CCXI

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[Ben-Celare, Vergogna e Paura.]

     Molt’era buon guerrier quel Buon-Celare:
alzò la spada, e sí fiede Vergogna
sí gran colpo ched ella tutta ingrogna,
4e poco ne fallí d’a terra andare.
E poi la cominciò a predicare,
e disse: «Tu non temi aver vergogna
di me; chéd e’ non ha di qui a Bologna
8nessun, ch’un fatto saccia me’ celare
     che saprò io, e per ciò porto il nome».
Vergogna sí non seppe allor che dire,
11Paura la sgridò; «Cugina, come
ha’ tu perduto tutto tuo ardire?
Or veggh’i’ ben ch’è vita troppo dura,1
14quando tu hai paura di morire».

Note

  1. [p. 382 modifica]son. 211, v. 13. Il ms. e le stampe «ch’è vita troppo dura», senza rima e senza senso. Proporrei: «che vita troppo crò’ m’è» (=m’è troppo dura; cfr. son. 126, 4).