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Annotazioni alla Lettera 91.
(A) So che dagli uomini religiosi e secolari, ec. Essendosi gl’italiani per la venuta del pontefice posti in ispavento, quasi ne venisse a far vendetta de’ torti fatti alla Chiesa, eransi con nuove confederazioni tra di loro più stretti e confermati nella contumacia.
Laceravasi perciò con pubblico biasimo de’corligiani e di quei che al genio d’essi regolavano i proprj appetiti, la risoluzione presa dal pontefice di venire in Italia, e la fama di quei che indotto ve l’aveano; tra’quali aveavil primo luogo la santa, e per sua cagione non vi tenca l’ultimo il beato Raimondo. Riceveva egli a tal conto non pochi disgusti in corte, come può raccorsi da questa lettera da quei, cui la stanza di Roma nulla punto era a grado. Neppur la santa era ben paga dell’operatosi dal pontefice in sino a quell’ora, come vedesi da questa lettera, bramando in Ini maggior vigore per la riforma, e più dolcezza nel ridurre gli Italiani alla concordia.
(Z?) Di fare più a pieno Vobedienzia sua. DÌ qual mancanza in ubbidire al pontefice ella chiegga perdono, non è facile a indovinarsi, dovendosi però tener per fermo non aver ella d’alcnn modo contravvenuto a’eomandi d’esso; di che la parola disobbedienza non è da prendersi a rigore, ma’da intendere del non essersi ella subito pienamente conformata a’voleri di Gregorio, forse all’occasione del sno ritorno a Firenze. Poiché, avendo il pontefice mostrato desiderio che la santa ritornasse a Firenze per ripigliarvi il filo già rotto della pace, ella, sia che stimasse inutile la stia andata, sia che altro avesse in cuore, secondo 1’ ordine che dice aver avuto dal cielo, si rimase e mandò in sua vece il Rlaconi. Questi seppe indurre alcuni de’ Fiorentini a scrivere al pontefice, avvertendolo, che se a Firenze venisse la santa, era gran ragione a sperarne lieto successo. Ed essa poi, all’ordine del pontefice, vi andò e rimascvi, sebbene con gran rischio della vita, finché non fu fermala la pace.
(C) Quando è possibile a voi siate dinanzi alla santità sua. Godeva il bealo Raimondo non picc.iola parte della grazia e confidenza ancora del pontefice Gregorio XI, da cui veniva ammesso familiarmente, com’egli stesso rapporta in occasione di narrare l’andata della santa a Firenze.