Le curze d'una vorta
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LE CURZE D’UNA VORTA.
Antro che rrobbi-vécchi! antro ch’aéo![1]
Don Diego ch’ha studiato l’animali
Der Muratore,[2] e ha lletto co’ l’occhiali
Cuanti libbri stracciati[3] abbi ar museo,
Disce ch’er Ghetto adesso dà li palj,[4]
Pe’ vvia ch’anticamente era l’ebbreo
Er barbero de cuelli carnovali,
A Testaccio,[5] e ar piazzon der Culiseo.[6]
Pe’ ffalli curre, er popolo romano
Je sporverava[7] intanto er giustacore,
Tutti co’ un nerbo o una bbattecca[8] in mano.
E sta curza, abbellita da sto pisto,
L’inventò un Papa, in memoria e in onore
Della fraggellazzion de Ggesucristo.
Roma, 10 gennaio 1833.
Note
- ↑ Robbi-vecchi (colla e stretta) ed aéo sono le voci con le quali gridano per le vie di Roma gli ebrei ricattieri di straccerie.
- ↑ Gli Annali del Muratori.
- ↑ Libri vecchi, e più accreditati presso il volgo illuminato.
- ↑ Il popolo crede, anzi quasi tutti i Romani sono di questo persuasi, che tutti gli otto palj, ai quali si corre dai cavalli in carnovale, siano tributati dagli Ebrei, per riscatto stipulato anticamente col magistrato civico di Roma dal correre essi stessi a trastullo dei Romani. Ecco la vera provenienza della prestazione dei palj.... [Nè tutti, nè in parte, i palj non furono mai tributati direttamente dagli Ebrei. È vero però che la loro Comunità fu obbligata fino al 1847 a pagare ogni anno alla Camera Capitolina i seguenti tributi: 1,º scudi 531,57, prezzo di riscatto, di cui si parla già come di cosa solita in un diploma di Re Roberto di Napoli dell’11 marzo 1334 (Vitale, Storia Diplomatica de’ Senatori di Roma, pag. 246-47), da una antica servitù per la quale alcuni di essi ne’ giochi carnevaleschi a Piazza Navona dovevano fare come da somari, per cavalcarvi sopra, ai lottatori del popolo basso, e negli stessi giochi a Testaccio dovevano prestarsi per il medesimo servizio agii Officiali di Milizia (V. il Ristretto di Fatto e di Ragione, presentato dall’avv. Duranti Valentini alla Sacra Congregazione ad referendum, deputata da Gregorio XVI, sulla Romana di Esenzione di pesi per la Università Israelitica ecc.; Roma, 1837); — 2,° altri scudi 300, prezzo d’altro riscatto, fissato da Clemente IX nel suo chirografo del 28 gennaio 1668, per esonerarli dall’obbligo che il primo lunedì del carnevale i loro Fattori con ruboni, accompagnati da molti ebrei, precedessero a piedi la Cavalcata solita farsi dalli Magistrati della Città di Campidoglio per tutto il Corso, e dall’altro obbligo, anche più grave, che alcuni de’ loro giovani, nel medesimo giorno e nella medesima strada, corressero al Palio per loro dal Popolo Romano destinato: e destinato, s’intende, insieme con ogni sorta di maltrattamenti e di scherni (Id., ibid.); — 3,° finalmente, scudi 20, cominciati a pagare nei 1828, per liberarsi dall’obbligo. che avevano da tempo immemorabile, di parare ogni anno, nella ricorrenza del carnevale, il Palco degli Eccmi Signori Conservatori di Roma, ed Illmi Signori Giudici delle Mosse, sulla Piazza del Popolo. (Atto del notaro capitolino Wan-Roy Formicini, 24 febb. 1828.) Stando le cose in questi termini, come mai dunque tutti credono e tanti scrittori affermano che i palj fossero dati dalla Comunità Israelitica, e il Moroni (art. Ebrei) arriva perfino a farlo dire al chirografo di Clemente IX, che in verità non ne parla punto? L’errore, secondo me, è più di forma, che di sostanza; poichè già nello Statuto di Roma (a. 1580) è ordinato che de’ 1130 fiorini (equivalenti agli scudi 531,57), prelevati che fossero per far dire una messa i fiorini 30, i quali erano stati aggiunti espressamente in memoria de’ 30 danari di Giuda, tutti gli altri dovessero spendersi per i giochi carnevaleschi, e cioè: per la gualdrappa, sella ed altri ornamenti del cavallo del Senatore; per le vesti di seta de’ Cancellieri; per i sonatori, banditori, trombettieri; per il campanaro, il mozzo di stalla, il barbiere, il guardiano de’ porci che si facevano precipitare dal Monte Testaccio, ecc. È quindi naturale che quando a codesti giochi fu sostituita la corsa de’ barberi, si continuasse a spender per questa ciò che prima si spendeva per quelli. Sommati infatti i tre tributi, formano scudi 851,57: e i bilanci capitolini anteriori al 1848 registrano appunto scudi 800 per il Carnevale, ed altre spese di minor conto (Cfr. Morelli, Delle Finanze del Comune di Roma; Roma, 1878; pag. 14); onde è chiaro che la canaglia cristiana si divertiva a tutte spese dei poveri Israeliti, e n’aveva pure d’avanzo. E forse per ironica gratitudine, finchè durarono codesti tributi, il primo giorno di carnevale i Conservatori di Campidoglio mandavano in processione i Fedeli con tutti gli otto palj, accompagnati dalla banda municipale, sotto le finestre de’ rappresentanti della Comunità: la quale usanza dovette sempre più confermare in tutti l’idea che i palj stessi fossero dalla Comunità direttamente somministrati. Gregorio XVI e la Sagra Congregazione, deputata da lui a studiare la cosa, furono sordi alle sacrosante ragioni addotte dall’avv. Duranti nella citata memoria del 1837 e in un’altra delio stesso anno; e vollero lasciare a Pio IX il merito di abolire col Motu-proprio del 1° ott. 1847 questo avanzo di barbarie insieme con l’atto di vassallaggio degli stessi Ebrei, pel quale si veda il sonetto: L’omaccio ecc., 4 maggio 33. Parziali abolizioni però, e del tributo per le baldorie carnevalesche, e delle altre angherie, si erano avute anche anticamente; ed eccone una abbastanza curiosa. Il penultimo giorno di aprile del 1376, il Senato Romano scioglieva da ogni servitù pecuniaria o personale (compreso il segno distintivo negli abiti) i due chirurghi israeliti Manuele ed Angelo, padre e figlio, e tutta la loro famiglia, perchè in eorum arte peritissimi, cotidie Romanis Civibus fecerunt et faciunt multa servitia, et sunt in Urbe utilissimi. Ma siccome la Comunità israelitica, danneggiata dall’esenzione pecuniaria de’ maestri Manuele ed Angelo, negava loro nientemeno che l’accesso alla sinagoga; lo stesso Senato, il giorno 8 agosto 1385, riduceva a 1100 i 1130 fiorini del tributo per i giochi carnevaleschi, finchè vivessero i due chirurghi, e i figlioli maschi di Angelo: con l’obbligo, s’intende, che la Comunità non vietasse loro l’audientiam Officii hebraici secundum legem Moysis. E ciò dichiarava di fare, perchè i due ebrei, tra molti altri meriti, avevano anche questo: libenter gratis serviunt, et pauperibus et egenis in medendo subveniunt, et pecunias exigere non curant. Insomma, erano forse i due soli cristiani che fossero in Roma. Morto Manuele, papa Bonifazio IX confermò con bolla amplissima del 6 aprile 1399 le stesse immunità ed esenzioni in favore di Angelo, che era diventato anche suo medico e familiare. (Cfr. Marini, Degli Archiatri Pontificj; vol. I, pag. 107-08; vol. II, pag. 49, e 62-75.) E cosi, Senato e Papa, con una giustizia parziale, mettevano più in risalto l’ingiustizia totale.]
- ↑ Di Testaccio vedi la nota [1] del sonetto... [Una lingua nova, 2 dic. 32].
- ↑ Colosseo: Anfiteatro Flavio.
- ↑ Gli spolverava: spolverava loro: batteva.
- ↑ Bacchetta.