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336 | poemetti allegorico-didascalici |
CCX
[Vergogna, Diletto e Ben-Celare.]
Vergogna mise allor man a la spada
e sí se ne vien dritta ver Diletto.
Immantenente lo scudo ebbe al petto,
4e disse: «Come vuole andar, si vada,
ched i’ te pur farò votar la strada,
o tu farai di piana terra letto».
Allor lo fie’ con molto gran dispetto,
8come coiei ch’a uccider lo bada,
sí che lo mise giú tutto stenduto,
e sí l’avrebbe fesso insino a’ denti.
11Ma quando Ben-Celar l’ebbe veduto,
perciò ch’egli eran distretti parenti,
immantenente sí gli fece aiuto.
14Vergogna disse: «I’ vi farò dolenti».
CCXI
[Ben-Celare, Vergogna e Paura.]
Molt’era buon guerrier quel Buon-Celare:
alzò la spada, e sí fiede Vergogna
sí gran colpo ched ella tutta ingrogna,
4e poco ne fallí d’a terra andare.
E poi la cominciò a predicare,
e disse: «Tu non temi aver vergogna
di me; chéd e’ non ha di qui a Bologna
8nessun, ch’un fatto saccia me’ celare
che saprò io, e per ciò porto il nome».
Vergogna sí non seppe allor che dire,
11Paura la sgridò; «Cugina, come
ha’ tu perduto tutto tuo ardire?
Or veggh’i’ ben ch’è vita troppo dura,211-13
14quando tu hai paura di morire».