Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm/I Messaggeri della morte
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Traduzione dal tedesco di Filippo Paoletti (1875)
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I MESSAGGIERI DELLA MORTE.
Gran tempo è passato, un Gigante camminava sulla strada maestra, quand’ecco improvvisamente gli salta innanzi uno sconosciuto, e: — Ferma! gli dice, non un passo avanti! — Che! risponde il Gigante, tu pusillo, che io posso schiacciar fra le dita, tu vuoi sbarrarmi la via? Chi sei che così arditamente osi parlarmi? — La morte io sono, rispose l’altro, nissuno a me resiste e tu pure devi al comando mio ubbidire. — Ma il Gigante vi si rifiutò e cominciò a lottare. Fu una lotta lunga e vigorosa; finalmente il Gigante vinse, diè un cotal pugno alla Morte che gettolla a terra, urtò contro uno scoglio e colà rimase. Il Gigante proseguì il suo cammino; la Morte giaceva vinta ed era sì sfinita di forze che più non poteva rialzarsi. — Che avverrà, diceva, se sono obbligata di qui rimanere? Più nessuno sulla terra morirà e la si rimpinzerà così d’uomini che più non vi troveranno posto per abitare. Passava in quel mentre un giovane; era fresco e sano, spiccavava un’allegra canzone e guardava qua e colà. Appena vide quella giacente n’ebbe compassione, la sollevò un poco dandole a bere una corroborante bevanda che teneva in un’alberella, ed aspettò sinchè rinvenisse. — Sai tu anche, chiese allo sconosciuto mentre si rialzava, chi sono io ed a chi hai dato soccorso? No, non ti conosco, rispose il giovane. Sono la Morte, non risparmio nessuno e neppur con te potrò fare eccezione. Affinchè tu vegga quanto io sono riconoscente, prometto di non coglierti all’impensata; ma prima di venire per portarti via, ti manderò i miei Messaggieri. — Ebbene, disse il giovane, è sempre un guadagno sapere quando vieni; così almeno potrò vivere qualche tempo sicuro. Quindi continuò la sua strada, fu allegro e felice vivendo spensieratamente. Ma siccome ogni dì ne va un dì, la gioventù e la salute tosto svanirono, vennero le malattie ed i dolori che di giorno lo tormentavano e di notte non gli lasciavano prender riposo. Non morrò, diceva tra sė, poichè la Morte mi promise di inviarmi prima i suoi Messaggieri; solo vorrei che presto passassero questi uggiosi giorni della malattia. Poco dopo pareagli di essere quasi come guarito e di nuovo fu allegro; quando un giorno sentì battere una mano sopra la sua spalla, si voltò indietro, era la Morte. — Seguimi, gli disse, l’ora della tua partenza dal mondo è suonata. Come, rispose l’uomo, vuoi tu mancar di parola? Non mi promettesti che prima di venire mi avresti mandato i tuoi Messaggieri? Io ancor non vidi nessuno. — Taci, rispose la Morte, non ti mandai forse un dopo l’altro i Messaggieri miei? Non venne la febbre ad avvertirti travagliandoti e poi non t’abbattè? L’emicrania non ti intronò la testa? La gotta non serpeggiò per tutte le tue membra? Non ti rombaron le orecchie? Il dolor de’ denti non consumò le tue guancie? Non ti si oscurò la vista? E dopo tutto questo il mio carissimo fratello il sonno, non ti fece ogni sera ricordar di me? E non giacevi di notte come se di già tu fossi morto?
L’uomo nulla seppe rispondere, si rassegno al suo destino e se ne andò colla Morte.