Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 117

A frate Bartolomeo Dominici ed altro - Lettera 117
Lettera 116 Lettera 118

[p. 148 modifica]A frate Bartolomeo Dominici e a frate Tomaso d’Antonio dell'Ordine de' Predicatori quando erano a Pisa (A).

I. Delle lodi e pregi della carità verso Iddio, esortando detti padri alla gratitudine verso 1’istesso Iddio; all’umiltà e mansuetudine, imitando in ciò Gesù Cristo, singolarmente con soggiogare la nostra sensualità.

II. Gli prega ’ad annegarsi nel sangue di Gesù Cristo per poter operare gran cose ad onor di Dio; circa di cbe loro espone il desiderio e’I zelo del sommo pontefice.

HI. Del desiderio che ella aveva di dar la vita per la santa Chiesa.

IV. Raccomanda sè e ’altre sue sorelle a’ suddetti padri, e agli altri del convento.

Sktkrw 117.

M nome di Jesù Cristo crocifisso e di Alaria dolce.

I. voi, diletlissimi e carissimi padri per riverenzia di quello dolcissimo sacramento,

carissimi fratelli in quello abondantissimo e dolcissimo sangue, il vostro carissimo padre (Z?), e fratelli vi mandano cento migliaja di saluti, confortando e benedicendo in quella ardentissima carità, che tenne legato e chiavellato Cristo in su la croce. 0 fuoco abisso di carità, tu se’ fuoco che sempre ardi e non consumi: tu se’ pieno di letizia e di gaudio e di suavità: il cuore che è vulneralo di questa saetta, ogni amaritudine gli pare dolce ed ogni grande peso diventa leggiero. 0 dilezione dolce, che pasci od ingrassi l’anima nostra: e perché dicemmo,

[p. 149 modifica]che ardeva e non consumava, ora dico, che elli arde e consunta, e distrugge, e dissolve ogni difetto, ignoranzia ed ogni ngligenzia che fusse nell’ anima; imperocché la carità non è oziosa, anco adopera grandi cose.

Io Catarina, serva inutile, spasimo di desiderio rivolgendomi per le interiora dell’anima mia per dolore e pianto, vedendo, e gustando la nostra ignoranzia, e negligenzia, e non donare amore a Dio, poiché tante grazie dona a noi con tanto amore. Adunque, carissimi fratelli, non siate ingrati nè sconoscenti, perocché agevolmente si potrebbe seccare la fonte della pietà in voi. 0 negligenti, negligenti, destatevi da questo perverso sonno, andiamo e riceviamo il re nostro, che viene a noi umile e mansueto. 0 superbi noi; ecco d maestro dell’um’lità, che viene e siede sopra l’asina!

però disse il nostro Salvatore, che una delle cagioni infra l’altre, per la quale elli venisse sopra essa, si fu per dimostrare a noi la nostra umanità in quello che elli era venuto per Io peccato a dimostrare, che ci conviene tenere con quest’asina della nostra umanità quello modo che tenne elli, cioè cavalcarla e signoreggiarla; e drittamente e senza veruna differenzia non ci ha tra noi e la bestia cavelle, perocché la ragione per lo peccato diventa animale. 0 verità antica, che ci hai insegnato il modo. Io voglio che tu sagli sopra questa asina, e possegga te medesimo umile e mansueto!

ma con che piei vi saliamo, dolcissimo amore?

con 1’ odio della negtfgenzia e con amore della virtù.

II. Or non diciamo più, perocché troppe cose averemmo a dire. ^»on posso più: ma facciamo così, figliuoli e fratelli miei, il canale è aperto, e versa; unde noi avendo bisogno di fornire la navicella dell’anima nostra andiamo a fornirla ine a quello dolcissimo canale, cioè il cuore, e iànima, il corpo di Jesù Cristo!

ine trovaremo versare con tanto affetto, che agevolmente potremo empire l’anime nostre: e però vi dico, non indugiate a mettere l’occhio nella finestra, che io vi dico che quella somma bontà ci ha apparecchiati i S. Cotenna. Opere. T. V. io [p. 150 modifica]i5o modi e li tempi da fare i grandi fatti per lui; e però vi dissi, che voi fuste solliciti di crescere il santo desiderio, e non state contenti alle piccole cose, perocché elli le vuole grandi: e per tanto io vi dico, che’l papa mandò di qua uno suo vicario; ciò fue il padre spirituale di quella contessa che morì a Roma (C), ed è colui che renunzìò al vescovo per amore della virtù, e venne a me da parte dei padre santo, dicendo che io dovesse fare speciale orazione per lui e per la santa Chiesa; e per segno mi recò la santa indulgenzia. Gaudete dunque, ed esultate, perocché il padre santo ha cominciato ad esercitare l’occhio verso l’onore di Dio e della santa Chiesa. Costà verrà un giovine, che vi darà questa lettera: dateli di ciò, che elli vi dice, fede; imperocché elli ha uno santo desiderio d’andare al sepolcro; e però elli ne va ora al santo padre per lui, e per.alquante persone religiose e secolari.

III. Io ho scritta una lettera al padre santo (D), e mandandolo pregando che per amore di quello dolcissimo sangue elli ci dia licenzia (E), acciocché noi diamo li corpi nostri ad ogni tormento. Pregate quella somma eterna Verità, che se egli è il meglio, che ci faccia questa misericordia a noi ed a voi, sicché tutti di bella brigata diamo la vita per lui: son certa, che se sarà il meglio, elli ce la farà dare. Altro non dico.

Alessia vi si raccomanda cento migliaja di volte, con desiderio di ritrovarvi

di vedervi con quella ardentissima carità, e maravigliasi molto come voi non ci avete mai scritto. Dio ci conduca in quello luogo, dove noi ci vedremo a faccia a faccia con lo Dio nostro.


IV. Alessia negligente (F) si vorrebbe volentieri invollere in questa lettera per potere venire a voi. Monna Giovanna vi manda molte volle benedicendo, e pregavi che abbiate memoria di lei dinanzi da Dio. Jesù, Jesù, Jesù.

Io Catarina, serva inutile di Jesù Cristo, cento migliaja di volle vi conforto

benedico. Catarina: Marta vi sì raccomanda che pregate Dio per lei. Raccomandaleci a frate Tomaso cd al vostro priore ed a tutti gli altri.’ Jesù dolce, Jesù Amore.

[p. 151 modifica]An notazioni alla Lettera 117.

(./) Fra Tomma«o d’Antonio dicevi altresì Fra Inmmaso d’Antonio di diaccio Caffariui, appellandosi d’ugnal maniera e dal nouie del padre, com’ era assai in nso a queU’età e da quello della famiglia.

Fu egli pnre discepolo della santa, sanese di patria, religioso del sagro Ordine de’predicatori, d? dottrina eminente, e ciò cbe piu mouta di sublime bontà di vita, onde n’ acquistò appo i inoi religiosi’il titolo di beato. Dopo la morte della santa dimorò lunga stagione in Venezia, ove colla predicazione fé*grandissimo frutto nelle anime. Ebbe egli gran parte nel processo cbe si formò in Veuezia delle vii tu di santa Caterina, dandone lunghissima tes».mon anza; e più d’ogni altro, se il beato Raimondo s’eccettui, sersse di lei; onde d’esso p, ù a lungo si favellerà nella giunta alla leggenda distesa in gran parte sulle uotìiie da esso lasciatene. V eggasi il prologo alla seconda parte del primo tomo di qoest’opere; ed un elogio che fanno d. questo Fra Tommaso i fasti sanesi.

(B) Il vostro carissimo padre. Cioè il padre Raimondo, cbe da tutti i discepoli di questa santa maestra ideasi in luogo di padre.

(C) Il papa mandò dì qua uno suo vicario, ciò fite */ padre spirituale dì quella contessa che morì a Roma, ec. Se male non m’ap-’ pongo, questi s è Alfonso di Vadatera di nazioue spagnuolo, già vescovo di Jean nella Aadaluzia, indi santissimo romito e confessore di sanla Brigida. Che a questi accenni la santa, ne sembra molto ragionevole perchè in lui 5’ avverano i caratteri espressi da lei, nè si ha memoria che altri di que’ tempi rinunciasse al vescovato per darsi a vita di romito, nè altra «ignora in quell’ età morisse a Roma fuorché la principessa santa Brigida detta contessa dalla santa (cbe intasa alle cose del cielo potè non por mente afla precisione de’ titoli o non fare tra di essi quella distinzione che si fa oggidì) che raou appunto il a3 luglio del i3)3. Alle quali cose se aggiungasi trovarsi ricordato fra gli estimatori e devoti della santa questo vescovo Alfonso, come tra gli altri fa ser Cristoforo di (jìaoo Guidini. esso pure discepolo di lei, e’I sapersi per diversi monumenti storici che questo buon vescovo fu più volle iu Toscana, e spesso pur rifece la via tra Avignone e Roma, portando al pontefice le rivelazioni dell’illustre sua penitente, e gli ordini di sollecitarne il ritorno in Italia, come fece dandovi fori» impulsi, ed accompagnandolo nel viaggio, sembra non poters* più dubitare non sia egli stesso a cui la santa accenna. E possiamo credere che venendo egli dalla corte d’Avignone col titolo di vicario per alcuna speciale commissione, recasse poi alla santa l’indnlgenza concedutale dal papa.

Del resto ne consta aver lui rinunziato alla sua cattedra vescovile [p. 152 modifica]i52 nel 1367 ed essere stato assegnato dal Signore per padre spirituale a santa Brigida (V. L. 7. C. 3i delle rivelazioni di lei.) Non è chiaro del pari s’ egli pigliasse poi 1’ abito de’ gerolimini in Genova (coro’altri asserì) ed è poi cerio che venne sepolto nella chiesa del monistero degli Olivetani in Quarto a quattro miglia da Genova, per lui fabbricate colle limosine a ciò raccolte, e istituito per erede d’ogni suo avere. Tutto ciò ricavasi dall’iscrizioue osta al sno sepolcro.

(D) Io ho scritta ima lettera al padre santo. Qnesta lettera non s1 ha tra le stampe, onde, come già fu osservato favellandosi delle lettere scritte per questa vergine al pontefice Gregorio XI, la qui accennata è l1 una di quelle che sonsi smarrite.

(£) Elli ci dia licenzia. Vedesi da ciò avere avuto la saota desiderio d’andare a’santi luoghi di Palestina; ma oche la inchiesta non le fosse approvata dal pontefice cbe la volesse in Italia, o cbe gli affari che la tennero indi a poco assai occupata, ne la distogliessero, il certo si è, che non le venne fatto d’adempiere questa «ua brama. Avvegnaché da molli approvati non sieno alle donne i lunghi pellegrinaggi, non però biasimare si debbono, quando questi vergano presi con tulli quei risgnardi che alla condizione lor si convengono. Sono assfù noi i lunghi viaggi delle sante Paola ed Eustochio, e quei dì santa Brigida a* tempi di santa Caterina di più fresca memoria. Leggasi intorno a ciò san Girolamo nell’Epistola a santa Marcella.

(F) Alessia negligente. Ella forse scrisse la presente lettera, e perciò diede a sè questo titolo, come d’ altri scrittori s’è voluto avvertire. La Giovanna

probabilmente quella detta di Capo compri na della santa.