I.

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Edgar Allan Poe - Eureka (1848)
Traduzione dall'inglese di Maria Pastore Mucchi (1902)
I.
Eureka Eureka - II.

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È con umiltà realmente sincera — è con un sentimento anzi di spavento — che io scrivo la sentenza introduttiva di questo lavoro: perchè io mi avvicino al lettore col più solenne — col più comprensivo — col più difficile e più augusto fra tutti gli argomenti imaginabili.

Quali termini troverò sufficientemente semplici nella loro sublimità sufficientemente sublimi nella loro semplicità per la semplice enunciazione del mio tema?

Io ho l’intenzione di parlare dell’Universo Fisico, Metafisico e Matematico — Materiale e Spirituale: — della sua Essenza, della sua Origine, della sua Creazione, della sua Condizione Presente e del suo Destino. Sarò così temerario, oltre a ciò, da sfidare le conclusioni, e ciò allo scopo di porre in questione la sagacità di molti uomini fra i più grandi e i più giustamente riveriti.

Per cominciare lasciatemi esporre il più chiaramente possibile — non il teorema che io spero di dimostrare — perchè, ad; onta di tutte le asserzioni dei matematici, non vi è, in questo mondo almeno, nessuna dimostrazione; ma l’idea principale che è in tutto il mio volume e che io tenterò continuamente di suggerire.

La mia proposizione generale, ora, è questa; — Nell’Unità Originale del Primo Essere sta la Causa Secondaria di Tutti gli Esseri, col Germe del loro Inevitabile Annientamento. Per illustrare questa idea io mi propongo di fare un esame dell’Universo, in modo che la mente possa essere realmente capace di ricevere e percepire un’impressione individuale.

Colui che dalla cima dell’Etna getta i suoi occhi lentamente attorno, è impressionato principalmente dall’estensione e dalla diversità della scena. Soltanto facendo un rapido giro sulle sue calcagna potrebbe sperare di comprendere il panorama nella sublimità della sua unità.

Ma come sulla sommità dell’Etna nessun uomo ha mai pensato di girare rapidamente sulle sue calcagna, così nessun uomo ha mai concentrato nel suo cervello la completa unità [p. 12 modifica]
del prospetto; e così, di nuovo, qualunque considerazione sia involta in questa unità non ha però nessuna esistenza pratica per il genere umano.

Io non conosco un solo trattato in cui si sia fatto un prospetto dell’Universo — usando la parola nella sua accezione più comprensiva e unicamente legittima; — e qui sarà bene di menzionare che col termine «Universo» in qualunque luogo di questo saggio sia impiegato senza qualificazione, io intendo designare la più grande estensione dello spazio che mente umana possa concepire, con tutti gli esseri spirituali e materiali che possono esistere nel circuito di questa estensione. Parlando di ciò che è ordinariamente implicato nell’espressione «Universo», io prenderò una frase di limitazione «l’Universo siderale». Si vedrà in seguito perchè questa distinzione sia considerata necessaria.

Io poi non conosco nessun trattato sull’Universo siderale realmente limitato, per quanto sia sempre considerato come illimitato, in cui si presenti un prospetto anche di questo Universo limitato, per garantire le deduzioni dalla sua individualità. Il più prossimo avvicinamento a tale lavoro si trova nel «Cosmos» di Alessandro von Humboldt. Però, egli presenta il soggetto non nella sua individualità, ma nella sua generalità. Il suo tema, nel suo ultimo risultato, è la legge di ciascuna parte dell’Universo puramente fisico, in quanto che questa legge è in relazione colle leggi di tutte le altre parti di quest’Universo puramente fisico. Il suo progetto è semplicemente sineretico1. In una parola egli discute l’universalità dei rapporti materiali e svela agli occhi della Filosofia tutte le deduzioni che sino ad ora sono state nascoste dietro a questa universalità. Ma sebbene sia ammirabile la concisione con cui egli ha trattato ogni punto particolare del suo argomento, la mera molteplicità di questi punti produce necessariamente una somma di particolari e così un’involuzione d’idee che preclude ogni individualità d’impressione.

Mi pare che mirando a quest’ultimo effetto e per mezzo di esso alle conseguenze, alle conclusioni, alle suggestioni, alle speculazioni, o, se niente di meglio si presenta, alle mere congetture che possono risultare, noi abbiamo bisogno di fare come un giro mentale sulle calcagna. Noi abbiamo bisogno di una rivoluzione così rapida di tutte le cose attorno al punto di vista centrale che, mentre le minuzie svaniscono completamente, anche i più cospicui oggetti si fondono in uno solo. Fra le evanescenti minuzie, in uno sguardo di questo genere, vi sarebbero esclusivamente tutti i fenomeni [p. 13 modifica] terrestri. La terra sarebbe considerata soltanto nelle sue relazioni planetarie. Un uomo, da questo punto di vista, diviene il genere umano, un membro della cosmica famiglia delle intelligenze.


Note

  1. Costrittivo (Nota del Trad.)