CCXLVIII. Di un uomo che per due anni non prese nè cibo nè bevanda

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CCXLVIII. Di un uomo che per due anni non prese nè cibo nè bevanda
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CCXLVIII

Di un uomo che per due anni non prese

nè cibo nè bevanda.


Temo, che ciò che ora sto per raccontare non sembri una favola, perchè ripugna alla natura e pare che si possa facilmente negare. Un tale, che aveva nome Giacomo, e che al tempo di papa Eugenio era nella Curia Romana, nel posto chiamato di copista, tornò a Noyon in Francia, che era il suo paese natale, e qui cadde in grave e lunga malattia. Il mio racconto sarebbe troppo lungo se dovessi dire tutte le cose che egli disse gli erano durante quella malattia accadute. Finalmente dopo molti anni, al sesto anno del pontificato di Niccolò V, tornò alla Curia, per andare al sepolcro di nostro Signore, nudo e povero, perchè per la via i ladri lo avevano spogliato; e andò da alcuni della Curia, miei vicini, uomini onestissimi, che lo avevano prima [p. 156 modifica]conosciuto. E raccontò loro, che già da due anni dopo la malattia non aveva nè mangiato nè bevuto, per quanto avesse provato spesso. È un uomo magrissimo, ed è prete; ha la mente perfettamente sana, dice l’ufficio, ed io ne ho udita la messa. Molti teologi e fisici hanno lungamente parlato con lui, e dicono che è cosa contro natura, ma talmente stabilita che sarebbe ostinazione non crederla. Ogni giorno vengono moltissimi a vederlo e ad interrogarlo; e si hanno su di ciò diverse opinioni. Alcuni credono che il suo corpo sia abitato del demonio; ma egli non ne dà alcun segno, e pare uomo prudente, probo e religioso, e anche ora lavora al suo mestiere di copista. Altri affermano che il suo umore malinconico gli sia di nutrimento. Io stesso ho molte volte parlato seco, ed egli crede false queste opinioni; e confessa che ne è più meravigliato degli altri. Ma non venne a questa consuetudine tutt’in una volta, ma a poco a poco. Io mi meraviglierei di più di questo prodigio, se sfogliando certi annali che copiai in Francia, non avessi letto che similmente ciò avvenne al tempo di Lotario imperatore e di papa Pasquale, nell’anno 822. Una fanciulla di dodici anni a Commercy, nel territorio di Toul, dopo avere avuta la comunione pasquale, si astenne dal mangiar pane per dieci mesi prima, poi per tre anni da qualunque cibo e bevanda; poi tornò alla consuetudine di prima; ed egli spera di far lo stesso.