Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/166

154 facezie

CCXLVI

Bella risposta di una donna ad un giovane

che ardeva d’amore per lei.


Un giovane di Firenze bruciava d’amore per una donna nobile ed onesta, e spesso la seguiva in chiesa o in qualunque luogo ella andasse. E soleva dir con gli amici che e’ desiderava di trovar luogo e tempo per dirle poche parole che egli aveva già pensato e composte. Un dì di festa venne la donna alla chiesa di Santa Lucia, e uno degli amici disse al giovane che era quella l’occasione per parlarle, quando la vedesse andare al santo fonte a prendere l’acqua benedetta. Ed egli, istupidito, come se avesse perduta ogni forza, cedendo agli incitamenti dell’amico, andò vicino alla donna; e dimenticate le parole che aveva pensate, non osava nè anche parlare; e poichè l’amico gli ripeteva che era tempo di dirle qualche cosa: “Signora, disse finalmente, io sono vostro servitore.” Alle quali parole rispose la donna sorridendo: “A casa ho abbastanza e anche troppi servitori che spazzano le camere e lavano il vasellame; perciò non ho io bisogno di voi.” E tutti risero e della stupidaggine del giovane e della bella risposta della donna.


CCXLVII

Di un nobile del tempo dell’imperatore Federico che

aveva molta presunzione nelle armi ma che nulla fece.


Quando l’imperatore Federico (che morì a Buonconvento su quel di Siena) pose, come nemico, gli accampamenti a due miglia da Firenze, molti nobili presero le armi per difendere la loro città e uscirono ad attaccare i nemici nel loro campo; un millantatore, di nobile famiglia, montò, armato, a cavallo, e si slanciò di ga-