Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 86
Questo testo è incompleto. |
◄ | Lettera 85 | Lettera 87 | ► |
DA CORTONA
dell’ordine de' frati predicatori (A).
I. L’esorta ad annegarsi nel sangue di Gesù Cristo per poter combattere virilmente contro i nostri nemici col lume della santa fede e con vera carità, e che tal lume non si può avere senza spogliarci prima dell’amor proprio, dimostrando come questo amore ci privi del lume temporalmente e spiritualmente.
Lettera 86.
Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. Carissimo figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato ed annegato nel sangue dell’Agnello, acciocché, come ebbro corriate al campo della battaglia a combattere come cavaliere virile contra le dimonia, contra il mondo e contra la propria fragilità, col lume della santissima fede, e con amore ineffabile, dilettandovi sempre della battaglia; ma sappiate, che combattere ed avere vittoria non potremmo fare, se non ci fusse il lume della santissima fede, né il lume potremmo avere, se dell’occhio dell’intelletto nostro non fusse tratta la terra d’ogni affetto terreno, e gittata la nu2Go vola dell amor proprio di noi medesimi, perocché ella è quella perversa nuvola che in tutto ci tolle ogni lume spiritualmente e temporalmente; temporalmente, perchè non ci lassa cognoscere la fragilità nostra e la poca fermezza e stabilità del mondo, nè quanto questa vita è vana e caduca, ne gl’inganni del dimonio, quanto occultamente in queste cose transitorie elli ci inganna, e spesse volte sotto colore di virtù. Spiritualmente questa ciechità non ci lassa cognoscere, nè discernere la bontà di Dio, anzi spesse volte quello che Dio ci dà per nostro bene, noi cel rechiamo per contrario, e tutto questo ci addiviene, perchè nei misteri suoi noi non consideriamo l’affetto suo, nè con quanto amore elli ce li dà, ma come ciechi non pigliamo altro che l’atto.
consumò la tenebre dall’amore proprio, che adombrava l’occhio che non vedeva, però ora vede, e vedendo ama, ed amando teme Dio e serve il prossimo suo; unde allora è fatto cavaliere virile, c combalte con lo
scudo della fede e con l’arme della carità, che è uno collcllo di dae tagli, cioè odio ed amore, amore delle virtù ed òdio del vizio e della propria passione sensitiva!
e siccome innamorato si diletta in croce, e di acquistare con pena le virtù, cercando con affetto d’amore l’onore di Dio e la salute delle anime. Dove ha trovato queslo santo desiderio? nel sangue, in altro modo no il potreste trovare, e però vi dissi, ch’io desideravo di vedervi bagnato ed annegato nel sangue di Cristo croci*isso; e dicovi che allora voi averele nome, ed io (Urovarò il figliuolo (/?). Or vi bagnate dunque ed annegate nel sangue senza tedio e senza confusione. Allro non vi dico. Permanete nella sanla e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. Annotazioni alici Lettera S6.
- C ■ I *. i. ^. ».
(.^) Queslo Fra Simone da Cortona, fu de’cari discepoli di «anta Caterina, e di cui ella in più ledere favella, scrivendo a Fra Bartolomeo di Domenico, cui egli era compagno.
(B) Allora voi acerete nome, ’ ed io rilrovarò il figliuolo. Cioè averete il nome di mio figliuolo, ed io come tale v’ arerò, come egli d1 avere ardente brama più volte erasi dichiarato; onde è, che la santa nelle lettere a Fra Bartolomeo di Domenico, favellando di questo Fra Simone suo compagno, sempre l’appella col nome di figliuolo. - _