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/ 39 III. E che fatica gli do? dagli fatica corporale e mentale, fatica mentale, e di santo desiderio, ed offerire sante ed- umili e continue orazioni con allegrezza de’virtuosi, e con dolore di quelli che giaciono nella morte de’peccati mortali, sostenendo con vera pazienzia gli scandali, le infamie e le mormorazioni loro, le quali danno a noi, non ritardando per alcuna cosa l’orazione e l’affocato desiderio, fame e sollicitudine della salute loro. Allora si conforma l’anima con Cristo crocifìsso, mangiando questo cibo in su la penosa ed ansietata croce del desiderio di Cristo, che fu maggiore e più penosa, che quella del corpo: dico che vuole che gli sia data ancora fatica corporale, e questo è quando ci affatichiamo corporalmente in servizio del prossimo, servendolo di qualunque servizio si sia, patendone noi disagi e pene corporali: ed alcuna volta Dio permette che sosteniamo dà loro delle percosse, e fame, e sete e molta persecuzione, siccome facevano i santi martiri che sostenevano pena e grandi tormenti, ma elli è tanta la nostra imperfezione, che noi non siamo ancora degni di giognere a tanto bene, quanto è essere perseguitati per Cristo. Or per questo modo dunque doviamo dare la fatica al prossimo e 1’ onore a Dio, e fare adoperare ogni cosa a gloria e loda del nome suo, perocché altrimenti le fatiche nostre non portarebbero frutti di vita, ma in questa vita gustaremmo 1’ arra della morte eternale. In Dio concepelo l’amore in cercare 1’ onore suo e la salute dell’anime, e nel prossimo si prova l’amore conceputo nella virtù della pazienzia. .
IV. 0 pazienzia, quanto sei piacevole: o pazienzia, quanta speranza dai a ehi ti possiede: o pazienzia, tu sei reina che possiedi, e non se’posseduta dall’ira:o pazienzia, tu fai giustizia della propria sensualità, quando volesse mettere il capo fuore dell ira, tu porti teco uno coltello di due tagli per tagliare e dibarbicare l ira, e la superbia,.ed il mirollo della superbia ed impazienzia, cioè, dico due tagli, odio ed amore. Il ve-