MOlto ancor mi rimane, e ad arte il lascio
Pria perchè esser grave ad un, cui molte,
E varie ingombran cure, io non rassembri;
Poscia perchè s’a caso ad altri è in grado, 5Cotai studj seguir, abbiane il come.
Benchè sia ricca la materia in guisa,
Che mancar questa anzi che possa a noi,
Mancar vedrassi chi il lavor ne imprenda.
Quel premio, che a la nostra brevitade 10Promettesti, io richieggo, e quel che in voce
Voler darmi dicesti, al fin mi dona.
Ogni dì più si fa morte vicina,
E quando mi prolunghi i doni tuoi,
Tanto ne ruba il tempo, immantinente 15Se li rechi, più ancor godronne il frutto.
Finchè un po’ dunque mi riman d’etade
Or or mancante, il tuo soccorso appresta.
Che pro, se mi sovvenga, allor che morte
Imminente il comun tributo esiga? 20Ma perchè mille suppliche t’arreco,
Quando tu stesso a la pietade inchini?
Spesso perdono un reo convinto ottenne;
Il merta ben, se un innocente il chiegga.
Queste son le tue parti; pria fur d’altri, 25E passeran con simil giro in altri.
Risolvi ciò che fe, che il giusto ammette,
E allegrezza mi arrechi tua sentenza.
Ma dal confin prescritto io mi dilungo.
È pur difficil, che colui, cui nota 30È sua innocenza, rattener si possa,
Allor che petulante astio l’insegue!
Tu mi chiedi, qual è? dirallo il tempo.
Lessi fanciul cotal sentenza: In pubblico Far motto a un uom di volgo è di periglio. 35Fissa in mente starà, fin ch’avrò senno.