Ester d'Engaddi/Atto quarto

Atto quarto

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Atto terzo Atto quinto
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ATTO QUARTO.

Ampio sotterraneo scavato dalla natura nel monte, senza alcun lume.


SCENA I.

ESTER è svenuta: AZARIA con una lanterna erra qua e là cercandola.


Azaria.Per questi negri avvolgimenti il piede
Inoltro, e non la trovo. — Ester! — Non m’ode!
Ma, oh ciel! che veggio? Stesa al suol? Fia dessa?
Morta?... Ahi lasso! qual tremito! — Accertarmi
Non oso: l’amo io forse ancor?1 — Svenuta
Forse.... orrendo pallor le sta sul volto....
Parmi? o respira? Oh lagrimevol vista!
Chi mi regge? Io vacillo. — Oh amata donna!
Così vederti dovev’io? Quel labbro,
Sì vivo un dì, bianco! appassito! aperto,
Ma spente le pupille! — Ah no, non vive,
Perduta io l’ho! — Che dici? Eri tradito:
Fingeva amarti, e un altro era il suo amore:
Indegna! — Eppur sì giovine! sedotta
forse! Chi sa? fors’anco in sè il nascente
Involontario affetto ella con aspri
Martiri combattea: vittoria un giorno
Avria ottenuto la ragion. — Mertava
Io l’amor suo? Fremente alma, iracondi
Modi, ingiusti sovente.... ah, l’infelice
Voleva amarmi e non potea! Mia sposa!
Ester! — Fredda ha la fronte.... il core.... è muto!
Oh, come sotto questa mano un tempo
Palpitava quel cor! — Ma dove io sono?
A che venn’io? furor, vendetta io dianzi
Spirava, e or piango. Il sento, un vil son io,
Virtù non ho: schiavo d’amore io sono:

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Cieco idolatra di costei. — Sì, riedi,
Riedi alla vita: iniqua sei, ma vivi!
Ch’io muoia, ma tua voce anco una volta.
Tua cara voce all’alma mi penetri!
No, non m’inganno, mosse ha le pupille:
Oh speme! Ester! soccorrasi.2
Ester.3                                                  Ahi me lassa!
Oh sogni orrendi!
Azaria.                              Misera, t’incuora.
Ester.4Abbominando è questo altar.... Più Dio
Con Israel non è.
Azaria.                                   Che intendo? al novo
Culto forse delira?
Ester.5                                        Ov’è la sacra
Onda?... l’amata tua destra.... la versi
Su questa fronte: il tuo Signore è il mio.
Azaria.Oh sacrileghi accenti! Ester....
Ester.6                                                  Qual voce!
Sorpresi siam: deh fuggii
Azaria.                                             Oh! a colui parla!
Ester.7 Qual luogo è questo?... e tu, chi sei? Fia vero?
Diletto sposo, tu?
Azaria.8                                        Perfida!
Ester.                                                  E taci?
Pregno hai di pianto e d’ira il ciglio?9
Azaria.                                                                      Io sono
Il più infelice de’mortali: un vile,
Offeso sposo, che abborrir l’ingrata
Che il tradisce vorrebbe.... e l’ama ancora,
Miseramente l’ama!
Ester.                                        Ahi! mi si schiera
Nella mente il passato. In carcer sono....

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Qui fra l’orror delle tenebre, oppressa
Da disperato duolo, errai gran tempo:
Indi la lena mi mancò: sperava
Di finire i miei mali.... ahimè; ancor vivo!
Ma te chi guida appo colei che spregi?
Azaria.Chi? Non ben io mel so: smanie feroci
In un di sdegno e di pietà e d’amore:
Brama di trar del ver piena certezza,
E brama in un d’illudermi più sempre:
Sognar ch’un’Ester fida ebbi, a cui, solo,
Io sovra ogn’altro, io sol fui caro.... e a quella
Ester d’allora creder ciecamente
Un istante, e morir!
Ester.                                        Barbaro! ingrato!
Or, sì, funesta benda ora hai sul ciglio!
Ma cadrà: noto fia ch’Eleazaro....
Azaria.L’inutil fola anco ripeti? I messi
Dalla caverna di David tornaro:
Deserto è il loco. Tu aggiungesti, scaltra,
Che da te mosso il padre iva cercando
Più selvaggi antri: in ogni balza or Jefte
Suoi fidi manda ad esplorar. Ma tempo
È di lasciar cotai lusinghe: — Ascolta:
Fero pensier qui mi guidò e pietoso:
Pubblica, indubitabile fra poco
La tua infamia saría; truce la morte.
Il vedi: un ferro io qui recava.... Ahi, cade
Il mio coraggio or nel mirarti!
Ester.                                                            Oh Dio!
Azaria.Qual ti si appresti formidabil rito
Dalla mosaica legge, il sai: tremende
Imprecazioni, e portentose preci
Sacerdotali attraggono dal cielo,
In consacrata tazza, ira che è morte
Spaventevole a rea donna, in atroci
Spasimi a lei le viscere stracciando.
Da quelle orrende angosce, io liberarti
Qui giungendo volea, me svenar poscia,

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E lasciar dubbia la tua colpa almeno:
Lasciar che alcuni dir potesser: «Forse
Del feroce Azaria vittima cadde
L’innocente Ester.» Dolce erami, in parte,
Far esecrata la mia fama al mondo,
Onde in parte la tua redenta fosse. —
Vibrare il colpo, no, non posso: il ferro
Donar ti posso: arbitra far te stessa
Di sottrarti a nefandi, obbrobrïosi
Tormenti, di sfuggir l’aperta taccia
Di moglie infame!
Ester.                                   E qual tormento è pari
A si spietati detti?
Azaria.                                   Io perdonarti
Innanzi al mondo, nol potrei: qui, scevro
Di testimon che mia fralezza irrida,
Qui, innanzi al solo Iddio, potrò morendo
Perdonarti: il potrò. Mortal superbo
Son con ogn’uom: con te il mio orgoglio è nulla.
Il dominar più non mi cal: l’amarti
Era mia gioia! nol volesti: gioia
Una mi resta, il morir teco. Scegli:
O qui con pronta, a entrambi onesta morte,
O (se a piè dell’irate are tu spiri)
Là vedermi trafitto.
Ester.                                        Ogni tuo accento
Esprime sì crudel, ferma credenza
Che spregevole io sia, che omai non oso
Sperar di trarti più d’inganno. Ogn’altro
Ch’Azaria disdegnosa a tanti insulti
Mi troverebbe, aspettatrice muta
Del velen che il pontefice m’appresta:
Ma tal tu sei che, da’ tuoi piè calcata
Indegnamente, anco onorar ti debbo
E amar! — Tu parli di morire! a vile
Abbimi pur, compier da Jefte lascia
Questa orribil vendetta, e vita e fama
Rapirmi! Ester vuoi rea? ch’io il sia! Ma vinto

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Com’ uom volgar da una sciagura è il prode?
Eran vèr me tuoi dover tutti? Il duce
Chi d’Israel? non è Azaria? Ti è aperto
Immenso campo di letizia ancora
E di virtù e di gloria: indi ritrarti,
Bassezza fòra, codardia. — Sei padre:
Tocca a me il rammentartelo? Al mio Abele
Fia lieve danno orbo restar di madre;
Ma il genitor parte di vita è a lui:
Da te gli esempli di valor, di grande
Alma, da te ben imparar sol puote.
Ahi, fra straniere mani abbandonarlo
Quel caro pegno, ell’è barbarie troppa.
A te basti ch’io muoia: il tuo rancore
Non stender oltre. Mie sembianze, è vero,
Serba il picciolo Abel: ricorderanti
Ester talvolta, ma ciò a lui perdona....
E ciò un dì forse a te fia caro....
Azaria.                                                       Oh interna
Inesplicabil guerra! oh incanto!
Ester.                                                       Io dolce
Presagio n’ho: caro ti fia la madre
Ricordar del tuo Abel! Breve trionfo
Ha la calunnia: cadrà un dì la larva
Che in Jefte asconde l’avversario antico,
Il rio Sàtana: allor la mia innocenza
Canteran meste le figlie d’Engaddi,
E tu quel canto udendo, alcun sospiro
Mi donerai, tu guarderai pietoso
D’Ester la tomba.
Azaria.                                   Ed io resisto? — Ah, il vedi,
A quale stato di viltà lo hai tratto
Questo altero guerrier! Tue colpe ei scerne,
Del tuo mentire è conscio, ei raccapriccia
In ascoltar di Jefte il nome santo
Profanato da te; pure ad un tempo
Tuoi finti detti il bèan. — D’Ester la tomba?
Non la vedrò giammai!

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Ester.                                             Mie colpe scerni?
Ma perchè si tenace è il creder tuo
A scellerato amico? ad uom che spinse
La sua baldanza atroce (inorridisci!)
Sino ad offrirmi, del tuo scempio rea,
La man di sposo? — Mi respingi? Indarno
Dunque?...
Azaria.                    Pacato ancor vorrei parlarti.
Inestinguibil di ragion v’è un lume,
Che i giudizi dell’uom guida: quel lume
Splende anco a te. Ben da te stessa il vedi,
Che niun di Jefte creder può giammai
Infamia tanta: d’un mortal che tutti
Omai trascorsi, e tutti nella via
Di virtù più severa ha gli anni suoi.
È ver, fu pura anco tua fama un tempo:
Ma giovin sei; ma contro te una mera
Voce non è che attesti. Al sacerdote
Ombra di colpa niuno appon: ma vista
Col fuggiasco, tu il fosti: io là, piangente
Dei teneri congedi, io ti sorpresi:
Ciò negar tu nol poi. Che giova adunque
Il finger più? Scegli un partito alfine
Men reo, men vano: il fallir tuo confessa,
Solo a me, qui: niuno il saprà. Tua piena
Fidanza in me, prova mi fia che indegna
Appien non sei del mio perdon: ciò basta
Perchè di Jefte stesso io l’ira affronti,
L’ira d’Engaddi intera, e ad ogni costo
Dal già decreto rito io ti sottragga.
Ester.Ed io pacati detti ancor rispondo. —
Lume che guida uman giudizio, è falso
Lume talvolta: ah nol sapea, lo imparo!
Io del creduto estinto padre mio
Il riviver narrai; ciò inganno sembra:
Dissi ove stanza avea: niun voi ritrova,
E ciò maggior sembianza di menzogna
Reca al mio dir. Che intera Engaddi quindi

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Fè non mi presti, non poss’io biasmarla.
Ma ben soggiungo, ch’ove altrui fa forza
Apparenza fallace, havvi a cui nulla
(D’ogni apparenza ad onta) altro far forza
Dovria, che il vero: ed è colui che un cuore
Possedea tutto, e le più ascose falde
Ne conosceva, e mai palpito reo
Non vi rinvenne, ed ora ode assevrarsi
Da stranie lingue, e con pretese prove,
Che quel core era negro di perfidia!
Azaria.Ester!... mi sedurresti, ov’io di Jefte,
Da ben più lungo tempo, il cor sublime,
Puro non conoscessi. Ogn’altro in terra
Calunniato avessi, io ti credea.
Ed ahi! pur troppo scerno anco, e ne fremo,
Onde l’audace tuo sacrilego odio
Contro quel giusto. Ordianzi, vaneggiando,
Mi ti svelavi: adoratrice occulta
Fatta ti sei del nazareo profeta!
Ester.Religïon paterna è: mal m’è nota,
Ma, è ver, la onoro; e più, dacchè all’altare
D’Israel veggio iniquità ministra.
Azaria.Or termin pongo al tollerar mio vile!
Lievi fossero l’altre, ecco bastante
Di tua prevaricata alma una prova!
Tradivi Iddio, me non tradito avresti?
Già in me tornai: giusto furor sottentra
Alla stolta pietà. Tutto adoprava
Per trarti al pentimento: invan! Decisa
Dunque è tua sorte.... e in un la mia.
Ester.                                                                 Deh, ascolta!
Azaria.Vuoi tu sfuggir l’infamia? Ecco.10
Ester.11                                                            A’ tuoi piedi
Mira la fida tua sposa innocente:
Pietà! immolata esser degg’io?...

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SCENA II.

JEFTE che prorompe con furore, e detti. Guardie con lumi.


Jefte.                                                                 Guerriero,
Quai dritti usurpi che non hai? Prigioni
Sacre son queste: e di varcarle ardisci?
Azaria.Pontefice....
Jefte.                         Sedotto esser dal pianto
Vuoi di costei, mentre più gravi or sono
Del delitto gl’indizi?
Ester.                                        Oh ciel!
Azaria.                                             Che?
Jefte.                                                  I messi
Riedon che dalle alture circostanti
Investigaro ogni erta, ogni spelonca.
Di niun vecchio ramingo evvi contezza:
Bensì di giovin cacciator che agli atti
Ed al volto e alle vesti israelita
Non sembra: esplorator forse dal campo
De’ Romani è colui: forse l’amante
D’Ester non è, ma....
Azaria.                                             Scellerata! aggiunto
Il tradimento della patria avresti?
Tu d’un Roman?... d’un mio mortal nemico?..
Oh rabbia?12
Jefte.13                              Forsennato! Adoprar dunque
Dovrò la forza? Olà!14 — Cura si prenda
Dell’infelice, e il dover mio non turbi.
Ester.Lasciate ch’ei m’uccida. Ah sposo mio!
Azaria.Morir potevi senza infamia! è tardi!15

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SCENA III.

ESTER e JEFTE.


Ester.Abbominevol mostro! anima atroce!
E sul tuo viso sta infernal sogghigno!
Jefte.Tutto cede a mia possa. E debil canna
A gigantesca possa argin vuol farsi?
Eccola infranta! misera!
Ester.E non temi
I fulmini?
Jefte.                         Io li scaglio.
Ester.                                        Iddio....
Jefte.                                                       È pei forti.
Ester.Che oppressi, pur non cedono al malvagio;
Pei forti che, nel pianto e nell’obbrobrio,
Sprezzan più sempre il trionfante iniquo:
Per cotai forti è Iddio.
Jefte.                                             Quando ogni speme
Ti manchi su la terra, e tu lo invoca.
Ma ti consiglio ad indugiar; più certa
Speme ancor sulla terra io voglio offrirti;
Nè il savio mai prepone il dubbio al certo.
Vita, fama, parenti, ore beate
Siccome tòr, così render può Jefte.16
Non risponder sì tosto: un breve istante
Rifletti, e pensa ch’esso è omai l’estremo.
Suoi confini ha la mia possanza; il punto
Fatal verrà, che bramerei salvarti
Nè il potrei più. Necessità m’incalza:
O perder me, se te nemica io salvo,
Od immolarti onde salvarmi.... oppure,
Più savi entrambi, e collegati in fido
Vincol secreto d’amistà, ritrarci
Dall’arduo passo ove corremmo.
Ester.                                                   In detti

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Insidïosi or nuovi insulti avvolgi,
O de’ rimorsi udresti il grido?
Jefte.                                                  Figlia,
Con impassibil, fredda alma, dar preda
Tua bellezza divina a morte, io che ardo
D’amor per te, credi che il possa io mai?
Il mio desir è il viver tuo: nè estinta
Da me sarai, se tu non mi vi astringi.
Fa’ che non tema le tue accuse, e tosto
Eleazar si troverà, e disgombri
Fien contro te i sospetti, ed io primiero
Biasmerò innanzi ad Azaria ed al volgo
Zel pei santi costumi in me soverchio.
Ma d’uopo è ch’Ester m’assecondi. Il padre
Riscatterai, lo sposo che ti è caro
Vedrai felice: entrambi, sì, se il brami,
Risparmiar vo’.
Ester.                              Che a me prometter vogli,
Forse ben non intendo: e intender troppo
Io già pavento. E col disdir le accuse
Ch’io pronunciai, col dimostrarti ossequio,
Otterrei vita, libertà, consorte,
Padre?
Jefte.          Ma chi mallevador sicuro
Del tuo tacer?....
Ester.                                   Non proseguir!
Jefte.                                                  Tradirmi
Potresti ognor, se irrefragabil pegno
D’amistà illimitata io non m’avessi.
Ester.Orribile è la mia sciagura! ai cari
Parenti forse io cagionar la morte!
Perder d’un uom che adoro e amore e stima!
Esecrata morir! Tutto si perda:
Uccidimi una volta, empio! gli oltraggi
Tuoi più orribili son d’ogni sciagura.
Jefte.Al tuo rifletter tempo ultimo diedi:
Or passa: bada! trema!:
Ester.                                             Io più non tremo.

Note

  1. Le si appressa con affanno, e col lume si curva ad osservarla.
  2. L’aiuta a rialzarsi alquanto e la sostiene seduta.
  3. Fuori di sè.
  4. Come sopra.
  5. Fuori di sè.
  6. Come sopra.
  7. A poco a poco riconoscendosi.
  8. Da sè.
  9. S’alza in piedi aiutata da Azaria.
  10. La dà il ferro.
  11. Lo prende con tremito e lo lascia cadere.
  12. Prende il brando che era in terra.
  13. Trattenendolo.
  14. Si accostano alcune guardie.
  15. È condotto via. Una delle guardie lascia un lume.
  16. Ester fa per parlare.