Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 92
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A FRATE RAIMONDO DA CAPUA dell’ordine DF PREDICATORI.
T. 1/esorta ail essere sollecito nell’acquisto delle virtù, dimostrando come qaeste si acquistano da cbi ba vera carità nel cognoscimento di sè stesso, e dell’amore di Dio verso di noi, e come si eserciti colla carità verso il prossimo.
II. Della diversità nell’ amare diverse sorte di persone.
III. Di due maniere di procurare la salute dell’ anime, cioè colla fatica corporale e coll’orazione, e dell’onore che dobbiamo dare a Dio.
IV. Della pazienzia fondata in vera carità, e suoi effetti; con che I esorta ad esercitare questa bella v.rtù; ad esempio di Gesù Cristo.
V. Lo consiglia a Gssarsi nel cognoscimento di sè stesso, e schivare le conversazioni.
VI. Desidera passare all’ altra vita, e unirsi con Dio.
Uxìx 92.
Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. Ilarissimo e dolcissimo Padre, e negligente, e ingrato Figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vera e perfetta sollicitudine ad acquistare e conservare le virtù: perocché senza sollicitudine l’anima non la trova, nò quella che elli ha, conserva. L’amore è quella S. Caterina. Opere- T. V. 3 38 cosa che fa il cuore sollicito, e muove i pici dell’affetto ad andare nel luogo dove si truova la virtù: l’anima dunqne che non ò sollicita, segno è che non ama.
Convienci dunque amare virilmente e schiettamente, e senza mezzo della propria sensualità o d’alcuna creatura che abbia in sè ragione, e per giognere a questo dolce amore ci conviene aprire l’occhio dell’intelletto,cognoscere, e vedere quanto siamo amati da Dio; ma ad avere questo cognoscimento ci conviene andare co’piei dell’affetto nella casa del vero cognoscimento di noi, perchè nel cognoscimento di noi si concepe 1’ odio verso la propria sensualità, e concepesi amore verso di Dio per la inestimabile sua carità che ha trovala dentro1 da sè; unde allora il cuore subito si leva con uno stimolo d’affocato desiderio, e va cercando in che modo possa più perfettamente spendere il tempo suo, parendoli sempre avere caro del tempo, perchè nel tempo si vede acquistare il tesoro, e perdere secondo che gli piace; e vedendo che in .neuno modo può giognere a vera virtù, se non col mezzo della carità del prossimo, la quale carità trasse dal cognoscimento di Dio, perocché nella bontà di Dio vide e cognobbe che ’l suo smisurato amore non si ’ distendeva pure a lui, ma ad ogni creatura che ha in sè ragione, ad amici ed a nemici.
II. Poniamo che s’ami più l’uno che l’altro, secondo che si truova l’affetto della virtù: il virtuoso ama per amore della virtù, ed in quanto elli è creatura; e lo ingiusto ed iniquo peccatore I’ ama sì perchè egli è creato da Dio, e sì perchè elli si parta dal vizio e venga alla virtù, e così diventa gustatore e mangiatore dell’anime per onore di Dio e per trarre l’anima dalle mani delle dimonia, si darebbe alla morte, e con sollecitudine fura il tempo a sè, cioè alla propria consolazione di qualunque consolazione si vuole, o nuova, o vecchia che sia, e dallo al prossimo suo: e però fu dello a quella serva di Dio, dicendo ella Signore mio, che vuoli tu che io facci, ed filli rispose: Dà 1 onore a me e la fatica al prossimo tuo. / 39 III. E che fatica gli do? dagli fatica corporale e mentale, fatica mentale, e di santo desiderio, ed offerire sante ed- umili e continue orazioni con allegrezza de’virtuosi, e con dolore di quelli che giaciono nella morte de’peccati mortali, sostenendo con vera pazienzia gli scandali, le infamie e le mormorazioni loro, le quali danno a noi, non ritardando per alcuna cosa l’orazione e l’affocato desiderio, fame e sollicitudine della salute loro. Allora si conforma l’anima con Cristo crocifìsso, mangiando questo cibo in su la penosa ed ansietata croce del desiderio di Cristo, che fu maggiore e più penosa, che quella del corpo: dico che vuole che gli sia data ancora fatica corporale, e questo è quando ci affatichiamo corporalmente in servizio del prossimo, servendolo di qualunque servizio si sia, patendone noi disagi e pene corporali: ed alcuna volta Dio permette che sosteniamo dà loro delle percosse, e fame, e sete e molta persecuzione, siccome facevano i santi martiri che sostenevano pena e grandi tormenti, ma elli è tanta la nostra imperfezione, che noi non siamo ancora degni di giognere a tanto bene, quanto è essere perseguitati per Cristo. Or per questo modo dunque doviamo dare la fatica al prossimo e 1’ onore a Dio, e fare adoperare ogni cosa a gloria e loda del nome suo, perocché altrimenti le fatiche nostre non portarebbero frutti di vita, ma in questa vita gustaremmo 1’ arra della morte eternale. In Dio concepelo l’amore in cercare 1’ onore suo e la salute dell’anime, e nel prossimo si prova l’amore conceputo nella virtù della pazienzia. .
IV. 0 pazienzia, quanto sei piacevole: o pazienzia, quanta speranza dai a ehi ti possiede: o pazienzia, tu sei reina che possiedi, e non se’posseduta dall’ira:o pazienzia, tu fai giustizia della propria sensualità, quando volesse mettere il capo fuore dell ira, tu porti teco uno coltello di due tagli per tagliare e dibarbicare l ira, e la superbia,.ed il mirollo della superbia ed impazienzia, cioè, dico due tagli, odio ed amore. Il ve4° stimento tuo è vestimento di sole col lume del vero cognoscimento di Dio, e col caldo della divina carità, che gitta raggi co* quali percuoti coloro che ti fanno ingiuria, gittando lo’carboni di fuoco accesi di carità sopra il capo loro, il quale arde e consuma l’odio del loro cuore: sicché dunque pazienzia dolce fondata in carità, tu sei quella che fai frutto nel prossimo e rendi onore a Dio; elli è ricoperto questo tuo vestimento di stelle di varie e diverse virtù; perocché pazienzia non può essere nell’anima senza le stelle di tutte le virtù con la notte del cognoscimento di sè, che quasi paro uno lume di luna; e dopo il cognoscimento disè medesimo viene il dì col grande lume e caldo del sole, il quale è il vestimento della pazienzia, come detto è.
Chi dunque non s’innamorarebbe di così dolce cosa, quanto è la pazienzia, cioè a sostenere per Cristo crocifìsso.
V.
Portiamo dunque, carissimo e dolcissimo padre, e non perdete il tempo, e studiatevi a cognoscere voi, acciocché questa reina abiti neU’anima vostra: perocché ella ci è di grande* necessità, e così vi trovarete in croce con Cristo crocifìsso, e notricaretevi del cibo suo, al quale Dio v’ha chiamalo ed eletto, e parravvi essere in lume di luna, mentre che sosterrete: ma nel sostenere trovarete il lume del sole: l’anima vostra allora sarà resuscitala nella virtù, e conservarelela, e cercaretela con più sollicitudine e perfezione infino che sarete giolito al termine vostro, e conformaretevi con Cristo crocifisso che sostenne pene e tormenti, ed obbrobrj.
Perchè sostenne ? perocché cognobbe la sapienzia di Dio, che dell’offesa fatta al padre doveva seguitare la pena: l’uomo era indebilito e non poteva satisfare!
elli con affocato amore satisfece, non essendo in lui veleno di peccato: in questo scguitarcte le vestigio sue, se sarete virtuoso, sostenendo ingiustamente, cioè, in non avere offesi coloro che ci fanno ingiuria; che in quanto dalla parte di Dio sempre la riceviamo giustamente, perocché sempre rofTendiamo. Poi dunque che Cristo ha sostenuto infino alla morte, ed è resuscitato glorioso, così faremo noi e li altri servi di Dio, che sostengono con pena infino alla morte della propria sensualità; perocché quando la propria sensualità è morta, 1’ anima n esce resuscitala a grazia ed ha atterrato il vizio, gloriosa con la reina della pazienzia e col vestimento della pazienzia, che è dello di sopra, persevera infino all’ultimo che sale in cielo, benché tutte le virtù, fuore della carità, che è il vestimento della pazienzia, rimangono tutte di sotto, ed ella entra dentio come donna: nondimeno ella trae a sè il frutto di tutte le virtù, e singolarmente il frutto della pazienzia, perocché el!a è tutta incorporata nella carità, anco è il mirollo della carità, perocché s’è manifestata vestita d’amore e non nuda, perocché pazienzia senza carità già non sarebbe virtù; ma perchè l’amore vero e perfetto è neU’anima, ha mostrato il segno del sostenere pene ed obbrobrio, scherni e villania, tentazioni del dimonio e lo stimolo della carne, le lingue de mormoratori e le lusinghe del cuore doppio che ha una in cuore ed un’altra mostra in lingua, e tutte le ha passate con vera e sanla pazienzia, e con vera sollicitudine di servire a Dio ed al prossimo suo, ed è fatto abitatore della cella del cognoscimento di sé; nei a quale cella sta la cella del cognoscimento della bontà di Dio in sè; ine ingrassa ed ine si diletta. Nella cella sua: mangia con pene il cibo dell anime, e così ha posta la mensa in su la croce, nella cella della gloria e loda del nome di Dio si riposa, ed ine na fatto il letto suo, e così ha trovata la mensa, il cibo, il servitore, cioè lo Spirito Santo e 1’ onore del Padre eterno, dove si riposa: e poiché ha trovata la cella dentro così dolcemente, ed elli la procaccia di fuore ancora quanto gli è possibile. Ricordivi, carissimo padre, e negligente figliuolo della dottrina’ di Maria e di quella della dolce prima Verità, sapete che vi conviene stare nel cognoscimento di voi ed offerire umilile continue orazioni; e convieuvi studiare la cella, e cognoscere la verità, e 42 fuggire ogni conversazione, se non quella che è di necessità per salute dell’anime per traile dalle mani delle dimonia con la santa confessione: dilettatevi per questo co’publicani e co’ peccatori, ma degli altri amatene assai e conversatene pochi: non dimenticate allora ed a tempo suo V officio divino: nè siate lento, nè negligente, quando avete a fare i fatti per Dio ed in servizio del prossimo; ma data- che voi avete la fatica, e voi fuggite in cella, e non vi andate dilargando nelle conversazioni sotto colore di virtù. So’certa, se averete perfetta sollicitudine e fame delle virtù che voi il farete, e non starete senza memoria di non tenere a mente quello che v’è stato detto; altrimenti non fareste mai, nè conservareste quello che avete, se sollicitudine non ci fusse, e però vi dissi, ch’io desideravo di. vedervi con vera e perfetta sollicitudine. Ho speranza in quella dolce madre Maria che adempirà il desiderio mio. Perdete voi medesimo e cercate solo Cristo crocifisso, e non veruna altra creatura..
VI. Pregate quelli gloriosi Pietro e Paulo che mi dieno grazia a me ed alli altri poverelli figliuoli che ci anneghino nel sangue di Cristo crocifisso, e vestianci della dolce verità; e me, se egli è la volontà sua, tragga di questa tenebrosa vita, perocché la vita m’è impazienzia, e la morte in grande desiderio. Confortatevi, e godiamo ed. esultiamo, clil’allegrezza nostra sarà piena in cielo. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. .