Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 80

Lettera 79 Lettera 81

[p. 230 modifica]23o A FRATE NICCOLÒ DE’ FRATI DI MONTE OLIVETO . s » NEL MONASTERIO DI FIORENZA.

I. Lo prega a sollevare il cuore ed il desiderio deH’amore di Gesù .Cristo ad esempio de’ santi padri del Limbo, considerando la sua passione ed il saDgue sparso nella santissima croce.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. A voi, reverendissimo e carissimo padre-in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Dio, scrivo e raccomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo suo, con desiderio di vedervi levato il cuore, l’affetto ed il desiderio vostro a questo dolce capo Cristo Jesù, con quella brigata tratti dal Jjimbo, che longo tempo in grandissima tenebre avevano aspettata la redenzione loro. Leviamo su dunque i cuori a lui e ragguardiamo l’affettuoso e consumato amore, il quale Dio ha dimostrato in tutte le sue operazioni all’uomo; poi ragguardiamo il dolce desiderio che ebbero quelli santi e venerabili padri, solamente aspettando l’avvenimento del Figliuolo di Dio. Confondasi dunque, e spengasi in noi la nostra ignoranzia e freddezza e negligenzia; noi dico, che abbiamo gustalo e veduto

sentilo il fuoco della divina carità. O che ammirabile cosa è questa, / che solo del pensiero godevano,

[p. 231 modifica]231 ed ora vediamo Dio mestalo nella carne nostra, e fatto nna cosa coll* uomo, e non ci risentiamo. O dolce e vero innesto, perocché 1* uomo infruttifero,.

che non participava l’acqua della grazia hai fatto fruttifero, purché elli distenda 1* ale del santo desiderio, cd appongasi in su l’arbore della santissima croce, dove elli trovarà questo santo e dolce innesto del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio, ine trovaremo i frutti delle virtù maturati sopra il corpo dell’Agnello svenato e consumato per noi. Adunque levinsi i cuori ed i desiderj nostri, e con perfetta e vera sollicitudine riceviamo questi graziosi frutti; e perchè noi non aspettiamo con quelli desiderj de’nostri padri antichi, confondasi la nostra negligenzia. Che frutti dolci sono questi, i quali ci contiene cogliere: dico che conviene per necessità l’uomo abbi il frutto della vera pazienzia, perocché fu tanto maturo in lui questo frutto, che mai non si mosse per impazienzia, nè per ingratitudine, nè per ignoranzia nostra; ma come innamorato sostenne e portò le nostre iniquitadi in sul legno della santissima croce: ine dunque trovarete questo frutto che dà vita a coloro che sono morti, lume a coloro che fussero ciechi, e sanità a coloro che sono infermi. Questo è il frutto della santissima carità, che fu quello legame che tenne Dio in croce, perocché nè chiodi, nè croce sarebbero, stati sufficienti a tenerlo confitto in croce, ma solo il legame della carità il tenne. Adunque ben sono maturi questi frutti: non si tengano più i cuori vostri, ma con solliciludine si levino a ragguardare questo ineffabile amore che Dio ha avuto all’uomo, e dicovi, che se noi il faremo, che non sarà nè dimonia,nè creatura che ci possa impedire il vero e santo desiderio, perocché le dimoma fuggono dal cuore, e desiderio arso nel fuoco della divina carità; siccome la mosca fugge e non s’appone in sul pignatto che bolle, perocché vede apparecchiata la morte sua per lo caldo ed il calore del fuoco; ma quando il pignatto è tiepido, elle vi corrono dentro, [p. 232 modifica]232 come in casa loro, ed ine si pascono. Non tiepidezza per l’amore di Dio, ma corriamo verso il calore della divina carità, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso, ed entriamo nelle piaghe sue, acciocché siamo animati a portare ogni cosa per lui, e fare sacrificio de’corpi nostri. Non dico più, fornite la navicella vostra, perocché il, tempo è breve. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

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