Er povèta ariscallato

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Er povèta ariscallato Intestazione 22 marzo 2025 100% Da definire

Er duello de Dàvide Le curze d'una vorta
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER POVÈTA ARISCALLATO.[1]

     Accidenti, per dio! cuesta è la prima
Che mm’è ssuccessa in ventott’anni e mmezzo.
Cosa ve dole? v’ho llevato un pezzo
De nobbirtà? vv’ho dditto una bbiastima?[2]

     Pe’ ddu’ parole che sso’ entrate in rima,
Fate sta puzza,[3] e jje roppete er prezzo,[4]
Dànnome[5] der gruggnaccio verd’e mmézzo,[6]
Cuanno oggnuno Iddio sa ccosa me stima!

     A mmé ttisico marcio! a mmé cceroto!
A mmé stinchetto co’ cquarch’antra cosa,
Che vve conzòli un fir[7] de terramoto!

     Io ch’ho una guancia tanta appititosa,
Che ssi viè Rraffaelle Bbonaroto
La pijja a ccalo[8] pe’ ccolor de rosa!

Roma, 9 gennaio 1833.


Note

  1. Riscaldato: irato. Vedi anche Aggiunta alla nota 1.
  2. Bestemmia.
  3. Chiasso, bravata.
  4. Date in escandescenza, prorompete, ecc.
  5. Dandomi.
  6. Mézzo, colla e stretta e con le zz aspre: vizzo.
  7. Un fil.
  8. Il pretendere a calo è frase appartenente a quel contratto, che si fa comperando la cera in candele pel solo prezzo della parte da consumarsi, rendendo poi il resto.


Aggiunta alla nota 1

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[Il 6 gennaio 1833, il Belli mandava in dono alla cugina Orsola Mazio (Cfr. vol. V, pag. 162-64) pinocchiate e ossi di morto o stinchetti, con una letterina in versi, nella quale, scherzando, le dava i titoli di spapòrchia e di ciarafàna. La cugina rispose il giorno 8:

     Spaporchietta quale io sono,
Ho gradito il tuo bel dono;
. . . . . . . . . . . . . . . . .
Ma se miro lo stinchetto,
Ti ravviso, o Cuginetto;
Vedo poi nella diletta
Pignoccata pallidetta
Il color tuo parigino,
Cuginetto cerotino....


E il Belli notò in margine di aver replicato il giorno 9, con un sonetto romanesco della sua raccolta, che è senza dubbio il presente.]