Firenze al cui splendore
![]() |
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. | ![]() |
◄ | Pitti, albergo de' Regi | Sulla terra quaggiù l'uom peregrino | ► |

LXVII
SOPRA ALCUNE VITTORIE DELLE GALERE DI TOSCANA
CANZONE PROEMIALE.
Firenze al cui splendore
Ogni bella cittate aspira indarno,
Inclita figlia d’Arno,
Che al Padre cingi d’ogni onore il crine,
5Non conturbare il core,
Se oggi mi prende obblío di tua memoria,
Nè fo sonar la gloria,
Sorta ben salda infra le tue ruine
Mie labbra non sian mute
10Al tuo nome; ventura
Stimo carte vergar de i pregi tuoi;
Emmi in cor la Virtute,
Onde inalzò tue mura
La magnanima man de i prischi Eroi
15Tuoi germi; ora disvia
Il suon dell’arpa mia
Euterpe, e fammi ardente
A dir ne’ salsi regni
De’ tuoi feroci legni.
20Spavento all’Orïente.
Che non si stanca in corso,
Lo scettrato figliuol di Ferdinando,
Anzi s’avanza, e quando
La campagna del mar ponsi in periglio,
25Agli afflitti nocchier porge soccorso,
E cangiando fulgor d’ampi tesori,
Con immortali allori,
Dalla bella Virtù prende consiglio,
Deh che giova sotterra
30Tracciar tante miniere,
E del volubil ôr tante far prede,
Se in arca indi si serra?
Hassi a sporre al volere,
Ed alla man di non ben noto erede?
35Deh no; l’oro è ricchezza,
Che a ragion s’apprezza,
Se il possessore onora,
E quando in opra grande
Nobile man le sponde,
40Egli via più s’indora.
Aperti, o Cosmo altero,
Son per le glorie tue varchi diversi;
Ma pure oggi miei versi
De’ tuoi famosi segni aman la scorta;
45Nè quinci il mio sentiero
Andrò radendo, l’arenosa sponda,
Che per l’onda profonda
Infaticabilmente ardir gli porta;
Eolo mai non dislega
50Spirto così sdegnoso,
Che all’ampie vele osi di fare oltraggio;
E se remo si spiega
Per entro il campo ondoso,
Lenta l’Aquila sembra in suo viaggio;
55Però la terra Argiva,
E l’Africana riva
Ne son tremanti al nome,
E scorgono dolenti
Ognora infide genti,
60O fuggitive, o dome.
Ma se tua bella armata
Peregrinando in mare alza trofei,
Tu non manco per lei
Ben ferma gitti l’áncora nel porto
65Di vita fortunata.
A biasmare il mio detto alcun non mova,
Che manifesta prova
Fa schermo alla giustizia incontra il torto;
Al mondo un cor gentile
70Per uso arde desire
Di fama illustre, e di ben gran possanza;
D’altro lo studio è vile;
Perchè di non morire
Fra’ mortali sciocchezza è la speranza;
75Ora tuo scettro appieno
È grande, tuo terreno
Bacco ama, e Tritolemo,
E per te ricco ondeggia
Il mare, e la tua reggia
80È bella in sull’estremo.
Splendere a te d’intorno
Veggiam lampi di gloria i più vivaci,
E nel regno de’ Traci
Ad ognor se ne carcano tue navi;
85Dunque in van non t’adorno;
Ma, per grazia, d’entrar mi sia concesso
Nel giocondo Permesso,
Onde il coro Febeo volge le chiavi.
D’Etiopia sul lido
Scampò con forte mano
Perseo da fiero mostro alma donzella,
60E della Grecia un grido,
Come d’uom sovrumano,
Pur anco oggidì Perseo alto favella;
Ed io dico, a’ dì nostri
Farian ben mille mostri
65Di donne empia rapina;
Ma da sì fatti scempi,
Cosmo con belli esempi
Fa schermo alla marina.
Ed è ver, che s’ei scopre
70De’ perfidi corsali al fiero sguardo
Suo guerriero stendardo,
Fa loro rimirar cento Meduse;
Oh quale a sue bell’opre
Forma alle mie vigilie dar sapranno,
75S’una volta verranno
In sull’incude dell’Aonie Muse?
Il ciel delle sue lodi,
Oltra l’uman costume,
Senza nubi a mirar sereno puro,
80Sento, che in mille modi
Chiama a se le mie piume;
Ed io saprò dedaleggiar sicuro;
Il re de’ campi eterni
Benigno ognor governi
85Cosmo, tuoi legni ed armi;
E tu giocondo in volto,
Talora a me rivolto
Non disprezzar miei carmi.