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XI.
E qui finalmente pare conveniente investigare se i fatti
dell’Astronomia già accertati confermano l'ordinamento generale che io ho assegnato cosi deduttivamente al Firmamento. E questi fatti lo confermano interamente. Alcune
osservazioni telescopiche, guidate dalle leggi di prospettiva,
ci permettono di comprendere che l'Universo percettibile
esiste come un gruppo di gruppi irregolarmente disposti.
1 « gruppi », di cui è composto quest'universale « gruppo
[p. 71modifica]èureka 7t
di gruppi», sono semplicemente ciò che noi abbiamo chiamato per abitudine « nebulosa» — e di queste nebulose una
è di un interesse supremo per l’umanità. Alludo alla Galassia o Via Lattea. Questa c’interessa, prima di tutto e
molto chiaramente, a cagione della grande superiorità del
suo volume apparente, non solo su qualunque altro gruppo
nel firmamento, ma su tutti gli altri gruppi presi insieme.
In paragone il più largo di questi gruppi non occupa che
un punto solo e si vede distintamente soltanto coll’ajuto
di un telescopio. La Galassia serpeggia attraverso al Cielo
ed è brillantemente visibile ad occhio nudo. Ma essa interessa l'uomo principalmente, per quanto meno immediatamente, in quanto essa è la sua patria, la patria della terra
su cui egli esiste, la patria del sole attorno a cui questa
terra gira, la patria di quel « sistema » di sfere di cui il
sole è il centro e l'astro primario — la Terra uno dei sedici
secondarî o pianeti — la Luna uno dei diciassette terziarî o
satelliti. La Galassia, lo ripeto, non è che uno dei gruppi
che ho già descritti - uno di quei gruppi impropriamente
chiamati « nebulose », che si rivelano a noi soltanto qualche
volta per mezzo del telescopio — come leggiere macchie nebulose in diverse parti del cielo. Noi non abbiamo nessuna
ragione di supporre che la Via Lattea sia in realtà più
estesa che la più piccola di queste nebulose. La sua grande
superiorità di dimensione non è che una superiorità apparente nata dalla nostra posizione in riguardo ad essa — cioè
dalla nostra posizione nel mezzo di essa. Per quanto quest'asserzione possa apparire strana da principio a chi non
è versato in Astronomia, pure l'astronomo stesso non esita
per nulla nell’asserire che noi siamo nel mezzo di quell'in-
conccpibile moltitudine di stelle, di soli, di sistemi, che
costituiscono la Galassia. Di più non solo noi abbiamo —
non solo il nostro Sole ha il diritto di rivendicare la Galassia come un suo gruppo speciale, ma. con qualche riserva, si può dire che tutte le stelle distintamente visibili
nel firmamento — tutte le stelle visibili ad occhio nudo —
hanno ugualmente il diritto di proclamarla di loro proprietà.
Vi è stata una grande quantità di idee false su ciò che riguarda la forma della Galassia, della quale in quasi tutti
i nostri trattati di astronomia si dice che sembri un Y maiuscola. Il gruppo in questione ha in realtà una certa somiglianza generale — mollo generale col pianeta Saturno
col suo triplice anello che lo circonda. Però, invece del
globo solido di quel pianeta, noi dobbiamo imaginarci una
lenticolare isola di stelle o collezione di stelle; il nostro Sole
c posto eccentricamente — vicino alla costa dell'isola— da
quella parte dell'isola che è più vicina alla costellazione
della Croce e più lontana da quella di Cassiopea. L’anello [p. 72modifica]ÈUREKA
che la circonda, dalla parte più vicina alla nostra posizióne, ha in sè un /aglio longitudinale che è in realtà la
causa, quando l'anello è vicino a noi, per cui assume vagamente l'aspetto di Y majuscola.
Però noi non dobbiamo cadere nell’errore di concepire
questa fascia, alquanto indefinita, come tutt’affatto separata,
comparativamente parlando, dal gruppo lenticolare pure
indetìnito che essa circonda; e cosi, tanto per spiegarci, noi
possiamo dire che il nostro Sole è realmente situato a quel
punto dell’Y in cui le tre linee che lo compongono si uniscono; e supponendo che questa lettera sia di una certa
solidità —■ di un certo spessore molto esiguo in paragone della sua lunghezza — noi possiamo anche dire che
la nostra posizione è nel mezzo di questo spessore. Imaginando di essere in questa posizione, non troveremo più
difficoltà a spiegarci i fenomeni già presentati — che sono
completamente lenomeni di prospettiva.
Quando noi guardiamo in alto o in basso — cioè
quando noi gettiamo i nostri sguardi nella direzione dello
spessore della lettera — noi vediamo un minor numero di
stelle che quando noi li gettiamo nella direzione della sua
lunghezza o lungo una delle tre linee che la compongono.
Naturalmente, nel primo caso, le stelle appajono sparse e
nell’ultimo ammucchiate. Rovesciamo questa spiegazione: —
Un abitante della Terra che guarda verso la Galassia, come
noi diciamo comunemente, la guarda allora nella direzione
della sua lunghezza— la guarda lungo le linee dell’Y — ma
quando, fissando gli occhi nel Cielo generale, li distoglie
dalla Galassia, la esamina allora nella direzione dello spessore della lettera; ed in quel punto le stelle gli pajono
sparse, mentre, realmente, esse sono riunite, in media,
come nella massa del gruppo. Nessuna considerazione potrebbe essere più adatta per dare un’idea della stupefacente
estensione di questo gruppo.
Se con un telescopio molto potente noi ispezioniamo
accuratamente il firmamento, scopriremo una fascia di
gruppi — composta di ciò che noi abbiamo fin qui chiamato « nebulose » — una striscio di larghezza variabile,
che si stende da un orizzonte all’altro, tagliando ad angolo
retto la direzione generale della Via Lattea. Questa striscia
è l'ultimo gruppo di gruppi. Questa fascia è L'Universo. La
nostra Galassia non è che un gruppo e forse uno dei meno
considerevoli che costituiscono quest’ ultima fascia o zona
Universale. L’aspetto di fascia 0 zona che assume ai nostri
occhi questo gruppo di gruppi è puramente un fenomeno di
prospettiva analogo a quello che ci fa vedere il nostro gruppo
individuale, la Galassia, rozzamente sferico, sotto rispètto di
una cintura che attraversa i cieli ad angolo retto col gruppo
Universale. Naturalmente la forma del gruppo che racchiude [p. 73modifica]EUREKA 73
tutti gli altri è, in generale, quella di ogni gruppo separato che include. Appunto come le stelle sparse che noi
vediamo in tutto il cielo quando distogliamo lo sguardo
dalla Galassia, non sono in realtà che una parte di quella
Galassia stessa e così strettamente collegata ad essa quanto
uno di quei punti telescopici in cui pare sia lo strato più
denso della sua massa — cosi le nebulose sparse che noi
vediamo in tutti i punti del firmamento quando distogliamo
i nostri sguardi dalla zona Universale — così appunto, io
dico, devono essere considerate come sparse solamente per
effetto della prospettiva, e come parti integranti dell’ unica
e suprema sfera Universale.
Nessun errore astronomico è più insostenibile e mai nessuno fu tanto pertinacemente accolto quanto quello che
considera l'Universo Siderale come assolutamente illimitato.
Le ragioni per la limitazione di questo Universo, come ho
già detto a priori, mi sembrano inconfutabili; ma per non
parlare, per ora, di esse, Vosservazione ci assicura che in
numerose direzioni attorno a noi, certamente, se non in
tutte vi è un limite positivo — o almeno non ci offre nessun
fondamento qualsiasi per pensare altrimenti. Se la successione delle stelle fosse infinita allora lo sfondo del Cielo ci
presenterebbe una luminosità uniforme come quella spiegata dalla Galassia — poiché non vi sarebbe assolatamente
neanche un punto in tutto questo sfondo in cui non esistesse
una stella. L’unica maniera, quindi, in cui in una tale condizione di cose noi potremmo comprendere i vuoti che il
nostro telescopio trova in innumerevoli direzioni, sarebbe
di supporre che la distanza dello sfondo invisibile sia così
immensa che mai nessun raggio abbia fino ad ora potuto
assolutamente giungere da esso fino a noi. Che ciò possa
essere cosi, chi oserebbe negarlo ? Io sostengo semplice-
mente che noi non abbiamo neppure l’ombra di una ragione
per credere che ciò è così.
Quando parlai della volgare tendenza che si ha di consi- -4-
derare tutti i corpi che sono sulla Terra, come unicamente
tendenti verso il centro della Terra, osservai che « salvo
certe eccezioni, che sono da specificarsi più oltre, ogni corpo
sulla Terra tenderebbe, non solo al suo centro, ma inoltre
verso qualunque altra direzione concepibile » (1). Le « eccezioni » si riferiscono a quei frequenti, vuoti nel Cielo, dove
il nostro più minuzioso esame non pucTscoprire', non 'sólo
neSSufi—Eorpo stellare, ma neppure un indizio, della loro
esistenza — dove abissi spalancati, più neri dell’Èrebo, sembra che ci concedano un rapido sguardo attraverso ai muri
limitrofi dell’Universo Siderale, laggiù nell’illimitabile Uni-
(') Pag 33. [p. 74modifica]EUREKA 73
tutti gli altri è, in generale, quella di ogni gruppo separato che include. Appunto come le stelle sparse che noi
vediamo in tutto il cielo quando distogliamo lo sguardo
dalla Galassia, non sono in realtà che una parte di quella
Galassia stessa e così strettamente collegata ad essa quanto
uno di quei punti telescopici in cui pare sia lo strato più
denso della sua massa — cosi le nebulose sparse che noi
vediamo in tutti i punti del firmamento quando distogliamo
i nostri sguardi dalla zona Universale — così appunto, io
dico, devono essere considerate come sparse solamente per
effetto della prospettiva, e come parti integranti dell’ unica
e suprema sfera Universale.
Nessun errore astronomico è più insostenibile e mai nessuno fu tanto pertinacemente accolto quanto quello che
considera l'Universo Siderale come assolutamente illimitato.
Le ragioni per la limitazione di questo Universo, come ho
già detto a priori, mi sembrano inconfutabili; ma per non
parlare, per ora, di esse, Vosservazione ci assicura che in
numerose direzioni attorno a noi, certamente, se non in
tutte vi è un limite positivo — o almeno non ci offre nessun
fondamento qualsiasi per pensare altrimenti. Se la successione delle stelle fosse infinita allora lo sfondo del Cielo ci
presenterebbe una luminosità uniforme come quella spiegata dalla Galassia — poiché non vi sarebbe assolatamente
neanche un punto in tutto questo sfondo in cui non esistesse
una stella. L’unica maniera, quindi, in cui in una tale condizione di cose noi potremmo comprendere i vuoti che il
nostro telescopio trova in innumerevoli direzioni, sarebbe
di supporre che la distanza dello sfondo invisibile sia così
immensa che mai nessun raggio abbia fino ad ora potuto
assolutamente giungere da esso fino a noi. Che ciò possa
essere cosi, chi oserebbe negarlo ? Io sostengo semplice-
mente che noi non abbiamo neppure l’ombra di una ragione
per credere che ciò è così.
Quando parlai della volgare tendenza che si ha di consi- -4-
derare tutti i corpi che sono sulla Terra, come unicamente
tendenti verso il centro della Terra, osservai che « salvo
certe eccezioni, che sono da specificarsi più oltre, ogni corpo
sulla Terra tenderebbe, non solo al suo centro, ma inoltre
verso qualunque altra direzione concepibile » (1). Le « eccezioni » si riferiscono a quei frequenti, vuoti nel Cielo, dove
il nostro più minuzioso esame non pucTscoprire', non 'sólo
neSSufi—Eorpo stellare, ma neppure un indizio, della loro
esistenza — dove abissi spalancati, più neri dell’Èrebo, sembra che ci concedano un rapido sguardo attraverso ai muri
limitrofi dell’Universo Siderale, laggiù nell’illimitabile Uni-
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biamo noi qualche diritto d'inferire — diciamo piuttosto
d' imaginare — una interminabile successione di « gruppi di
gruppi », o di « Universi » più o meno simili ’
lo rispondo che il « diritto », in un caso come questo,
dipende assolutamente dall’ardimento di quella imaginazione che si arrischia a proclamare il suo diritto. Lasciatemi soltanto dichiarare che io mi sento individualmente
spinto a fantasticare— non oso esprimermi diversamente —
che vi esista una infinita successione di Universi piu o meno
simili a quello del quale noi abbiamo conoscenza — a quel-
l'unico del quale noi avremo sempre conoscenza — almeno
fino al momento in cui il nostro particolare Universo ritornerà all’ Unità. Tuttavia, se tali gruppi di gruppi esistono — e essi devono esistere — è ampiamente chiaro che,
non avendo avuto nessuna parte nella nostra origine, non
hanno nessuna parte nelle nostre leggi Nè essi attraggono
noi, ne noi attiriamo loro. La loro materia prima — il loro
spirito non è il nostro — non è ciò che prevale in una parte
qualunque del nostro Universo. Essi non potrebbero impressionare nè i nostri sensi nè la nostra anima. Tra essi
c noi — considerandoli tutti per un momento collettivamente
— non vi sono influenze comuni. Ognuno esiste a parte e
indipendentemente, nel seno del sito Dio proprio e particolare.