici alla pubblica indignazione, punirli.
Sarebbe un nobile scopo per una Società. Proteggere i bambini sarebbe meritorio per lo meno quanto proteggere gli animali; sarebbe pietosa opera, che dovrebbe tentare molti cuori sensibili.
Non è passato molto tempo dacché io rivolsi una lettera al Questore di Firenze sopra un’altra questione, relativa ai bambini: lettera che mi procurò serie considerazioni da quasi tutti i capi degli Istituti di beneficenza che sono in Firenze; ed io ne fui molto lieto.
Vorrei che anche oggi il mio appello trovasse un’eco: che si capisse come un paese, il quale, mentre ha una sì giusta compassione per gli animali, lascia tanti bambini in mezzo ai patimenti, alle persecuzioni, ai pericoli, senza pensare a dare ad essi alcuna protezione, o ad esercitare alcuna sorveglianza, fa un crudele epigramma contro ogni vero sentimento di umanità.
- Luglio 1881.
Jarro.