Favole di Esopo/Della Fortuna, ed un Uomo
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Della Fortuna, ed un Uomo
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Della Fortuna, ed un Uomo. 268.
V
olendo un uomo arricchirsi, intese, che la mercanzia era cosa buona per far questo, però venduti tutti i beni paterni comperò una nave, e molto mercanzie, ed andando in viaggio, guadagnò molto bene di modo chè divenne ricco. Quei che lo conoscevano, se ne maravigliavano, e gli domandavano, com’era diventato così ricco, ed egli rispondeva, per mia industria. Or non ponendo egli fine alla sua ricchezza, volle andare un’altra volta per Mare, ed assaltato da una gran tempesta, perdè tutte le robe, e la Nave, ed appena esso scampò. Essendo egli poi dimandato, perchè era così mal condotto, rispose: Mercè della Fortuna traditora. Il che sentendo la fortuna si sdegnò; dicendo: Quando tu avevi acquistate tante ricchezze, tu davi il vanto a te, adesso del male, tu dai la colpa a me.
Sentenza della favola.
Dimostra la favola quanto l’uomo sia inclinato a lodar se stesso, tentando di quel bene, che da Iddio gli vien dato, come da lui dipenda, gloriarsi; e del male, di che egli stesso n’è cagione la colpa in altri ritorcere.