Favole di Esopo/Di una moglie savia, e d'un Marito pazzo

Di una moglie savia, e d'un Marito pazzo

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Esopo - Favole di Esopo (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Di una moglie savia, e d'un Marito pazzo
Della Fortuna, ed un Uomo Di un Meretrice
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Di una moglie savia, e d’un Marito pazzo. 269.


U
na Donna saggia aveva dato in custodia ad un suo Marito pazzo i polli. Il Nibbio gliene prese uno. La Moglie accortasi, che mancava, battè il Marito, e gli commise, che per l’avvenire ne avesse maggior cura. Egli dubitando del Nibbio, gli legò tutti con uno spago, e venendo il Nibbio portogli tutt’insieme. Del che disperato l’uomo, volea ammazzarsi per non esser battuto dalla Moglie, e prese un vaso di confetti (il quale gli aveva detto la Moglie esser [p. 243 modifica]pieno di veleno, acciocchè non se lo mangiasse (per avvelenarsi, ei lo mangiò tutto). Tornata la Moglie, ed accortasi del tutto, cominciò a batterlo, ed ingiuriarlo. Il Marito disse: Lasciami stare, che son vicino alla morte, che per supplicio del mio delitto io ho mangiato tutto quel veleno, che era in quel Vaso, che tu m’hai più volte vietato, che io non toccassi. Del che allora la Moglie non potè contenersi da ridere.

Sentenza della favola.

La favola dinota, quanto poco frutto faccia colui, che vuol corrigere uno, che dalla natura poco saggio sia.