Facezie (Poggio Bracciolini)/247
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Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
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CCXLVII
Di un nobile del tempo dell’imperatore Federico che
aveva molta presunzione nelle armi ma che nulla fece.
Quando l’imperatore Federico (che morì a Buonconvento su quel di Siena) pose, come nemico, gli accampamenti a due miglia da Firenze, molti nobili presero le armi per difendere la loro città e uscirono ad attaccare i nemici nel loro campo; un millantatore, di nobile famiglia, montò, armato, a cavallo, e si slanciò di
galoppo fuori delle porte della città, rimproverando la lentezza degli altri, che venivano dietro come se avesser paura, e urlando che sarebbe anche solo andato contro ai nemici. Quando correndo, e buttando le forze in queste millanterie, ebbe trascorso un miglio e vide alcuni che ritornavano coperti di ferite avute dai nemici, prese ad andar più piano e ad allentare il passo. E quando udì le grida dei nemici che combattevano co’ suoi concittadini, e vide di lontano la battaglia, si fermò. E quando uno, che aveva udite le sue millanterie, gli chiese perchè non si spingesse innanzi e non entrasse nella mischia, egli, dopo essere stato per qualche tempo in silenzio, rispose: “Non mi sento così forte e valoroso nelle armi come credevo.” Si devono pesare le forze del corpo e dell’animo per non promettere mai più di quello che si possa dare.