Er roffiano onorato
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER ROFFIANO ONORATO.
È nnata e bbattezzata a la Matriscia.1
Cuà nun ze viè pe’ sbarattà le carte,
Vienghi a vvedé coll’occhi sui che cciscia,2
E ddoppo me dirà s’io so’ dell’arte.
Se la facci spojjà ssenza camiscia,
La tasti puro da tutte le parte,
La provi, e vvederà cchi è la Miscia,
E ssi ppropio è un boccon da Bbonaparte.
Se ne troveno pochi de sti musi.
Le regazze, Mmnzù, che jje do io,
Lei pò ppuro3 fr...lle a occhi chiusi;
Ché nun zo’ le puzzone, monzù mmio,
Che jje porta un zocchì,4 ppiene, me scusi,
De tutte sorte de grazzia de ddio.
10 gennaio 1832.
Note
- ↑ [Matrice: piccolo comune nel circondario di Campobasso. Ma col nome di Matriciani si designano tutti coloro che da quelle regioni vengono a Roma a far gli osti, i guatteri, gli erbivendoli, i granatai (scopàri), i facchini di caffè, di spezieria, ecc. Son gente buona, industriosa, laborioa; ma molto attaccata all’interesse. Nell’inverno stanno volonetieri a Roma; nell’estate, se possono, ritornano ai propri parsi, dove tutti hanno qualche pezzetto di terra propria da coltivare.]
- ↑ [Cicia, qui, vale: “bella ragazza.„]
- ↑ Pure.
- ↑ Un non-so-chi.