Ester d'Engaddi/Atto terzo
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ATTO TERZO
SCENA I.
ESTER viene dal tempio con passo frettoloso, guardando intorno s'altri non la osserva.
Nessun m’insegue. Ah, purch’io ’l trovi! Ancora
Non è il tramonto.1 — Eccolo: ei giunge.
SCENA II.
ELEAZARO e detta.
Eleazaro.2 Amata
Figlia.... ma che t’affanna?
Ester. Al tempio stassi
Tuttor la folla: d’Azaria il ritorno
Si celebrò con lieta pompa.
Eleazaro. Il suono
(Allor ch’io ti lasciai) per le festose
Valli echeggiar della vittoria intesi:
Ed io, sovra macigno arduo salito,
A rimirar mi stava, e d’Israello
Vedendo l’aste a luccicar, memoria
In me svania che da’ fratelli miei
Espulso io vivo; e palpiti di gioia
Pe’ lor trionfi mi sorgea nel core.
Ester.Padre....
Eleazaro. Onde lieta non sei tu? Allo sposo
Forse dicesti?...
Ester. Ohimè!
Eleazaro. Speranza, il veggio,
Non mi riman! — Ciò non ti turbi: avvezzo
Sono al dolor. Parlarti alcuna volta,
O guardarti da lunge, a me conforto
Recherà pur non lieve: anco la madre
Un dì, se in lei riede salute alquanto,
A benedirti scenderà.
Ester. Infelici,
Più che non credi, siam. Piegar l’avverso
Cor d’Azaria spero tuttor, ma il crudo
Pontefice t’insidia.
Eleasaro. Egli!
Ester. I tuoi passi
Tutti conosce e il tuo ricovro. In altro
Speco lontano uopo è ritrarti, e tosto.
Dal tuo novello asilo, in fra tre notti,
Picciola fiamma innanzi all’alba accendi
Sovr’erta rupe; io noterò quel loco.
Azaria placherò, quindi io medesma
Volerò a te.
Eleazaro. No, figlia: a Jefte noto,
Già immolato sarei; nulla ei sa.
Ester. Dirti
Dunque degg’io ch’a infami patti ei m’offre
i giorni tuoi?
Eleazaro. Che?
Ester. Di vergogna avvampo.
Sì, per me Jefte d’empio amor delira
Già da gran tempo: e poichè vana ogn’altra
Arte gli torna, or con minaccia orrenda
Osa assalirmi. — Ahi, che ti dissi? Oh come
Fremi! Padre, ti calma.
Eleazaro. Ah con tranquillo
Spirto, qual mi credea, tutte non posso
Soffrir le angosce, onde m’abbevri, o Dio!
Troppa è questa: a furor tratto mi sento!
Cristiano io son, ma fui guerrier: la destra
Si ricorda del brando! — Io perdonava
All’impostor l’a me rapita pace
E il comando e la gloria e il tetto mio;
Ma oltraggiar la mia figlia!
Ester. E che potresti
Contr’uom cui sacrosanta ara fa scudo?
Contr’uom che accenna, ed il suo cenno è morte?
Fuggirlo è forza. Bilanciar sua possa,
Tranne il mio sposo, a nullo altro è qui dato;
Nè agevol pur ciò fia: del ciel l’aiuto
Uopo c’è assai; ma questo, deh, t’affidi!
Più ch’ogni legge, non la tua tel dice?
D’iniquità caduco è il regno. — Ah, vanne.
Eleazaro. Caduco, sì, ma nel lor regno, ahi quante
Vittime atterran! — Qual m’invada or fero
Spavento dirti non poss’io: mi splende
Dell’avvenir quasi un orribil lampo.
Spregiato amore in truce odio mutarsi
Veggio! te scopo del possente all’ira!
Te di perfidie e di calunnie cinta:
Te della tua innocenza e d’esser figlia
A genitor non reprobi punita!
Ester! Ester! quel mostro, io solo appieno,
Io ’l conosco! me misero! salvarti
Chi da lui può?
Ester. D’Ester lo sposo, e il cielo.
Soverchio amor vana t’ispira, o padre,
Vana temenza.
Eleazaro. Eppure.... odi: se a lungo
Separati noi fossimo.... o per sempre
Quaggiù (perocchè in ogni ermo covile,
Credi, quel figlio di Satan crudele
M’inseguirà); se poco a Jefte il sangue
Fosse che nelle vene a’ tuoi parenti
Lasciarono i martirii e la vecchiezza —
Odi, frena i singhiozzi — e quest’affanno
Fosse presago del futuro, e infausto.
Retaggio, ahimè! tua divenisse un giorno
La paterna sfortuna; anco retaggio
Deh! siati allora la costanza! il padre
E la madre rammenta: e più rammenta
Il loro Iddio, ch’è degli afflitti il Dio!
Amalo, il prega, e a te verrà!
Ester. Mio padre,
Diletto padre!
Eleazaro. Di costanza io parlo,
E in lacrime mi stempro? Ah no; fralezza
Indegna è questa. Ester, coraggio! addio.
Da qualche monte, infra tre notti, il segno
Ti porgerò del mio soggiorno.
Ester. Abbraccia
La genitrice. I passi tuoi nascondi,
Ten prego, a ogn’uom; nel ritornarten, visto
Stamane eri da Jefte; anzi il torrente
Inselvarti non puoi?
Eleazaro. Sì, più scoscesa,
Ma più celata è una salita: il masso
Tosto m’asconderà.3
SCENA III.
ESTER.
Vigor, prestezza,
Scampo donagli, o ciel! — Di quai sciagure
Vaticinò? che dir volea? sciagura
Havvi maggior di questa? ambi raminghi
I miei cadenti genitori; in tema
D'un pugnal sempre; ricovrarsi astretti
Infra i leoni del deserto! — Oh vista!
Sbranati là sovra remota rupe....
O di duolo spiranti.... ovver di fame!
E nessun che alle vecchie ossa infelici
Scavi una tomba! i moribondi detti
Nessun che a me riporti! invan la figlia
Benedite morendo: ella non v’ode,
Lontana piange!
SCENA IV.
Azaria. Oh infame pianto! Il giorno
Del mio ritorno a’ scellerati è lutto!
Di pien lutto fia giorno!4
Ester. Ove? quai detti?
Qual rabbia insana?
Azaria. Perfida! e tu pure
Trattenermi osi! Qui diceansi addio
I mesti amanti: ultimo addio, tel giuro!
O s’altro udir ne vuoi, qui strascinato
Appo la fida sua, qui, sotto a’ colpi
Del mio acciar replicati il caro petto
Ti manderà l'ultime voci!
Jefte. Arresta:
Così m’ascolti?
Azaria. Il mio furore ascolto.
SCENA V.
ESTER e JEFTE.
Ester.Io d’empio amor tacciata?
Jefte. Invan frenarlo
Volli: te nella tenda ei non rinvenne,
E forsennato qui proruppe.
Ester. Indegno!
Da te vien la calunnia!
Jefte. Oh ciel! Ma l’orme
Del padre tuo ben troverà: scoperta
Tua innocenza ecco tosto.
Ester. E duolti, il veggio:
E perciò di fermarlo era tua mente;
Nutrir l’empio sospetto, agl’ingannati
Occhi suoi farmi vil; no, nol potrai!
D’Eleazar raggiunte abbia pur l’orme;
Che temo alfin? D’inerme esule vecchio
Trucidator puole Azaria mai farsi?
Il basso cor non ha d’un Jefte. Oltraggio
Mi fea: ma generosa alta vergogna
Nell’offensor sottentrerà. — Già torna....
Jefte.E nell’ira ritorna.
SCENA VI.
AZARIA, e detti; indi Popolo.
Azaria. Ove s’appiatta?
Ove n’andò? da niuna parte il vidi.
Qui intorno forse ti nascondi? — Iniquo
Adultero, esci! Farmiti rivale
Ardivi, e, oh doppia infamia! eri un codardo!
Donna, tai scegli i tuoi campioni? E speri
Che al furor mio la sua viltà il sottragga?
Lo speri invan! — Ma intrepida le ciglia
Ergi all’offeso signor tuo? Tant’oltre
È già il fallir, che inverecondo esulta?
Trema!
Ester. Secura l’innocenza è sempre.
Azaria.Oh baldanza! ma tarda è. Già m’è noto
Che mentre al campo io stava, a parlamenti
Ester furtivi, e innanzi giorno e a sera,
Col suo amante venía. Cogli occhi miei
Or me ne accerto: e so ch’Ester è avanzo
Ultimo di sua stirpe (ah, d’esecranda,
Apostata, pur troppo, iniqua stirpe! )
So ch’uom non evvi in terra, a cui dar possa
Senza colpa Ester detti occulti e pianto:
Insomma, più ch’io non vorrei, tua colpa
Emmi chiara, innegabile: e tu accresci
Lo sdegno mio coll’impudenza.
Ester. Il padre....
Azaria.Rammentar osi che un fellon t’è padre?
Così nol sapess’io! così tu stessa
Non mi mostrassi che smentir non puossi
Reo nascimento mai! La fè, l’onore
Aversi a scherno, ereditario è dritto
In voi, genía di Galilei! sembianza
Umíl, santa, pudica, e in cor l’altare
Del rio demon, l’ipocrisia, la gioia
Crudel del mal! — Me affascinato ed empio
Che i nemici di Dio miei non chiamava!
Ma d’abborrirli eternamente or giuro,
Più che i Romani non abborro.
Ester. Arresta:
Sappi....
Azaria. E inseguirli ovunque, e sterminarli
Giuro, e lavare ad Israel la taccia
D’avere infetto di tal peste il mondo!
Ma qual tremor m’invade? Oh! scelto avessi
Infra i seguaci della Croce il drudo?
Nobile amor! più di te degno! E gioia
Maggior n’avrà questo assetato, fido
Brando giudeo. — Colui mi noma: intendi?
Il nome.
Ester. Sciagurato! ed avvilirti
Puoi tanto? e....
Azaria. Tarda, già tel dissi, vana
Ogni menzogna: il tuo delitto è certo:
Sol vo’ saper....
Ester.Che un tradimento è questo
Dell’iniquo pontefice, in cui mira
Dipinto in volto il giubilo feroce
Del dolor nostro: ciò saper t’è forza,
Ed arrossir di tua ingiustizia.
Jefte. Oh prova
Or di compiuta iniquità! l’audacia,
E la calunnia!— Come? io?
Ester. Costui dirti
Potria qual era il misero fuggiasco;
Ma d’ignorarlo ei finge, onde te accechi
Furor geloso a danno mio. Lo affida
Speranza ch’io nomar uom non ardisca,
Cui morte giuri tu. Ma il giuro insano
Sciogli soltanto, e fè sacra mi dona
Che, qual pur siasi quel mortale, illeso
Fia dal tuo acciaro, e in un (con generosa
Difesa) da’ pugnali, ahi più tremendi!
Di costui, liberato,— ed io tel nomo:
E fia palese mia innocenza.
Jefte.Ondeggi,
Azaria?
Azaria. Che paventi? In dubbio sono
Se in lei maggior l’infamia sia, o l’audacia,
O la stoltezza. — E chi t’intende, o donna?
Qual colpa osi tu apporre a intemerato,
Sacro ministro del Signor? Mal nota
Anco di Jefte la virtù a me fosse,
E a lui qual util dal mentir? Tu stessa
Le ambagi che dal tuo labbro profano
Escon, non sai. Spiegale or su. Ma ch’io
Al tuo amator scudo mi faccia! a questo
Giuramento allacciarmi! empia, e lo speri?
Ester.Ma se innocente io son: ma se infelice
Profugo vecchio....
Azaria. Oh rabbia! ecco la turba
Già ne circonda: pubblico è già fatto
D’Azaria il disonor.
Ester. Pubblico fia
Del colpevole vero il disonore!
Jefte....
Jefte.5 Udite. Convinta è di rea fiamma
Questa immemor di sè, moglie del prode:
E al suo delitto orrendo or fia che aggiunga
De’ sacerdoti il vituperio?...
Ester. Udite
L’accusa pria: si scolpi quindi il reo.
Il vergognoso arcano in oblio eterno
Giacer dovrebbe: ma alla luce addurlo
Costretta io son. D’impura fiamma egli arde
Jefte, sì....
Azaria.6 Che? il pontefice?
Non s’oda.
O scandalo! oh calunnia! Ella bestemmia.
Popolo.Lapidiamla!
Azaria. Fermate. Io più di tutti
Contro la scellerata, io d’ira avvampo:
Io tradito consorte! io solo ho dritto
Di far di Jefte le vendette e mie!
Ester, palesa il mio rivale, o muori.7
Jefte.8Arretra! in nome del Signor, lo impongo.
Per gli oltraggi a me fatti, altra vendetta
Che il perdon non vogl’io.... Per la tradita
Fè coniugale, indizi abbiam non lievi,
Ma non piena certezza; ed Ester mai
Confessar non vorrà tanto delitto.
Osservisi la legge. — Allor che infida
Al dover suo moglie si crede, e prova
Del misfatto non v’ha, Mosè comanda
Che al geloso consorte un sacro rito
L’indubitabil colpa, o l’innocenza
Mostri dell’accusata.
Ester. Oh ciel!
Jefte. L’amara
Componete, o Leviti, acqua tremenda,
Onde abbevrar si debbe Ester sospetta,
E a cui, se pura è l’alma sua, niun danno;
E, se adultera fia, recherà morte.
Ester.Misera me! Azaria, così rammenti
Ester tua? la sua fè, l’ossequïoso,
Tenero, immenso amore? E creder puoi
Ch’a un tratto scellerata io mi facessi?
Jefte tel dice: ah il cor no, non tel dice!
Azaria.Ester....
Ester. Pietà, ten supplico.
Azaria. Strapparle
Io voglio il ver.
Jefte. Lo indagheresti invano.
A voi, Leviti, io la consegno.
Ester. Aita!
Difendetemi! Sposo!
Azaria. Olà!
Jefte. Svenata
Dal geloso marito esser potrebbe,
Benchè appien forse ella nol merti. Chiusa
Sia nella grotta de’ prigioni: e il rito
Formidabile intanto appresteremo.
Ester.Io chiusa in carcer? preda io di quel mostro?
No.... lasciatemi.... udite.... il fuggitivo
Era.... ohimè lassa!... e il tradirò?
Azaria. Favella:
Il fuggitivo, chi?
Ester. Niuno il persegua:
No, rival tu non hai! Da Jefte il salva,
E il nomerò.
Azaria. Qual forza in me tuttora
Fa mal mio grado quel suo pianto! ah, ogn’altro
Sia, fuorchè un mio rival, salvo è colui:
Nomalo.
Ester. Giura.
Azaria. Il giuro.
Ester. Egli è.... mio padre!
Tutti.Eleazar!
Jefte. Menzogna!
Azaria. A scherno prendi
Così la mia pietà? Noto a ciascuno
Non è ch’Eleazar cadde a Sionne
Dagli idolatri sacerdoti estinto?
Ester.Da quella strage Iddio scampollo. Egli erra
Su questi monti: Jefte il sa.
Jefte. Che intendo?
Oh impostura! Un istante anco vissuto
Saria in Engaddi il traditor, se Jefte
Scoperto ve l’avesse? il mio nemico!
Il nemico d’Iddio! l’uom che più abborro!
Ma udir che val sì strane fole? È polve
Eleazar da lungo tempo.
Ester. Ei vive.
I dì paterni a me Jefte donava,
Sperando che al suo amore empio io cedessi.
Jefte.Che ascolto!
Popolo. Lapidiamla!
Azaria. Orror mi fai:
Va’, sciagurata, io t’abbandono.
Ester.9 Oh sposo!
Del vero almen chiarisciti: rintraccia
Eleazar; ma il giuramento osserva.
Azaria.Rintracciarlo? ma dove?
Ester. A lui ricetto
Più giorni fu di David l’antro.
Jefte. E nulla
Ommetter dessi onde risplenda il vero.
All’antro di David manda, o Azaria,
Ad appurar s’uom v’albergò, e chi fosse.
Ma or fin si ponga a inutil gara: il cielo
Giudice è qui; taccia il mortale e adori.
Ester.A te, Azaria, m’involano! dorratti
Di questo error: tardo non sia il rammarco!
Azaria.Fermati: Quali accenti? Ester!10
Ester. Il figlio
Ti raccomando.
Jefte. A forza si disvelga.11
SCENA VII.
AZARIA e Popolo.
Azaria.Barbari! — Ma che parlo? in me alcun dubbio
Rimane ancor? Faccia di vero almeno
Avesser sue menzogne! Eleazaro
Redivivo? oh stoltezza! oh malaccorti
Vani ripieghi! e chi seducon? — Jefte
Un traditor? L’amico mio! furente
Di sacrilega fiamma esso? il custode
D’ogni virtù! quel pio, quel santo vecchio!
Quello a noi tutti, e più a me, duce e padre!
A tal accusa è universal lo sdegno,
Il raccapriccio. — Ester, credete, amici,
Fuor di senno era: un infernale spirto
La sua mente invadea! — Che disse? Il figlio
Raccomandommi!12 II figlio! — Oh, più che morte
Orride, strazïanti, infami angosce!13
Note
- ↑ Entra nella sua tenda, prende un canestro di frutte, e tosto esce. Vien fino al di qua della rupe.
- ↑ Riceve il canestro che essa gli dà.
- ↑ S’aggrappa per un’erta dove sparisce subito dietro i macigni.
- ↑ Snuda la spada, e vuol correre in traccia del creduto rivale; Jefte ed Ester lo trattengono.
- ↑ Al Popolo che s’è venuto adunando a poco a poco.
- ↑ Furente contro Ester.
- ↑ Ponendole la spada alla gola.
- ↑ Con forza allontana Azaria.
- ↑ Mentre vogliono trascinarla via.
- ↑ Corre a lei.
- ↑ Il Popolo obbedisce, e trattiene Azaria, mentre i Leviti conducono via Ester.
- ↑ S’intenerisce, poi questo stesso pensiero lo respinge al furore.
- ↑ S’avvia alla sua tenda, e cade il sipario.