Fòro romano
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Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'
L
FÒRO ROMANO
Salian per questo grande etere un giorno
aquile a stormi, e il nostro onor fu tanto!
Or gufi e strigi ai fumaioli intorno
spargon le oscure penne e il tristo canto.
L’altar de’ patrii numi è disadorno;
dispersi i focili, e son le muse in pianto;
né so ben dir se il sacro ilice e l’orno
april rivesta dell’usato incanto.
Appena fa, se di Metella al sasso
s’apre una bruna violetta in fiore,
e gli occhi arresta al pellegrino e il passo.
Appena fa, se un ricordato amore
fra i nudi arbusti mi risveglia, ahi lasso!
poi mi sommerge in piú grand’ombra il core.