Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 91

Lettera 90 Lettera 92

[p. 31 modifica]A FRATE RAIMONDO DA CAPUA dell’ ordine de’ PREDICATORI.

I. Lo stimola ad esser vero combattitore contro le tentazioni* del demonio, contro ie persecuzioni degli uomini e contro l’auior proprio.

II. Cbe questo amor propriosi scaccia con la vera carità per mezzo del sangue di Gesù Cristo che ci dà lume e vita.

III. Lo conforta a sostenere con pazienzia 1; battaglie della mente, in cni trovatasi, fissando’’ nel cognoscimento di sè medesimo.

IV. Lo prega a volerla raccomandare al vicario di Cristo, al quale r’voltd, Io prega a volere attendere alla riforma di santa Chiesa con prevederla di buoni pastori, con punire i ribelli, ina con pace e piacevolezza animandolo coll’assistenza della divina iniseiicordh, e protestandosi del zelo che ha di morire per la Chiesa.

V 91.

AL nome di Jesà Crii to crocifìsso e di At aria dolce.

I. Ilarissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi dì Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore conira le molestie ed insidie del dimonio, e contro le malizie e persecuzioni degli uomini, e contra il vostro amore sensitivo, il quale è "quello nemico, che se la persona non il parte da sè con la virtù e con odio santo, giammai non può esser forte contra alle altre battaglie che tutto dì riceviamo, perocché [p. 32 modifica]32 II. L*amore proprio ci indebilisce, e però c’è necessario di privarcene con la forza della virtù, la quale acquistaremo nell’ amore ineffabile che Dio ci ha manifestato col mezzo del sangue dell’ unigenito suo Figliuolo, il quale amore tratto dall’amore divino ci dà lume e vita, lume in cognoscere la Verità, quando elli è di bisogno alla nostra salute, ed ad acquistare la grande perfezione, ed il sostenere con vera pazienzia, e fortezza, e costanzia insino alla morte, dalla quale fortezza acquistata dal lume che ci fece cognoscer

la Verità, acquistiamo la vita della divina grazia.


Inebriatevi dunque del sangue dell’immaculato Agnello, e siate servo fedele e non infedele al vostro Creatore, e non dubitate nè vollete il capo indietro per alcuna battaglia o tenebre che vi venisse, ma con fede perseverate infino alla morte, perocché voi sapete bene, che la perseveranzia vi darà il frutto della vostra fatica.

III. Ho inteso da alcuna serva di Dio, la quale vi tiene per continua orazione dinanzi da lui, che avete sentite grandissime battaglie, e tenebre sono cadute nella mente vostra per illusioni ed inganno del (limonio, volendovi fare vedere il torto per il dritto, ed il dritto per lo torto, e questo fa, perchè veniate meno nello andare, acciocché non giognate al termine; ma confortatevi, perocché Dio v’ha proveduto e provederà, e non vi mancarà la providenzia sua. Fate che in tutto ricorriate a Maria, abbracciando la santa croce, e non vi lassale mai venire a confusione di mente, ma nel mare tempestoso navigate colla navicella della divina misericordia. So che dagli uomini religiosi

secolari (y/), ed anco nel corpo mistico della santa Chiesa, se riceveste o aveste ricevuto alcuna persecuzione, o dispiacimento, o indegnazione del vicario di Cristo, o per voi, o aveste sostenuto, o sosteneste per me con tutte quéste creature, non stale a contrastare, ma con pazienzia sostenete, partendovi di subito, ed andandovene in cella a cognoscere voi medesimo con una

[p. 33 modifica]33 santa considerazione, pensando che Dio vi facci degno di sostenere per amore della Verità, e d’essere perseguitato per lo nome suo con vera umiliti, reputandovi degno della pena ed indegno del frutto, e tutle le cose che avete a fare, fate con prudenzia, ponendovi Dio dinanzi all’occhio vostro, e ciò che avete a dire o a fare, ditelo e fatelo dinanzi a Dio ed a \oi, e col mezzo della santissima orazione, ine trovarete il dottore della santa clemenzia dello Spirito Santo, il quale infonderà uno lume di sapienzia in voi, che vi farà discernere ed eleggere quello che sarà suo onore.

Questa è la dottrina che n’ è data dalla prima dolce Verità, procurando il nostro bisogno con smisurato amore.

IV. Se venisse il caso, carissimo padre, che vi trovaste dinanzi alla santità del vicario di Cristo dolcissimo e santissimo padre nostro, umilmente me li raccomandate, rendendomi io in colpa alla santità sua di molta ignoranzia e negligenzia, che io ho commessa contra Dio e disobedienzia contra il mio Creatore, il quale m’invitava a gridare con ansictato desiderio, c.

che con l’orazione gridassi dinanzi da lui, e con la parola e con la presenzia fussi presso ai \icario suo.

Per lutti quanti i modi ho commessi smisurati difetti, per li quali io credo che elli abbia ricevute molte persecuzioni, e la Chiesa santa per le molte iniquitadi mie. Per la quale cosa, se elli si lagna di me. elli ha ragione; e di punirmi de’difetti miei; ma diteli che io giusta al mio potere m’ingegnarò di correggermi nelle colpe mie, e di fare più a pieno l’obedienzia sua (Z?), sicché io spero per la divina bontà, che voilerà l’occhio della sua misericordia verso della Sposa di Cristo, e del vicario suo, e verso di me, tallendomi i diletti e la mia ignoranzia, ma verso della Sposa in darli refrigerio di pace e di rinnovazione con molto sostenere, perocché in altro modo, che senza fatica’ non si possono trarre le spine de’molti difetti che affogano il giardino della santa Chiesa, ed a lui farà [p. 34 modifica]34 ’ grazia colà dove egli voglia essere uomo virile, e non voliere il capo indietro per alcuna fatica o persecuzione che elli riceva dalli iniqui figliuoli, ma costante e perseverante non schifi labore, ma come uno agnello si gitti in mezzo de’lupi con fame e con desiderio dell’onore di Dio e della salute dell’anime, lassando ed alienando la cura delle cose temporali ed attendere allé spirituali; facendo così che gli è richiesto dalla divina bontà, l’AgnelU signoreggiarà li lupi ed i lupi tornaranno agnelli, e così vedaremo la gloria

la loda del nome di Dio, bene, pace della santa Chiesa: per altra via non si può fare, non con guerra, ma con pace e benignità, e con quella santa punizione spirituale che debba dare il padre al suo figliuolo quando commette la colpa. Oimè, oimè, oimè, santissimo padre, il primo dì che veniste nel luogo vostro l’aveste fatto: spero nella bontà di Dio e nella santità vostra, che quello che non è fatto, farete, e per questo modo si racquistano le temporali e le spirituali. Questo vi richiese, come voi sapete che vi fu detto, Dio che faceste, cioè di procurare alla rèformazione della santa Chiesa, procurando in punire i difetti ed in piantare i virtuosi pastori, e pigliaste la pace santa con gl’ iniqui figlinoli per lo migliore modo, e più piacevole secondo Dio che fare si polesse, sicché poi poteste attendere a riparare con 1’ arme vostre del gonfalone della santissima croce sopra gl’ infedeli. Credo che le nostre negligenzie ed il non fare ciò che si può, non con crudelità, nò pure con guerra, ma con pace e benignità, sempre dando la punizione a chi ha commesso il difetto, non quanto elli merita, perocché non potrebbe tanto portare quanto elli merita più, ma secondo che lo infermo è atto a potere portare, siamo forse cagione d’essere venuta tanta mina, e danno ed irreverenzia della santa Chiesa, e de’ministri suoi, quanto elli è, e temo, che se non si rimediasse di fare quello che non è fiitto, che i nostri peccati non meritassero tanto che noi vedessimo venire maggiori in-

[p. 35 modifica]35 convenienti, io dico, tali che ci dorrebbero più che non fa il perdere le cose temporali Di tutti questi mali e pone vostre, io miserabile ne so’cagione per la poca mia virtù e per molta mia disobbedienzia. Santissimo padre, mirate col lume della ragione e con la verità il dispiacere verso di me, non per punizione, ma per dispiacere. Ed a cui ricorro, se -voi m’abbandonaste ?

chi mi sovverrebbe ? a cui rifuggo, se voi mi cacciaste?

e’persecutori mi perseguitano, ed io refuggo a voi ed agli altri figliuoli e servi di Dio, e se voi m’abandonaste pigliando dispiacere ed indignazione verso di me, ed io mi nascondarò nelle piaghe di Cristo crocifisso, di cui voi sete vicario, e so che mi riceverà, perocché elli non vuole la morte del peccatore, ed essendo ricevuta da lui, voi nefn mi cacciarete, anco staremo nel luogo nostro a combattere virilmente con 1’ arme della virtù per la dolce Sposa di Cristo: in lei voglio terminare la vita mia con lagrime, con sudori e con sospiri, e dare il sangue e le mirolla del1 ossa; e se tutto il mondo mi cacciasse, io non me ne curarò, riposandomi con pianto e con molto sostenere nel petto della dolce Sposa. Perdonatemi, santissimo Padre, ogni mia ignoranzia ed offesa che io ho fatta a Dio ed alla vostra santità: la verità sia quella che mi scusi e me deliberi Verità eterna: umilemente vi dimando la vostra benedizione. A voi dico, padre carissimo, che quando è possibile a voi, siate dinanzi alla santità sua (C) con viril cuore e senza alcuna pena o timore servile, e prima siate in cella dinanzi a Maria ed alla santissima croce, con santissima ed umile orazione, e con vero cognoscimento di voi, e con viva lede, e volontà di sostenere, e poi andare sicuramente, ed adoperate ciò che si può per onore di Dio e salute dell’ anime infino alla morte: ed annunziateli quello che io vi scrivo in questa lettera, secondo che lo Spirilo Santo vi minislrarà. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Tesù dolce, Jesù amore. [p. 36 modifica]

Annotazioni alla Lettera 91.


(A) So che dagli uomini religiosi e secolari, ec. Essendosi gl’italiani per la venuta del pontefice posti in ispavento, quasi ne venisse a far vendetta de’ torti fatti alla Chiesa, eransi con nuove confederazioni tra di loro più stretti e confermati nella contumacia.

Laceravasi perciò con pubblico biasimo de’corligiani e di quei che al genio d’essi regolavano i proprj appetiti, la risoluzione presa dal pontefice di venire in Italia, e la fama di quei che indotto ve l’aveano; tra’quali aveavil primo luogo la santa, e per sua cagione non vi tenca l’ultimo il beato Raimondo. Riceveva egli a tal conto non pochi disgusti in corte, come può raccorsi da questa lettera da quei, cui la stanza di Roma nulla punto era a grado. Neppur la santa era ben paga dell’operatosi dal pontefice in sino a quell’ora, come vedesi da questa lettera, bramando in Ini maggior vigore per la riforma, e più dolcezza nel ridurre gli Italiani alla concordia.

(Z?) Di fare più a pieno Vobedienzia sua. DÌ qual mancanza in ubbidire al pontefice ella chiegga perdono, non è facile a indovinarsi, dovendosi però tener per fermo non aver ella d’alcnn modo contravvenuto a’eomandi d’esso; di che la parola disobbedienza non è da prendersi a rigore, ma’da intendere del non essersi ella subito pienamente conformata a’voleri di Gregorio, forse all’occasione del sno ritorno a Firenze. Poiché, avendo il pontefice mostrato desiderio che la santa ritornasse a Firenze per ripigliarvi il filo già rotto della pace, ella, sia che stimasse inutile la stia andata, sia che altro avesse in cuore, secondo 1’ ordine che dice aver avuto dal cielo, si rimase e mandò in sua vece il Rlaconi. Questi seppe indurre alcuni de’ Fiorentini a scrivere al pontefice, avvertendolo, che se a Firenze venisse la santa, era gran ragione a sperarne lieto successo. Ed essa poi, all’ordine del pontefice, vi andò e rimascvi, sebbene con gran rischio della vita, finché non fu fermala la pace.

(C) Quando è possibile a voi siate dinanzi alla santità sua. Godeva il bealo Raimondo non picc.iola parte della grazia e confidenza ancora del pontefice Gregorio XI, da cui veniva ammesso familiarmente, com’egli stesso rapporta in occasione di narrare l’andata della santa a Firenze.