Pagina:Paoletti - Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm, Milano, 1875.djvu/25

16

la febbre ad avvertirti travagliandoti e poi non t’abbattè? L’emicrania non ti intronò la testa? La gotta non serpeggiò per tutte le tue membra? Non ti rombaron le orecchie? Il dolor de’ denti non consumò le tue guancie? Non ti si oscurò la vista? E dopo tutto questo il mio carissimo fratello il sonno, non ti fece ogni sera ricordar di me? E non giacevi di notte come se di già tu fossi morto?

L’uomo nulla seppe rispondere, si rassegno al suo destino e se ne andò colla Morte.


IL GATTO ED IL TOPO IN SOCIETÀ.


Fece un Gatto conoscenza con un Topo; gli dimostrò tanto amore ed amicizia che alla fine il Topo acconsentì ad abitare nella medesima casa e far vita comune. — Dobbiamo esser previdenti per l’inverno, se no ci toccherà patir la fame, diceva il Gatto, e tu, caro Topolino, non devi arrischiarti troppo, poichè potresti cadere in qualche trappola. Il buon consiglio fu eseguito comperando una pentola piena di grasso. Non sapeano ove riporla; finalmente, dopo molto pensare, disse il Gatto: io non so trovar luogo migliore della chiesa, di colà nessuno osa portar via nulla; mettiamola sotto l’altare e non la tocchiamo se non quando ne avremo bisogno. La pentola fu portata al sicuro nel luogo indicato; ma non passò molto tempo che venne