Fia che altri forse
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LXXV
VIII
Fia che altri forse
Vada cantando
Per entro il suo pensiero
L’età che corse
5Nel mondo, quando
Saturno ebbe l’impero.
Allor non d’oro inghirlandato i crini
Alcun regnante apparse;
Nè cupido cosparse
10Sul riverito scettro Indi rubini;
Nè depredaro
Strane pendici
Le mansuete genti;
Ma si stimaro
15Ricchi e felici
Pur con greggie ed armenti.
Allor donzella
Per ôr superba
Non impiagava un core;
20Ma pastorella
Scalza infra l’erba
Tendea l’arco d’amore;
Nè di Parnaso il popolo, ingegnoso
Fabbricator di carmi,
25Cantò gli assalti e l’armi
Del fiero Marte a verginelle odioso;
Anzi tra’ venti
Su verde riva,
Là ’ve l’onda scendea,
30Disse i tormenti,
Di che gioiva
Titiro e Galatea.
Sì fatta etade
Altrui diletti.
35Vario è l’umano ingegno:
Cantar beltade
Fra rozzi tetti
Me moverebbe a sdegno:
Me palme a celebrar di Duci invitti
40Nobil vaghezza accende;
E a gir dove risplende
Di marmi e d’ôr l’incomparabil Pitti;
Altera sede,
Ove è ben noto
45Cosmo in armi possente;
Caro alla Fede,
D’Astrea divoto,
E pur sempre clemente.
Rettor superno,
50Cui trema il mondo,
Cui l’alto Olimpo adora,
Col guardo eterno
Rendi giocondo
Via più suo scettro ognora:
55Ne sol fassi per me calda preghiera
A tua bontà divina;
Nè solo a te s’inchina
Perciò d’Arno real l’ampia riviera:
Ma quanto inonda
60Tra spume avvolta
L’Italïana Teti,
Ed ogni sponda,
Ove s’ascolta
Di Dio gli alti decreti.
65Alma cortese
Ver chi le giova
Larga esser suol d’onore;
Ma qual s’intese
Nel mondo prova
70D’altrui giovar maggiore
Che spalmar selve, e stancar schiere armate,
E dispensar tesori,
Togliendo a’ rei furori
Le braccia de’ cristiani incatenate?
75Certo fra’ mali,
Che altrui gioire
Han di guastar virtute,
Gli egri mortali
Non san soffrire
80Peggio che servitute.
Ed io pur vidi
Freschi Aquiloni
Gonfiar vele Tirrene;
E forti e fidi
85Toschi Campioni
Scior barbare catene;
Onde dell’Asia e della Libia i mari
Lascian popoli folti,
E tornano disciolti
90Ad adorar presso i paterni altari.
Algier l’afferma,
Biscari insieme,
Che n’han bassa la fronte;
Ne men Chierma
95Col mar che freme
D’intorno a Negroponte.
Ad ampia gloria
Ben lungo canto
Melpomene apparecchia;
100Breve memoria
Di lungo vanto
Chiede ben dotta orecchia.
Or dove dunque volgeremo i passi?
Là ’ve prudenza chiama.
105Piume rinforza, o Fama,
A’ tuoi gran piè di camminar non lassi,
Ed al gran tergo:
Poi tra le sfere
Va de’ superni chiostri,
110Ove hanno albergo
L’anime altere
De’ gran Medici nostri.
Forma tai note
Tra gli almi eroi,
115Già tanto illustri in terra;
Di’ che il nipote
Nei sentier suoi
Dall’orme lor non erra;
Che i raggi, onde rifulge alto Loreno,
120Intentamente ei mira,
E che il guardo non gira
Dai lampi, onde rifulge Austria non meno:
Mai sempre avverso
Alle bevande,
125Con che Circe avvelena;
E sordo inverso
Al suon che spande
Qual più scaltra Sirena.