Fatalità (1895)/Autopsia
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AUTOPSIA.
Magro dottore, che con occhi intenti
Per cruda, intensa brama,
Le nude carni mie tagli e tormenti
4Con fredda, acuta lama,
Odi. Sai tu chi io fui?... Del tuo pugnale
Sfido il morso spietato;
Qui ne l’orrida stanza sepolcrale
8Ti narro il mio passato.
Sui sassi de le vie crebbi. Non mai
Ebbi casa o parenti;
Scalza, discinta e senza nome errai
12Dietro le nubi e i venti.
Seppi le notti insonni e l’inquieto
Pensier della dimane,
L’inutil prece e il disperar segreto,
16E i giorni senza pane.
Tutte conobbi l’improbe fatiche
E le miserie oscure,
Passai fra genti squallide e nemiche,
20Fra lagrime e paure:
E finalmente un dì, sovra un giaciglio
Nitido d’ospedale,
Un negro augello dal ricurvo artiglio
24Su me raccolse l’ale.
E son morta così, capisci, sola,
Come un cane perduto,
Così son morta senza udir parola
28Di speme o di saluto!...
Come lucida e nera e come folta,
La mia chioma fluente!...
Senza un bacio d’amor verrà sepolta
32Sotto la terra algente.
Come vergine e bianco il flessuoso
Mio corpo, e come snello!
Or lo disfiora il cupido, bramoso
36Bacio del tuo coltello.
Suvvia, taglia, dilania, incidi e strazia,
Instancabile e muto.
Delle viscere mie godi, e ti sazia
40Sul mio corpo venduto!...
Fruga, sinistramente sorridendo.
Che importa?... Io son letame.
Cerca nel ventre mio, cerca l’orrendo
44Mistero della fame!...
Scendi col tuo pugnale insino all’ime
Viscere, e strappa il cuore.
Cercalo nel mio cor, cerca il sublime
48Mistero del dolore!...
Tutta nuda così sotto il tuo sguardo,
Ancor soffro; lo sai?...
Colle vitree pupille ancor ti guardo,
52Nè tu mi scorderai:
Poi che sul labbro mio, quale conato
Ultimo di passione,
Rauco gorgoglia un rantolo affannato
56Di maledizïone.