Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 85

Lettera 84 Lettera 86

[p. 261 modifica]A frate Matteo Tolomei da Siena dell'Ordine de' predicatori in Roma, ed a don Niccolò di Francia monaco di Certosa a Belriguardo (A).


I. Della fortezza con cui dobbiamo armarci per resistere alle battaglie de’ nostri nemici, unita colla virtù della carità.

II. Della forza della volontà cbe non può essere costretta al peccato da nessuna creatura.

III. Dell’utile delle battaglie della mente, e singolarmente del* l’umiltà e carità cbe da esse derivano, mediante l’orazione.

IV. Dell’insidie del demonio, con cui procura farci venire a con* fosione di mente, ed iu oltre della fede e speranza che si ricerca per superai le: esortando il nominato frale ^latteo a procedersi delle suddette virtù, ed annegarsi nel sangue di Gesù Cristo.

%ttttXK 83* Al nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Ilarissimo figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava decervi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore in questo campo della battaglia, sicché mai non volliate il capo indietro per veruna cosa che sia, ma come cavaliere virile stiate a ricevere i colpi senza timore servile; perocché, essendo voi armato, i colpi non vi potranno nuocere: uonvienci armare collarine della fortezza unita collardentissima carità; perocché per amore del sommo ed [p. 262 modifica]262 clerno Bene ci doviamo disponer

a portar volontariamente ogni pena e fatica: questa è una arme di tanto diletto e fortezza, che nè dimonia, con diverse c molle tentazioni, nè le creature con scherni ed ingiurie che*ci facessero, non ci possono tollero la fortezza, nè il diletto che riceve l’anima nella dolcezza della carità; anco !’ anima che così dolcemente è armata, percuote loro, perocché le dimonia, trovando l’arme della fortezza nell’anima nelle battaglie che elli le dà, vede che con allegrezza le riceve per odio santo che ha di sè medesima, e per desiderio che ha di conformarsi con Cristo crocifisso, e portare pene e fatiche per lo suo amore, 0 vede che con dilezione d’amo,re del suo Creatore le spregia, cioè che con là volontà non consente a veruna illusione sua;.unde di questa fortezza che’l dimoino trova e vede in. quella anima, n’ ha pena, e vedesene rimanere sconfitto, e l’anima si rimane piena della divina grazia tutta affocata u amore e. inanimata alla battaglia a combattere per Cristo crocifisso. Sicché vedete, carissimo figliuolo, che con la fortezza percuoterete loro, e dico, che percuoterete il mondo con tutte le sue delizie, e le creature che vi volessero perseguitare iu qualunque modo si fusse, sostenendo con la dilezione della carità, con vera e santa pazienzia; e con la pazienzia e con la carità lo’ gittarete carbone accesi d’amore sopra i capi loro, che per forza d’amore si placarà l’ira e la persecuzione loro. Molto ci è dunque necessaria questa «irme, perocché senza essa non potremo resistere. La battaglia non potiamo noi fuggire, mentre che siamo nel corpo mortale, in qualunque stato la persona si sia; e ciascuno le porta in diversi, modi, secondo che piace alla bontà di,Dio di darle; unde se la persona non è armata riceve il colpo della impazienzia e riceve it cólpo del diletto di consentire volontariamente, 0 non ripara a colpi «delle molte battaglie che’1 dimonio gli dà,- e 1 così ne rimane morto, rimanendo

[p. 263 modifica]26J nella colpa del peccato mortale; ma se elli è armato, neuno colpo gli può nuocere, come detto è.

II. E se voi mi diceste, io non posso avere questa arme, o che modo posso tenerla per averla ? Io vi rispondo, che non è alcuna creatura che abbi in sè ragione, che non la possa avere, se elli la vuole, mediante la divina grazia; perocché la colpa e la virtù si fanno con la volontà, che tanto quanto la volontà dell’uomo consente al peccalo, o adopera una virtù, tanto è peccato o virtù, perocché senza la volontà, nè il peccato sarebbe peccato, nè la virtù sarebbe virtù, perocché 1 anima non riceverebbe colpa, nè dall’atto del peccato, nè d’ alcuna ria cogitazione, se la volontà non vi consentisse; nè le buone cogitazioni, nè T atto della virtù darebbero vita di grazia all* anima, se la volontà non consentisse a riceverle con alletto d’ amore. E questa volontà dell uomo è si forte, che nè dimonio, nè creatura, nè veruna cosa creala la può muovere, nè fare consentire, nè a peccato, nè a virtù più che voglia. Questo ci mostra Paulo, quando disse: nè fame, nè sete, nè persecuzione, nè fuoco, nè coltello, nè cose presenti, nè future, nè angeli, nè dimonia mi partiranno dalla carità di Dio, se io non vorrò. In queste parole il glorioso apostolo ci dimostra quanta è la fortezza della volontà che Dio ci ha data per sua misericordia: sicché neuno può dire: io non posso, nè avere veruna scusa di peccato: possono bene venire i molti e laidi pensieri nel cuore, a’quali neuno può resistere che non vengano, ma il venire 11011 e peccalo, ma il riceverli con la volontà è peccato, cd a queslo si può resistere di non consentire.

HI. Poi dunque che sì grande tesoro aviamo, che neuno può essere vinto, se elli non vuole, non è da schifare i colpi, ma è da dilettarsi di star sempre 111 battaglia, mentre che viviamo. Chi vedesse quanto è il frutto della battaglia, non sarebbe neuno, che con desiderio non 1 aspettasse: chi non ha battaglia non ha vittoria; e chi non ha vittoria si è confuso. Sa[p. 264 modifica]204 pete quanto bene ne viene per la battaglia? l’uomo ha materia nel tempo delle grandi battaglie di levarsi dalla negligenzia, e d’essere più sollicito ad esercitare, il tempo suo, e di non stare ozioso, e singularmenle all’esercizio dell’orazione santa, nella quale orazione umilmente ricorre a Dio, il quale vede che è sua fortezza, e dimandali l’adjutorio suo; ed anco ha materia di cognoscere la debilezza e fragilità della passione sua sensitiva; unde per questo concepe uno odio verso il proprio amore, e con vera umilità dispregia se medesimo, e fassi deguo delle pene ed indegno del frutto che seguila dopo le pene: ed anco cognosce la bontà di Dio in sè, vedendo che la buona volontà la quale elb ha, che non consente, l’ha da Dio; e però concepe amore nella bontà sua con uno santo ringraziamento, perchè da lui si cognosce e sente conservato nella buona volontà. Nelle battaglie veramente s’acquistano le grandi virtù,’ perocché ogni virtù riceve vita dalla carità, e la carità è nutricala dall’umiltà, e come già abbiamo detto, che nel tempo delle battaglie l’anima ha materia di cognoscere più sè medesima e la bontà di Dio in sè, dico che in sè cognosce la sua fragilità,

però s’umilia, e nella buona volontà, la quale si trova conservata, cognosce in sè la bontà di Dio, unde viene ad amore e carità.


IV. Adunque bene è da godere nel tempo delle battaglie, e non venire mai a confusione, perocché non potendoci alcuna volta il dimonio ingannare coll’amo del diletto d’ esse, ci vuole pigliare con 1’ amo della confusione, volendoci fare vedere che nel tempo delle battaglie siamo riprovati da Dio, e che l’orazione e li alili santi cscrcizj non ci vagliano, dicendo nella mente nostra: Queslo che tu fai non ti vale. Tu debbi fare la tua orazione,

l’alt re cose col cuore schietto e con mente quieta, e non con tanti disonesti e variati pensieri!


meglio t’è dunque di lassare stare; e tutto questo fa il dimonio, acciocché noi giltiamo a terra i santi cscrcizj e l’umile orazione, la quale è l’arma con che [p. 265 modifica]2 65 noi cì difendiamo e vogliamo dire uno legame, che lega e fortifica la volontà nostra rn Dio, e cresce la fortezza coll’ardentissima carità, con la quale l amina resiste ai colpi, come detto è; e però il dimonio s’ingegna con questo amo di fare, che noi la gittiamo a terra, perocché, perduto questo, a mano a mano potrebbe avere di noi quello che vuole. Adunque mai per veruna battaglia doviamo venire a confusione, nè lassare alcuno esercizio, eziandio se avessimo peccalo attualmente, a confusione di mente non si debba venire, perocché doviamo credere, che subito che l’uomo si ricognosce, ed a dolore e dispiacimento della colpa commessa, Dio il riceve a misericordia, ma con speranza e fede viva si debba credere in verità, che Dio non vi porrà maggiore peso che voi potiate portare; perocché tanto ci molestano le dimonia/ quanto Dio lo permette, e più no, e noi dobbiamo esser certi che Dio sa, può e vuole liberarci, quando vederà che sia il tempo che faccia per la salute nostra di tollerci le tentazioni, ed ogni altra fatica, perocché ciò che ci dà e permette, il fa per nostra salute e per accrescimento di perfezione. Or con queslo lume della fede e vera speranza, passarete questo ed ogniallro inganno del dimonio con profonda umilità, inchinando il capo a passare per la porta stretta; seguitando la dottrina di Cristo crocifisso, acquistarete il dono della fortezza e della carità, della quale abbiamo detto che è l’arme con che noi ci difendiamo. Con che s acquista questa arme? col lume della santistima fede, come detto è.

Sicché la fede con ferma speranza e con la carità, che altrimenti non sarebbe fede viva, ci darà lume in cognoscere la nostra fortezza Cristo dolce Jesù, e la debil ezza de’nemici e la speranza ci farà certi, che l e così aspettando, che ogni colpa sarà punita ed ogni fatica remunerata, e la carità ci fortifica contra ogni . 1... ^ avversano. Dunque su a combattere, carissimo figliuolo, ponendoci dinanzi il sangue dell’umile ed immacolato Agnello che ci farà essere forti, ed inanimati alla bat[p. 266 modifica]u6( taglia, in altro modo non lornaremo alla città nostra di Jerusalem., cioè vita eterna con la vittoria, e però vi dissi, ch’io desideravo di vedervi vero combattitore, mentre che siamo nel campo della battaglia, siccome cavaliere virile; e così vi prego che facciate, e sempre con la verga della vera obedienzia. 0 carissimo figliuolo^), panni che Io Sposo eterno voglia, che voi vi gloriate insieme col glorioso Paulo, il quale si gloria nelle molte tribolazioni, e fra l’altre. del grande stimolo che egli ebbe, poiché fu preso e battuto cotante volte da Judei, e voi con lui insieme, figliuolo carissimo, vi gloriale ed abbiatele in debita reverenzia, reputandovi indegno del frutto e degno della pena. Ora è il tempo nostro di sostenere per gloria e loda del nome di Dio.

Non dubitate, nò voglio che veniale, meno sotto la disciplina dolce, di Dio: confortatevi che tosto verrà l’aurora,’voi chiamarele e saravvi risposto, in verità.

Annegatevi nel sangue dolce di Cristo crocifisso, dove ogni, cosa amara diventa dolce, ed ogni grande peso leggiero. Allro non, vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. Gridale in cella, e la Yerilà eterna udirà il grido vostro* cd io ignorante e misera vostra madre farò il simile, così sarà sovvenuto, a’ vostri bisogni: Non mancale in speranza, che a voi,npn mancherà la divina provideuzia.

» [p. 267 modifica].Ittaoluìiont aliti Letteru &ó.

(A) Quasi tutta la presente lettera In dalla aiuta iuviata ancora a D. piccolo di Francia, o come La.1 lesto a penna della Certosa di Paria: A don Niccolo so di Francia monaco di Certosa a lielriguardo, ed era la 58 nella impressione d \!do, lasciatasi in questa novella puhblicaziou

per non dir due tolte una lettera stessa.


(B) O carissimo figliuolo, ec. Ie parole che seguono sodo solamente della lettera a Fra Matteo e nou iu quella del certosiuo.